ANTONIO da Montolmo
Vissuto nella seconda metà del sec. XIV, svolse la sua attività di docente presso le università di Bologna e di Padova. Nel 1369, a Bologna, lesse anche grammatica e, successivamente, astrologia e medicina dal 1387 al 1392; nel 1393 figura lettore di filosofia e di medicina a Padova. L'anno seguente si trasferì a Mantova, dove portò a termine un trattato in undici capitoli sul modo di trarre gli oroscopi.
Questo scritto, che nel secolo successivo fu ampliato dal Regiomontano e nell'agosto del 1540 fu pubblicato a Norimberga con il titolo De iudiciis nativitatum liber praeclarissimus (due copie stampate di seguito al De nativitatibus di Luca Gaurico sono conservate nel British Museum e nella Columbia University), riporta, tra l'altro, gli oroscopi di alcune personalità dell'epoca: l'imperatore Carlo IV, Francesco, figlio di Ludovico Gonzaga, signore di Mantova, Francesco il Giovane da Carrara, signore di Padova. Il fatto che contenga l'oroscopo per Carlo IV, morto nel 1378, indurrebbe a retrodatare notevolmente il periodo in cui l'opera stessa è stata composta (e quindi la vita dell'autore), se d'altro canto non si potesse congetturare che l'oroscopo dell'imperatore possa essere stato pubblicato dopo la sua morte.
L'opera più importante e più significativa di A. è il De occultis et manifestis o Liber intelligentiarum (ms.cartaceo del XV sec. conservato presso la Bibliothèque nationale di Parigi), trattato di negromanzia astrologica e di magia, basato sulla precedente letteratura sull'argomento: non mancano, infatti, le citazioni di alcune autorità in materia, quali Messahalla - che egli chiama Messallach - Apollonio, un libro di magia attribuito ad Aristotile e, infine, l'Almadel di Salomone.
Dopo aver trattato delle costellazioni nelle quali le intelligenze e le anime dimorano e sotto le quali agiscono, A. distingue quattro principali ordini di intelligenze, tanti quanti sono i punti cardinali, sostenendo che il predominio sugli esseri inferiori dipende dalla posizione e connessione astrologica delle intelligenze.
Egli divide gli angeli in dodici altitudini, una per ogni segno dello zodiaco, affermando che è la principale intelligenza del segno zodiacale che determina la maggiore o minore virtù di un neonato: teoria questa che egli stesso accosta alla credenza cristiana secondo la quale ogni individuo ha sin dalla nascita un angelo accanto a sé (non mancano in tutta l'opera tentativi di accostamento delle teorie esposte con la dottrina cristiana). A. passa quindi a un'ampia e particolareggiata esposizione dei vari modi e dei vari accorgimenti per invocare gli spiriti suggerendo i luoghi e le situazioni più adatti, nonché la condizione delle persone che vogliono aver rapporti con loro.
Abbiamo poi notizia dal Regiomontano di un altro lavoro di A. sulle rivoluzioni dei pianeti, in quattro particulae,delle quali l'ultima incompleta; sotto il nome di A. è inoltre menzionato un pronostico in lingua inglese per il 1555, anno in cui A. non poteva certamente essere vivo, per cui è da pensare che una predizione di A. fatta per un anno precedente sia stata tradotta in inglese e rielaborata in modo da farla servire per il 1555. Infine un trattato di astrologia, anonimo e incompleto, contenuto in un ms. del sec. XV, nel quale si ragiona di spiriti invocati in negromanzia e di alcune pratiche magiche, potrebbe essere attribuito ad A. in quanto presenta forti analogie con il Liber intelligentiarum:non è da escludere la possibilità che si tratti di un lavoro di scrittore posteriore che abbia attinto dagli scritti di Antonio.
Fonti e Bibl.: I rotuli dei lettori, legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799 a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, p. 7; IV, Bologna 1924, p. 14. - G. N. Alidosi Pasquali, Li dottori forestieri che in Bologna hanno letto teologia, filosofia, medicina e arti liberali…, Bologna 1623, p. 3; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna,II,Bologna 1657, pp. 250, 451; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università... di Bologna,Bologna 1847, p. 27, n. 185; A. Corradi, Notizie sui professori di latinità nello studio di Bologna..., parte I, in Documenti e studi,a cura della R. Deputaz. di storia patria, II, Bologna 1887, p. 394; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova,II, Padova 1888, p. 473, n. 917; A. Sorbelli, Storia della Università di Bologna,I, Il medioevo (secc. XI-XV), Bologna 1940, p. 124; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science,III, New York 1953, pp. 602-610; IV, ibid. 1953, pp. 241, 615.