ERA, Antonio
Nacque ad Alghero (prov. Sassari) da Potito e da Domenica Cossu il 15 febbr. 1889. Dopo i primi studi nella città natale, conseguì la maturità classica presso il liceo "D. A. Azuni" di Sassari. Nel 1906 si iscrisse alla facoltà giuridica sassarese in un periodo in cui l'ateneo turritano viveva una felice stagione culturale (vi insegnavano fra gli altri Francesco Coletti, Giorgio Del Vecchio, Eduardo Cimbali, Flaminio Mancaleoni, Luigi Siciliano Villaneuva, Antonio Piras, mentre Enrico Besta si era appena trasferito nell'università di Palermo). Nel 1908 si iscriveva all'università di Roma, ma abbracciava anche la carriera militare. Dal 1º ag. 1912 al 16 marzo 1925 prestò servizio in Marina come ufficiale nel corpo di commissariato militare marittimo. Nel 1918, dopo la guerra, riprese gli studi e il 17 nov. 1921 si laureò a Sassari in giurisprudenza, col massimo dei voti e la lode, sotto la guida di Benvenuto Pitzorno, con una tesi sui tribunali ecclesiastici in Sardegna. Il 14 luglio 1920 aveva sposato Dorotea Manno che sarebbe morta di parto il 21 dic. 1921. Ancora ufficiale, incominciò ad esercitare la professione forense, dopo aver superato gli esami per l'iscrizione nell'albo degli avvocati presso il tribunale di Sassari e in quello dei patrocinatori davanti la Suprema Corte di cassazione di Roma.
Congedato dal servizio militare col grado di primo capitano, poté dedicarsi con maggiore libertà agli studi di storia del diritto. B. Pitzorno mise in contatto il giovane studioso sardo con E. Besta, allora professore a Pisa, a cui l'E. dedicò, in occasione del 250 anno del suo insegnamento universitario, un breve profilo (Un maestro: E. Besta, in Studi sassaresi, III [1924], pp. 1-8) nel quale sottolineava le "benemerenze" del Besta nello studio delle istituzioni giuridiche sarde.
Sin dai primi lavori l'E. non si presentava però come uno studioso dagli interessi limitati alla Sardegna. Nel 1924 pubblicava infatti a Sassari le Ricerche sul "formularium florentinum diversorum contractum" - di cui individuava l'autore in Lorenzo Vannelli - che costituiva il primo di alcuni studi dedicati ai formulari notarili divulgati attraverso la stampa. Il lavoro fu elogiato da Bernardino Barbadoro nell'Arch. stor. ital. (s. 7, VI [1925], p. 309) e dal Besta nella Storia del dirittoitaliano, pubblicata sotto la direzione di P. Del Giudice (I [1925], 2, p. 883). Intanto, col volume Le raccolte di cartespecialmente di rearagonesi espagnoli (1260-1715) esistenti nell'Archivio del Comune di Alghero (Sassari 1927), l'E. analizzava dettagliatamente la normativa regia concessa dai sovrani iberici alla sua città natale, con una precisa regestazione cronologica dei documenti. Emerge già in questo volume la grande passione dell'E. per la ricerca archivistica che caratterizzò i suoi successivi studi di storia giuridica sarda. Si afferma in questi anni un interessamento più incisivo tipico dello storico giurista, per il diritto processuale. Tra il 1928 e il 1929 vedeva infatti la luce un vasto complesso di studi (Il "jughi de prohomens" in Sardegna, in Riv. di storia del diritto ital., II [1929], pp. 507-547; Documenti per la storia del diritto penale in Sardegna e Riforme procedurali in Sassari dopo il 1331. Osservazioni e indagini, entrambi in Studi sassaresi, VII [1929], 2-3, pp. 144-152e 4, pp. 169-197), che affrontava il giudizio penale collegiale della tradizione catalana, il trapianto degli ordinamenti iberici in Sardegna, l'analisi delle cause civili e criminali dei secoli XVXVI. In qualche modo collegato a queste ricerche è il volume sui Tribunali ecclesiastici in Sardegna, Sassari 1929, nel quale l'E. poneva in evidenza come nell'isola, a differenza del periodo della dominazione catalano-aragonese, mancasse nel periodo giudicale un riconoscimento definitivo della giurisdizione ecclesiastica. Il volume venne accolto favorevolmente da Eugen Wohlhaupter nella Riv. di storia del diritto it., IV (1931), pp. 468-475, da Johannes Vincke in Archiv für katholisches Kirchenrecht, CX (1930), pp. 704 ss., e da Ulrich Stutz in Zeitschrift der Savigny Stiftung für Rechtsgeschichte, Kan. Abt., XX (1931), pp. 659 s. Fu soprattutto questa monografia ad aprirgli le porte della carriera universitaria.
