CUA, Antonio
Nacque a Saucci di Taverna (Catanzaro) da Antonio e Rosa Riccelli il 4 ag. 1819. Dopo gli studi medi compiuti in Calabria, per le eccezionali doti d'intelligenza e di capacità dimostrate nello studio dellematerie scientifiche, venne chiamato a Napoli dallo zio Giuseppe Cua, allora ordinario della cattedra di agricoltura presso quella università. Conseguita la laurea in matematica nel 1840 a 23 anni, in seguito a concorso, iniziò la carriera professionale con l'insegnamento delle matematiche elementari nella Scuola militare fondata dal governo borbonico a Napoli, per poi passare, in qualità di assistente prima, nel 1851, di F. P. Tucci alla cattedra di matematiche superiori, e nel 1854 poi, per concorso vinto, a quella di geometria analitica nell'atendo partenopeo, che tenne contemporaneamente all'altra della stessa disciplina nel Collegio della Nunziatella di Napoli.
Essendo stato vietato, dopo l'avvento dello Stato unitario italiano, nel 1861, l'esercizio dell'insegnamento privato ai professori ufficiali, il C. dovette limitarsi a esercitare la sua docenza esclusivamente nell'università. Per suó desiderio, nel 1889 la facoltà di matematiche consentì che dall'insegnamento della geometria analitica passasse a quella di geometria descrittiva con disegno; e il C. tenne quest'ultimo fino alla morte, avvenuta a Resina (ora Ercolano, prov. di Napoli) il 1° sett. 1899.
Il C. svolse attività di professionista anche in campi non strettamente scientifici e didattici: così, il ministero dei Lavori Pubblici si avvalse dell'opera sua (egli era laureato anche in ingegneria), incaricandolo dei lavori idraulici per l'incanalamento delle acque del lago Fusaro in Campania; e, nel 1864, essendo stato elevato alla carica di ingegnere direttore di S. Maria Vertecoeli, progettò alcuni notevoli lavori idraulici e costruzioni. L'opera monumentale del duomo di Napoli si avvalse della sua pratica d'ingegneria e di architettura. Si ricordano di lui ancora perizie importanti, come una relativa alla vertenza intercorsa fra la Società di risanamento di Napoli e quella delle Strade ferrate del Mediterraneo. Il suo nome è pure legato all'opera prestata gratuitamente per l'edificazione del santuario di Pompei, dal 1876 a tutto il 1883, sia per la progettazione sia per la direzione dei lavori.
Per incarico del ministero della Pubblica Istruzione eseguì numerose ispezioni didattiche presso scuole private che chiedevano il pareggiamento e le sue obiettive relazioni vennero sempre apprezzate per i suoi documentati giudizi.
Modesto e schivo per natura, si dedicò esclusivamente e soprattutto ai doveri inerenti alle cariche rivestite e alla didattica attiva. Venne insignito nel 1864 cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; fu nominato socio corrispondente del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli nel 1853, accademico della Pontaniana di Napoli nel 1854, e, nel 1859, socio corrispondente della Società economica della Seconda Calabria Ulteriore.
Pure essendo stato ottimo didatta e studioso, non ebbe il tempo di dedicarsi a pubblicazioni di rilievo; infatti ci hi lasciato ben poco per ciò che riguarda la ricerca matematica.
Bibl.: F. G. Tricomi, Matematici ital. del primo secolo dello Stato unitario, in Mem. d. Acc. d. scienze di Torino, classe di scienze mat., fis. e nat., s. 4 (1962), p. 41, Annuario della R. Univers. di Napoli 1900-1901, Napoli 1901, pp. 455-58.