CONTRI, Antonio
Figlio di Giuseppe, giureconsulto, nacque a Ferrara verso il 1680. Il Baruffaldi, suo contemporaneo, ne ha scritto una dettagliata biografia. Da giovane segui il padre nelle sue varie peregrinazioni a Cingoli, Roma, Mantova e infine Parigi (1701). Nel fastoso ambiente parigino il C. si sentì attirato verso le arti decorative, applicandosi a disegni, ornati e ricami. Nel 1703 si trasferì a Cremona, dove un nobile locale appoggiò le sue iniziative per avviare una apprezzata attività nel campo del ricamo (egli aprì anche una scuola assai fiorente). Nello stesso tempo seguì la scuola di Francesco Bassi, pittore paesista allora in voga, e si dedicò a vedute di paese con architetture ravvivate da fiori e frutta.
Il nome dei C. è però essenzialmente legato al trasporto, con distacco dal muro, degli antichi affreschi. Dopo una lunga serie di prove, gli riuscì di trovare un particolare metodo di staccare dal muro le pitture a fresco riportandole su tela.
Il metodo, dalla minuziosa descrizione che ne diede il Baruffaldi, si può giudicare corrispondente al procedimento attualmente in uso, conosciuto come di trasporto "a strappo". Sue prove fatte allora a Cremona, Ferrara e Mantova (affreschi di Giulio Romano in Palazzo ducale) diedero, a dire degli studiosi locali contemporanei, risultati sorprendenti. A Ferrara venne ammirato il trasporto su tela di due teste a fresco, ritenute dei Panetti, salvate in parti frammentarie provenienti dalla chiesa di S. Giorgio, e allora conservate presso il Baruffaldi. Ma di queste, come di altre operazioni del C., già al tempo del Cicognara (1825) nulla più risultava conservato. Anche delle sue pitture si è perduta ogni traccia.
Così dicasi delle opere dei figli Giuseppe, con buon talento per il disegno, e Francesco, paesista (Baruffaldi, II, p. 359).
II C. morì a Cremona il 10 nov. 1732.
Bibl.: G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi, I, Ferrara 1844, pp. 39-40, 189-192; II, ibid. 1846, pp. 338-359, 526 (cfr. A. Mezzetti-E. Mattaliano, Indice ragionato delle "Vite...", I, Ferrara 1980, pp. 93 s.); F. Borsetti, Hist. almi Ferrariae Gymnasii, Ferrariae 1735, II, p. 440; C. Cittadella, Catal. istor. de' pittori e scultori ferraresi, IV, Ferrara 1783, pp. 102-113; L. Lanzi, Storia pitt. della Italia, a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, pp. 30 s.; L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804, p. 135; L. Cicognara, Del distacco della pittura afresco, in Antologia, XVIII (1825), 53, p. 10; G. Giordani, Cenni sopra diverse pitture staccate dal muro e trasportate su tela..., Bologna 1840, pp. 6-10; C. Laderchi, La pittura ferrarese, Ferrara 1856, p. 183; A. Melani, Di fronda in fronda. Come si staccano e si trasportano gli affreschi, in Arte e storia, XXI (1902), p. 125; U. Procacci, La tecnica degli antichi affreschi e il loro distacco e restauro, Firenze 1958, pp. 17-19; A. Conti, Storia dei restauro, Milano s. d., ad Indicem;A. Conti, Vicende e cultura del restauro, in Storia dell'Arte italiana, III, 3, p. 49; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 342.