ANTONIO dal Cornetto
Visse a Ferrara nel sec. XVI, ma di lui si ignorano sia il luogo e la data di nascita sia quelli della morte. Non è da escludere tuttavia l'ipotesi del Lunelli, secondo il quale A. potrebbe essere identificato con l' "Antonio da Lucca", eccezionale suonatore di cornetto - ed anche di liuto - ricordato da Cosimo Bartoli nei suoi Ragionamenti accademici sopra alcuni luoghi difficili di Dante (Venetia, F. De Franceschi, 1567, cap. III, c. 37 v., 38 r.), e quindi di origine toscana. Le prime notizie di A. sono del 1535, anno in cui si incontra quale musico stipendiato alla corte estense, e fu certamente uno strumentista di grande valore e bravura, tanto che Antonio Francesco Doni nel suo Dialogo della musica (in Vinegia, appresso Girolamo Scotto, 1544, parte 2ª, cc. 42 tergo), descrivendo un'accademia che ebbe luogo a Venezia nel 1544, chiama A. "il divino" e lo dice "perfettissimo". Dal 1544 A. appare anche il musico prediletto del cardinale di Trento, Cristoforo Madruzzo, da questo richiesto numerose volte al duca Ercole II di Ferrara per circostanze di carattere privato e ufficiale.
Nelle lettere del Madruzzo (v. Trento, Bibl. Civica, Epistolario Madruzziano raccolto da Carlo de Giuliani, ms., n. 2901, tomo V) si ha notizia, oltre a quelle delle virtù morali e musicali di A., di una ignorata attività di A. alla corte estense: egli dirigeva infatti uno scelto complesso di musici, di cui non si conosce il nome e il numero - ma quasi certamente composto almeno di un quartetto -, spesso al servizio temporaneo del Madruzzo, amantissimo di musica.
Il nome di A. è, però, ricordato soprattutto per aver egli composto la musica per l'Egle di Giambattista Giraldi, che fu rappresentata con grande sfarzo a Ferrara il 23 febbraio e il 4 marzo 1545 alla presenza del duca Ercole II d'Este e di suo fratello il cardinale Ippolito.
"Buon pretesto - scrive il Valle - per il dal Cornetto saranno stati, con molta probabilità, il coro del secondo atto (partenza dei Satiri) ed il ballo delle Ninfe al quarto atto".
È questo il primo tentativo di rinnovamento della satira greca, che nel Ciclope d'Euripide trova il suo modello, rinnovamento che nei suoi ulteriori sviluppi e nella mescolanza dei generi porterà all'affermazione della favola pastorale con il Sacrificio di Agostino de' Beccari (Ferrara, 11 febbr. 1554). A. sembra sia stato anche maestro di cappella della corte di Ferrara, tra il 1545 e il 1548, anno in cui fu ancora una volta richiesto con i suoi colleghi dal cardinale Madruzzo, incaricato di accompagnare Massimiliano, figlio del re Ferdinando, da Vienna in Spagna e di benedirne le nozze con l'infanta Maria di Spagna, figlia di Carlo V.
Il 3 luglio 1548 il corteo reale giunse a Milano, dove il Madruzzo organizzò in casa Trivulzio una splendida festa musicale, alla quale parteciparono, in una gara di pari merito, i musici Gio. Pietro Giovannelli, della casa d'Asburgo, Moscatello, al servizio di Ferrante Gonzaga, governatore di Milano e A., allora in temporaneo servizio del Madruzzo. Nel viaggio di ritorno, il Madruzzo, che accompagnava il principe ereditario di Spagna, Filippo, a Bruxelles, trattenne A. e i suoi musici fino a Genova, poi li congedò il 6 dicembre. Nemmeno un mese dopo (1º genn. 1549), il cardinale, che nel frattempo aveva lasciato Filippo a Milano, per precederlo a Trento, desideroso di preparargli nella sua sede omaggi e accoglienze speciali, richiedeva nuovamente al duca di Ferrara A. e il suo complesso per "certi concerti" - dei quali, però, non si ha notizia.
Fino al novembre 1550 può dirsi che A. fu praticamente al servizio del Madruzzo (al quale era divenuto indispensabile e quasi amico), con brevi soste a Ferrara. A. accompagnò il cardinale anche nel viaggio che questi fece ad Augusta, e quivi l'incaricato del duca di Ferrara, Ercole Rangone, scriveva al duca (29-9-1550) che la regina Maria aveva voluto udir suonare A. e "tanto gli è piaciuto che non si potrebbe dir di più" (Trento, Bibl. civica, ms. Giuliani 2912 [XXIV], p. 411). Dopo il 1551, non si hanno altre notizie documentate di A., tranne l'accenno del Valdrighi a due fratelli musicisti a Ferrara nel 1564, Nicolò e Antonio dal Cornetto, l'ultimo dei quali è senz'altro Antonio. Ma se si accetta l'ipotesi del Lunelli, la cui attendibilità circa la identificazione con Antonio da Lucca è confermata da una lettera di ringraziamento del Madruzzo al duca Ercole II d'Este (v. Epistolario cit., tomo V, n. 15, 8-6-1548), nella quale il Madruzzo usa a riguardo di A. l'espressione "è entrato un Toscano tra Bergamaschi" essendo, infatti, i suoi strumentisti di Bergamo o da Bergamo provenienti - egli sarebbe stato ancor vivo e celeberrimo nel 1567.
Bibl.: L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, I, Ferrara 1868, p. 711; L. F. Valdrighi, Di Bellerofonte Castaldi e per incidenza di altri musicisti modenesi nei secoli XVI e XVII. Annotazioni bibliografiche, in Atti e Mem. delle RR. Deputaz. di storia patria per le prov. dell'Emilia, n. s., V, parte 2 (1880), p. 93; A. Solerti, Il teatro ferrarese nellaseconda metà del sec. XVI, in Giorn. stor. d. letter. ital., XVIII(1891), pp. 151 ss.; N. Valle, Origini del melodramma, Roma 1936, p. 84; G. Crociani, L'Alidoro o dei primordi del melodramma, Bologna 1938, p. 27; A. Einstein, The Italian Madrigal, I, Princeton N. J. 1949, p. 197; R. Lunelli, Contributi trentini alle relazioni musicali fra l'Italia e la Germania nel Rinascimento, in Acta Musicologica, XXI (1949), pp. 57-63; G. Barblan, La vita musicale in Milano nella prima metà del cinquecento, in Storia di Milano,IX, Milano 1961, p. 859.