FIGARI, Antonio
Nacque a Genova il 16 maggio 1804 da Lazzaro e Paola Lanfranco. Ancora adolescente fu apprendista nella locale farmacia di G. Mojon; iscrittosi all'università, ove fu allievo di D. Viviani, nel 1825 vi ottenne il diploma di farmacia.
Partì subito dopo per Alessandria d'Egitto, per dirigere colà una farmacia. L'anno seguente passò alla farmacia centrale militare del Cairo come aiutante maggiore; successivamente, nel '29, fu promosso farmacista maggiore, poi incaricato della direzione della farmacia e dell'ospedale militare ed infine, nel '39, divenne farmacista ispettore, entrando anche a far parte del Consiglio generale della Sanità. Intanto già dal 1827 era stato nominato professore aggiunto di botanica e poi titolare di botanica e materia medica nella scuola di medicina proprio in quell'anno annessa al Collegio militare di Abù Za'bal (a 56 km dal Cairo). Trasferita poi la scuola al Cairo i due insegnamenti furono separati e il F. vi ebbe nel 1833 la direzione del laboratorio di chimica e l'insegnamento di farmaceutica, mentre quello di botanica fu assegnato al francese A. H. Husson. Di questa scienza del tutto nuova in Egitto il F. dovette praticamente creare il linguaggio, adattandolo ai prodotti della farmacia europea.
Incaricato dal pascià d'Egitto Mohammed Alì di fare alcune indagini per la ricerca di minerali utili e combustibili fossili, il F. intraprese una serie di viaggi prima, nel 1844, nel deserto arabico, poi nel '45 e '46, nella bassa Tebaide per scavi alla ricerca di marmi e di carbon fossile. Nel '47 esplorò la parte orientale e settentrionale del Sinai fino a Petra, esplorazione che completò nella primavera del '49 nella zona occidentale e meridionale per incarico del successore di Mohammed Alì, Abbas I. Fu anche, successivamente, in Alto Egitto, in Nubia, Sudan e Anatolia. Tornò in Europa per breve tempo come membro della commissione vicereale egiziana per l'Esposizione di Parigi del '67, alla quale presentò alcuni suoi lavori.
Riprese quindi i suoi impegni al Cairo, finché nel 1870 tornò a Genova, dove morì l'8 novembre di quello stesso anno. Nel 1857 per le benemerenze acquisite era stato nominato bey da Said pascià. Si era sposato nel 1827 con Luisa Ucelli, dalla quale ebbe sei figli.
Nel corso dei viaggi il F. raccolse osservazioni ed abbondante materiale botanico, zoologico, paleontologico e mineralogico da quelle zone non ancora molto conosciute dal punto di vista naturalistico; anche se certamente presenti alla cultura scientifica a partire dalle fondamentali ricerche degli scienziati al seguito di Napoleone, preceduti a loro volta da V. Donati, da P. Alpino, medico del XVI secolo e ancor prima dai viaggiatori tardo medioevali L. Frescobaldi e S. Sigoli. Per esempio le notizie raccolte nella penisola del Sinai furono a lungo le uniche di cui si disponesse. Il F. poi inviava quanto andava accumulando ai naturalisti interessati: nel '30 mandò un primo gruppo di oltre 400 specie di piante dei dintorni di Alessandria e del Cairo al maestro Viviani, che ne illustrò una quarantina, proponendone ventitré come nuove per la scienza (in Plantarum Aegyptiarum decades IV…, Genuae 1830). Dopo il 1840, morto il Viviani, fece giungere al di lui successore G. De Notaris alcune Graminacee del Sinai, dell'Egitto e della Nubia (Agrostographiae Aegyptiacae fragmenta curantibus A. Figari et G. De Notaris, I, Species in regione Sinaica ab aequite Figari aestate 1849 collectae, in Mem. d. Accad. d. scienze di Torino, classe di sc. fis. e mat., XII [1852], pp. 245-263; II, Gramina Aegyptii et Nubiae, ibid., XIV [1854], pp. 317-392, tavv. I-XII); vi erano elencate 41 specie e un genere nuovi. All'algologo veneziano G. Zanardini il F. mandò una collezione di Alghe del Mar Rosso, descritte in Plantarum in Mari Rubro hucusque collectarum enumeratio adiuvante A. Figari, auctore I. Zanardini, Venetiis 1858.
