PETRUZZELLI, Antonio e Onofrio
PETRUZZELLI, Antonio e Onofrio. – Nacquero entrambi a Bari, da Beniamino, armatore e poi comandante di velieri, e da Teresa Volpe, figlia di un armatore barese: Onofrio l’8 gennaio 1850 e Antonio il 19 dicembre 1851.
Nella storia dell’imprenditoria commerciale barese sono ricordati come ‘i fratelli Petruzzelli’ e il loro nome è legato indissolubilmente alla costruzione di uno dei più grandi teatri d’Italia: il Politeama Petruzzelli.
L’inizio delle loro fortune mercantili risale ai primi decenni postunitari, durante i quali i due fratelli presero strade divergenti per formazione professionale e sbocchi lavorativi, finite poi per ricongiungersi a seguito di successivi accadimenti.
Onofrio iniziò a collaborare nell’attività familiare: un piccolo commercio di tessuti, coperte, corredi che il padre si procurava a Trieste, dove periodicamente faceva scalo il veliero di cui era capitano, e la madre rivendeva a Bari. I contatti con la piazza di Trieste erano radicati anche nella storia della famiglia che, proprio in quella città e nella sua marineria mercantile, aveva le sue origini come famiglia di capitani di lungo corso e proprietari di velieri. Da lì veniva il nonno Onofrio, che frequentò a lungo il porto di Bari per i suoi traffici nei primi decenni dell’Ottocento, prima di accasarsi con una giovane e ricca giovane barese e stabilirvisi definitivamente. Dei suoi due figli, Beniamino e Antonio, il primo proseguì l’attività paterna e il secondo, laureatosi in giurisprudenza a Vienna, alla morte del padre si stabilì a Trieste per esercitare l’attività forense.
Fu presso questo suo omonimo zio triestino che venne mandato a vivere e studiare Antonio Petruzzelli. Nel capoluogo giuliano frequentò la scuola nautica e conseguì il diploma di capitano di lungo corso, assumendo poi il comando di navi mercantili per diversi anni, in continuità con la prestigiosa tradizione familiare. A Bari, nel frattempo, Onofrio aveva progressivamente ampliato le attività dell’azienda di famiglia, iniziando a importare direttamente dall’Inghilterra grandi quantità di stoffe che rivendeva in Puglia, con cospicui ritorni economici. Da sviluppi commerciali così incoraggianti nacque l’esigenza di inserire nuova linfa nella conduzione dell’attività mercantile e, per questo, Onofrio richiamò a Bari il fratello minore per associarlo nella gestione dei commerci e nella condivisione dei profitti. Profitti che raggiunsero livelli così elevati da alimentare la leggenda secondo cui, nei magazzini di via Melo 77 in una vecchia cisterna sotterranea, venivano quotidianamente ammassate le monete incassate dalle vendite dei vari negozi e dalle spedizioni ai numerosissimi clienti in tutta la Puglia, ma anche in Calabria, Basilicata e Campania.
In quegli anni, fra il 1875 e il 1887, la città di Bari visse un periodo di grande prosperità, derivante dall’imponente sviluppo della vitivinicoltura da esportazione per soddisfare l’ingente richiesta di vini da taglio proveniente dalla Francia, i cui vigneti avevano subito la devastazione della fillossera, un parassita di origine americana, diffusosi tra il 1863 e il 1890 in tutta la Francia viticola con effetti distruttivi tali da abbattere la sua produzione di vino da 83.836.000 ettolitri nel 1875 a 25.770.000 nel 1889. Per questi motivi la Puglia iniziò a ricoprirsi di vigneti, raggiungendo la più elevata concentrazione proprio in Terra di Bari dove l’opera di riconversione agricola si risolse in una straordinaria specializzazione nel settore vitivinicolo.
La crescente remuneratività dei commerci arricchì la società barese in tutte le sue componenti: contadini, proprietari terrieri, commercianti, banchieri e, in questa favorevole congiuntura, gli affari e le fortune dei fratelli Petruzzelli prosperarono rapidamente. Gran parte dei loro profitti venne reinvestita in immobili e terreni, in coerenza con una tradizionale propensione dei commercianti baresi verso il consolidamento della ricchezza nella rendita immobiliare e fondiaria, talvolta anche a scapito dell’investimento in innovazione e diversificazione imprenditoriale.
