CIACCHERI, Antonio
Figlio di Manetto di Ciando e di una Nicolosa, nacque nel 1404 o 1405 a Firenze.
L'incertezza della data di nascita proviene dalla confusione delle sue prime portate al catasto: nel 1427 sua madre Nicolosa, vedova, dichiarava per se stessa sessantatré anni e per suo figlio ventidue, mentre nel 1433 il C. stesso dichiarava sessantasei anni per la madre e ventinove per sé.
Tra il 1430 e il 1460 il C. lavorò a seconda delle sue varie competenze per edifici progettati da Brunelleschi e Michelozzo, tra i quali la cupola e la lanterna del duomo di Firenze, le chiese di S. Lorenzo, di S. Spirito e della ss. Annunziata.
È difficile stabilire il livello di capacità raggiunto dal, C. in trenta anni di vita professionale; egli doveva comunque avere una sicura padronanza delle tecniche costruttive e dell'ingegneria oltre a sufficiente competenza in architettura per essere scelto come capomaestro degli edifici sopra menzionati e in più doveva essere un abile disegnatore poiché i documenti che si riferiscono alla ss. Annunziata testimoniano un pagamento "per parte di sua faticha mette in disegnare e ordinare il nostro lavoro" (Gaye, 1839, p. 239).
Il C. iniziò la sua carriera come legnaiolo ed esecutore di modelli. Nel quarto decennio del secolo fu occupato in lavori di non grande importanza per la cupola. là menzionato per la prima volta nel 1432 quando fu pagato "per lavorio fatto" in relazione al "dificio de' buoi" ideato dal Brunelleschi nel 1420 e per l'esecuzione del "modello delle pietre della Lanterna" (Guasti, 1857, doc. 144). Nel 1433 fu pagato per l'esecuzione "unius vitis ulmi" (ibid., doc. 304) per una delle impalcature (un "castello") ideate dal Brunelleschi come parte delle complesse opere di ingegneria per l'erezione della cupola e della lantema (ibid., doc. 145). Un modello per la lanterna, progettato dal Brunelleschi, fu eseguito nel 1432, in legno, dal Ciaccheri.
Nel 1435 il progetto della lanterna non era ancora definito e gli "operai" della cattedrale bandirono un concorso; tra i concorrenti c'erano Brunelleschi, Ghiberti e Ciaccheri. Questi fu pagato nel 1436 per il progetto e il modello da lui stesso presentati e anche per aver eseguito in legno il modello del Brunelleschi che risultò vincitore. L'unico suo guadagno fu l'inimicizia velenosa del futuro biografo del Brunelleschi, Antonio di Tuccio Manetti, che sparlò di lui per aver osato mettersi in concorrenza con il Brunelleschi e aver avuto la presunzione di superarlo (Manetti, pp. 112 ss.). Il C. continuò a ricevere pagamenti in relazione ai problemi della lanterna: un documento del 1437 indica lo stanziamento di 28 lire "per sua faticha, maestero e disegnio di tre modelli...", ma non è specificato a che cosa questi si riferissero (Guasti, 1857, doc. 272).
Nel quarto decennio il C. fu occupato non solo alla lanterna e al congegno di sollevamento: nel 1436 fu pagato (come "legnaiuolo") per aver eseguito alcune parti degli armadi in legno e a intarsio per la sacrestia nord; nello stesso anno, assieme a Giovanni di Lorenzo, fu pagato per caltaretti "predelle d'altare di legniame"; e nel 1438 eseguì nuove canne per il più antico dei due organi della cattedrale (Gaye, 1839, p. 170; Poggi, 1909, docc. 1066-68, 1360). Durante il decennio seguente il C. continuò a occuparsi della costruzione della lanterna ma, al di fuori di documenti di pagamento relativi a questi lavori, non esistono tracce del progredire della sua carriera in questo periodo.
Si è ritenuto che úi seguito alla morte del Brunelleschi (1446) il C. gli sia immediatamente succeduto come capomaestro a S. Lorenzo, ma è ora sostenibile (Hyman, 1977) che il successore del Brunelleschi in quella chiesa sia stato Michelozzo. Probabilmente il C. diventò direttore dei lavori solo dopo il 1450, il primo e unico documento che lo nomina in rapporto a S. Lorenzo è del 1457: una lettera a Giovanni de' Medici di Giovanni di Domenico, da Gaioli relativa a una sua violenta disputa con il C. a proposito del procedere dei lavori in S. Lorenzo e in altri progetti brunelleschiani (Gaye, 1839, pp. 167 s.). Più tardi il C. fu aspramente criticato (ma non è nenimeno nominato, viene indicato soltanto come "uno che...") dal Manetti per la maniera in cui aveva completato e interpretato erroneamente il. pensiero del Brunelleschi per S. Lorenzo. Il Manetti gli attribuì le cappelle nelle navate laterali e la cupola della crociera, considerata difettosa in quanto pesante e scura.