Il 20 dic. 1929 l'E. conseguiva la libera docenza in storia del diritto italiano. Il biennio trascorso a Pisa tra il 1930 ed il 1932 nell'esercizio di corsi liberi accanto alla cattedra del Besta era destinato a lasciare un'impronta decisiva nella sua formazione culturale. Nella città toscana incominciò le sue ricerche statutarie che si sarebbero concretizzate nel volume sugli Statuti pisani dal XIV al XVI secolo, Sassari 1932, nel quale, attraverso un vasto e accurato scavo archivistico, venivano analizzate tutte le successive reformationes dal 1323 al 1516. Sarebbe ritornato anche in seguito su questo argomento con il saggio su I commentatori degli statuti pisani, in Studi in mem. di F. Ferrara, I, Milano 1943, pp. 233-258.
Nel 1932 l'E. ritornava a Sassari per ricoprire l'incarico della cattedra di storia delle istituzioni giuridiche ed economiche della Sardegna presso la facoltà di giurisprudenza. L'impegno e la passione posti nell'insegnamento di una disciplina istituita per tener vivi gli studi delle leggi e delle consuetudini locali sono confermati dalla raccolta di lezioni che uscì litografata a Roma nel 1934 (Lezioni di "Storia delle istituzioni giuridiche ed economiche sarde"), che costituisce ancor oggi un fondamentale prospetto delle fonti.
Fra gli studi di storia sarda di questo periodo si segnalano soprattutto quelli dedicati alle fonti normative regie del XIV secolo (L'ordinamento organico di Pietro III d'Aragona per i territori del Cagliaritano e Interferenze e coordinamento di fonti legislative nella Sassari dei secc. XIV e XV, entrambi in Studi sassaresi, rispettivamente s. 2, XI [1933], pp. 1-71; XII [1934], pp. 316-368). La puntata nel mondo degli istituti del diritto comune, con la pubblicazione del volume L'indennità del fideiussore. Contributo alla storia delle garanzie personali, Sassari 1934, si spiega in parte con le esigenze concorsuali. Tuttavia l'E. esaminò con acume la condizione del fideiussore nel diritto comune, soffermandosi in particolare sullo strumento di indennità e sulla larga applicazione. La monografia ebbe, per una strana vicenda tipografica, scarsa circolazione anche se il Besta ne sintetizzò il contenuto e le conclusioni in Le obbligazioni nella storia del diritto italiano, Milano 1937, pp. 421 s.Il 29 ottobre 1935 l'E. vinse il concorso a cattedra di storia del diritto italiano e fu chiamato ad insegnare nell'università di Sassari, dopo il trasferimento nell'ateneo di Siena di Sergio Mochi Onory. Si intensificava intanto la sua indagine della storia giuridica sarda, anche se restava costante la sua attenzione - come è confermato dalle numerose recensioni e rassegne bibliografiche pubblicate negli anni Trenta e Quaranta nella Riv. di st. del diritto italiano e in Studi sassaresi - per il dibattito interno alla storia del diritto.