Onofrio e Antonio Petruzzelli non presero mai moglie e, nella loro abitazione di via Melo vissero con la sorella Maria, sposata con l’ingegnere Angelo Cicciomessere che, con decreto reale del 19 agosto 1900, ottenne di cambiare il suo cognome in Messeni. Questi, capo dell’Ufficio tecnico comunale dal 1885 al 1897, si sarebbe rivelato un protagonista della vicenda che lega il nome dei Petruzzelli alla costruzione del teatro, avviata nel 1877.
Il 1° maggio di quell’anno, il Consiglio comunale di Bari, constatata l’inadeguatezza del teatro Piccinni ad accogliere la sempre maggiore partecipazione dei baresi alle rappresentazioni teatrali e musicali, decise di bandire un concorso per la progettazione e la costruzione di un nuovo teatro politeama da realizzarsi su un suolo, detto ‘alla Marina’, prospiciente il lungomare cittadino e situato nelle vicinanze della costruenda Camera di commercio. A questa fase preparatoria, durata circa dieci anni, Onofrio e Antonio non parteciparono, anche perché le prime proposte progettuali, oltre a rivelarsi inconsistenti o velleitarie, risentirono della crisi.
Il contesto economico, alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento andava rapidamente deteriorandosi a seguito di scelte governative di politica commerciale internazionale – chiusura del mercato francese dopo la svolta protezionistica del 1887 – particolarmente penalizzanti per quelle produzioni agricole specializzate, come la vite e l’olivo, sulle quali la popolazione barese aveva fondato la prosperità dei cosiddetti ‘tre lustri d’oro’ (1872-87).
Anche a causa della crisi, fu impossibile per alcuni imprenditori, come i fratelli Barone, portare a compimento il progetto del nuovo teatro, per il quale avevano già impegnato risorse e prestato le necessarie cauzioni al Comune che, nel 1890, accolse la rinuncia per favorire il disimpegno contrattuale dei primi aggiudicatari della concessione. L’idea fu così accantonata per qualche anno; ma, quando il quadro economico cittadino cominciò a rasserenarsi e si intravidero i primi segni di ripresa dei commerci con l’estero, il Comune di Bari rimise mano al progetto del nuovo teatro.
Nel marzo 1892 il Consiglio comunale decise di indire una nuova gara per l’assegnazione in concessione del suolo su cui si sarebbe dovuto costruire un teatro politeama della capienza di almeno 3000 posti, intitolato al musicista barese Nicola De Giosa (1820-1885). Questa volta la partecipazione alla gara d’appalto fu più nutrita e, con quelle di Donato Greco, proprietario del Politeama Vittorio Emanuele, e di Giacomo Sbisà, facoltoso commerciante, giunse anche la proposta progettuale di Onofrio Petruzzelli, in quegli anni consigliere comunale. Il 29 settembre 1894, con una lettera al sindaco, si dichiarò disponibile a investire circa seicentomila lire per realizzare un grandioso teatro degno della città.
Il progetto di Petruzzelli ricevette l’approvazione dell’apposita Commissione nominata dal Consiglio comunale e, finalmente, il 29 gennaio 1896, fu sottoscritto il contratto di concessione fra il Comune di Bari, rappresentato dal sindaco Giuseppe Re David, e Antonio Petruzzelli, dando così avvio ai lavori di costruzione del nuovo politeama.
