FABRIS, Antonio
Nacque a Udine il 4 nov. 1790 (Saracino, 1985, n. 1) da Domenico e Caterina, della quale non è noto il cognome. Dopo il garzonato presso un barbiere fu affidato all'argentiere G. Cressa, mentre la contessa Aurora Gorgo lo formava nella glittica. Di preparazione culturale molto modesta, rivelò una apprezzabile capacità come incisore, rendendosi noto con alcuni lavori di cesello in argento e di incisione su metallo e su gemme. Associatosi all'orafo Pietro Santi, il F. svolse una intensa attività di laboratorio, perfezionando le sue esperienze e la sua capacità di incisore.
Stimolato da G. B. Bassi, suo futuro mecenate, si dedicò in proprio alla medaglistica e nel 1823 approntò la prima medaglia, commissionatagli proprio dal Bassi a ricordo delle onoranze funebri rese dalla città ad Antonio Canova.
Le medaglie del periodo udinese non sono numerose, ma di curata esecuzione. Ricordiamo quella per il cenotafio eretto al Canova nella chiesa dei Frari in Venezia (1827) e quella dedicata al patriarca Ladislao Pirker (1827), commissionategli dal Bassi con l'interessamento del conte Leopoldo Cicognara; quindi la medaglia con la Facciata del teatro della Concordia di Pordenone, architettura dell'amico ingegnere Bassi (1830).
Alla fine del 1828, con i buoni auspici del Cicognara, il F. si trasferì a Firenze, dove aprì un'officina in via del Diluvio. Lavorò molto e fu ben remunerato; si dedicò anche a incisioni di sigilli, di stemmi gentilizi, di stampe su rame, alla fusione di caratteri tipografici e alla cromolitografia, la prima in Firenze. Coniò monete per la Zecca granducale (tra cui una d'argento da "10 paoli" chiamata "Francescone"), eseguì riproduzioni di nielli di ogni epoca e stile, intarsiature d'oro sull'acciaio, incisioni nel cristallo di rocca e nella corniola, coadiuvato dal figlio Domenico, avuto da Giacoma Pillini di Tolmezzo, che aveva sposato nel 1812 (cfr. Picco, 1883; Costantini, 1904; di queste attività non resta tuttavia più traccia). Esplicò una buona attività medaglistica (circa una trentina di medaglie).
Ricordiamo le medaglie per il Cenotaflo di Dante Alighieri nella chiesa di S. Croce a Firenze (1831), per l'erezione del Pantheon ad Antonio Canova a Possagno (1831), per il chirurgo fiorentino Filippo Uccelli (1832), per il monumento al granduca Leopoldo I in Pisa (1833), per la morte di Leopoldo Cicognara (1834), a Leopoldo II per il ponte in ferro sull'Arno in Firenze (1836), per l'inaugurazione del ponte che congiunge Venezia con la terraferma (1841), per l'esecuzione dello Stabat Mater di G. Rossini in Firenze (1843), per la morte del matematico e statista Vittorio Fossombroni (1844), per Francesco Ferrucci, su commissione del Giornale militare italiano (1846; un elenco completo è in Costantini, 1904, p. 43).
A Firenze il F. aprì anche una stamperia, dove pubblicò due edizioni della Divina Commedia a nome del figlio (1839-1841; cfr. Costantini, 1904, p. 48); nel 1845 tuttavia la casa editrice aveva già un altro proprietario. L'operosità del F. non poteva infatti sopperire alla mancanza di una preparazione tecnico-industriale, per cui l'artista fu anche vittima di frodi. Al periodo fiorentino appartiene la produzione di 13 bolli chiudilettera, con ritratti a rilievo di uomini illustri, di raffinata fattura (una serie completa è conservata presso i Civici Musei di Udine; per l'elenco completo cfr. Saracino, 1985, n. 5).
Il F. fu assunto dalla Zecca di Firenze, dove ebbe come capo l'incisore G. Bianchi e come unico allievo e amico A. Del Conte. Abbandonò la città nel 1847, accettando l'invito del governo austriaco di assumere la carica di capo incisore della Zecca di Venezia (per l'elenco delle monete incise e coniate, vedi Saracino, 1985, n. 8). A Venezia il F. restò fino alla morte, anche durante il periodo del governo provvisorio (1848- 1849).
Della sua intensa attività medaglistica ricordiamo sei medaglie; per il IX Congresso degli scienziati italiani a Venezia (1847); per la ridonata dignità arcivescovile alla Chiesa di Udine (1847); per la liberazione dal carcere di Daniele Manin (1848); per la posa della prima pietra della stazione ferroviaria di Trieste (1850), che gli valse la nomina a cavaliere dell'Ordine al merito civile; per il mausoleo di Tiziano nella chiesa dei Frari in Venezia (1852); per il pittore udinese Filippo Giuseppini (1863).
Nel 1852 il F. fu nominato consigliere dell'Accademia di belle arti. Nel 1862 si risposò con Giovanna Prosdocimo, da cui ebbe la figlia Elisabetta (la prima moglie era morta nel 1853).
