DEL FEDE, Antonio (Fidei)
Nacque a Firenze attorno al 1370 da famiglia di modesta condizione.
Si ignorano i nomi dei genitori, ma sappiamo che ebbe almeno tre fratelli, di cui due, Giovanni e Giannino, esercitavano il mestiere di barbiere, mentre il terzo, Lorenzo, quello di ricamatore. La casa di abitazione della famiglia era situata sulla piazza del Carmine di Firenze e fu successivamente inglobata nella costruzione di una chiesa dalle monache di S. Monaca attorno al 1472: su di una parete di essa rimase lo stemma della famiglia Del Fede.
Le notizie tramandateci dai biografi del D. sono lacunose e non di rado contraddittorie. Avendo egli maturato la decisione di dedicarsi alla vita monastica, scelse l'Ordine dei carmelitani, a quel tempo (prima della mitigazione della regola operata da papa Eugenio IV) forse il più rigoroso e severo tra gli Ordini religiosi, caratterizzato da una quasi completa astmenza dalle carni e da lunghi periodi di digiuno, di silenzio e di meditazione. Il convento principale della provincia toscana dell'Ordine, quello di S. Maria del Carmine di Firenze, sorgeva a pochi metri di distanza dalla sua abitazione: egli vi fece il suo primo ingresso il 17 genn. 1388, data in cui lo troviamo menzionato in un libro di conti del convento, oggi conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze, come destinatario di un paio di calzari, cosa che nella prassi del monastero significava il suo accoglimento tra i novizi. Vi rimase fino al 1395 e si presume che in questo periodo egli abbia compiuto il noviziato e abbia iniziato la sua formazione spirituale e culturale.
Nel convento di Firenze fece ritorno, dopo circa due anni di assenza, il 2 ag. 1397, proveniente da Lucca; ma non si conosce il motivo di questo trasferimento né se egli abbia trascorso a Lucca l'intero periodo di assenza da Firenze.
Dalla data suddetta e per tutta la durata di questa seconda permanenza a Firenze fu impegnato in una intensa attività di predicazione nel suo convento e in diverse chiese della città. Con la fine dell'anno 1398 sparisce ogni traccia della sua presenza nel monastero fiorentino, per cui se ne deve dedurre il suo trasferimento in altra città. Non sappiamo in quale degli "studia generalia" dell'Ordine carmelitano egli abbia perfezionato i suoi studi teologici, dopo i primi rudimenti appresi nel suo convento di affiliazione, né le tappe di questa formazione culturale e spirituale. Si sa soltanto che negli atti del capitolo (Firenze, 24 giugno 1410), in cui il D. esercitò l'incarico di diffinitor, viene definito "lettore" di teologia, gli viene cioè attribuito il grado inferiore cui gli studi nelle università medioevali davano adito.
In questo stesso capitolo il D. fu destinato per un anno al convento dei carmelitani di Lucca come predicatore. L'anno successivo, nel corso del capitolo generale dell'Ordine, tenutosi a Bologna, fu nominato lettore di Sacra Bibbia presso il convento di Firenze, che ospitava uno degli studia generalia dell'Ordine. Nel 1412, per decisione del capitolo provinciale tenutosi a Montecatini, fu destinato come reggente al monastero di Siena. Gli atti di questo capitolo provinciale sono il più antico documento ufficiale in cui al D. viene attribuito il grado di magister, segno questo che egli aveva ormai raggiunto il vertice degli studi universitari. Nel capitolo provinciale tenuto a Siena nel 1413 il D. fu eletto priore nel monastero di Firenze e, insieme, predicatore nello stesso convento; fece quindi ritorno nel suo monastero di affiliazione, ma vi rimase un anno soltanto poiché il capitolo provinciale dell'anno seguente lo destinò nuovamente a Siena, in qualità di reggente. È questo l'ultimo dei capitoli provinciali tenuti annualmente dai carmelitani in cui viene menzionato il D., al quale, presumibilmente, da questo momento non vennero più affidate responsabilità all'interno dell'Ordine perché chiamato ad altri incarichi. Sappiamo infatti dai suoi biografi che il D. prese parte in questo periodo al concilio di Costanza, in qualità di oratore e che nel corso di esso fu nominato, vescovo di Calvi, nel Regno di Napoli. Sembra però che egli non abbia preso possesso effettivo della diocesi, a causa della infelice situazione in cui si trovava allora la Chiesa, dilaniata dallo scisma e, in particolare, a causa del conflitto vertente tra papa Giovanni XXIII e Ladislao re di Napoli: tuttavia l'Ughelli sostiene che il D. resse Calvi per ventotto anni.
