COLONNA, Antonio
Figlio di Landolfo del ramo di Riofreddo della famiglia, è ricordato per la prima volta nel giugno del 1397, quando si recò alla Curia pontificia per negoziare per conto di suo padre. Come signore di Riofreddo, un piccolo feudo ai confini dello Stato pontificio e del Regno, avrebbe svolto un ruolo politico modesto, se non avesse goduto della protezione di papa Martino V Colonna, con cui era imparentato.
Il 13 settembre 1421 fu nominato vicario pontificio e castellano di Calvi dell'Umbria, in un momento cioè in cui il papa aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile contro Fortebraccio in Umbria.
Già prima, il 14 luglio 1421 era stato nominato governatore e podestà di Orte. Originariamente Calvi gli era stata concessa solo per tre anni, ma il 1° ott. 1421 il C. fu nominato vicario e governatore a vita, o per tutto il tempo che fosse rimasto fedele alla S. Sede. L'importanza di Calvi era militare, non economica. Infatti, il 7 ott. 1427 il C. e l'Universitas castri furono esentati dall'obbligo di pagare la Tallia sive collecta, visto che le rendite di Calvi erano molto modeste.
Il 1° febbr. 1429 la concessione di Calvi fu estesa anche ai figli del C., Giovanni (Gian) Andrea e Iacopo, per tutta la durata della loro vita, purché fossero rimasti fedeli alla S. Sede. Per la concessione era dovuto il modesto censo annuo di cinque libbre di cera.
Dopo la morte di Martino V nel 1431, la lealtà dei Colonna di Riofreddo fu particolarmente importante per il Papato perché essi controllavano i passi che immettevano nel Regno specialmente quello della via Valeria. Gian Andrea, figlio del C., nel 1431 partecipò alla rivolta dei Colonna contro Eugenio IV, mentre il C. stesso assunse una posizione di neutralità. Nonostante ciò, Eugenio IV lo privò dei due territori concessigli da Martino V. Il 9 ag. 1431 Iacopo di Orsino Orsini fu incaricato dal papa di togliere al C. il paese e la rocca di Calvi nell'Umbria e da un documento pontificio del 24 dic. 1431 risulta che il C. aveva ceduto il castello di Orte al cardinale vescovo di Ostia, e ad Angelotto, cardinale prete di S. Marco. Già il 6 dic. 1431 era stato nominato un commissario pontificio ad Orte nella persona di Stasio Gritti.
Il 14 genn. 1432 il papa ordinò all'abate di Subiaco di provvedere alla difesa delle terre del Colonna. là evidente che il papa voleva evitare di condannare il C. per ribellione e mandò i suoi rappresentanti per cercare di por termine alla guerra fra i Colonna di Riofreddo e gli Orsini di Tagliacozzo e Monterotondo. Il 25 dic. 1431 Eugenio IV rimproverò violentemente il C. di aver concesso Frascati al "figlio dell'iniquità", Antonio Battista, "asserto militi Romanorum". Il papa ordinò al C. di non consentire che Antonio Battista entrasse in possesso di Frascati, ne che dimorasse nei dintorni di Roma. Malgrado il tono ammonitore, la bolla fa tuttavia riferimento alla "devozione" del C. alla Santa Sede, e dimostra la riluttanza da parte di Eugenio IV ad includere il C. nelle dure condanne cui furono infatti oggetto altri membri della famiglia Colonna. incluso suo figlio Gian Andrea. La posizione neutrale del C. risultò chiara nuovamente in occasione dei negoziati tra la famiglia Colonna ed Eugenio IV all'inizio dell'autunno 1432: in quest'occasione il C. intercesse per suo figlio Gian Andrea, ma agì anche come procuratore e intermediario fra il papa e gli altri Colonna ribelli, rappresentando Antonio principe di Salerno ed Odoardo conte di Celano (24 sett. 1432).
