DALCÒ, Antonio
Nacque a Madregolo (Parma) il 14 nov. 1802 da Antonio e da Caterina Bocchi.
Dopo aver studiato all'Accademia delle belle arti di Parma disegno e incisione, si specializzò in quest'ultima tecnica sotto la guida di Paolo Toschi, assorbendone lo stile improntato al rigore neoclassico ed entrando nello studio Isac-Toschi.
Uno dei suoi primi lavori fu un ritratto di donna (firmato e datato 1821), conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma che possiede numerosi esemplari delle sue incisioni (Stampe Fondo Parmense, cart. XIV). Per lo studio Isac-Toschi realizzò, tra l'altro, un ritratto della duchessa Maria Luigia d'Austria, da poco giunta a Parma; una riproduzione del volto della statua del Canova, trasportata a Colorno nel 1819, raffigurante Maria Luigia nelle vesti della Concordia; un ritratto di Maria Beatrice Vittoria di Savoia, moglie di Francesco IV. Il ritratto del duca Francesco IV d'Este è invece firmato dal solo D. senza la specificazione dello studio.
Nel 1828 eseguì un ritratto a carboncino del pittore-incisore Giovanni Cornacchia, che ora si trova nel Museo Lombardi a Parma; a sua volta il Cornacchia fece un ritratto al D. (in coll. priv.). Sempre nello stesso anno incise in rame il ritratto del filosofo Gian Domenico Romagnosi (da un quadro del Molteni), che ebbe per il D. parole d'ammirazione. Sposatosi con Marianna Borsi, fu padre di due figli e per molti anni abitò al n. 2 di Borgo Regale, a Parma.
La sua attività si espresse in varie direzioni: la ritrattistica (ritratti di Leone XII, del conte Stefano Sanvitale, dell'archeologo Ennio Quirino Visconti, del medico Giovanni Rasori), la raffigurazione di personaggi dell'antichità (Scipione, Licurgo, ecc.) i soggetti religiosi (L'Amore immenso di Gesù, S. Ilario, S. Luigi Gonzaga, ecc.) e soprattutto la riproduzione di celebri dipinti. Quando Carlo Alberto di Savoia donò alla Galleria di Torino la Madonna della tenda attribuita a Raffaello (Galleria Sabauda, inv. 146), il D. intagliò il disegno trattone dal Toschi (1832). Sempre insieme con il Toschi partecipò dal 1837 alla riproduzione delle opere della Galleria Pitti, commissionata dal granduca di Toscana Leopoldo II (L'Imperiale e Reale Galleria de' Pitti illustrata per cura di Luigi Bardi, Firenze 1837-42). Fra le sue riproduzioni sono particolarmente notevoli: la Madonna del Granduca da Raffaello, la Madonna con il Bambino e cinque angeli dal Botticelli, il Salvator Mundi da Andrea del Sarto (1833), il Cristo in croce da un disegno di Alessandro Allori, il Cristo in croce da Guido Reni (1839). Come riproduzionista, prese parte dal 1839 alla grande impresa, ideata dal Toschi e finanziata da Maria Luigia, della traduzione incisoria dei cicli di affreschi eseguiti dal Correggio nella camera della badessa di S. Paolo, in S. Giovanni e nel duomo di Parma. Dopo il Toschi e Carlo Raimondi, il D. fu colui che incise il maggior numero di tavole, dodici rami in tutto. Dagli affreschi della camera della badessa di S. Paolo deriva una serie di cinque ovati (Putti con le tre Grazie, Putti con la Fortuna, Putti con Adone, Putti con Giunone punita, Putti con Cerere) e lo spaccato della camera; dagli affreschi di S. Giovanni: Il Salvatore in gloria, S. Giovanni e s. Agostino, S. Pietro e s. Paolo, lunetta con S. Giovannino, Putti; dalla cupola del duomo, S. Ilario (permacchio).
Nel 1839 eseguì pure il bozzetto (conservato nella Biblioteca Palatina di Parma) per la medaglia commemorativa dell'apertura della strada da Fornovo alla Cisa, la cui realizzazione fu voluta dalla duchessa Maria Luigia. Nella medaglia ufficiale, coniata nel 1841, il soggetto è il medesimo - Mercurio e la dea Vibilia -, ma il disegno è mutato.
Nominato professore all'Accademia parmense di belle arti, ne divenne anche consigliere con diritto di voto. Tra la sua vasta e qualificata produzione si deve infine includere il ritratto di Erasmo da Rotterdam da Franz Holbein (Parma, Galleria nazionale) e quella Madonna della stella da Francesco Francia, realizzata con grande maestria, che l'incisore dedicò a Luisa Maria di Borbone e che gli valse nel 1858 il "premio maggiore per l'intaglio su rame" dell'Accademia di belle arti di Firenze (cfr. Gazzetta di Parma, 7 ott. 1858).
Il D. morì a Parma il 24 febbr. 1888 (necrologio, in Gazzetta di Parma del 26 febbraio).
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 289, si veda: Parma, Bibl. Palatina, Manoscritti Fondo Parmense, n. 374; Ibid., Stampe Fondo Parmense, cartella XIV; Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Parma, E. Scarabelli Zunti, Doc. e mem. di Belle Arti parmigiane, 1800-1850 (ms.), ad vocem; P. Martini, La Scuola parmense delle arti belle, Parma 1862, pp. 31, 35; D. e Romagnosi, in Aurea Parma, XIX (1935), p. 225; C. A. Petrucci, Catal. gen. delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia naz., Roma 1953, p. 49; G. Copertini, La pittura e l'incisione a Parma durante il ducato di Maria Luigia, in Arch. stor. delle province parmensi, VI (1954), pp. 131, 153; P. Martini-G. Capacchi, L'arte dell'incisione in Parma, in Quaderni parmigiani, I (1969), p. 50; P. Medioli Masotti, Paolo Toschi, Parma 1973, pp. 87, 162. 164 ss.