Letterato (Verona 1760 - Ravenna 1828). Sacerdote, dedicò la sua vita agli studi letterarî e all'esercizio esemplare del suo ministero. Ebbe fama e autorità come capo dei "puristi", come, cioè, il più attivo e convinto propugnatore del ritorno alla lingua del Trecento (non esclusi riboboli, arcaismi, ecc.), in opposizione alla "corruzione" della lingua per l'influsso della cultura straniera. Tra il 1800 e il 1811 ripubblicò a Venezia il Dizionario della Crusca aggiungendovi parecchie migliaia di voci tolte da antichi testi. E la sua dottrina, esposta in parecchi scritti (Dissertazione sullo stato presente della lingua italiana, 1810; Le Grazie, dialoghi, 1813, ecc.), applicò in tutte le sue innumerevoli opere, dalle rime alle traduzioni (Imitazione di Cristo, 1785, Fatti degli Apostoli, 1821; da classici latini, ecc.), dalle Novelle ai dialoghi (Bellezze della Commedia di Dante Alighieri. Dialoghi d'Antonio Cesari, 4 voll., 1824-26), prolisso commento continuo, non privo però di acute e fini osservazioni. Combatterono l'esagerazione della sua teoria V. Monti, G. Perticari, il p. F. Villardi.