L'E. non può essere infatti considerato come uno storico locale, sia per il raffinato e solido metodo "positivista" di stampo bestiano (ma rispetto al suo maestro corroborato da una viva passione erudita per le fonti archivistiche e da un sottile gusto di bibliofilo), sia perché riuscì sempre ad inserire "la problematica sarda nel quadro maggiore della storia generale" (M. Viora), recando spesso un contributo originale alla stessa conoscenza delle vicende e delle dinamiche delle istituzioni della Corona d'Aragona. Dopo il Besta e il Solmi, che indagarono soprattutto l'età giudicale e le esperienze comunali di matrice pisana e genovese, l'E. "rappresentò degnamente la storia del diritto nella nuova apertura degli orizzonti all'epoca aragonese e, in misura minore, anche spagnola" (Cortese). In questa prospettiva le sue ricerche stimolarono gli studi successivi sul periodo catalano-aragonese e sull'età moderna (basti pensare solo ai lavori di Antonio Marongiu e di Alberto Boscolo).
Negli anni Trenta l'E. fu partecipe di quel clima culturale che, ispirato dal regime fascista, mirava a valorizzare e a rivitalizzare le tradizioni locali. Nel quadro delle celebrazioni degli uomini illustri della Sardegna, il podestà di Oristano, Paolo Lugas, aveva incaricato l'E. di ordinare e di inventariare la sezione antica dell'Archivio comunale della città. Il risultato di questo lavoro fu la pubblicazione del volume Tre secoli di vita cittadina 1479-1720 dai documenti dell'Archivio civico di Oristano, Cagliari 1937, che costituisce ancor oggi un prezioso strumento per la ricerca e lo studio. Nel 1938, in occasione del II congresso nazionale di diritto agrario che si svolgeva nell'isola sotto la presidenza di A. Solmi, ministro guardasigilli, le province di Cagliari, Sassari e Nuoro offrivano ai congressisti il libro Testi e documenti per la storia del diritto agrario in Sardegna (Sassari), pubblicati e coordinati con note illustrative da G. Barbieri, V. Devilla, D. Filia, C. G. Mor, A. Perisi, F. Pilo Spada, G. Zanetti, sotto la direzione dell'Era. Egli commentava con illuminanti introduzioni le più importanti fonti del Regno, dal "codice rurale" di Mariano IV d'Arborea ai capitoli di corte dei Parlamenti, dalle prammatiche regie ai pregoni viceregi, alle ordinanze civiche di Sassari e di Alghero.
Nonostante i sempre più pressanti impegni sul versante della storia sarda l'E. proseguiva le sue ricerche sul genere formularistico, con l'articolo Di Rolandino Passeggeri e della sua "Summa artis notariae", in Riv. di storia del diritto it., VII (1934), pp. 388-407, con il dotto studio su Il giureconsulto catalano Gironi Pau e la "Practica cancillariae apostolicae", in Studi in on. di C. Calisse, III, Milano 1939, pp. 369-402, e con il contributo sui Contratti marittimi in un formulario trecentesco, in Studi di storia e del dir. in mem. di G. Bonolis, I, Milano 1942, pp. 88-107, nel quale analizza l'Artis notariae di Leone Malelingue di Sperlonga, redatta intorno al 1370.
Allo scoppio della guerra l'E. il 18 giugno 1940 veniva richiamato alle armi col grado di maggiore commissario della regia marina ed assegnato come ufficiale amministrativo alla direzione di Sanità militare marittima per la Sardegna con sede a La Maddalena. Fu un periodo di disagi anche perché nel frattempo continuava ad insegnare. Nonostante le oggettive difficoltà l'E. mostrava una inaspettata "fiammata d'interessamento" (Cortese) per la storia delle università - sollecitata, in qualche misura, dal progetto del regime di pubblicare un'organica storia degli atenei italiani -, sia per quella sassarese, di cui illustrava le fonti costitutive (Per la storia dell'università turritana. Prima serie di documenti editi con note illustrative, in Studi sassaresi, XIX [1942], pp. 57-91), sia per quella pisana (Iacopo Mandelli nello Studio pisano, in Boll. stor. pisano, XI-XII [1942-43]). Il 16 nov. 1943 venne nominato preside della facoltà giuridica sassarese dal commissario straordinario, Antonio Segni, ma poco dopo rassegnò le dimissioni.
