FLORIAN, Antonio
Nacque a Venezia, nella parrocchia di San Luca, il 21 marzo 1770 da Francesco, pittore, e Anna Barbia (Moschini, 1815). Dal 14 luglio 1788 fino al novembre del 1791, fu alla scuola di Francesco Maggiotto (Francesco Fedeli), figlio di Domenico, con Carlo Bevilacqua, Giuseppe Pedrini, Iacopo Zatta, Antonio Vianello (Tessier, 1882). A questo periodo appartiene il suo ritratto nel dipinto dei Maggiotto, Autoritratto con due allievi, conservato nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dove il F. compare accanto al Pedrini. Di poco successiva è la pala nella chiesa di Camponogara, firmata e datata 1795 (Delfini Filippi, 1991, p. 12), dalla quale traspare la sua formazione accademica.
La principale fonte per le opere del F. è il Moschini nelle varie edizioni della sua guida. La prima opera citata è una Giuditta (perduta), che gli procurò la nomina ad accademico nel 1796. Nel 1815, oltre al dipinto nella chiesa di S. Maurizio, raffigurante S. Gaetano, s. Domenico e la beata Contessa Tagliapietra (nei depositi della chiesa) e alla Vocazione di s. Vincenzo Ferrer, firmata, nella chiesa di S. Pietro a Murano, il Moschini ricorda che il F. "fece per Melma (nel Trevigiano) una tavola con i santi Antonio abate e Rocco (perduta), figura al naturale; due tavole per l'Anconetta (parrocchia di Venezia distrutta nel 1855), l'una con Cristo, Maria e S. Giovanni, e l'altra con i santi Antonio da Padova e Apollonia, conservata a Campo Noghara; tavola per la Tesa con M. Vergine e i ss., Pellegrino e Domenico" (nota manoscritta in Moschini, 1815, II, 2). Trail 1815 eil 1919 dovrebbe datarsi il S. Giobbe sul secondo altare della chiesa omonima a Venezia (Moschini, 1819, p. 222).
Nel 1834 il F. era attivo nella terraferma, nella parrocchiale di Oriago, dove firma e data la tela sul secondo altare a destra, raffigurante Madonna con Bambino, s. Giorgio e s. Liberale (Tiozzo, 1968): dipinto equilibrato che ci mostra un artista legato alla pittura della scuola del Maggiotto e ai dettami dell'Accademia. Allo stesso periodo appartengono probabilmente sia "la mezzaluna che offre il Padreterno squarciatore del Caos" (Moschini, 1842, p. 47) nella sagrestia di S. Maria della Salute, sia la copia del ritratto dell'abate camaldolese Francesco Zaghis di Sebastiano Ceccarini, conservata nella Pinacoteca Manfrediniana delle Raccolte del seminario patriarcale di Venezia, entrambe doni dell'artista al seminario.
Ma il F. è noto soprattutto per l'attività di restauratore. Abbiamo notizie di interventi nella chiesa di S. Zaccaria sulla tavola attribuibile a M. Basaiti, posta in sostituzione di quella di Giovanni Bellini, requisita dai Francesi, dove il F. fece "e le aggiunte e il ristauro" (Moschini, 1815, I). Negli anni successivi la sua attività divenne sempre più intensa. Nel 1815-16 lavorò con G. Baldazzin sotto la direzione di P. Edwards al restauro di due delle tre tele di Tintoretto con le Storie di s. Marco: di fatto si trattò di una manomissione del Trafugamento del corpo di s. Marco e del Miracolo del saraceno (Venezia, Gallerie dell'Accademia); entrambe le opere, infatti, destinate ad una nuova collocazione, furono ridotte nelle dimensioni e modificate in alcuni elementi iconografici (per una dettagliata analisi, S. Marconi Moschini, Gallerie dell'Accademia di Venezia. Opere d'arte sec. XVI, Roma 1962, pp. 234 s.). Nel 1817 fu chiamato da L. Cicognara ad intervenire sull'Assunta di Tiziano (Conti, 1988). Successivamente lo troviamo citato per il restauro della pala di M. Basaiti con S. Giorgio che uccide il drago a S. Pietro di Castello (Moschini, 1819, p. 19); lavorò ad una delle prime opere di G. Bellini nella basilica dei Ss. Giovanni e Paolo (ibid., p. 35) e sempre nella stessa chiesa all'Elemosina di s. Antonino di L. Lotto; in S. Salvatore restaurò un'opera di Palma il Vecchio e ai Frari l'Assunzione della Vergine di Giuseppe del Salviati, proveniente dai Serviti (ibid., p. 272).