Anche se la qualità del lavoro del C. fu criticata durante la sua stessa vita e dopo, egli pur non di meno dimostrò di essere sufficientemente degno di considerazione (oppure politicamente astuto agli "operai" del duomo e ai consoli dell'arte della lana, sicché questi nel 1452 lo elessero capomaestro della cupola e della lantema, a seguito dell'allontanamento - ancora misterioso - di Michelozzo; e nel documento che testimonia questa nomina il C. è detto "doctus et expertus" (Guasti, 1857, doc. 299). Dal 1452 al 1459 fu rieletto ogni anno capomaestro (l'ultima volta il 27 apr. 1459, per un anno; ibid., doc. 300), e prima della sua morte riuscì a portare quasi a termine la costruzione della lanterna. Mentre era capomaestro del duomo, oltre al suo salario regolare il C. riceveva di continuo pagamenti per la costruzione di parti del macchinario che serviva a erigere la lanterna, come, per esempio, la gru girevole, della quale si occupò nel 1451, facendo opera di controllo, costruzione e progettazione (ibid., docc. 304, 307). È assolutamente provato che, nonostante le critiche, il C. era competente nella costruzione delle macchine e capiva bene le complicate e ammiratissime invenzioni del Brunelleschi per la costruzione delle parti più alte, del duomo.
Nel sesto decennio del secolo, sotto la sua direzione uno degli otto lati del tamburo della cupola fu ornato all'esterno con una cornice e un fregio a ghirlanda all'antica; il C. eseguì un modello per il ballatoio che corre sopra questa decorazione sul tamburo. Il modello si basava probabilmente su un disegno del Brunelleschi, ma la struttura fu completata solo nel sec. XVI e in maniera diversa. Ogni tanto il C. lavorava ancora come legnaiolo, e nel 1456 eseguì per il duomo un tabernacolo ligneo dedicato alla Vergine (Poggi, 1909, doc. 1039). là interessante notare che nello stesso mese e anno in cui veniva eletto per l'ottava volta consecutiva capomaestro della cupola e della lanterna del duomo (13 apr. [1459], il C. era nominato capomaestro dagli "operai" di S. Spirito (Botto, 1931, p. 497). Alcuni studiosi hanno ritenuto peraltro che il C. sia stato occupato in quella fabbrica già nel 1452, 0 1454, 0 1457 (Paatz, V, 1951, p. 165 n. 22). Egli è stato considerato responsabile del muro esterno rettilineo che ricopre- le cappelle semicircolari sporgenti delle navate laterali: ciò costituì una drastica modificazione dell'intento originario del Brunelleschi di fornire le mura perimetrali di una serie di curve.
Dato che il C. diresse le operazioni costruttive nella cupola e nella lanterna del duomo, in S. Lorenzo e in S. Spirito, è evidente che egli era considerato, dopo Michelozzo, l'uomo meglio preparato per completare i progetti del Brunelleschi. Completò anche numerosi progetti lasciati interrotti da Michelozzo, e in particolare la tribuna della S. Annunziata e probabilmente il chiostro dello Spinelli a S. Croce (Saalman, 1966). Secondo il Saalman, il C. fu in effetti seguace di Michelozzo più che del Brunelleschi e, con altri, eseguì "costruzioni michelozziane attraverso tutta la Toscana...".
Non è mai stato chiaramente definito il ruolo del C. nella ss. Annunziata. Già nel 1447-1457 egli costruì il piccolo chiostro dei Voti antecedente il portale principale della costruzione. Nei sei mesi precedenti la sua morte fu capomaestro della chiesa: sotto la sua supervisione furono apportati importanti cambiamenti strutturali alle fondazioni della tribuna à seguito di una revisione compiuta nel 1455 sul progetto originale di Michelozzo (Paatz, I, 1940, pp. 78 ss.). Nel 1448 intratteneva rapporti con Ludovico Gonzaga, (cfr- Carpeggiani, 1974) ed è inoltre documentata una sua connessione con la costruzione del palazzo gonzaghesco a Revere. Nel 1455 diresse i lavori di costruzione della villa medicea a Fiesole e della vicina chiesa di S. Girolamo (Foster, 1980).
16 stata anche avanzata l'ipotesi (Paatz, II, 1941, p. 46) che sia opera dei C. la finestra brunelleschiana sulla bellissima facciata della chiesa di S. Felice in Piazza a Firenze.
Poco prima della sua morte il C. preparò il modello architettonico della raffinata cappella del cardinale del Portogallo nella chiesa di S. Miniato (Kennedy, 1938 p. 227 n. 312); ma la cappella stessa fu eseguita e portata a compimento da altri artisti. Sempre negli ultimi anni della sua vita il C. al servizio della Repubblica fiorentina si recò a Milano per informare il duca Francesco Sforza su nuove fortificazioni che erano state costruite a Pisa (Gaye, 1839, pp. 194 s.).