Di orientamento conservatore, l'E. si dedicò anche alla vita politica. Il 10 maggio 1949, nelle elezioni del primo Consiglio regionale della Sardegna, fu eletto consigliere nella lista del Partito nazionale monarchico. Il 23 maggio fu nominato vicepresidente del Consiglio regionale, carica che ricoprì sino al 14 giugno 1953. Nell'esercizio di questo ufficio fu apprezzato da tutti i gruppi politici per l'equilibrio, l'imparzialità e la grande cultura.
Nonostante gli impegni politici l'E. non abbandonò la ricerca. La sua passione per l'indagine archivistica portò alla dettagliata regestazione dei 105 documenti compresi in Un antico libro di ordinanze del Comune di Sassari, in Studi sassaresi, XXI (1948), pp. 261-291. Ma nel secondo dopoguerra si assiste anche ad un mutamento dei suoi interessi storiografici. Innanzitutto le ricerche di storia giuridica sarda appaiono predominanti rispetto ai pur significativi studi di storia del diritto italiano e matura inoltre una nuova attenzione per l'età spagnola e per quella sabauda.
Un esempio di questi nuovi orientamenti è costituito dal contributo al congresso muratoriano L'opera del Muratori sulle fonti sarde, in Atti e mem. del Conv. muratoriano, Modena 1957, pp. 259-268, e dallo studio sull'origine delle istituzioni creditizie nel XVIII secolo, Progetti ed istituzioni di Monti nummari di soccorso in Sardegna, in Banca e credito agrario, II (1952), pp. 276-286. Quando il I congresso di studi longobardi (settembre 1951) invitò l'E. ad approfondire con un contributo, per lui inconsueto, quel mondo giuridico di origine germanica, si servì di un confronto tra le due edizioni dell'opusmagnum del giudice beneventano Carlo di Tocco (L'apparato di Carlo di Tocco alla "Lombarda" nelle due edizioni del 1537 e del 1562, in Atti del I Congr. di studi longobardi, Spoleto 1952, pp. 293-297). Un'altra puntata nel mondo giuridico altomedievale è lo studio dedicato alle influenze del diritto bizantino in Sardegna (Di una novella di Leone Isaurico e di una sua probabile applicazione in Sardegna, in Atti dell'VIII Congr. int. di studi bizantini, II, Roma 1953, pp. 323-330).
Ma gli studi più significativi dell'ultimo periodo, che rappresentano quasi una sorta di corpus unitario, sono quelli dedicati al regno di Ferdinando il Cattolico in Sardegna. Nel 1951 la Regione autonoma della Sardegna, aderendo alle sollecitazioni della Deputazione di storia patria, deliberava di fornire i mezzi necessari per l'edizione degli atti dei Parlamenti, sovvenzionando le missioni di studio negli archivi spagnoli e sostenendo le spese editoriali di una collana delle fonti stamentarie. Nel 1951, 1952 e 1953 l'E., insieme con Alberto Boscolo, Luigi Bulferetti e Francesco Loddo Canepa, direttore dell'Archivio di Stato di Cagliari, compiva missioni di studio negli archivi di Barcellona, di Valencia, di Simancas e di Madrid che avrebbero aperto nuove prospettive alla ricerca sulla Sardegna catalano-aragonese e spagnola.
