CERRI, Antonio
Nacque a Mortara (Pavia) intorno al 1569 da Giovanni Cristoforo e da Angela Cattanei.
Studiò diritto a Pavia, dove si laureò in utroque iure nel 1595. Sembra che abbia insegnato per qualche tempo nell'ateneo pavese, mentre è certo che all'inizio del sec. XVII si trasferì a Roma per esercitarvi la professione di avvocato. Nella nuova sede il C. ebbe modo di rendersi utile alla famiglia Barberini, ormai avviata verso l'apogeo della sua potenza, e in particolare di stringere amicizia col cardinal Maffeo. L'elevazione di questo al soglio pontificio significò quindi per il C. l'inizio di una brillante carriera curiale. Con motuproprio del 5 dic. 1623 Urbano VIII lo nominò, nonostante fosse sposato, suo cubiculario segreto, concedendogli contemporaneamente un gran numero di onori, privilegi ed esenzioni nonché il diritto di fregiarsi delle armi dei Barberini. Oltre che come consigliere personale il pontefice si valse del C. assegnandolo, in qualità di "uditore generale", alla segreteria di Stato diretta dal cardinal nepote Francesco. Fu questo indubbiamente il compito più delicato affidato al C., che in particolare tenne i contatti con le Legazioni di Avignone e Urbino e si preoccupò di informare degli affari romani il giovane cardinale quando questi era lontano dall'ufficio.
Nel 1624, in sostituzione di Fausto Caffarelli elevato all'arcivescovado di Santa Severina, il C. fu nominato avvocato concistoriale, carica cui seguì quella di avvocato del Fisco e della Camera apostolica. Rimasto vedovo, il C. poté procedere ancora più agevolmente nella camera ecclesiastica. Referendario utriusque Signaturae (14 ag. 1632), promotore della fede in seno alla Congregazione dei Riti, il C. fu anche prelato della Congregazione addetta ai confini dello Stato pontificio, per conto della quale si interessò tra l'altro della questione di Castel del Rio, il feudo degli Alidosi che Urbano VIII riuscì finalmente ad annettere alla Legazione di Romagna nel 1638. Altre cariche ricoperte dal C. nella burocrazia romana furono il rettorato della Sapienza (connesso con la sua qualità di avvocato concistoriale) nel 1634 e la segreteria del cardinale vicecancelliere. A partire dal 1637 fu coadiuvato nelle funzioni di avvocato concistoriale dal ventiseienne figlio Carlo, destinato, nel corso di una carriera ancora più brillante della paterna, a indossare la porpora.
Gli furono concesse diverse cittadinanze onorarie (Roma, Ferrara, Orvieto), mentre Pavia stabilì per lui e i suoi discendenti il perpetuo diritto di cittadinanza senza obbligo di residenza.
Morì il 1º maggio 1642 a Roma. Fu sepolto nella cappella da lui fatta costruire (e completata dal figlio Carlo) nella chiesa del Gesù.
Opere: un opuscolo latino senza titolo, stampato a Roma nel 1638 per i tipi della Camera apostolica, contiene il parere del C. sul diritto della S. Sede ad annettersi Castel del Rio. Il suo nome compare in calce a lettere concernenti questioni trattate dalla segreteria di Stato nei manoscritti Vat. lat. 8476 (ff. 7r, 369r, 370r), 9731 (ff. 201r-204v), 10.406 (f. 126r) della Bibl. Apost. Vaticana. Nel codice Vat. Barb. lat. 8932 si trova una serie di lettere (nn. 1-14) inviate dal C. al cardinale Francesco Barberini tra il 1625 ed il 1639.
Fonti e Bibl.: Per le notizie biografiche sul C. conviene rifarsi tuttora al quasi contemporaneo C. Cartari, Advocatorum Sacri Consistorii syllabum, Alma in Urbe 1656, pp. 257 s., 269 s. Qualche inesattezza presentano B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae ... et praelati Signaturae supplicationum..., Città del Vaticano 1931, p. 214; ed A. Kraus, Das päpstliche Staatssekretariat unter Urban VIII. 1623-1644.Rom-Freiburg-Wien 1964, pp. 30, 35, 47, 136, 168 n. 70. Su di lui v. inoltre: A. Chacón-A. Oldoini, Vitae,et res gestae Pontificum Romanorum et S. R. E. Cardinalium ab initio nascentis Ecclesiae usque ad Clementem IX P. Q. M., IV, Romae 1677, col. 792; G. Carafa, De professoribus Gymnasii Romani, II, Romae 1751, pp. 524, 525; L. Cardella, Mem. stor. de' cardinali della S. Romana Chiesa, VII, Roma 1793, p. 197; F. M. Renazzi, Storia dell'Università degli Studi di Roma, III, Roma 1805, pp. 79 s.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edificii di Roma..., X, Roma 1877, pp. 474 n. 779, 481 n. 798; G. Pietramellara, Il Libro d'Oro del Campidoglio, I, Roma 1893, p. 116.