FEDERZONI, Antonio
Nacque a Carpi (Modena) nella seconda metà del sec. XVI nella medesima famiglia di Andrea, Tommaso e Ludovico Federzoni, i maestri che ai primi del secolo avevano iniziato a Carpi la costruzione della collegiata, su progetto tradizionalmente ritenuto, sulla scorta del Vasari, di Baldassarre Peruzzi. Nel 1596 è documentata la partecipazione del F. ai lavori nel refettorio del convento dei Serviti annesso alla chiesa di S. Rocco a Carpi (Garuti, 1989). Nel 1607, su indicazione dell'arciprete conte Ottavio Boiardi, gli fu affidato proprio il cantiere della collegiata.
Sotto la guida del F. si demolì la chiesa provvisoria, eretta sulla zona absidale, dando così spazio alle navate, la cui costruzione procedette alacremente, sulla base del disegno originario e dei superstite modello ligneo. Più precisamente il F. sovrintese al compimento del corpo centrale della fabbrica e di quattro cappelle, due su ciascuno dei lati, ed aprì nei possenti pilastri divisori tra le navate piccoli archi trasversali a tutto sesto, che sostituirono i nicchioni del pristino progetto, a guisa di due ridotte navatelle (Garuti, 1987). Tale variante, probabilmente ispirata a un disegno attribuito allo stesso Peruzzi per l'alzato della basilica di S. Pietro in Vaticano, mai realizzato (Firenze, Uffizi, 25/A), oltre ad alleggerire la struttura costruttiva, introduceva valenze prospettiche e spaziali in alternativa agli esiti chiaroscurali e plastici che le nicchie altrimenti avrebbero impresso all'interno dell'edificio. Va pertanto riconosciuta al F., oltre alla perizia esecutiva, una capacità di rielaborazione morfologica rispetto a un testo prefissato, senza tuttavia tradime gli assunti stilistici fondamentali.
Morì in Carpi nel 1612 (Campori, 1855) ed ebbe sepoltura nella chiesa di S. Nicolò dei minori osservanti.
Figlio di Antonio fu GiAcomo, nato a Carpi agli inizi del sec. XVII. La sua figura è legata all'attività presso il cantiere della collegiata di Carpi, di cui dovette detenere il ruolo direttivo, proseguendo cosi l'opera di Francesco e Guido Fassi e, ancor prima, del padre. Tanto suggerisce l'erudito carpigiano Eustachio Cabassi [1784] - nel valorizzarne la personalità rispetto alla citazione che, in sottotono, ne diede il Tiraboschi -, a commento di talune deliberazioni contenute nel Libro dei decreti per la fabbrica del duomo di Carpi (Carpi, Arch. capitolare, ms. sec. XVII). Alcune di esse, dei marzo del 1665, riguardano l'esecuzione da parte del F. di un "modello di legno" per il portale maggiore, sottoposto al giudizio di periti (progetto non realizzato, in quanto gli sarebbe stato preferito quello di Bernardino Grandi); un'altra nota, alla data del 7 marzo 1667, riferisce di un incontro del maestro con l'architetto e scultore comasco Tommaso Loraghi, al servizio degli Estensi, duchi di Modena - che esercitavano un controllo sui lavori della fabbrica carpigiana -, al fine di elaborare il disegno dei capitelli da porsi sulla facciata (Cabassi [1784], pp. 84 s.).
Personalità a cui non è possibile correlare, con certezza attributiva, alcun intervento specifico, quella di Giacomo appartiene al locale milieu di artefici legati, in una tradizione anche generazionale, allo spirito manieristico che aveva espresso, oltre un secolo prima, la grandiosa struttura della collegiata (Garuti, 1987). Di lui si rinvengono notizie documentarie, sempre legate al cantiere della collegiata, sino al dicembre del 1680; il Cabassi [1784] ne colloca la morte, in Carpi, poco oltre tale data, dicendolo sepolto nella tomba di famiglia, presso la chiesa di S. Nicolò.
Fonti e Bibl.: E. Cabassi, Notizie degli artisti carpigiani [1784], a cura di A. Garuti, Modena 1986, pp. 80, 84 s.; G. Tiraboschi, Bibl. modenese, Appendice, VI, Modena 1786, p. 413; G. Campori, Gli artisti ital. e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, p. 197; A. Garuti, La cattedrale di Carpi. Osservazioni sulla storia edilizia e artistica dell'edificio, in A. Garuti-D. Colli-R. Pelloni, Un tempio degno di Roma. La cattedrale di Carpi Modena 1987, p. 24; A. Garuti, in A. Garuti-G. Gnoli, S. Rocco. La storia, il restauro, Carpi 1989, p. 12; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 336.