CODOGNATO, Antonio
Vissuto a Venezia nel sec. XVIII, ignoriamo di lui tutti i dati biografici. Era conosciuto come scenografo, impresario e architetto di teatro, ma più che altro come "specchiaro" (un'attività questa che a Venezia era ereditaria). Era famoso per i giochi che otteneva con luci e specchi sul palcoscenico e negli addobbi dei teatri.
Il Gradenigo, il 14 giugno 1753, annota: "nel teatro di S. Samuele con magnifica scena di cristalli trasparenti e idea di Antonio Codognato specchiaro dissegnata, et eseguita da Romualdo Mauri Pittore, et Architetto, come ne restò memoria in una stampa in rame intagliata da Giuseppe Filosi [si eseguì] la Rosmira fedele". "La magnifica scena di Cristalli, trasparenti, movimenti e pittura toccata d'argento che si ammirò ... nella Fiera dell'Ascensione l'anno 1753..." è l'iscrizione della stampa citata. Il Mauri aveva eseguito la sontuosa scenografia con prospettiva radiale di ascendenza bibienesca, che doveva bene ambientare l'opera di G. Cocchi, scritta dal napoletano Stampiglia, poeta alla corte di Vienna.
Un altro scenario del C. è rappresentato in una stampa anonima, con la scritta "Veduta del magnifico apparato e illuminazione del teatro in S. Samuele tutto ornato di specchi a disegno con quadrature bassirilievi bracciali e scena trasparente di cristalli il tutto ideato e dedicato alla nobiltà Veneta da Antonio Codognato veneziano nell'anno MDCCLIII". Lo stesso scenario è riprodotto anche in un dipinto di Gabriel Bella (Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia), il quale, evidentemente, copia dalla stampa, ma toglie il nome dello scenografo e la data: questa scenografia, come suppone E. Povoledo (1951), servì per l'opera Il mondo alla roversa, musicato dal Galuppi su libretto del Goldoni. Alla data 29 ag. 1756, il Gradenigo ricorda che il C., "specchiaro, uomo di vaga idea e di azzardosa resolutione" sta restaurando il teatro di S. Giovanni Grisostomo (che era dei Grimani) "formando anche una specie di Anfiteatro, coll'aggiungere altri sessanta Palchi, otto per parte sopra la Scena" e prolungando il pavimento della scena, "il tutto con cere e Chioche [lampadari] illuminato Grandiosamente".
Il teatro, già molto allungato, aveva in origine centocinquanta palchi, che, con le giunte del C., divennero duecentodieci. Nel 1834 fu completamente rinnovato e non si ha alcun ricordo grafico del suo aspetto precedente: ma i cronisti forestieri ne scrivono come di un teatro di proporzioni inusitate. Ancora dal Gradenigo si sa che nello stesso teatro di S. Giovanni Grisostomo il 19 maggio 1764 si rappresentò il Caio Mario del Galuppi "con scenario dipinto dalli cugini Mauri, et illuminato da specchi e cristalli lavorati, e diretti e dissegnati da Giacomo Piviati e d'Antonio Codognato". Non conserviamo alcuna immagine di questo spettacolo, e nemmeno dell'ultimo per cui lo stesso cronista fa il nome del C.: la notizia è del 22 nov. 1766. Allora nel teatro Tron a S. Cassiano fu recitato il Solimano, dramma in musica: "la decorazione e scene, e palchi, luminosi a specchi, e pive (lunghe perle di vetro] provengono dal merito d'Antonio Codognato"; non se ne ha nessun ricordo grafico.
Nel febbraio 1782, per i festeggiamenti in onore dei "conti del Nord", il C. ideò un grandioso apparato in piazza S. Marco con un arco trionfale, un palazzo e carri trionfali. L'iscrizione della stampa che lo riproduce, incisa da G. Leonardis su disegno di D. Fossati (Venezia, Civico Museo Correr, dove si trovano altre stampe raffiguranti diversi aspetti e momenti della festa), ne dichiara il C. "inventore atque directore". Ma secondo il Cicogna (1827, nota 2), che pure riporta l'iscrizione, il C., "imprenditore di pubblici e privati spettacoli, sebben fosse uomo di grande genio, e non sfornito di cognizioni adatte..." dovette seguire i suggerimenti del Fossati.
E a proposito di un altro lavoro del C. il Cicogna afferma addirittura che il Fossati vi "ebbe principal mano": si tratta della loggia posticcia addossata alla facciata della Scuola Grande di S. Marco, a SS. Giovanni e Paolo, da dove Pio VI, di passaggio a Venezia, impartì l'apostolica benedizione il 19 maggio 1782.
Il vicino canale dei Mendicanti era stato provvisoriamente coperto per estendervi la costruzione lignea; due rampe simmetriche, dilatate in molteplici terrazze, salivano fino al baldacchino centrale, sontuosamente decorato: tutta la struttura era dipinta in modo da fingere mosaici ed incrostazioni litotomiche, imitanti in parte quelle della facciata di S. Marco, in parte quelle della retrostante Scuola di S. Marco. Un dipinto del Bella (Venezia, Fondazione Querini Stampalia), più dipinti di F. Guardi (a Upton House, National Trust, Bearsted; a Oxford, Ashmolean Museum; a Washington, National Gallery of Art; a Bologna, raccolta Modiano); un'incisione di Giacomo Leonardis, su disegno di D. Fossati (Cicogna, 1827, nota 1) tramandano l'aspetto di questo apparato teatrale, che contribuì a dare alla riunione un tono molto profano.
Il C. era quindi uno dei tanti artisti che, sul finire della Repubblica, avevano occasioni di lavoro per feste, rappresentazioni, rimodernamenti di teatri. Lavori effimeri, per lo più; ma nel caso del C. tanto ammirati da essere, in qualche caso, riprodotti in stampe e dipinti. Le sue scenografie si ricollegavano agli insegnamenti dei Galli Bibiena: per poterli apprezzare appieno sarebbe però necessario conoscerne l'elemento colore, ed il moltiplicarsi del giochi di luce negli innumerevoli specchi.
Fonti e Bibl.: Oltre alla coll. di libretti della Bibl. Marciana a Venezia, si v.: Notizie d'arte tratte dai Notatori e dagli Annali del N. H. Pietro Gradenigo, a cura di L. Livan, Venezia 1942 pp. 9, 24, 107, 148; E. A. Cicogna, Delle Inscriz. Venez., II, Venezia 1827, p. 268; B. Brunelli, I teatri di Padova, Padova 1921, p. 497; G. Lorenzetti, Le feste e le maschere veneziane, Venezia 1937, pp. 35, 40; E. Povoledo, La scenografia archit. del Settecento a Venezia, in Arte veneta, V (1951), p. 128; E. Bassi, I teatri veneziani dal Cinquecento al Settecento, in Ateneo veneto, CXLV (1961), p. 8; B. Tamassia Mazzarotto, Le Feste veneziane, Firenze1961, pp. XXVIII, 322, 323, 326; E. Bassi, Archit. del Sei e Settecento a Venezia, Napoli 1962, p. 378; I teatri pubblici di Venezia (secoli XVII-XVIII) (catal.), Venezia 1971, pp. 121, 133, 134; N. Mangini, I teatri di Venezia, Milano1974, pp. 127, 129, 147; F. Degrada-M. T. Muraro, Vivaldi da Venezia all'Europa, Milano 1978, p. 56; Mostra Venezia-Vivaldi (cat.), Milano 1978, p. 21; M. Brusatin, Venezia nel Settecento..., Torino 1980, pp. 41, 215; Encicl. dello Spett., III, coll. 1026 s.