FONTANA, Antonio
Si ignorano gli estremi anagrafici del F., nato probabilmente intorno alla metà del sec. XVII e attivo come scultore nell'Italia meridionale. Il primo incarico documentato risale al 1677. Si tratta di alcuni lavori per la cappella di S. Benedetto nella chiesa dell'abbazia di Montecassino, commissionati da M. Cesarini; di tali opere rimangono, dopo i bombardamenti del 1943, numerosi manni mischi oggi riutilizzati in situ.
È probabile che a quest'epoca il F. già godesse di una buona fama visto che si trattava di lavori per la cappella dedicata al santo titolare dell'abbazia, la cui volta veniva dipinta nello stesso periodo da un artista di chiara fama quale L. Giordano.
Insieme con il nipote Lorenzo, nel dicembre del 1681, il F. risulta iscritto alla corporazione dell'arte degli scultori di marmo e marmorari con sede nella cappella dei Ss. Quattro Martiri Coronati, nella chiesa di S. Pietro a Maiella a Napoli. Nello stesso anno è documentato Per aver scolpito "un'Arma e un Epitaffio" (Banco di S. Maria del Popolo, 1681) per la chiesa dei gesuiti di Monteleone. Due anni dopo, nell'agosto del 1683, terminò i marmi decorativi per la cappella del Ss. Crocifisso nella chiesa di S. Maria Regina Coeli a Napoli.
La seconda commissione di una certa importanza documentata del F., dopo Montecassino, fu quella per l'altare maggiore della certosa di Padula realizzata tra il 1683 e il 1685. Il F. lavorò in collaborazione con gli scultori B. Ghetti e G.D. Vinaccia: quest'ultimo., in particolare, forni i disegni. Pochi anni dopo, tra il 1687 e il 1688, il F. collaborò con L. Vaccaro ai marmi decorativi e agli altari della chiesa dei Morticelli di Foggia. Il contatto con l'artista napoletano, autore delle sculture dell'Angelo custode e del S. Michele Arcangelo, all'interno della chiesa, fu certamente importante per il cammino artistico del Fontana.
Nell'agosto del 1692 il cardinale V. Orsinì, arcivescovo di Benevento (il futuro papa Benedetto XIII), commissionò al F. un epitaffio per la cattedrale della sua diocesi. Risale sempre a questo periodo l'inizio della collaborazione con l'architetto e pittore napoletano A. Guglielmellì. Nel 1694, infatti, il F. eseguì sotto le sue direttive i quattro capitelli d'ordine composito adorni di "fronde di quercia e di piante di olivo" (Banco dei poveri, 1694) per l'abside della chiesa napoletana dei gerolamini. Nello stesso periodo completò i marmi decorativi di rivestimento di tutta la navata della chiesa abbaziale di Montecassino, attualmente in parte recuperati o ricostruiti in base a vecchie fotografie d'archivio. Due anni dopo, nel 1696, gli furono commissionati, tramite i buoni uffici di suo fratello, frate Cirillo Fontana, vari lavori in marmi mischi nella cappella di S. Michele Arcangelo nella chiesa napoletana di S. Aniello Maggiore a Caponapoli, oggi trafugati. La collaborazione con il Guglielmelli continuò nel 1702, quando il F. completò la decorazione marmorea della cappella dì S. Andrea Apostolo in S. Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli, su disegni del Guglielmelli.
Furono posti in opera "predella di marmo bianco, altare di marmo bardiglio con gli zoccoli sotto li piedistalli, frontespizi storti - il cui impiego denota già un gusto di carattere rococò - e pezzi di intaglio in marmo rosso di Spagna, giallo di Verona e verde di Siena" (Banco dello Spirito Santo, 1702).
Dal settembre 1702 al maggio 1704. insieme con il nipote Lorenzo, lavorò a tutta la cospicua decorazione marmorea della chiesa di Rossano, su commissione di A. Deodati, arcivescovo del luogo; sempre con il medesimo nipote, con il quale evidentemente collaborò lungo il corso di tutta la vita, il F. risulta impegnato nel 1705 ancora nella decorazione marmorea (pilastri, pilastrini e contro-pilastri) per le cappelle dell'abbazia di Montecassino. Fu questa certamente una delle ultime imprese artistiche del Fontana. Nel Giornale dell'abate Gattola custodito nell'archivio della suddetta abbazia, alla data 4 dic. 1704. si legge infatti che "è venuto in S. Germano il sig. Arcangelo Guglielmelli architetto che dopo havere misurato et apprezzato li lavori fatti sin'hoggi da Maestro Antonio Fontana... il suddetto Maestro Antonio si è licenziato col dire che stante la sua vecchiaia, non poteva più servire il Monastero". Dopo questa data non si hanno più notizie del Fontana.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, Banco di S. Maria del Popolo, matr.500, p. 332, 16 giugno 1681; Banco dello Spirito Santo, giornale copiapolizze, matr. 691, 18 ag. 1683, p. 984 e matr. 636, p. 75; ibid., matr. 837, 1° sett. 1702, pp. 72 s.; Banco di S. Maria della Pietà, giornale copiapolizze, matr. 882, 23 dic. 1687; ibid., matr. 960, 11 ag. 1692; Banco dei Poveri, matr. 702, 11 dic. 1694; ibid., matr. 704, 17 giugno 1695; Banco del Ss. Salvatore, matr. 400, 1° dic. 1696; Montecassino, Archivio storico dell'abbazia, Giornali dell'abate Gattola dal 1702 al 1712, foglio del 4 dic. 1704; M. Pasculli Ferrara, Arte napoletana in Puglia dal 16° al 18° sec., Fasano 1983, p. 2; G.G. Borreffi, Una nota per l'altare maggiore della certosa di Padula, in Ricerche sul '600 napoletano, Napoli 1987, pp. 73-83; V. Rizzo, Dai documenti dell'Arch. stor. del Banco di Napoli, ibid., p. 167, doc. 58; F. de' Rossi - O. Sartorius, S. Maria Regina Coeli. Il monastero e la chiesa nella storia dell'arte, Napoli 1987, p. 61; G. Amirante, Architettura napoletana tra Seicento e Settecento. L'opera di A. Guglielmelli, Napoli 1990, p. 323; E. Nappi, Ricerche sul '600 napoletano, Napoli 1992, p. 157.