CICOGNANI, Antonio
Nacque a Faenza il 18 maggio 1857 (e non il 29 maggio 1858 come in Enc. della musica Rizzoli Ricordi)da Angelo e Maria Ghetti. Entrato al liceo musicale di Bologna (dove ebbe come insegnanti G. Liverani ed E. Colombani per il pianoforte, V. Petrali e A., Busi per la composizione), terminò gli studi a pieni voti e con lode il 28 giugno 1881, conseguendo il diploma di maestro compositore. Già dal 1879 il C. aveva ricoperto però latarica di organista presso il duomo di Faenza, intraprendendo così una carriera non facile anche se ricca di soddisfazioni per i risultati che avrebbe raggiunto, per i successi che ottenne in vari concorsi in Italia e all'estero, per l'amicizia di cui fu circondato. durante tutta una vita priva di avvenimeziti particolarì e dedicata. interamente al lavoro e all'arte. Nominato, subito dopo il diploma, maestro di cappella presso il duomo di Faenza (carica che ricopri fino al 1894), ottenne nel 1893 un altro diploma dall'Accademia di S. Cecilia di Roma per la composizione di una cantata su testo dato. Il 1894 segna una data importante per il C. che, incoraggiato dall'amico padre Raffaelangelo di Faenza (filosofo, teologo e matematico appartenente all'Ordine dei minori), si recò in Germania per proseguire gli studi musicali nel 1895 ottenne infatti il diploma in composizione presso la Kirchenmusikschule di Ratisbona a pieni voti e con lode.
L'esperienza tedesca giocò un ruolo fondamentale nella vita del C., tanto che si può parlare di due periodi spirituali e compositivi ben distinti nella sua attività artistica. Se infatti negli anni che vanno dalla fine degli studi bolognesi fino alla partenza per la Germania il C. sembrò compiacersi di facili successi, di premi e plausi della critica, di frequenti esibizioni come organista e di composizioni occasionali, al ritorno in patria egli rivelò un profondo cambiamento, come se l'esperienza tedesca avesse esercitato una azione purificatrice sulla sua concezione musicale e sull'impegno artistico: in particolare, lo studio del canto gregoriano e di Palestrina affrontato con profondo entusiasmo a Ratisbona gli permise di ritrovare se stesso. Tutte le composizioni che si rifacevano ai suoi anni giovanili e allo stile della vecchia scuola bolognese (rivissuta però in maniera da far presentire nuovi e personali mezzi espressivi) vennero inesorabilmente ripudiate.
Non a caso infatti il C. contrassegna come opera prima il manoscritto della Missa benedicta, et venerabilis, od duas voces viriles organo comitante, op. I (Ratisbona 1897), nella quale si rivela l'impulso rinnovatore generato dall'esperienza della nuova scuola di Ratisbona, caratterizzata da uno stile semplice e raccolto, derivato dall'influsso del riscoperto canto gregoriano. Del resto, anche circostanze della sua vita privata lo condussero verso un più profondo raccoglimento spirituale ed artistico: la prematura morte della moglie sembrò infatti assecondare ancor più decisamente la sua inclinazione al rifiuto di successi facili e immediati in nome di un più severo ideale artistico e didattico. Nel 1896 venne nominato direttore dell'istituto musicale di Alessandria e maestro di cappella nella stessa città e, sempre nello stesso anno, fu invitato dal barone Del Balzo a ricoprire la cattedra di organo (come successore di M. E. Bossi) al conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli. Nonostante fosse risultàto primo nel concorso per la carica di direttore dell'istituto musicale "N. Paganini" di Genova, al C. venne preferito un altro concorrente; nel 1897, però, P. Mascagni lo scelse come vicedirettore del liceo musicale "G. Rossini" di Pesaro, dove ottenne anche la nomina a professore di armonia e d'organo. Ragioni familiari e anche condizioni economiche più vantaggiose indussero il C. a scegliere questa sede, benché analoghe proposte gli fossero pervenute nello stesso periodo anche da Bergamo: scelta della quale il C. non ebbe mai a pentirsi poiché quelli di Pesaro furono anni di proficua attività. Ottenuto nel 1898 l'incarico anche per l'insegnamento del canto gregoriano e di composizione della musica sacra, il C. fu il primo in Italia "ad infondere carattere critico razionale, su basi scientifiche, allo studio e alla comprensione delle leggi armoniche del sistema tonale-modale" (F. talilla Pratella).
