DELLA PERGOLA, Antonio
Figlio del condottiero Angelo, conte di Biandrate, nacque con ogni probabilità all'inizio del sec. XV e fu fratello di Leonoro e Delfino. Alla morte del padre, nel 1428, ne ereditò i feudi e il titolo comitale insieme con il fratello Leonoro.
La legittimità della nascita del D. venne contestata nel 1443 dal fratello Delfino, allora vescovo di Parma, il quale si rivolse al duca di Milano per ottenere l'esclusione dello stesso D. dall'eredità paterna, in quanto nato fuori di regolare matrimonio. La richiesta non fu accolta dal Consiglio di giustizia di Milano, che confermò i diritti del D. sui beni paterni, a prescindere dalla legittimità della sua nascita. Non sappiamo perché Delfino avesse atteso tanti anni prima di avanzare le sue pretese sui feudi del padre. È possibile che il suo tentativo fosse incoraggiato dai nuovi orientamenti dei giureconsulti milanesi, i quali in quel torno di anni andavano regolando con norme più rigide la materia della successione feudale. La decisione favorevole al D., peraltro, si spiega con la volontà del duca di favorire gli interessi di uno dei suoi più fedeli e capaci capitani, secondo una politica tradizionalmente seguita dal Visconti nei riguardi dei suoi condottieri.Le prime imprese militari del D., che insieme col fratello Leonoro assunse il comando delle milizie del padre dopo la sua morte, sono registrate dai cronisti solo come riflesso della fama di Angelo: durante gli eventi conclusivi della guerra tra-Milano e Venezia, nel 1428, uno dei due fratelli fu fatto prigioniero (Sanuto, Billia) e il Redusi segnala che "il figlio di Angelo Della Pergola", insieme con il Piccinino, compi una spedizione punitiva contro una popolosa villa della Val Seriana; i due capitani, al comando di ottocento uomini d'arine, colsero di sorpresa la guarnigione del borgo, fecero molti prigionieri, compirono razzie e depredarono brutalmente la popolazione. Nello stesso anno, dopo la pace di Ferrara, il D. è segnalato tra i capitani viscontei che parteciparono alle campagne militari contro alcuni signori della riviera ligure, ribelli al duca e appoggiati dal marchese del Monferrato. Nel 1430 il D. fu arruolato, con il tacito assenso del Visconti, da Paolo Guinigi, signore di Lucca, con una condotta di duecentocinquanta cavalli e ottantatré uomini d'arme, collaterale a quella stipulata contemporaneamente da Francesco Sforza per difendere Lucca dai ripetuti attacchi fiorentini. Di lì a poco le trame dello Sforza determinarono la caduta del Guinigi e la città di Lucca, per evitare l'occupazione militare e la sottomissione a Firenze, fu costretta a rinnovare la ferma dei capitani viscontei, compreso il Della Pergola. L'anno successivo, un ulteriore attacco fiorentino indusse i cittadini lucchesi a chiedere nuovamente soccorso al duca di Milano, che in un primo tempo inviò il Piccinino, e successivamente le milizie di rinforzo del D., di suo fratello Leonoro, del Barbiano e del Trivulzio. In questa occasione il D. si distinse in alcune azioni militari, e nei mesi successivi si trattenne in Toscana dove fu assoldato dalla città di Siena che gli affidò la carica di capitano generale. Dopo aver conseguito per i Senesi una importante vittoria su Firenze (4 giugno 1432), il D. tornò al servizio del duca di Milano, e partecipò alla fine dello stesso anno a una campagna militare contro il signore di un piccolo dominio ai confini dello Stato milanese, Francesco da Correggio, colpevole di tradimento verso il duca.
La lunga fedeltà del D. fu premiata dal Visconti con alcuni riconoscimenti: nel 1439 un decreto ducale confermò al D. e a suo fratello Leonoro alcuni privilegi fiscali in virtù della loro condizione di capitani ducali; nel 1443 il Consiglio di giustizia, con la decisione già citat a, rinnovò al D. l'investitura dei feudi ereditati dal padre. Benché le notizie relative agli anni successivi siano scarse, è da ritenere che le milizie del D. continuassero a costituire una parte di quel contigente di forze militari stanziali sulle quali faceva affidamento il duca di Milano fin dai primi decenni del XV secolo, e che rappresentava un indubbio punto di forza dell'organizzazione militare milanese rispetto a quella degli altri Stati italiani.