Al 12 ag. 1418 risale la nomina del D. a vescovo di Sovana, diocesi suffraganea della metropolitana di Siena.
Stando all'Ughelli, il D. a questa data reggeva già da quattro anni questa diocesi, perché immessovi dai conti di Pitigliano, e il pontefice in carica, Martino V, non avrebbe fatto altro che legalizzare tale stato di cose. Mentre ricopriva la dignità di vescovo di Sovana, il D. intervenne a consacrare la chiesa di S. Giorgio a Montemarano, del quale avvenimento si conserva memoria in una lapide posta sopra il portale. Nel 1422 intervenne anche alla cerimonia della consacrazione della nuova chiesa del monastero del Carmine di Firenze. In questo periodo fu chiamato ad insegnare teologia nell'università teologica di Firenze, ove, nel 1430, ricoprì per un anno l'incarico di decano. Nei periodi in cui i suoi impegni didattici lo obbligavano a risiedere a Firenze, il D. abitava una parte della casa paterna alla cui proprietà, al momento di entrare nell'Ordine carmelitano, aveva rinunziato a favore del fratello Giovanni ma che poi passò invece ai padri del Carmine di Firenze, da cui fu in seguito ceduta al monastero di S. Monaca.
I suoi biografi asseriscono che il D. fu autore di alcuni trattati di teologia, Quaestiones theologicae e De fide catholica, e di una raccolta di prediche, la cui stesura si interruppe però nel 1415 e i cui manoscritti si conserverebbero tuttora presso il convento del Carmine di Firenze (Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés.); in questo stesso convento si conservava anche un busto marmoreo con epitaffio, andato poi disperso.
Il D. morì a Lucca nel convento dei frati carmelitani il 5 genn. 1433 (ibid.; de Villiers; Cerracchini; Negri); altri, applicando il computo fiorentino, la spostano al 1434 (Serravalli, Eubel).
L'Ughelli, poi, cade in una singolare contraddizione, ripresa poi anche dall'Eubel: nella cronologia dei vescovi di Sovana, l'anno di morte del D. è il 1434, mentre in quella dei vescovi di Calvi è il 1443.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca naz., Conv. soppr. F.5.23: S. Serravalli, Album sive Cathalogus celebrium antiquorum virorum..., c. 3; ibid., F.4.785: Necrologio carmelitano, c. 1; ibid., II-V.131: Acta in capitulis provincialibus provinciae Thusciae Ordinis fratrum Dei genitricis Mariae de monte Carmelo incipiendo anno Domini 1409, cc. 3, 6v, 7, 8; Arch. di Stato di Firenze, Conv. soppr., 113, n. 82: Libro di uscita del convento del Carmine di Firenze, 1382-1401, cc. 130, 193v, 213, 249v, 288rv, 290, 294v, 300; Ibid., Catasto, f.490, cc. 187, 232; F. Ughelli, Italia sacra …, III, Florentiae 1647, coll. 234 s., 753; VI, Romae 1659, col. 602; G.B. Lezana, Annales Ordinis Carmelitani, IV, Romae 1656, p. 775; G. Negri, Istoria degli scritt. fiorentini, Ferrara 1722, p. 59; L.G. Cerracchini, Fasti teologali …, Firenze 1738, pp. 54 s.; Bibl. Carmelitana, a cura di C. de Villiers, I, Aurelianis 1752, coll. 167 s.; Descriz. istorica del sacro tempio del Carmine della città di Firenze, Firenze 1782, p. 6; W. Paatz - E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, III, Frankfurt a. M. 1952, p. 235; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, I, Monasterii 1913, pp. 165, 492; II, ibid. 1914, p. 267; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, col. 772.