Anche se molte delle notizie intorno al C. sono tuttora frammentarie e alcune restano allo stato di congettura, man mano che emergono nuove documentazioni la sua personalità artistica acquista significato maggiore di quello che gli è stato attribuito tradizionalmente. È evidente che egli ebbe una carriera attiva e fortunata, legata al centro della vita artistica della Firenze del Quattrocento. Ma ebbe anche la sua parte di questioni e di liti e per le generazioni posteriori fu uno dei "cattivi" che secondo il Manetti completarono in maniera scorretta le opere dei Brunelleschi e quindi le "rovinarono". La reputazione del C. ha risentito anche della confusione che è stata fatta tra il suo nome e quello di Antonio di Tuccio Manetti, proprio l'autore che lo ha denigrato; inoltre egli è stato identificato con un Manetto di Iacopo Ammanatini, "il grasso legnaiuolo" di una novella scritta dallo stesso Antonio di Tuccio Manetti (per tutta la questione vedi G. Tanturli, Per l'interpretazione storica della "Vita" del Brunelleschi, in Paragone, XXVI[1975], 301, pp. 5-25con bibliografia).
Nell'ottobre del 1460 il.C. redasse due testamenti (Gaye, 1839, p. 171) e morì l'8 novembre dello stesso anno, a Firenze.
Al di fuori del Saalman (1966, pp. 155 ss.), pochi studiosi contemporanei hanno tentato di definire il ruolo del C. e i suoi rapporti con i più importanti artisti del suo tempo. È chiaro comunque che, nonostante i problemi e le lacune della sua biografia, egli deve essere considerato come una importante personalità nel vasto campo della architettura dei primo Rinascimento a Firenze.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Portate al catasto, 1427, n. 58. c. 543; 1433, n. 474, c. 43; 1457, n. 825, c. 387; A. Manetti, Vita di F. Brunelleschi preceduta da La novella del grasso, a cura di D. De Robertis, con introduzione e note di G. Tanturli, Milano 1976, pp. 112-115; G. Gaye, Carteggio ined. d'artisti..., I, Firenze 1839, pp. 167-171 e passim;C.Guasti, La cupola di S. Maria del Fiore illustrata con docum. di Archivio..., Firenze 1857, ad Indicem;A. Doren, Zwn Bau der Florentiner Domkuppel, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXI(1898), p. 257 n. 1477; G. Poggi, Il duomo di Firenze, Berlin 1909, p. CXII e docc. 1039, 1040, 1043, 1066, 1067, 1068, 1200, 1360; K. Busse, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, Leipzig 1912, pp. 556 s.; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VIII, 1, Milano 1923, p. 369; L. H. Heydenreich, Spätwerke Brunelleschis, in Jahrbuch der Preusz. Kunstsamml., LII (1931), pp. 26-28; C. Botto, L'edificaz. della chiesa di S. Spirito in Firenze, in Riv. d'arte, XIII(1931), pp. 497-500; XIV (1932), p. 45; R. W. Kennedy, A. Baldovinetti, New Haven 1938. pp. 139, 227; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz..., I-VI, Frankfurt am M. 1940-1954, ad Indicem; S. Lang, The Programme of the ss. Annunziata in Florence, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XVII(1954), pp. 298 s.; P. Sanpaolesi, La lanterna di Santa Maria del Fiore e il suo modello ligneo, in Boll. d'arte, XLI (1956), pp. 11-29; E. Luporini, Brunelleschi. Forma e ragione..., Milano 1964, ad Indicem;F. Hartt-G. Corti-C. Kennedy, The Chapel of the Cardinal of Portugal, Philadelphia 1964, ad Indicem;H. Saalman, T. Spinelli, Michelozzo, Manetti and Rossellino, in Journal of the Society of architectural historians, XXV (1966), pp. 155, 158; L. H. Heydenreich-W. Lotz, Architecture in Italy from 1400to 1600, Harmondsworth 1974, ad Indicem;P. Carpeggiani, Il Palazzo Gonzaghesco di Revere, Mantova 1974, p. 56 doc. 4; M. Haines, The Intarsias of the North Sacristy of the Duomo in Florence, tesi Ph. D., Univ. di Londra 1975, app. III, pp. 14-45; I. Hyman, Fifteenth Century Florentine Studies. The Pal. Medici, New York-London 1977; D. S. Chambers, S. Andrea at Mantua and Gonzaga Patronage..., in Journal of the Warburg and Courtauld Inst., XI(1977), pp. 99-127 passim;I. Hyman, Towards rescuing the lost reputation of A. di Manetto C., in EssaysPresented to Myron P. Gilmore, Firenze 1978, pp. 261-80; F. Borsi-G. Morolli-F. Quinterio, Brunelleschiani, Roma 1979, passim;P. Foster, Donatello notices in Medici letters, in The Art Bulletin, LXII (1980), p. 149.