FASAN, Antonio
Nacque a Padova il 12 maggio 1902 da Rodolfo e Amalia Lancerotti. Dopo aver conseguito la licenza commerciale, lavorò presso il panificio del padre in piazza della Frutta a Padova, dove trascorse buona parte della sua vita. Nei ritagli di tempo cominciò a dipingere i primi acquerelli, a studiare l'arte veneta e a raccogliere le monografle dei maestri francesi del Settecento e del l'Ottocento. Fu tuttavia intorno al 1926, grazie agli amici artisti conosciuti alla sala bianca del caffè Pedrocchi (A. Morato, A. Dal Prà, G. Dandolo e D. Lazzaro) e all'incontro con Carmela Bertoliero, sposata nel 1930 (da cui ebbe due figli, Pierluigi e Giorgio), che il F. cominciò a dedicarsi seriamente alla pittura. I primi e significativi incoraggiamenti li ebbe comunque da R. M. Mazzacurati.
Sotto la spinta del pittore-scultore emiliano, il F. iniziò a sviluppare un colorismo tenue e vibrante, e in alcuni casi ad esempio nel dipinto Paese di periferia del 1929 (A. F. [catal.], 1982, tav. 6) - apprese da Mazzacurati il rigore volumetrico e soluzioni compositive (vedi il dipinto di Mazzacurati, Paesaggio dei Colli Euganei, 1925). Da questo momento, a parte un unico tentativo nella scultura (Carmela, 1928, cera, coll. G. Fasan, Padova), il F. si dedicò soprattutto alla pittura, dapprima evocando composizioni vagamente cezanniane (Paesaggio, olio su tavola, 1929: Brissoni, 1969, tav. 1; Aringhe, olio su tavola, 1929: cfr. A. F. [catal.], 1982, tav. 5), poi sviluppando un proprio stile forse più pacato (Paesaggio, 1932, Camera del commercio di Padova).
Dopo la sua partecipazione, nel 1928 e nel 1929, alla XIX ed alla XX Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, il F. fu presente alle più importanti mostre collettive: nel 1932 alla III Mostra d'arte triveneta di Padova, nel 1933 alla Primavera fiorentina, ancora nel 1933-1935 e 1937 alla I-II e III Mostra sindacale di Padova e sempre nel 1935 alla II Quadriennale di Roma.
Nonostante l'intensa attività espositiva, non smise mai di raccogliere cataloghi sugli artisti del passato, di visitare gallerie e soprattutto di studiare. Il suo desiderio di apprendere era tale da fargli ritenere necessaria la conoscenza diretta dell'opera di quei maestri guardati con profonda ammirazione. Insieme con T. Zancanaro si recò prima a Firenze da O. Rosai e poi a Bologna da G. Morandi (A. F. [catal.], 1982, p. 33). Da questi incontri artistici il F. derivò il gusto per le forme solide e piene, per le cromie accese e morbide (Natura morta con cocomero, 1929: Brissoni, 1969, tav. 4; Natura morta con funghi, 1931: ibid., tav. 6; Asparagi, olio su tavola, 1932: A. F. [catal.], 1982, tav. 10).
All'inizio degli anni Quaranta la sua pittura raggiunse esiti importanti: insieme con altri artisti (M. Campigli, F. De Pisis, F. Ferrazzi, A. Funi, A. Martini G. Ponti, B. Saetti e G. Severini) nel 1941 fu chiamato a decorare l'università di Padova.
Per il refettorio del palazzo il F. realizzò quattro grandi dipinti ad olio, raffiguranti le Allegorie delle facoltà di scienze, di farmacia, della medicina e di lettere (nel 1961 gli furono commissionate anche le Allegorie delle facoltà di ingegneria e di giurisprudenza, quest'ultima per la sala del caminetto: Semenzato, 1979, tavv. 164, 176-179).
Nel 1941 espose per la prima volta alla galleria Gian Ferrari di Milano e l'anno dopo alla I Mostra nazionale d'arte di Verona. Nel 1943 partecipò al premio Bergamo e nel 1944 tenne due importanti personali alla galleria Il Cavallino di Venezia e alla galleria Le Tre Venezie di Padova.
La serie di ritratti, di paesaggi e soprattutto di nature morte di questo periodo, richiamano alla mente in parte la pittura di H. Matisse degli anni Venti (Omaggio a Matisse, 1943, coll. Ravasini, Padova; Natura morta con funghi, 1945, coll. Urzi, Padova), altri invece sembrano risentire della sottile vena metafisica ed irreale di G. Viviani (Tre vasi e ventaglio, 1938, coll. G. Mersica, Padova; Conchiglia, 1942, coll. Bonomini, Padova; Pappagallino e crisantemi, 1944: A. F. [catal.], 1982, tav. 51).