A Pesaro il C. proseguì inoltre, con le sue esercitazioni di canto e d'orchestra, l'opera di C. Pedrotti - divulgatore della musica sinfonica in Italia - e quella di P. Mascagni. A questo periodo risale l'Ave Maria a 8 voci, per grande complesso strumentale, eseguita numerose volte. Nominato nel 1900, sempre a Pesaro, professore di contrappunto e fuga, ottenne nel 1902 (e mantenne fino al 1905) la nomina a direttore del liceo musicale "G. Rossini" e, contemporaneamente, anche la cattedra di alta composizione e di strumentazione per banda. A questo periodo risale la duplice premiazione (dapprima per una cantata, quindi per un brano sinfonico) al concorso internazionale di Bruxelles. Dal 1905 in poi ricoprì la cattedra di fuga e contrappunto, oltre all'incarico di vicedirettore del liceo musicale di Pesaro, città nella quale si spense il 13 giugno 1934.
Ricordato come eccellente organista ed improvvisatore - a Ratisbona, in occasione di collaudi di organi, improvvisò con F. X. Haberl e M. Haller; a Cesena si esibì davanti a L. Perosi; si ricordano inoltre sue esibizioni a Rimini con R. Remondi, a Pisa con G. Tebaldini, a Pesaro con Mascagni ecc. -, secondo il suo allievo F. Balilla Pratella il C. fu in contrasto con i teorici legati alla scuola e al metodo di F. Fenaroli e di S. Mattei, condividendo piuttosto le teorie annoniche di M. Hauptmann e H. Riemann. Ed infatti l'esperienza della scuola tedesca fu alla base della nuova concezione didattica del C. che, accolta'con notevole ostilità in ambienti particolarmente conservatori .(come ad esempio il conservatorio di Napoli), trovò invece a Pesaro l'ambiente più favorevole per una proficua esplicazione dei suoi metodi.
Raccolse bassi tratti dalle composizioni di Bach, rifacendosi alle teorie di E. F. Richter, S. Jadassohn, F. Hiller e F. E. J. Bazin; adottò il Manuale d'armonia di G. Andreoli ed E. Codazzi (Milano 1898), illustrandone i pregi scientifici e i difetti in un articolo pubblicato su Cronache musicali di Pesaro nell'anno 1900. Per quanto riguarda invece l'insegnamento del contrappunto, il C. sostituì al metodo tradizionale di Cherubini le regole da lui stesso ricavate dall'analisi diretta delle composizioni di autori come Fux, Albrechtsberger, padre Martini, Bellermann, Bussler, Prout, A. Galli, Bazin, Dubois, Jadassohn, De Sanctis; nell'ambito dell'insegnamento della fuga, J. S. Bach e la sua Arte della fuga furono per lui i punti di riferimento più diretti ed essenziali. Nel fondare, con l'incoraggiamento di Mascagni, la scuola di musica sacra, il C. si era rifatto alle idee innovatrici dei riformisti dell'ambiente di Ratisbona, mentre per quanto riguarda il canto gregoriano aveva seguito l'indirizzo dei benedettini di Solesmes con alcuni dei quali (ad es., Gruch, Wolf e Kinle, che si trovavano in Italia) fu a diretto contatto. Rifacendosi ai principi di A. Marx (autore di Die Lehre von der musikalischen Komposition, I-IV, Leipzig 1837-47, in gran parte tradotto dal C. stesso), lo studio della musica sacra doveva essere fondato per il C. in una analisi che, partendo dal canto gregoriano, doveva giungere sino alle opere di Palestrina, di Orlando di Lasso e J. S. Bach: analisi che, ponendo l'accento su composizioni di musicisti tedeschi piuttosto che su quelle di compositori italiani, fece del C. un facile bersaglio per ripetute accuse di esterofilia.