L'ultima medaglia, per lo scultore Antonio Marsure, rimase incompiuta per la morte del F., avvenuta l'8 febbr. 1865 in Venezia.
Oggetti d'arte e memorie furono tutti venduti o andarono dispersi. La produzione medaglistica del F. comprende 48 medaglie maggiori, mentre imprecisato è il numero delle minori, in parte non firmate, per cui una catalogazione precisa ed esaustiva non è possibile. Si dedicò in particolare al ritratto, in cui fu tra i migliori del suo tempo, ma va sottolineata anche la sua meticolosa abilità nelle scene affollate e nelle fedeli riproduzioni di palazzi e monumenti.
Esaminando la vasta produzione delle medaglie del F. si avvertono i segni del progressivo irrigidimento dell'arte della medaglia nel corso del XIX secolo, ma l'eleganza compositiva e la raffinatezza del disegno, insieme con l'eccezionale abilità tecnica, valorizzano ancor oggi la sua opera nei confronti degli altri incisori suoi contemporanei e spiegano il consenso e l'ammirazione che lo circondarono in vita. L'Accademia di Venezia possiede 4 sue statuette di terracotta donate dal conte Ludovico Manin.
Presso i Civici Musei di Udine si conserva un busto di Antonio Canova in argento, traduzione in piccolo formato dell'Autoritratto del Canova (1812) conservato nel tempio di Possagno che, dopo essere stato attribuito all'orafo vicentino S. Belli (C. Someda De Marco, IlMuseo civico e le Gallerie d'arte antica e moderna di Udine, Udine 1956, p. 131), è stato restituito al F. di recente (Bergamini, 1991).
Il figlio Domenico nacque a Udine l'8 giugno 1812; fu dapprima incisore nella bottega del padre a Firenze (1837), dove pubblicò per lo stabilimento artistico tipografico Fabris, oltre alle già citate edizioni della Divina Commedia in dispense, tavole a illustrazione delle Odi di Alessandro Manzoni. Gli vengono ancora attribuiti un Ritratto di Giulio II, incisione su rame da Raffaello, e un Ritratto di Vogel von Vogelstein (Dresda, Gabinetto delle stampe). Al periodo fiorentino risale anche la direzione (1º marzo 1842 - 14 marzo 1843) della Rivista musicale, stampata presso la tipografia paterna. Studiò matematica all'Università di Padova (1844), quindi nel 1847 si trasferì col padre a Venezia. Esercitò la professione di ingegnere nel settore delle strade ferrate; progettò la stazione di Treviso (demolita) e lavorò a Pordenone (1853). Morì a Torino nell'agosto 1893.
Fonti e Bibl.: Udine, Tempio Ossario dei Caduti d'Italia, Atti della parrocchia di S. Nicolò. Registro dei battesimi, IV, p. 229 n. 47; Gazzetta ufficiale di Venezia, 22 dic. 1865; Lettera premessa del segretario all'adunata del 6 ag. 1865 in morte del F., in Atti della I. R. Acc. di belle arti in Venezia [1865], Venezia 1866, pp. 8-11; M. Sacconiani, Il ristauro della Loggia comunale di Udine e gli artisti friulani, Udine 1878, pp. 51 s.; Giornale di Udine, 19 luglio 1879; V. Ostermann, Numismatica friulana. Le medaglie, in Atti della Acc. di Udine 1878-1881, s. 2, V (1881), pp. 147 ss., 161 ss.; A. Picco, Cenni biogr. dell'insigne incisore cav. A. F. di Udine, in Giornale di Udine, 30 giugno, 4, 7 e 11 luglio 1883; G. Costantini, Friulani poco noti o dimenticati, Udine 1904, pp. 36-48; L. Servolini, Diz. ill. degli incisori ital., Milano 1955, p. 305; G. Costantini, Un medaglista friulano da barbiere alla Zecca, in IlFriuli, n. s., XVII (1973), 6, p. 6; C. Johnson, Retrospettiva di A. F., in III Triennale italiana della medaglia d'arte, Udine 1973, pp. 157-168; G. Buceo, La cultura udinese del neoclassicismo e l'opera di A. F., in La medaglia neoclassica in Italia e in Europa, IV Convegno intern. di studio, Udine 1981, pp. 93-113; C. Johnson, Medaglisti ital. della prima metà dell'800, in V Triennale ital. della medaglia d'arte, Udine 1981, pp. 166-169; F. Saracino, L'opera medaglistica dell'incisore cav. A. F., in Medaglia, XX (1985), pp. 58-106; F. Toni, in Pagine di Dante. Le edizioni della Divina Commedia... (catal.), Perugia 1989, pp. 163 fig. 7, 199 fig. 10, 202 fig. 7, 204 fig. 10, 276; Preziosi. Oreficeria sacra e profana dai Civici Musei di Udine (catal.), a cura di G. Bergamini, Udine 1991, pp. 27, 91 s.; U. Thieme-F. Becker, künstlerlexikon..., IX, p. 168.