In questo contesto si segnala l'ampio contributo dell'E. al VCongreso de hist. de la Corona de Aragón, Zaragoza 1954, dedicato alla Storiadella Sardegna durante il Regno di Ferdinando il Cattolico, articolata in due parti, dedicata alle vicende politiche ed ai Parlamenti. Collegato alle ricerche stamentarie è anche il saggio Reunión extraordinaria del Parlamento sardo en 1495, in Archivo de historia del derecho español, XXII (1953), pp. 593-609. Sempre sull'età ferdinandina è l'articolo relativo alla nascita del tribunale dell'Inquisizione in Sardegna (I primi dieci inquisitori del S. Ufficioin Sardegna, in Riv. di storia del dir. ital., XXVIII [1955], pp. 7-11).
Usciva intanto nella collana "Acta Curiarum Regni Sardiniae" Il Parlamento sardo del 1481-85, Milano 1955, che rappresenta sicuramente il più importante e impegnativo degli ultimi lavori dell'E.; l'autore infatti realizzò non soltanto un'edizione accurata degli atti, ma descrisse minuziosamente anche le vicende storiche della Sardegna alla fine del XV secolo. Il 9 maggio 1950, a chiusura del III convegno internazionale di studi sardi, aveva pronunciato una relazione (L'autonomia del "Regnum Sardiniae" nell'epoca aragonese-spagnola, in Arch. stor. sardo, XXV [1957], pp. 211-225) che rappresenta, pur nella sua brevità, uno studio illuminante sulla natura del vincolo istituzionale tra la Sardegna e la Corona di Spagna.
L'ultimo contributo di E. alla storia del diritto italiano è la comunicazione al convegno di studi bartoliani di Perugia dell'aprile 1959, dove riemergono la sua solida preparazione filologica e bibliografica a proposito dei Due trattati attribuiti a Bartolo: "De tabellionibus" e "Contrarietates iuris civilis Romanorum et iuris Langobardorum", in Bartolo da Sassoferrato. Studi e documenti per il VI centenario, II, Milano 1962, pp. 219-223.
Il 1º novembre 1959 l'E. veniva collocato fuori ruolo per limiti d'età. La sua ultima lezione, pronunciata in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 1959-60 (Le "Carte de Logu", in Studi sassaresi, XXX [1960]), sintetizzava la sua passione scientifica e l'amore per la storia giuridica della sua terra.
L'E. morì a Sassari il 17 nov. 1961.
Dal secondo matrimonio (24 ott. 1928) con Giovanna Brusco aveva avuto due figli, Tommaso e Maria Luisa. Fu insignito del diploma di 1ª classe per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte (1959) e della commenda dell'Ordine civile di Alfonso X (1957).
Fonti e Bibl.: Sassari, Archivio storico dell'università di Sassari (in via di classificazione), ad nomen; Carte Era presso la Bibl. del Dipartimento di scienze giuridiche dell'università di Sassari. Necrol.: M. Viora, in Riv. di storia del diritto ital., XXXV (1962), pp. 94-99 (con la bibliografia delle opere); G. Zanetti, in Studi sassaresi, XXIX (1962), pp. 127-137; C. Sole, in Arch. stor. sardo, XXVII (1962), pp. 309-314; L. Berlinguer, in Ichnusa, X (1962), 3-4, pp. 129-132. Si veda inoltre C. Sole, A. E.: profilo bio-bibliografico, in Studi storici giuridici in onore di A. E., Padova 1963, pp. VII-XXXII; E. Cortese, Nel ricordo di A. E., Unaproposta per la datazione della "Carta de Logu" d'Arborea, in Quaderni sardi di storia, 1981-83, n. 3, pp. 25-50 (costituisce l'analisi più ampia e profonda dell'opera dell'E.); B. Paradisi, Apologiadella storia giuridica, Bologna 1963, pp. 166, 232; F. Artizzu, Gli studi sulle istituzioni della Sardegna: situazione attuale e prospettive di ricerche, in Arch. stor. sardo, XXXIII (1982), pp. 167-177; A. Mattone, L'edizione degli atti dei Parlamenti sardi. I problemi istituzionali, in Quaderni sardi di storia, 1983-84, n. 4, pp. 211-232.