Degli scritti di teoria musicale del C. si ricordano: Intorno ad un antico manoscritto musicale, in La Gazzetta musicale di Milano, II(1889), pp. 570 ss.; Il Motu proprio di Pio X sulla musica sacra, in Cronache musicali di Pesaro, 1904, pp. 195 ss.; Ilcanto gregoriano da s. Gregorio a Pio X, Gatteo 1905, oltre ad uno scritto polemico. Musica greca, greco-romana e antico-cristiano-latina del dottor Mohler, citato dallo Zecchini. Il C. raccolse intorno al 1905 il vastissimo materiale usato nell'ambito dei corsi della scuola di composizione, con il proposito di pubblicare un'opera di vari volumi che non fu mai stampata.
Della vasta produzione musicale del C. poche furono le opere che videro la stampa e molte, invece, quelle rimaste inedite e che spesso non vennero neanche eseguite (come, per es., la Missa Alma Domus, composta per la Santa Casa di Loreto). Le opere che ebbero un maggior numero di esecuzioni sono i mottetti, i pezzi sacri e sinfonici e soprattutto la sopracitata Missa benedicta et venerabilis, op. I, giudicata unanimemente l'opera più importante del C. e l'inedita Missa hypomixolydica, elogiata per la sapiente costruzione contrappuntistica e considerata modello insigne di musica liturgica moderna. Delle composizioni sacre del C., per la maggior parte inedite, si ricordano: Inviolata, mottetto a quattro voci miste con accompagnamento di organo; Magnificat aottovoci; Responsorio al Beato Santo, per coro, soli e orchestra, eseguito a Montebaroccio (Pesaro); Miserere a otto voci; Responsorium s. Vincentii Ferreri; Iam noctis umbra a otto voci e orchestra; O divi amoris victima a otto voci e orchestra; la raccolta di pezzi sacri, Coram tabernaculo; Il Giglio di Padova, responsorio a quattro voci; Canzone a Maria, per soprani, contralti e organo; Salve Regina a quattro voci miste, archi e organo; il salmo Voce mea a sedici voci con orchestra; Messa da requiem a otto voci; Ave Maria a otto voci (dedicata a G. Tebaldini), forse tra le prove migliori dell'ultima maniera del C., oltre a pezzi vari per voci con o senza, orchestra. Il significato della produzione religiosa del C. fu sottolineato in varie riviste italiane e straniere che, rivelando la padronanza tecnica e il vigore espressivo del compositore italiano., lo collocarono fra artisti quali Perosi, Bossi e Tebaldini, che cercarono "dì rivestire il pensiero religioso con nuove forme musicali appropriate sia alle convenienze liturgiche, sia ai processi della scienza armonica" (A. Zecchini).
Tra le composizioni sinfoniche si ricordano: Scene romane, eseguite al liceo musicale di Pesaro il 29 febbr. 1904 per una commemorazione. rossiniana; l'ouverture Aganadeca (1890); Cantata, vincitrice del concorso internazionale di Bruxelles, 1893; Berceuse e scherzo sinfonico e iI poema Nachtigallen Idyllen. Per il teatro il C. scrisse le opere inedite e non rappresentate: Per la vita, libretto di B. Pratella; Mareja (o Marya), libretto di L. Orsini da una novella di A. Beltramelli; Myria, libretto di L. Orsini e V. Michetti; Maria di Magdala, libretto di L. Orsini e Maria Garatti Bogio.
Musicò inoltre le liriche: "Passa la nave mia" (Carducci); "La lavandaia di San Giovami" (Carducci); "Ho pianto" e "Imitazione" (Leopardi), "Testina d'oro" (S. Ferrari); "Magia di baci" e "Spiando ai vetri" (C. Zangarini); "Su l'erta dolorosa" (A. D'Angeli); "Mors ultima Dea" (M. Garatti Bogio).
