FERRADINI (Ferrandini, Feradini, Ferandini), Antonio
Spesso confuso con il contemporaneo Giovanni Ferrandini e talvolta erroneamente citato con il nome Giuseppe, nacque a Napoli nel 1718. In questa città compì gli studi musicali e fu maestro di cappella: nei libretti di alcune sue opere è denominato "maestro di cappella napolitano". Nel 1748 o 1749 si stabilì a Praga. Non sono invece documentate possibili permanenze in città tedesche, ed in particolare a Dresda. Quasi sicuramente ritornò per lunghi periodi in Italia fra il 1751 e il 1766: fu durante questi quindici anni, infatti, che i suoi melodrammi vennero rappresentati a Parma, Reggio Emilia, Milano, Firenze, Faenza. Forse il soggiorno più lungo fu a Parma, dove rimangono manoscritte alcune sue composizioni (Biblioteca Palatina). Probabilmente fu anche in Spagna: al teatro Reale di Madrid furono rappresentate, nel 1756, Il re pastore e Semiramide. Morì in stato di estrema indigenza nell'ospedale italiano di Praga nel 1779.
A impossibile tracciare un giudizio sul F. operista, poiché la musica dei melodrammi da lui composti (di dodici si ha sicura notizia) è andata quasi completamente perduta. Possiamo desumere successi anche postumi del F., come operista, dalla stampa del libretto de Ilfestino, dovuto a C. Goldoni e avvenuta per i tipi di Zatta a Venezia nel 1794, cioè quindici anni dopo la sua morte. Si tratta di un'opera buffa, di cui lo stesso Goldoni elogiò la musica (Memorie, II, Milano 1961, p. 365).
Alla luce degli studi odierni la notorietà del F. è legata allo Stabat Mater e a sei sonate per cembalo. Lo Stabat, ultimo lavoro composto dal F. nel 1779, fu eseguito postumo nel 1780 e ripetuto "a furor di popolo" nel 1781 nella chiesa dei Crociferi (S. Croce) di Praga (Fait, p. 119).
Edito da Giov. Carlo Hraba a Praga nel 1781, lo Stabat - Compatimento pietoso de' figli al duolo della madre ai pie' della Croce d'un dio morente, ne' sospiri della Chiesa sposa piangente Stabat Mater - èstato pubblicato in edizione moderna nella "Collezione settecentesca Bettarini" (Casa editrice Nazionalmusic, Milano 1969), con revisione e note critiche di L. Bettarini. Il lavoro "può essere considerato un oratorio dallo schema ottocentesco. Lo stile del discorso musicale - spesso sviluppato senza soluzione di continuità - ha carattere di assoluta modernità. Basta considerare l'evoluzione delle forme, la libertà costruttiva, la razionalità delle modulazioni oltre alla ricchezza della dinamica e dell'agogica di questo lavoro, per collocare il F. in una posizione rilevante nell'ambito dell'arte musicale" (Bettarini, p. V).
Le sei sonate per cembalo sono conservate in copia manoscritta presso la Sächsische Landesbibliothek di Dresda.
Sono tutte in quattro movimenti. tranne la sesta che ne ha addirittura sette, fra i quali un minuetto con nove variazioni. La loro lettura non facilita l'eventuale compito di assegnarle a una scuola napoletana, giacché non offrono né l'estro brillante e continuo di un D. Scarlatti, né l'elegante e originale invenzione melodica delle sonate di M. Vento. Nei tempi veloci, rari sono gli esempi di felicità inventiva con immissione di spunti melodici originali; più frequenti invece sono i luoghi dove il F., creato un motivo attraente e felice, non riesce a svolgerlo come dovrebbe con variazioni armoniche o tematiche. Migliore èl'esposizione di temi in tempi non veloci: una delle pagine più ispirate èl'andante grazioso della Sonata IV, dove il tema, intimamente meditato, èsviluppato con ricche armonizzazioni e il basso non èpiù solo sostegno ma diventa parte integrante del motivo: un brano degno di stare accanto agli adagio più noti di B. Galuppi e G. B. Grazioli. È infatti nei tempi lenti che si manifesta compiutamente il grande compositore di musica sacra.
