EMO CAPODILISTA, Antonio
Nacque a Padova da antica nobile famiglia, cui l'Austria aveva riconosciuto il titolo comitale, il 30 maggio 1837, figlio secondogenito di Giordano e di Elisabetta Vendramini. Abbandonati presto gli studi, a vent'anni sposò Andrianna Venier (da cui ebbe poi il figlio Giovanni Leonardo), per dedicarsi all'amministrazione dell'ingente patrimonio fondiario della famiglia. Invano allettati dal favore degli Asburgo (nel gennaio 1857 la giovane contessa fu nominata dama di palazzo di Francesco Giuseppe, durante la sua visita a Padova), gli Emo Capodilista diedero prove del loro patriottismo. Fin dal 1859 l'E., emigrato in Piemonte, assunse la cittadinanza sarda e fu ammesso a far parte dello stato maggiore di re Vittorio Emanuele II, nel quale rimase - con qualche intervallo - fino al compimento della guerra del '66. Intanto il fratello maggiore Leonardo (n. 1833) si rese benemerito del Comune, lasciando alla sua morte prematura (1864) al Museo civico, che allora si andava costituendo, la collezione di quadri, ricca di ben 543 dipinti che vanno dal '400 al '700.
Rientrato a Padova, annessa al Regno d'Italia, l'E. divenne maggiore della costituita guardia nazionale e fu chiamato dal commissario G. N. Pepoli a membro della Congregazione provinciale provvisoria (luglio 1866). Qualche anno dopo, approvato dal Consiglio comunale il nuovo statuto della Cassa di risparmio e formato il consiglio d'amministrazione, l'E. ne fu eletto presidente (14 genn. 1871).
La Cassa di risparmio, fondata nel 1822a fianco del Monte di pietà, venne effettivamente separata da questo solo col io giugno 1871e rinnovò la sua attività in un periodo denso di difficoltà economiche, derivanti soprattutto dalla lunga crisi agraria. Ciò spiega l'estrema cautela negli investimenti, l'incoraggiamento dato al piccolo risparmio e le condizioni di favore riservate al credito agricolo. Anche se le agevolazioni in tema di cambiali, portandone la scadenza a sei mesi, non bastarono a sollevare dalla depressione le campagne, dove crescevano i mutui ipotecari, la Cassa decideva sovvenzioni a favore delle Casse rurali e sostegno al Consorzio agrario, realizzando in città l'Istituto "Vittorio Emanuele II" per fanciulli orfani e derelitti, asili infantili, cucine economiche, l'ospizio marino.
Con la riforma dello statuto nel '91 (su proposta di C. Tivaroni) veniva deciso l'innalzamento del limite dei depositi e più larghe erogazioni di beneficenza. Resasi più indipendente dal Comune, la Cassa trasferi la propria sede in un nuovo palazzo, mentre l'incremento dei fondi era accompagnato dall'erezione della nuova casa di ricovero, in via B. Pellegrino, capace di 120 letti.
Alla fine del 1900, con il passaggio dell'amministrazione comunale al gruppo democratico-radicale, l'E. - motivandole con le sue cattive condizioni di salute - presentò le dimissioni, che vennero accettate il 27 novembre, venendo egli contemporaneamente acclamato presidente onorario dell'ente presieduto per trent'anni.
Appartenendo all'area conservatrice, per educazione e per indole, l'E. aveva fatto parte dell'Unione liberale, poi dell'Associazione costituzionale (1876), ed aveva partecipato a lungo all'attività del Consiglio comunale. Nel '77, quando l'Associazione indipendente tentò timidamente di vincere l'esclusivismo della "consorteria" moderata, egli entrò nella lista di quest'ultima appoggiata dai clericali, insieme con F. Piccoli, Gino Cittadella Vigodarzere, c. Maluta ed altri, che prevalse col sostegno del Giornale di Padova. Quando poi il 18 nov. 1879 V. S. Breda si dimise da deputato del II collegio di Padova per incompatibilità con la sua carica di presidente della Società veneta di costruzioni, il comitato elettorale designò a succedergli l'E. che, in concorrenza col candidato dell'Associazione progressista e democratica G. Pacchierotti, medico e garibaldino, ebbe 297 voti contro 196 dell'avversario (4 genn. 1880).
Ma la XIII legislatura era alla fine. Nelle elezioni del maggio 1880 i moderati. rinfrancati dai risultati ottenuti, ripresentarono come loro candidato l'Emo Capodilista. Alla sua modesta personalità venne questa volta contrapposto A. Baccarini, autorevole esponente della Sinistra, che ottenne però soltanto 72 Voti contro i 336 dell'Emo Capodilista. Questi ritornò alla Camera e per sorteggio entrò a far parte dell'ufficio VI; esigua fu la sua partecipazione ai lavori parlamentari, dove si adeguò costantemente alle direttive di A. Cavalletto che egli considerava la sua guida. Votò cosi contro l'allargamento del suffragio proposto da F. Cavallotti, ma fu spesso assente anche per motivi familiari (nel 1881 perdette la moglie). Dopo le elezioni amministrative dell'81, che divisero i liberali padovani, egli partecipò all'operazione trasformistica che portò alla fondazione de L'Euganeo, quotidiano inteso a porsi al di sopra delle parti.
L'E. non si presentò candidato per la XV legislatura, dove gli subentrò nel collegio G. Bucchia, mentre restò nel Consiglio comunale, e fu più volte assessore, fino all'89. Dal '95 fu consigliere provinciale e presiedette il Consiglio stesso fra il 29 ag. 1899 e il 12 ag. 1900. Designato anche successivamente alla presidenza, non volle assumerla per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute che spiegano pure la sua scarsa presenza in Senato, a cui fu chiamato, per censo, il 25 ott. 1896.
Negli ultimi anni il suo interesse per la vita politica, che mai era stato forte, scemò del tutto. Le ultime sue cure furono per l'istituzione e il funzionamento della cattedra ambulante d'agricoltura.
Dopo penosa malattia l'E. si spense nel palazzo-castello avito di Padova nelle prime ore del 14 febbr. 1912. I suoi funerali riuscirono imponenti e la sua salma venne tumulata a Montecchia.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Provincia di Padova, 14-15 febbr. 1912; Almanacco italiano, XVIII (1913), p. 657; Atti parlamentari. Camera dei deputati, legisl. XIV, 1880-82, ad Indicem; G. Dandolo, Notizie e documenti sulla Cassa di risp. di Padova dal 1822 al 1897, Padova 1898, pp. 70 ss.; Notizie e documenti della Cassa di risp. di Padova dal 1898 al 1910, Padova 1911, pp. 2, 70; J. Tivaroni, La Cassa di risp. di Padova nel suo primo centenario, 1822-1922, Padova 1922, p. 117; G. Monteleone, Economia e politica nel Padovano dopo l'Unità (1866-1900), Venezia 1971, pp. 154, 209 s., 267 s., 278, 281, 340; G. Toffanin iunior, Cent'anni in una città, Cittadella 1973, pp. 105, 279, 295; G. Monteleone-A. Stella, Centocinquant'anni di vita della Cassa di risp. di Padova e Rovigo. Lineamenti storici, 1822-1972, Padova 1974, pp. 20, 27-32, 45-49, 75; T. Sarti, IlParlamento ital. Profili e cenni biografici di tutti i senatori e deputati viventi, Roma 1898, p. 256; C. Belloni, Dizionario storico dei banchieri italiani., Firenze 1951, p. 91.