Dalla sua scuola uscirono numerossisimi allievi, molti dei quali divennero poi famosi; tra essi si ricordano in particolare: L. Ferrari Trecate, V. Michetti, R. Zandonai, F. Vatielli, F. Balilla Pratella, A. Ariani, W. Cattolica, T. Baruzzi, T. Stegano.
Compositore, teorico e organista fu il cugino Giuseppe, nato a Faenza il 28 febbr. 1870 da Giuseppe e LuigiaAricarani. Allievo di Antonio, passò poi al liceo musicale di Bologna, ove studiò con A. Busi e G. Martucci nel periodo 1890-91. Dal 1894 al 1897 fu, maestro di cappella nel duomo di Imola in sostituzione di L. Perosi, poi dal 1897 ricoprì lo stesso incarico nella cattedrale di Alessandria e insegnò nel locale istituto musicale. Nel 1905 fu nominato per concorso insegnante d'armonia nel liceo musicale "N. Paganini" di Genova e contemporaneamente fu organista e direttore della cappella gentilizia nella basilica di S. Ambrogio.
Compose le opere teatrali: Il figliodel mare (libretto di L. Orsini, Venezia, teatro La Fenice, 1° marzo 1908); Abenthamet in un atto (non rappresentata); Valeria in quattro atti (non rappr.); Thea in tre atti (non rappr.); Teodorico in tre atti (non rappr.); le operette per bambini (rappresentate all'oratorio salesiano di Trieste): Fior di martirio (libretto di M. Bernardi, 27 dic. 1913); Natale d'oro (libretto di M. Bernardi, 6 genn. 1914); La via smarrita (libretto di L. Orsini, 8 febbr. 194); La leggenda d'Arlecchino (libretto di Alberto da Torino, maggio 1920); La tabacchiera del nonno (4quadri di F. Marucchi). Compose per orchestra: Sinfonia in re magg.;il poema sinfonico Il canto dell'amore;le suites Vita di montagna e L'Appennino romagnolo; Mattino di primavera, Meriggio d'estate, Tramonto di autunno (impressioni per orchestra su testo di L. Orsini); Iltrionfo dell'idea cristiana, ouverture per coro e orchestra. Autore di vari lavori teorici, tra cui un trattato di armonia e uno di contrappunto, ambedue inediti, compose musica vocale da camera, pezzi per violino e pianoforte, un quartetto in mi magg. per archi, pezzi per pianoforte e musica sacra.
Giuseppe morì a Genova l'11 marzo del 1921.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Il Popolo d'Italia. 15 giugno 1934, Il Giornale d'Italia, 16giugno 1934, Il Resto del carlino, 15 giugno 1934; I. Vedrani, Un nostro artista, G. C., Imola 1897; U. Bottacchiari, Il maestro A. C., in Vedetta artistica (Firenze), 23 giugno 1907; rec. al, la messa Benedicta et venerabilis, in Riv. mus. ital., IV (1897), p. 781; ed altre a musiche varie di G. C., ibid., VIII (1901), p. 1072; F., Balilla Pratella, Iromagnoli nell'arte dei suoni: A. C., Jesi 1913; A. Hermet, Un mistico della musica: A. C., Faenza 1933; A. Zecchini, Un poeta dell'arte musicale: A. C., Faenza 1934; G. Fara, A. C., in L'Ora (Pesaro), 23 giugno 1934; F. Balilla Pratella, Elogiodi A. C., in Il Resto del carlino, 29 luglio 1934; G. Cicognani, Un artista nostro, in Corr. padano (Ferrara), 18 giugno 1935; G. Frotscher, Gesch. des Orgelspiels und der Orgelkomposition, II, Berlin 1966, p. 1240; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 342 e Suppl., p. 1961 A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 138 s.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 239 (per Giuseppe); A. Caselli. Catal. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969, p. 108 (per Giuseppe); A. Della Corte-G. M. Gatti, Diz. di musica, Torino-Palermo 1956, p. 141; La Musica. Diz., I, p.404; Enciclopedia della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 103.