Composizioni: per il teatro (la musica è perduta): La finta frascatana, in collaborazione con N. Logroscino (revisione de Amor vuol sofferenza di L. Leo, Napoli 1750); Ermelinda (libretto di G. Benedetti, Faenza 1751); Ezio (P. Metastasio, Senigallia, teatro Condominale, 1751); Artaserse (Metastasio e G. de Franceschi, Forlì, teatro Pubblico, 1752); Ilre pastore (id., 1756); Semiramide (Id., Madrid teatro Reale, 1756); Ilfestino, opera buffa (C. Goldoni, Parma, R. Ducal teatro, 1757); Solimano (A. Migliavacca, Firenze, teatro della Pergola, 1757); Demofonte o Demofoonte (Metastasio e G. R. Malatesta, Milano 1758); Antigono (Metastasio, Reggio Emilia 1758); Ricimero re dei Goti (F. Silvani, Parma 1758); Didone abbandonata (Metastasio, Lucca 1760); Giuseppe riconosciuto, azione sacra (Id., Praga 1763).
Musica sacra: Stabat Mater a 8 voci e orchestra; Credidi a 4 voci e continuo; Credidi propter quod, a 4 voci e continuo; due Credo (1739); due Kyrie-gloria; Te Deum "composto li 5 novembre 1773"; messa a 4 voci "Praga, 12 settembre 1775"; Aria solemnis per voce e orchestra; Tenebrae factae sunt.
Musica strumentale e vocale: Ouverture per due oboi, due corni, sei violini, due viole e due violoncelli (1758); Sinfonia per due corni, due violini, viola e basso; Serenata notturna in re maggiore per due flauti o due violini e continuo; sei sonate per clavicembalo; un madrigale; sette arie per soprano e strumenti; 12duetti fatti per il divertimento di S.A.R. l'elettrice madre di Sassonia a di 9 luglio 1769. A Berlino (Staatsbibliothek PreussischerKulturbesitz), sono conservate la partitura e le parti di un Quartetto armonioso senza digiti Per tre violini e violoncello, sulcui frontespizio appare la scritta "del Signore Ferandini Milanese".
Composizioni manoscritte del F. sono conservate a Parma (Biblioteca Palatina), Firenze (conservatorio), Mantova (Accademia Virgiliana di scienze, lettere e arti), Metten (abbazia), Münster (Bibliothek des Bischöfl. Priesterseminars), Berlino (Staatsbibliothek, Preussischer Kulturbesitz), Dresda (Sächsische Landesbibliothek), dove sono conservati alcuni suoi brani: aria "Contro il destin che freme", duetto "Non temer, non son più amante", aria "A torto spergiuro", aria "Già che morir degg'io" (dall'Antigono), duetto"Vanne a regnar, ben mio" (Ilre pastore), aria "Passeggier, che su la sponda" (Semiramide). Tutte le composizioni che erano collocate presso la Hessische Landes- und Hochschulbibliothek di Darmstadt sono andate distrutte nel 1944. Le quattro cantate e le cinque arie attribuite dall'Eitner al F. e conservate presso il Civico Museo bibliografico musicale di Bologna sono invece opera di G. Ferrandini.
Libretti delle opere sono conservati a Reggio Emilia (Biblioteca municipale Palizzi), Venezia (Biblioteca del conservatorio), Dillingen (Studienbibliothek), Bologna (Civico Museo bibliografico musicale), Roma (Biblioteca del conservatorio di S. Cecilia).
Bibl.: C. de Rosa marchese di Villarosa, Memorie dei compostiori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840, p. 76;F. Torrefranca, Poeti minori del clavicembalo, in Riv. music. ital., XVII (1910), 4, pp. 814-820;Id. Le origini italiane del romanticismo musicale, Torino 1930, pp. 49, 60, 115, 120, 172-178, 404, 423, 468, 568, 594, 612, 621;A. Capri, IlSettecento musicale in Europa, Milano 1936, p. 156;W. S. Newman, The sonata in the classic era, Chapel Hill 1963, pp. 202 s.;L. Bettarini, Prefazione ad A. Ferradini, Stabat Mater, Milano 1969, pp. IV-XI; Storia dell'opera, I, 1, Torino 1977, pp. 464 s.;R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, I, Busto Arsizio 1978, pp. 477, 625 s.; L. Fait, in Radiocorriere TV, LV (1978), II, pp. 115, 119; A. Iesuè, Note su A. F., in Nuova Riv. music. ital., XV (1981), 2, pp. 241-246;Id., F. A., in Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, Torino 1985, pp. 738 s.;R. Ertner, Quellen Lexikon der Musiker, III, p. 420; C.Sartori, Ilibretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Cuneo 1990, I, pp. 224 s., 319; New Grove Diet. of music and musicians, VI, pp. 484 s.