CECI, Antonio
Nacque ad Ascoli Piceno l'11 ott. 1852 da Giuseppe, maestro di posta, e da Felicia Forlini, conduttrice di locanda. Compiuti gli studi secondari a Loreto e a Fermo, seguì poi i corsi di medicina e chirurgia nelle università di Bologna, di Roma e di Napoli, dove si laureò nel 1876. Dopo la laurea fu ancora a Roma, ove frequentò gli istituti chirurgici di C. Mazzoni e di F. Durante, e il laboratorio di patologia di E. Marchiafava. Nominato direttore dell'ospedale di Fermo, insegnò poi nella libera università di Camerino anatomia patologica e clinica chirurgica. Dal 1879 al 1881, avendo vinto il concorso per un posto di perfezionamento all'estero, viaggiò molto, frequentando le più famose scuole chirurgiche europee: di Vienna, Praga, Berlino, Parigi, Londra, dell'Olanda e del Belgio. Ebbe così modo di formarsi all'insegnamento dei grandi maestri di chirurgia del suo tempo - C. Gussenbauer, C. A. T. Billroth, J. Lister - e poté acquisire una vasta esperienza.
Il contatto con quei celebri operatori rappresentò certamente un fattore di estrema importanza soprattutto per la preparazione tecnica del C., la cui abilità chirurgica si affermò ben presto in Italia. Basti pensare che egli fu noto in particolare per la perfezione raggiunta nell'eseguire la laringectomia, intervento eseguito per la prima volta appunto dal Billroth e descritto dal Gussenbauer (Ueber die erste durch Th. Billroth am Menschen ausgeführte Kehlkopf-Exstirpation, und die Anwendung eines künstlichen Kehlkopfes, in Verhandlungen der Deutsche Gesellschaft für Chirurgie, III(1874), 2, pp. 76-89).
Singolarmente rapida fu la carriera didattica del C.: nominato professore di patologia chirurgica nell'università di Genova nel 1883, vinse i concorsi a cattedra per la patologia chirurgica di Roma e di Cagliari; nel 1893 divenne ordinario e fu chiamato all'università di Pisa, dapprima alla cattedra di patologia speciale dimostrativa chirurgica, quindi, dal 1899, di clinica chirurgica. In questa sede fondò la sua scuola, dalla quale uscirono valorosi chirurghi, e fece costruire il grande e moderno istituto di clinica chirurgica,che fu inaugurato nel 1906. Durante la sua attività nell'università di Genova aveva ideato e realizzato un laboratorio sperimentale di patologia speciale chirurgica.
Il C., per le innovazioni apportate a vari processi operatori e per i numerosi contributi di tecnica, emerse come uno dei più brillanti chirurghi del periodo compreso tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento. In quell'epoca la chirurgia, graziealle grandi conquiste dell'anestesia, dell'antisepsi e dell'emostasi, era in rapido sviluppo e si avviava a toccare traguardi insperati; gli interventi più arditi, fino a pochi anni prima ritenuti impraticabili, venivano eseguiti, con successo, con frequenza sempre maggiore. Notevoli furono quelli eseguiti dal C., che poté mettere a frutto le solide basi teoriche e pratiche sulle quali, in Italia e all'estero, aveva fondato la propria preparazione. Oltre a quelli già citati di laringectomia, furono celebri i suoi interventi di resezione totale della prima costola, di estirpazione dei sacchi aneurismatici, di lisi del serramento cicatriziale dell'articolazione tempio-mandibolare, di svuotamento dell'empiema pleurico cronico. Eseguì brillanti operazioni di rinoplastica, fu tra i primi in Italia a praticare la splenectomia; ideò il metodo detto della osteorrafia metallica sottocutanca perduta per il trattamento delle fratture della rotula. Di particolare importanza furono le amputazioni cosiddette cineplastiche, introdotte da G. Vanghetti nel 1896, e che il C. praticò dal 1905: queste operazioni erano caratterizzate dalla formazione di anelli tendinei ricoperti da cute, i quali, tramite alcuni tiranti, trasmettevano il movimento dei muscoli residui alle protesi artificiali. In tal modo il carattere esclusivamente demolitore delle amputazioni veniva a essere nettamente modificato da una metodica del tutto nuova, che creava le premesse per il migliore recupero funzionale possibile. Il C. descrisse questo suo intervento, che fu poi largamente eseguito durante il primo conflitto mondiale, nel volume XVIIIdell'Archivioe Atti della Soc it. di chirurgia (1906): Tecnica generale delleamputazioni mucose. Amputazioni plastico-ortopediche con metodo proprio secondo la proposta del Vanghetti. Dimostrazioni pratiche. Fautore della rachianestesia e della anestesia locale con cocaina, impiegò largamente anche il metodo della narcosi con miscela ossigeno-cloroformica.
Il C. pubblicò numerose descrizioni di metodi e di casi clinici, e intervenne a vari congressi di chirurgia. Morì a Pisa il 17 ag. 1920.
Fonti e Bibl.: Necr. in Policlinico, sez. pratica, XXVII (1920), pp. 1073 s.; in Arch. it. di chir.,III(1920), pp. 311-317; D. Taddei, A. C., in Ann. d. R. Univ. di Pisa 1922-23, Pisa 1923, pp. 520-523; G. Natalucci, Medici insigni ital., Falerone 1934, pp. 61 s.; D. Giordano, Chirurgia, Milano 1938, ad Indicem; G. Bizzarini, Un maestro dell'arte sanitaria, A.C.,…, in Minerva medica, XLII(1951), pp. 504 ss.; T. Zannoni, A.C., ibid., XLVIII (1957), pp. 139-59 s.; A. Fischer, La chirurgia ricostruttiva nel XIX sec.,in Pagine di storia della medicina, XIV (1970), 6, pp. 34-47; J. Fischer, Biogr. Lex. der hervorragenden Ärzte der letzten fünfzig Jahre, I, p. 231; Enc. It., IX, p. 597.