Da allora la pittura del F. si fece via via sempre più decorativa, le pennellate divennero sottili e minute, la trama disegnativa si complicò in preziosi arabeschi ed il colore raggiunse una purezza quasi cristallina.
Nel 1947 il F. fu di nuovo a Milano con una personale alla galleria del Naviglio, a Padova all'Attico (già gall. Le Tre Venezie) e poi a Trieste alla galleria Lo Scorpione. Dal 1948 al 1954 (ad eccezione del 1952) partecipò alle Biennali veneziane. Alla morte della moglie Carmela nel 1953 fece seguito un lungo periodo di solitudine, in cui mise da parte l'attività artistica, che riprese soltanto nel 1968, dopo il matrimonio con la poetessa Franca Melchiori. Sempre nel 1968 lasciò definitivamente il panificio (che dirigeva dal 1948) e l'anno successivo tenne un'importante antologica presso la Scuola di S. Rocco di Padova. Da questo momento fino alla morte, realizzò opere (soprattutto acquerelli) di suggestiva trasparenza e vivacità cromatica (Ilgatto dell'antiquario, 1972, coll. F. Fasan, Padova; Natura morta con sedia e zuppiera, 1973-77: Sgarbi, 1987; Mele su grande maiolica, 1982, coll. A. Fasan, Padova). Nel 1982, in occasione dell'ultima importante antologica realizzata presso il palazzo della Ragione di Padova il F. ricevette la medaglia con il sigillo della città.
Morì a Padova il 26 nov. 1985.
Fonti e Bibl.: G. Mersica, Pittori veneti: A. F., in Il Ventuno, 16 apr. 1932, p. 5; V. Costantini, Artisti padovani: A. F., in Padova, 1932, n. 8, pp. 27 ss.; G. Alessi, Il pittore F., in Meridiano di Roma, 27 ag. 1939; G. Mersica, Padova. La mostra degli artisti veneti, in Emporium, XC (1939), 8, p. 113; F. Zorzi, Premio Verona: le pitture, in Verona e il Garda (catal.), Verona 1942, pp. 32 ss.; L. De Luca, A. F. (catal., gall. Naviglio), Milano 1947; R. Carrieri, F. il fornaio, in Il Tempo (settim.), 1-8 maggio 1948, p. 15; E. Arnaud-A. Busignani, Artisti ital. contemp., A. F., Firenze 1961, pp. 349 ss.; La pittura di A. F. dal 1926 ad oggi (catal., Scuola di S. Rocco), Padova 1969; A. Brissoni, A. F., Treviso 1969; N. Pozza, Le pitture di A. F. (catal., gall. L'Incontro), Vicenza 1972; C. Semenzato, F. A. Triveneta delle arti (catal.), Padova 1974; M. Gorini, Mostre d'arte Al Sigillo, in Patavium, 1975, n. 4, p. 110; S. Weiller, A. F., in Almanacco del Candelabro 1977, Firenze 1977, pp. 120 s.; C. Semenzato, Il palazzo del Bo, Trieste 1979, pp. 147 s., 310 s.; A. F. Antologica (catal., Padova), Venezia 1982 (con bibl. precedente); S. Bettini, A . F., in Mostra di pittura e di scultura di artisti padovani e rodigini, Genova 1982, p. 24; G. Segato, A. F. pittore e poeta del colore, in Arte triveneta, IV (1982), 29, pp. 28 s.; P. Rizzi, F. decoratore, in Il Gazzettino, 30 ott.1982, p. 3; A. Sala, Omaggio a F., in Corriere della sera, 5 dic. 1982; F. Valvassori, L'amore di F. per Padova in una mostra antologica, in L'Unità, 5 dic. 1982; G. Segato, Con le sue farfalle dipinse il desiderio di volare nella natura, in Il Mattino di Padova, 27 nov. 1985; V. Sgarbi, La natura morta nell'arte ital. del Novecento (catal.), Milano 1987, p. 124; S. Salvagnini, Il tempo come soggetto letto attraverso i colori. Padova si prepara a rendere onore ad A. F., in Il Mattino di Padova, 6 sett. 1988; C. Munari, Padova tra le due guerre (catal.), Padova 1988, pp. 55 ss.; E. Castelan, F. A., in La pittura in Italia. Il Novecento/1, II, Milano 1992, p. 880.