Quando F. Parlatore nel 1843 istituì l'Erbario centrale di Firenze il F. fu tra i più solerti sostenitori di questa istituzione, cui prima inviò porzioni rilevanti delle proprie collezioni illustrate dallo stesso Parlatore e da P. B. Webb (P. B. Webb-F. Parlatore, Florula Aethiopico-Aegyptiaca sive enumeratio plantarum, quae ex Aethiopia et Aegypto Musaeo R. Florentino misit A. F., Florentiae 1851) e poi, nel '65, tutta la sua raccolta contenente più di 30.000 esemplari. Nel 1852 fu il Webb ad illustrare sistematicamente il materiale botanico giunto dall'Africa settentrionale ed orientale, lavoro che però, per le vicende del Giornale botanico che ne avrebbe dovuto curare la pubblicazione, fu interrotto alla famiglia delle Capparidaceae; il Webb lo riprese ancora nel 1854 (Fragmenta florulae Aethiopico-Aegyptiacae ex plantis precipue ab A. F. Musaeo Florentino missis, Paris 1854) ma per la morte dell'autore fu interrotto alle Terebintacee. U. Martelli continuò l'esame della flora figariana, ma modificò, semplificandolo, il sistema introdotto dal Webb (Webb, Fragmenta…, continuazione per U. Martelli, in NuovoGiorn. botanico, XX[1888], pp. 389-395).
La collezione botanica del F. restò ancora in gran parte indeterminata e tuttavia si è mostrata molto utile in seguito anche a botanici come E. Chiovenda, G. Schweinfurt e P. Ascherson, che spesso confrontarono quell'erbario con le specie vegetali rinvenute nei territori nordafricani ed etiopici. Raccolse anche fossili liassici, cretacei, eocenici e miocenici. Del viaggio del '47 scrisse un diario accurato, in cui dava la dettagliata descrizione geologica dei territori attraversati, con sei carte geologiche a colori in scala 1:500.000 (Etudès géographiques et géologiques de l'Egypte, de la peninsule de l'Arabie Petrée et de la Palestine, Paris 1864). Sebbene le sue attribuzioni dei reperti siano talvolta imprecise o incomplete, è però notevole il fatto che egli abbia segnalato nelle zone a Nord della penisola del Sinai formazioni appartenenti al Mesozoico e fenomeni di metamorfismo ignorati o negati per lungo tempo, e solo recentemente ammessi. Fu il F. a segnalare fin dal '64 la presenza di calcari e marne fossili di origine marina del Lias interposte alla formazione arenacea-marnosa sovrastante le rocce paleozoiche dell'Egitto.
È tuttavia necessario fare una precisazione a questo proposito: il F. ascrisse al periodo liassico, in particolare sinemuriano, i terreni di vari siti del deserto arabico, ma ciò che in realtà risultò poi esatto fu la presenza del liassico soltanto nell'Uadi am Rockam, scoperta peraltro interessante che nessun geologo prese allora in considerazione o poté personalmente riscontrare. Fu quanto dimostrarono gli studi di B. Greco, incaricato da C. De Stefanis, direttore dell'Istituto geologico di Firenze, cui il F. aveva donato nel '68 la sua collezione di fossili (destinò quelle mineralogiche al Museo civico di Genova). Il Greco pubblicò un lavoro sui Pesci e sui Cefalopodi (Fauna cretacea dell'Egitto raccolta dal F.-bey, p. I, Cephalopoda, in Palaeontographia Italica, XXI [1915], pp. 189-231; p. II, Pisces. Cephalopoda addenda, et Gasteropoda, ibid., XXII[1916], pp. 35-98; p. III, Lamellibranchiata, ibid., XXIII [1917], pp. 95-161 e XXIV [1918], pp. 1-57), descritti come fauna cretacea, e poi altre note su esemplari provenienti dai siti del deserto arabico cui si è accennato: uno studio condotto confrontando accuratamente le pubblicazioni del F. con il materiale delle collezioni e con pubblicazioni di autori successivi. Parallelamente al Greco lavorò sugli Echinidi cretacei G. Stefanini (Echinidi cretacei e terziari d'Egitto raccolti da A. F., I, in Boll. d. Soc. geologica ital., XXXVII [1919], 1-2, pp. 39-63).
