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DE BELLIS, Antonio

di Giuseppe De Vito - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)
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DE BELLIS, Antonio

Giuseppe De Vito

Non sono stati ancora ritrovati documenti che consentano di definire la data ed il luogo di nascita e di morte di questo pittore attivo prevalentemente a Napoli. R del 1638 il primo pagamento per le Storie della Vita e miracoli di s. Cark per la chiesa napoletana di S. Carlo alle Mortelle fondata dai barnabiti (Milano, Arch. stor. dei barnabiti, cart. E. II, fasc. 60). Considerato che il ciclo fu completato nel 1640 e che le tele più significative mostrano un'evidente maturità culturale e stilistica, la data di nascita è da collocare intorno al 1618 anticipando di almeno cinque-sei anni quella suggerita dal De Dominici, suo primo biografo che lo voleva morto di peste nel 1656 all'età di 34 anni circa.

All'altro estremo del percorso noto sono due tele, una Sacra Famiglia nella chiesa della Madonna di Sunj nell'isola ragusea di Lopud (Mezzo) firmata "ABD", ed una Vergine in gloriaconi ss. Biagio e Francesco che chiedono grazia per la città, nella chiesa del convento domenicano di Ragusa (Dubrovnik) siglata allo stesso modo, dipinta certamente in loco per l'esatta rappresentazione della veduta della Ragusa seicentesca; particolari topografici relativi alle mura consentono di datarne l'esecuzione esattamente fra la fine del 1657 e il 1658 (De Vito, Tracce..., 1982).

Le tele del ciclo carliano in S. Carlo alle Mortelle sono undici: S. Carlo in preghiera, la Nascita del santo, il Miracolo di Giovanna Marone, il Miracolo di Margherita Vertua, la Donazione dei proventi del ducato d'Oria, l'Attentato in chiesa, il Trapasso del santo, S. Carlo che assiste al sermone, S. Carlo che consegna la regola, S. Carlo che visita gli infermi, e S. Carlo che comunica gli appestati, opere, le due ultime, fra le più significanti della pittura napoletana prebarocca.

Allo stato delle conoscenze l'avvio dell'artista è riconducibile al Ribera rielaborato su F. Vitale non senza quella naturalezza impassibile ed astratta propria del Tanzio che, come è noto, operò nel Regno meridionale e nella stessa Napoli. Nel prosieguo degli anni, una volta sganciato dal rapporto luce-volume delle scene di peste in S. Carlo alle Mortelle, il D. si mostra più in consonanza con F. Guarini, come appare nell'Acqua miracolosa del Museo di belle arti di Budapest e finanche nel quadro più tardo della Sacra Famiglia a Sunj.

È però il lirismo soave e disincantato di B. Cavallino a determinare quella parte della sua. produzione così affine nei temi e nell'esecuzione a quella del Cavallino più maturo, così che fino ad anni recentissimi molte opere del D. sono state considerate autografe di Bernardo. Fra le tele di questa temperie, esposte in pubblico, sono da segnalare il Mosè salvato dalle acque della National Gallery di Londra e la Scena sacrificale del Museo di Houston nel Texas (per le attribuzioni v. G. De Vito, 1982, e bibliografia successiva).

Elemento caratterizzante del D. nella trattazione dei temi prevalentemente biblici che fanno parte anche del repertorio cavalliniano, è il ricorrere indifferentemente a figure in vera grandezza ed a quelle terzine, che sono la quasi totalità di quelle cavalliniane, una marcata incisività del tratto, l'uso deciso di colori contrapposti, una maggiore rigidità dei panneggi e delle figure e soprattutto il ricorso a scene all'aperto con folta e variata vegetazione, aspetto questo quasi del tutto assente in Cavallino.

Il D. è comunque una personalità autonoma e ben definita che trova un posto di grande rilievo nella pittura a Napoli a cavallo della metà del secolo XVII.

Bibl.: B. De Dominici, Vite dei pittori... napol., III, Napoli 1743, pp. 109 ss.; R. Causa, La pittura del Seicento a Napoli dal naturalismo al barocco, in Storia di Napoli, V, Napoli 1972, pp. 945, 984 nota 117, tavole 319-22; G. De Vito, Tracce di pittura napol. del 600a Ragusa, in Ricerche sul 600napol., Milano 1982, pp. 41-47; Id., in Painting in Naples from Caravaggio to Giordano (catal.), London 1982, pp. 149 s.; Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), Napoli 1984, I, pp. 126 s., 234-39 e ad Indicem; G. De Vito, Ritrovamenti e precisazioni a seguito della prima ediz. della mostra del 600napoletano, in Ricerche sul 600napoletano, Milano 1984, pp. 11-13

Vedi anche
National Gallery Pinacoteca fondata a Londra nel 1824 con l'acquisto della collezione di J.J. Angerstein (1735-1823) e arricchitasi in seguito per lasciti e donazioni. La sua sede è stata più volte ampliata nel corso degli anni (nel 1991 R. Venturi ha aggiunto la Sainsbury Wing). È una delle più vaste e importanti collezioni ... Luca Giordano Pittore (Napoli 1632 - ivi 1705); avviato all'arte dal padre Antonio, dopo aver frequentato lo studio di J. Ribera, appena tredicenne, nel 1645, si recò a Roma dove, dopo essersi esercitato a copiare grandi maestri, attento specialmente allo studio delle opere di Raffaello, Michelangelo, dei Carracci ... Budapest Città dell’Ungheria (1.675.000 ab. nel 2007), capitale e capoluogo della contea di Pest; sorge sul Danubio, a 104 m s.l.m., ed è nata dall’unione (1873) di tre città distinte, Buda e Óbuda, in collina sulla destra del fiume, e Pest, in piano sulla sinistra. In seguito all’aggregazione (1950) di alcuni ... santo Secondo l’accezione originaria, ciò che è inviolabile in quanto protetto da una sanzione: gli ambasciatori, i tribuni della plebe, le mura, le porte; quindi, in genere, tutto ciò che, consacrato da una legge morale o religiosa, è per ciò stesso inviolabile, o ciò che, per comune consenso degli uomini, ...
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sant’Antònio
sant'Antonio sant’Antònio. – Nome di alcuni santi, di cui noti soprattutto sant’Antonio da Padova (c. 1195-1231) e sant’Antonio abate (morto vecchissimo, a circa 105 anni, nel 356), che fa parte di alcune locuz. del linguaggio com.: con...
fióri di sant’Antònio
fiori di sant'Antonio fióri di sant’Antònio locuz. usata come s. m. pl. – Suffrutice della famiglia crocifere (Iberis semperflorens), con fiori candidi; originario del Mediterraneo, si coltiva nei giardini, e fiorisce da ottobre ad aprile....
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