Dei suoi metodi si ha notizia da P. Edwards, ispettore delle "pubbliche pitture" dal 3 sett. 1778 ed organizzatore dei restauri nella città lagunare. Negli scritti dell'Edwards si avverte un tono di polemica nei confronti del F., il quale, con il Cozza e il Bini, sosteneva che l'intervento di restauro nelle pitture danneggiate era necessario sempre "senza neppur mover dubbio sull'accettabilità della massima in suo favore" (Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, cod. P.R. 307 c/IV, cc. 2-4). Mentre l'Edwards sosteneva un approccio graduale al restauro dell'opera d'arte, da iniziarsi con una pulitura a base di "acqua e chiara d'uovo", il F. sembrava propendere per metodi più rapidi, per esempio, pulendo il dipinto con "acqua di soda e olio di noce" (Olivato, 1974). Ma il disaccordo fra i due dovette limitarsi ai metodi di pulitura, se lo stesso Edwards, nel suo discorso sul progetto di una scuola di restauro per Venezia, ricorda che il F., nel 1818, era stato proposto come insegnante (Venezia, Biblioteca del seminario patriarcale, ms. 788/15, c. 3).
Incerta è la data di morte del F., avvenuta secondo il Tessier (1882, p. 298) a Venezia nel 1838; mentre il Niero (1986, p. 187) ha ipotizzato che l'attività del F. si sia protratta fino a circa il 1843.
Fonti e Bibl.: Oltre ai manoscritti citati all'interno della voce si veda: G.A. Moschini, Guida alla città di Venezia all'amico delle belle arti, Venezia 1815, I, p. 124; Id., Guida di Venezia e delle isole, ibid. 1815, II, 2, p. 584, nell'esemplare della Biblioteca del seminario patriarcale di Venezia; Id., Itinéraire de la vià de Venise, Venise 1819, pp. 1, 17, 19, 35, 38, 160, 177, 222, 272, 368; Id., Nuova Guida per Venezia, Venezia 1834, p. 188; Id., La chiesa e il seminario di S. Maria della Salute in Venezia, Venezia 1842, pp. 47, 123; A. Tessier, Di Francesco Maggiotto pittore veneziano, in Arch. veneto, XXIII (1882), p. 298 n. 3; C.B. Tiozzo, Gli affreschi delle ville del Brenta, Padova 1961, p. 61; S. Moschini Marconi, Gallerie dell'Accademia di Venezia. Opere d'arte dei secoli XVII-XVIII-XIX, Roma 1970, p. 53 e tav. 113; C.B. Tiozzo - C. Semenzato, La riviera del Brenta, Treviso 1968, p. 52; A. Conti, Vicende e cultura del restauro, in Storia dell'arte italiana, Torino 1981, p. 67; L. Olivato, I provvedimenti della Repubblica veneta per la salvaguardia del patrimonio pittorico nei secoli XVII e XVIII, in Memorie dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed art. classe di scienze morali e lettere (1974), p. 84 n. 47; A. Niero, Arte sacra a Venezia nel primo Ottocento: la pittura, in La Chiesa veneziana dal tramonto della Serenissima al 1848, a cura di M. Leonardi, Venezia 1986, pp. 187, 190; A. Conti, Storia del restauro e della conservazione delle opere d'arte, Milano, 1988, pp. 187, 291, 347 n. 45; G. Delfini Filippi - L. Salmaso - V. Tiozzo, 1792-1992. - La chiesa di Camponogara: dalla costruzione al restauro, Campolongo Maggiore 1991, pp. 12, 18, 20; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 119.