ANTONIO di Guccio della Scarperia
Figlio del maestro Guccio di maestro Marsillio, ambedue medici, nacque a Scarperia, castello fiorentino, tra il 1350 e il 1352. Il 9 dic. 1374 seguì il padre e il fratello Matteo a Firenze, dove ottenne la cittadinanza e dove, forse, insegnò medicina. Nel 1377 fu a Bologna come lettore di medicina; dopo di che, per ben dodici anni non se ne ha quasi nessuna notizia, se si eccettui un manoscritto (cod. Vat. lat. 4445) contenente le questioni mediche da lui sostenute nello Studio di Perugia e riunite il 18 dic. 1386 dal suo discepolo Paolo di Santo, che, pur se lacunose, valgono a illuminare tale periodo. Nel 1389 insegnò a Perugia, dove precedentemente aveva comprato una casa. Proprio a Perugia lo raggiungeva una lettera di Coluccio Salutati che lo invitava a leggere medicina in Firenze e che, poiché egli aveva già rifiutato, lo minacciava di rappresaglie se avesse insistito nel suo atteggiamento.
Non si sa con esattezza se A. si sia trasferito subito a Firenze; certo è che nel 1390 era ancora a Perugia, di cui otteneva la cittadinanza il 22 febbraio. Anzi, secondo il Marini, nello stesso anno A. si sarebbe recato a Roma, ove sarebbe rimasto sino al 1410. Questa notizia è però sicuramente errata, dato che A. nel 1392 era a Firenze e ivi compose un trattato De signis febrium in tre libri, contenuto nel ms. Riccard. 2153 (ivi, a c. 61A, la datazione). Al 26 sett. 1402, inoltre, risale un documento (edito dal Gherardi) col quale gli ufficiali dello Studio fiorentino gli davano la carica di lettore per il nuovo anno e ne stabilivano il salario. Il Corsini poi, sulla base di un codice in cui per un lungo periodo di tempo si trovano registrati tutti i consoli dell'Arte medica di Firenze, afferma che Antonio di Guccio fu console per la prima volta dal 1º maggio a tutto agosto 1406 e che poi fu chiamato a tale carica, a intervalli, per dieci volte, fino all'ultima che fu dal 1º genn. 1430 a tutto aprile 1431.
Certo è che nel 1410 A. andò a Roma come medico di Giovanni XXIII: non sappiamo quanto sia durato tale incarico, poiché egli riappare in un elenco dei lettori di Firenze del 1413 o del 1414. Nel 1422 egli era a Padova, ma vi rimase assai poco perché il 19 ott. 1423 leggeva medicina nello Studio di Firenze.
Questa è l'ultima notizia sicura sulla sua attività professionale; gli altri documenti che lo riguardano, del 1427, del 7 sett. 1431 e del 1433, appartengono tutti al catasto e ci provano che egli non si mosse più da Firenze.
Fu medico famosissimo e amico di Coluccio Salutati, che nella lettera già ricordata, a lui stesso diretta, lo chiama uomo insigne e dottissimo, oltre che egregio dottore, e gli invia un commento a una lettera di Seneca a Lucilio. Ebbe due mogli: Agnola di Lisabetta di Cione Pitti e Bartolomea di Pietro.
Morì nel 1432 o nel 1433.
La fama gli sopravvisse a lungo, come attesta una "provvisione" di Firenze, che si trova nel Regesto delle Provvisioni (n. 156) dell'Archivio di Stato in Firenze con data 25 nov. 1465, nella quale si esortavano gli speziali a curare che le pillole di Antonio della Scarperia, "composte con optimo ordine et grandissima diligentia", fossero ben confezionate e consigliate ai malati. Il Corsini ritiene di aver trovato nel Ricettario Fiorentino, che fu pubblicato per la prima volta nel 1567 e che ebbe varie ristampe tra cui quella del 1623, la composizione di tali pillole.
Fonti e Bibl.: A. Gherardi, Statuti della Università e Studio fiorentino, Firenze 1881, pp. 198, 353, 377, 389, 394, 403, 471 s.; Epistolario di Coluccio Salutati, a cura di F.Novati, III, Roma 1896, in Fonti per la Storia d'Italia, XVII, pp. 239-258; G. Lami, Catalogus codicum manuscriptorum in Bibliotheca Riccardiana, Liburni 1766, p. 348; G. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, pp. 132 s.; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle Società scientifiche di Firenze, Firenze 1810, pp. 49 s., 66, 73; F. Puccinotti, Storia della medicina, II, Livorno 1855, pp. CXXXIX-CXL; A. Corsini, Le pillole di maestro Antonio della Scarperia, in Riv. critica delle scienze mediche e naturali, II(1911), pp. 42-48; G. Ermini, Storia della Università di Perugia, Bologna 1947, p. 158.