DELLA PEGNA (La Pegna), Antonio
Frate domenicano, fu il primo inquisitore inviato in Sicilia dall'inquisitore generale di Spagna Tommaso Torquemada. Nulla sappiamo di lui anteriormente al 1487, anno in cui giunse nell'isola.
Poiché la competenza dell'ufficio dell'inquisitore generale, secondo la volontà del re Ferdinando il Cattolico, che l'aveva istituito con l'approvazione di papa Sisto IV e la conferma di Innocenzo VIII, si estendeva, insieme con gli altri regni soggetti alla sua Corona, anche al Regno di Sicilia, il Torquemada, non potendosi allontanare dalla penisola iberica, inviò il D. come suo sostituto. Il tentativo di introdurre nell'isola l'Inquisizione spagnola aveva suscitato in precedenza le proteste delle magistrature locali, tanto che si era reso necessario un intervento di papa Sisto IV. Il 18 ag. 1487 ebbe luogo in Sicilia il primo autodafè di cui si abbia notizia, con il rilascio al braccio secolare di una ebrea aragonese, Eulalia Tamarit da Saragozza. Il 6 ottobre il re Ferdinando ordinò a tutti gli officiali del Regno di dare esecuzione ad ogni disposizione del D. in materia di Inquisizione per i crimini di eresia e di apostasia. Il 18 dicembre il maestro generale dei frati predicatori Gioacchino Turriani scrisse al provinciale e a tutti i conventi domenicani della Sicilia perché riconoscessero e coadiuvassero il nuovo inquisitore. Il 4 marzo 1488 il presidente del Regno ordinò il pagamento di una somma di denaro in suo favore per spese sostenute da lui e dai suoi famigli per il funzionamento dell'officio dell'Inquisizione.
Tuttavia, benché il re avesse stabilito l'estensione alla Sicilia delle nuove norme introdotte per la Spagna, sembra che il D. non riuscisse a superare tutte le resistenze locali e a far riconoscere il carattere permanente del tribunale dell'Inquisizione; sembra, anzi, che dovesse subire una qualche concorrenza da parte delle preesistenti forme di attività inquisitoriale. Prima della nomina del D. come delegato del Torquemada, ricopriva infatti l'ufficio di inquisitore per la Sicilia il domenicano fra' Antonio Reda, il quale, nonostante la revoca disposta dal maestro generale dell'Ordine dei predicatori, ancora nel febbraio del 1489 continuava ad esercitare il suo incarico in una parte della Sicilia, richiamandosi all'autorità che gli derivava dalla precedente nomina. Per dirimere la controversia si rese necessario un passo del pontefice Innocenzo VIII, il quale intervenne presso il provinciale dei frati domenicani, Giacomo Manso, il 7 febbr. 1489, quando il D. non era ormai più nell'isola. Se ne era infatti allontanato dopo aver rimesso appunto al provinciale, come autorità ordinaria, i suoi poteri inquistoriali. Il papa impose al Reda di non intromettersi più nell'esercizio dell'Inquisizione contro gli eretici; confermò inoltre il Manso come nuovo inquisitore per la Sicilia, finché il D. non fosse tornato nell'isola. Non ci consta, ad ogni modo, che il D. sia in seguito rientrato in Sicilia.
Dell'attività svolta dal D. come inquisitore nel Regno di Sicilia restava memoria nel 1492, allorché fu disposta da Ferdinando il Cattolico l'espulsione degli ebrei anche dall'isola. Prendendo dinanzi al re le difese della componente di origine ebraica, i cittadini palermitani affermarono infatti, tra l'altro, che i giudei convertitisi al cristianesimo si erano sempre dimostrati nel Regno di Sicilia ottimi e perfetti cistiani. Lo stavano appunto a dimostrare - dicevano - i risultati dell'attività inquisitoria svolta in passato contro di loro appunto dal D., il quale non avrebbe trovato tra i cristiani della Sicilia, di origine ebraica e non, dottrine e movimenti ereticali, o comunque eterodossi, da colpire ed estirpare. L'attendibilità di'tale interessata affermazione è ancora tutta da verificare; in essa è da vedere piuttosto una testimonianza delle difficoltà che il D. aveva trovato in Sicilia nello svolgimento del proprio ufficio, una spiegazione della breve durata dell'incafico da lui svolto, la probabile ragione del suo allontanamento dall'isola, del suo mancato ritorno e del temporaneo ristabilimento dell'Inquisizione romana nelle mani dei domenicani locali, prima che l'Inquisizione spagnola si affermasse definitivamente in Sicilia.
Della vita del D. successiva al ritorno in Spagna non abbiamo notizia.
Bibl.: M. A. Coniglione, La provincia domenicana di Sicilia, Catania 1937, p. 300; I. La Lumia, Storie sicil., II, Palermo 1969, pp. 338, 351; V. La Mantia, Origine e vicende dell'Inquisizione in Sicilia,Palermo 1977, pp. 26 s., 220.