Fin dall’inizio, i fratelli Petruzzelli si resero conto del gravoso impegno contrattuale e delle difficoltà operative collegate alle dimensioni della struttura che si apprestavano a realizzare e, a due anni dall’inizio dei lavori, decisero di apportare alcune modifiche al progetto chiedendo inoltre l’allungamento a quattro anni dei tempi di consegna. Il nuovo progetto era stato redatto dal cognato, l’ingegner Messeni e, a fronte dell’incremento di spesa che ne derivava, i fratelli chiesero e ottennero che il nuovo teatro prendesse il nome di Politeama Petruzzelli e non più De Giosa. Dal Comune non opposero grandi resistenze alle richieste, anche perché la continuità dei lavori garantiva una consistente occupazione di manodopera nel cantiere, in un periodo in cui Bari fu investita, come altre città d’Italia, da disordini e proteste contro l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Nel 1898 la città e alcuni comuni della provincia furono infatti teatro di episodi violenti, i più gravi dei quali accaddero a Molfetta e a Minervino Murge, dove i tumulti causarono alcune vittime, prima di essere repressi nel sangue dalle truppe del generale Luigi Gerolamo Pelloux.
Le fortune commerciali della ditta Petruzzelli sostenevano i costi della costruzione del Politeama, consentendo loro di portare a termine nei tempi stabiliti la realizzazione del teatro che – modernamente dotato di illuminazione elettrica, riscaldamento e con una capienza di quasi 2200 posti – fu inaugurato il 14 febbraio 1903 con la rappresentazione de Gli Ugonotti del compositore tedesco Giacomo Meyerbeer.
Da quel giorno il grande teatro barese ha rappresentato una tappa imprescindibile e un punto di riferimento per le compagnie teatrali e per le manifestazioni artistiche di vario genere che consideravano come un riconoscimento prestigioso il loro inserimento nel programma annuale del Petruzzelli. Onofrio e Antonio avevano riservato, per sé e per i propri familiari, un palco di seconda fila dal quale seguivano con assiduità gli spettacoli in programmazione. Fino agli ultimi anni di vita, la presenza dei Petruzzelli nel foyer e nei corridoi del Politeama fu la conferma e la celebrazione di un grande successo imprenditoriale che ben si coniugava con la passione per l’arte e il mecenatismo culturale. Virtù che ebbero pubblico riconoscimento il 15 febbraio 1928, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’inaugurazione del teatro, quando, nel corso di una solenne cerimonia alla presenza delle più importanti personalità della politica e dell’economia cittadina, venne consegnata ai fratelli Petruzzelli e all’ingegner Messeni una targa d’oro con dedica.
Per Onofrio fu l’ultima gratificazione della vita, perché morì a Bari il 29 dicembre 1928 dopo breve malattia.
La divisione della sua cospicua eredità provocò dissidi tra il fratello e gli altri parenti, ragion per cui dovette essere affidata a un’amministrazione giudiziaria, ancora attiva nel 1934, anno nel quale anche Antonio, estromesso ormai dall’azienda di famiglia, fu colpito da una grave malattia e, costretto a letto per circa due mesi, morì il 2 marzo 1934.
Il teatro fu devastato da un incendio nel 1991 e, ricostruito, fu restituito alla città nel 2009.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bari, Amministrazioni comunali, Opere pubbliche, b. 88; I funerali di O. P., in Gazzetta del Mezzogiorno, 1° gennaio 1929; A. De Palma - G. Re David - V. Janfolla, Difese per Emanuele Messeni contro P. A., Messeni Beniamino, Messeni Onofrio, Messeni Antonio, Messeni Teresa Serafina: autenticità del testamento di O. P. a seguito della prova testimoniale, s.l., [1933]; La morte di A. P., in Gazzetta del Mezzogiorno, 3 marzo 1934; I funerali di A. P., in Gazzetta del Mezzogiorno, 4 marzo 1934.
Fratelli Petruzzelli, in Puglia d’oro, Bari 1936. Sulla città dell’epoca, S. La Sorsa, La vita di Bari durante il secolo XIX, (parte seconda) Trani 1915. Sul teatro, V. Attolini - P. Moliterni - V. Persichella, Vissi d’arte. Gli 80 anni del Petruzzelli di Bari. Il mito e le vicende, Bari 1983; A. Giovine, Il Teatro Petruzzelli di Bari. Stagioni liriche dal 1903 al 1982, Bari 1983; F. Picca, Bari ‘capitale’ a teatro. Il Politeama Petruzzelli (1877-1914), Bari 1987; si veda anche il sito dell’omonima Fondazione all’indirizzo www.fondazionepetruzzelli.it/il-teatro/.