Il prezzo pagato dalla S. Sede per evitare l'aperta ribellione del C. consisté nelle pressioni esercitate sugli Orsini di Tagliacozzo perché ponessero fine alla guerra sulla via Valeria. Il 4 luglio 1432 Eugenio IV rimproverò a Gian Antonio Orsini di non mantenere la tregua concordata dall'abate di Subiaco fra gli Orsini da una parte e il C. e Cola della Montagna dall'altra. L'8 luglio 1432 il chierico della Camera apostolica, Rosello de Rosellis, fu nominato governatore per la Chiesa di Riofreddo, Roviano e Vallinfreda (possessi principali del C.), con l'incarico di metterli sotto la speciale protezione del papa. Il 24 sett. 1432 il camerlengo apostolico ordinò a Gian Antonio Orsini e a suo fratello Rinaldo di firmare una tregua fino a Natale con il C. e i suoi figli e vassalli. Gian Antonio Orsini firmò questa tregua molto a malincuore: in un documento datato, da Monterotondo il 29 sett. 1432 (Arch. Segr. Vat., Div. Cam.., 17, f. 51v) egli parlò del dispiacere che provava nel dover lasciare invendicate le gravi offese fattegli dai Colonna di Riofreddo.
Il C. ebbe un ruolo anche nei successivi negoziati di pace tra Eugenio IV e i Colonna: sembra che il 9 ott. 1433 comparisse davanti allo stesso papa, con speciali poteri conferitigli dal cardinale Prospero Colonna, per concludere un accordo con Eugenio.
Dopo questo breve periodo d'importanza, il C. e i Colonna di Riofreddo ripiombarono nell'oscurità da cui erano emersi. La loro importanza strategica era incominciata con l'acquisizione di Roviano da parte di Landolfo Colonna nel 1382; con la sconfitta dei Colonna per opera del cardinal Vitelleschi, essa ebbe praticamente termine.
È documentato tuttavia che il C. ebbe dei possedimenti in una parte del territorio di Roma diversa da quella abitata tradizionalmente dalla famiglia Colonna. Dagli atti di una causa in cui era implicata la famiglia Anguillara, risulta che questa, un po' di tempo prima del 20 marzo 1432, aveva acquistato dal C. un terzo del castrum di Monterano (tra Manziana e Tolfa). Gli stessi documenti contengono elementi che fanno pensare che esistesse una stretta relazione di parentela fra i Colonna di Paliano e i Colonna di Riofreddo; lo dimostra anche il fatto che nei documenti pontifici Gaspare Colonna, figlio del C., è qualificato come "nepos pape". Probabilmente il C. aveva sposato una sorella di Martino V il cui nome non appare nelle fonti. Nel 1432 il C. acquistò Frascati, Monte Porzio e Ardea da Antonio, Prospero ed Odoardo Colonna per il prezzo di 51.000 fiorini. L'intento di questa vendita era certamente di sottrarre queste terre alla confisca pontificia. La neutralità del C. nel corso della ribellione colonnese era probabilmente in funzione di scudo protettivo per il ramo principale della famiglia.
Si ignorano luogo e data di morte del Colonna.
Fonti e Bibl.: Arch. Segreto Vaticano, Reg. Vat. 349, ff. 159v, 180, 183v; 351, ff. 12v-13, 90; 370, f. 91v; 371, ff. 108, 154v, 171v; Ibid., Div. Cam., 17, ff. 8, 35, 51v, 85, 137, 149; 16, f. 96; A. Theiner, Codex dipl. Dominii temporalisS. Sedis, III, Romae 1862, p. 323; C. de Cupis, Regesto degli Orsini e dei conti Anguillara, in Bullettino della R. Dep. abruzzese di storia patria, s. 3, III (1912), p. 118; J. Guiraud, L'Etat pontifical après le Grand Schisme: étude de geographiepolitique, Paris 1896, pp. 56 s.; G. Presutti, IColonna di Riofreddo, in Arch. d. R. Società romana di storia patria, XXXV (1912), pp. 102 s., 127 s.; G. e F. Tommassetti, La Campagna romana, IV, Roma 1916, p. 406; P. Partner, ThePapal State under Martin V, London 1958, pp. 71, 195; A. Ilari, Frascati fra Medioevo e Rinascimento, Roma 1965, p. 212; A. Esch, BonifazIX. und der Kirchenstaat, Tübingen 1969, p. 296.