La raccolta comprendeva trentatré specie del Cretaceo e quindici del terziario. Lo Stefanini tuttavia poté riscontrare tre specie e tre varietà nuove per la scienza nella faunetta cretacica e una specie nuova in quella eocenica, e condurre osservazioni inedite, sfuggite anche ad uno dei maggiori conoscitori del territorio egiziano, R. Fourtau. Le specie raccolte dal F. sarebbero risultate nuove per la scienza nella loro quasi totalità, se fossero state studiate subito; invece già al tempo di Stefanini e di Greco erano ormai ben note agli studiosi.
L'opera più importante del F. fu Studi scientifici sull'Egitto e sue adiacenze, compresa la penisola dell'Arabia Petrea, I-II,Lucca 1864-1865. Il primo volume contiene una descrizione geofisica del bacino nubo-sudanico, volto a consentire una migliore conoscenza del percorso e delle origini delle acque del Nilo, e un ampio cenno alla costituzione geologica dell'istmo di Suez, dell'Arabia, della Palestina, del deserto e delle oasi ad Ovest del bacino del Nilo. Segue una illustrazione del clima e delle sue varietà, messo in rapporto al tipo di vegetazione presente. A questo riguardo il F. fa delle utili annotazioni sulle variazioni morfologiche presenti in certe specie in dipendenza di fattori climatici che talvolta ingannano i sistematici, e suddivide in regioni botaniche quella flora che ritiene non propria dell'Egitto ma derivata dalle regioni circostanti. Dalla flora passa all'agricoltura, alle possibilità di apportarvi utili cambiamenti, alle culture e ai costumi dei popoli indigeni. Alla curiosità del naturalista si uniscono una capacità osservativa ed una disposizione mentale all'indagine scientifica che rendono quest'opera, così ricca di notizie, un reale contributo alla conoscenza di quelle terre.
Fonti e Bibl.: A. Des Flers, L'exploration scientifique de l'Egypte sous le règne de Mohamed Ali (Traveaux inédites de Figari et Husson), Le Caire 1896 (tratta dai Mémoires sur l'histoire naturelle de l'Egypte dediès à la Société Royale des arts, lettres et sciences de Nancy par A. Figari et A. H. Husson, 1844,esistenti nella biblioteca dell'Istituto d'Egitto al Cairo); Extrait du Journal d'un voyage géologique à Gebel Zeyt, in Bull. de la Soc. d. géogr. de Paris, s. 3, III (1845),pp. 353-57; V (1846), pp. 111-127, 248-267; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1895, I, p. 73; II, p. 48; L. A. Balboni, Gli Italiani nella civiltà egiziana del sec. XIX, Alessandria 1906, I, pp. 190, 341-346; III, pp. 16 s.; E. D. Bigiavi, Noi e l'Egitto, Livorno 1911, pp. 72, 81 s.; A. Mieli, Gliscienziati italiani, Roma 1923, I, pp. 31-36; R. Rampanini, Studi sulla flora dell'Egitto, in L'opera degli Italiani per la conoscenza dell'Egitto..., a cura di R. Almagià, Roma 1926, pp. 62-65, 82 ss.; A. Beguinot, Paolo Della Cella e A. F. viaggiatori e naturalisti liguri, in Arch. Botan., XIV(1938), pp. 290-315; Index des commumcations et mémoires publiés par l'Institut d'Egypte (1859- 1952), Le Caire 1952, p. 140; S. Doldi, Alle origini della scienza in Liguria, Genova 1990, pp. 166-172; World Who's who in scienee, Chicago 1968, p. 564.