DELLA RATTA (Della Rath), Antonio (Luigi-Antonio)
Figlio di Francesco di Diego e della seconda moglie di questo, Caterina d'Alneto, nacque dopo il 1336. Dal padre, morto nel 1359, ereditò la contea di Caserta e dalla madre quella di Alessano. Fu accanto alla regina di Napoli Giovanna I d'Angiò, e a lei pienamente fedele, nel corso degli avvenimenti che segnarono drammaticamente gli ultimi anni del suo regno. Il 25 nov. 1373 vendette ad Andrea Acciaiuoli il feudo di Contessa d'Altavilla Mignano. Nel febbraio 1376 fu inviato dalla regina ad Asti, insieme con i conti di Cerreto e di Sant'Angelo, con Roberto Orfino da Nola e altri quaranta cavalieri, che si imbarcarono su quattro galee per ricondurre e scortare a Napoli il duca Ottone di Brunswick, quarto ed ultimo marito di Giovanna d'Angiò.
Dopo l'elezione del pontefice Urbano VI, avvenuta nell'aprile 1378, pare che il D. abbia fatto parte di un'ambasceria inviata a Roma dalla regina per versare alla Sede apostolica una parte del censo dovutole dal Regno napoletano. Divenuto ostile l'atteggiamento di Giovanna d'Angiò nei confronti del nuovo papa, tra la fine di agosto e i primi di settembre del 1378 il D. svolse, per incarico della sovrana, un'altra e più delicata missione, insieme con il gran cancelliere del Regno Niccolò Spinelli da Giovinazzo: a Fondi, nel palazzo del conte Onorato Caetani, partecipò, in rappresentanza della regina stessa, alle riunioni dei cardinali che avevano abbandonato Urbano VI e preparavano l'elezione al soglio pontificio di Roberto da Ginevra con il nome di Clemente VII, dando così inizio al grande scisma d'Occidente. A dubbio se. nel compimento di tale missione si sia recato anche ad Avignone presso i cardinali francesi che erano rimasti in quella città. Per la parte avuta nelle vicende che determinarono lo scisma, fu anche accusato, quasi sicuramente a torto, dai sostenitori di Urbano VI di avere partecipato alla presunta falsificazione di alcune bolle pontificie per influenzare la regina Giovanna, facendole credere che il papa intendesse privarla del Regno. Il D. rimase fedele alla regina, e a Clemente VII, anche dopo la fuga di quest'ultimo in Francia, dopo la deposizione di Giovanna I da parte di Urbano VI e l'invasione del Regno da parte di Carlo III d'Angiò Durazzo, investito dal papa di Roma del trono di Sicilia e coronato (1-2 giugno 1381). Nel 1380 per dare soccorso alle difficoltà finanziarie della sovrana vendette il feudo di Montorio a Matteo Della Marra, signore di Serino. In ricompensa dei suoi servizi, Giovanna gli donò il 15 marzo 1381 la terra di Montefuscoli e alcuni casali. Sebbene la maggior parte dei baroni napoletani, intorno al settembre del 1381, avesse riconosciuto re Carlo III e gli si fosse sottomessa, il D. fu uno dei pochi a rimanere tenacemente ostile a quel sovrano, insieme con i conti di Fondi e di Ariano. Prima del giugno 1381, ad ogni modo, era stato privato da Urbano VI della contea di Caserta, che il papa dette in feudo al proprio nipote Francesco Prignano, detto Butillo, il quale però non riusci mai ad entrarne in possesso. In questo difficile momento il D. venne inviato in Francia dalla regina Giovanna insieme con Angeluzzo di Sarno per chiedere l'intervento di Luigi d'Angiò in sostegno della sovrana e concludere con lui un accordo che lo avrebbe riconosciuto come erede al trono napoletano, mediante un atto di adozione. Quando tornò a Napoli dalla Provenza provvisto di rinforzi, trovò Giovanna 1 ormai vinta e prigioniera di Carloúi Durazzo. Partì ancora una volta per la Francia, allo scopo di sollecitare maggiori aiuti e perorare la causa napoletana alla corte regia e alla Curia pontificia di Avignone.
Morì nel corso del 1382, in Francia, durante questa ultima missione.
Aveva sposato Beatrice Del Balzo, dalla quale gli erano nati Francesco, Luigi, Sandolo e Cicella, la quale sposò Matteo Della Marra, signore di Serino, e, rimasta vedova, sposò in secondo nozze Ungaro Sant'Angelo, conte di Sarno.
Fonti e Bibl.: S. Baluze, Vitae Paparum Avenionensium,a cura di G. Mollat, Paris 1914-1922, II,p. 647; I Diurnali del duca di Monteleone,in Rerum Ital. Script.,2 ed., XXI, 5, a cura di M. Manfredi, pp. 18, 21, 29 ss.; S. Ammirato, Delle famiglie nobili napol., Firenze 1651, p. 279;F. Campanile, Dell'armi overo insegne dei nobili, Napoli 1680, pp. 70 s.; B. Candida Gonzaga, Mem. delle famiglie nobili delle provincie merid. d'Italia, II, Napoli 1875, p. 108;L. Gayet, Le grand schisme d'Occident,I,Paris-Florence-Berlin 1889, App., p. 60;G. Romano, N. Spinelli da Giovinazzo diplomatico del secolo XIV, in Arch. stor. per le prov. napol., XXVI (1901), p. 241;A Cutolo, Re Ladislao d'Angiò Durazzo, Napoli 1969, p. 33;S. Fodale, La politica napoletana di Urbano VI,Caltanissetta-Roma 1973, pp. 57 s.