Verso la fine degli anni '40 la situazione patrimoniale della famiglia Della Pergola conobbe un periodo di grave crisi. Il D. ed il fratello Leonoro persero il feudo di Biandrate e rimasero in possesso del solo feudo di Zeme in Lomellina, la cui titolarità, peraltro, era loro contesa dai canonici del capitolo di S. Croce di Mortara. Le difficoltà economiche dei due fratelli sono anche testimoniate dai cospicui debiti che essi furono costretti a contrarre in quegli anni.
Il D. morì tra il 1452 e il 1454, come risulta da alcune lettere del fratello Leonoro. Di lui conosciamo una figlia, Lucrezia, che si sposò a Parma nel 1459.
Il fratello del D., Leonoro, fu a lungo al servizio del Visconti. Nel 1431 partecipò alla già ricordata impresa di Lucca e nel 1434 combatté in Romagna contro le truppe pontificie: nel 1435 il suo nome compare nel trattato di pace tra quelli dei capitani viscontei che il duca si impegnava a far rientrare inLombardia. La cronaca del Ghirardacci lo segnala tra i capitani milanesi inviati a Bologna nel 1443 per reprimere l'insurrezione fomentata da Annibale Bentivoglio: nello scontro del 14 agosto le forze viscontec vennero sconfitte e Leonoro trovò rifugio a Finale nel castello del marchese di Ferrara. Leonoro venne particolarmente colpito dalla crisi economica della famiglia: dopo la morte del fratello, fu condannato e incarcerato a Milano per i debiti contratti insieme con quello. Morì intorno al 1470, lasciando con me erede il figlio Angelo; un altro figlio, Francesco, era stato familiaris ad arma di Francesco Sforza tra il 1450 e il 1454, quando aveva militato agli ordini del condottiero Moretto da Sannazzaro.
Fonti e Bibl.: La vertenza tra il D. ed il fratello Delfino nel 1443 è testimoniata dal decreto ducale del 25 maggio 1443 che si trova nel Codice visconteo,conservato presso l'archivio privato dei conti Taverna di Canonica Lambro (un breve regesto del Aocumento è pubblicato da G. P. Bognetti, Per la storia dello Stato visconteo,in Arch. stor. lomb.,LIV [1927], p. 308). Notizie sugli ultimi anni di vita del D. si rilevano dalle lettere del fratello e da altre fonti conservate presso l'Archivio di Stato di Milano, nei fondi Famiglie, b. 140; Sforzesco, Carteggio Interno, bb. 725-754 (lettere di Leonoro del 18 e 20 giugno 1452, 11 e 22 luglio 1454); Feudi Camerali, p. a., b. 652, fasc. II; Sforzesco, Registro missive ducali 97, cc. 44, 229 ss. (lettere ducali del 1471). Sono inoltre da segnalare: A. Billia, Rerum Mediol. historia,in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XIX,Mediolani 1731, col. 106; A. Redusi, Chronicon Tarvisinum, ibid., col.866; M. Sanuto, Vitae ducum Venetorum, ibid., XXII,ibid. 1733, col. 998; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, III,in Rer. Ital. Script.,2 ed., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, p. 93; Documenti diplom. tratti dagli archivi milanesi,a cura di L. Osio, II, Milano 1870, p. 376; Inventari e regesti del R. Archivio di Stato di Milano, I, I registri viscontei,a cura di C. Manaresi, Milano 1915, pp. 42 ss.; E. Giannini, Memorie istoriche di Pergola e degli uomini ill. di essa, Urbino 1732, pp. 142 ss.; L. Boselli, Delle istorie piacentine, II,Piacenza 1804, p. 165; A. Pezzana, Storia della città di Parma, Parma 1837-1859, II, pp. 328 s.; III, pp. 83, 194; L. Nicoletti, Di Pergola e dei suoi dintorni, Pergola 1899, pp. 601 s.; F.Cognasso, L'alleanza sabaudo-viscontea contro il Monferrato nel 1431, in Arch. stor. lomb., XLII(1915), pp. 303 s.; Id., Il ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria,in Storia di Milano,VI, Milano 1955, pp. 254, 261, 310.