GABRIELI, Antonio
Nacque a Belluno il 29 luglio 1694 da Giovanni Battista, originario di Bassano, e da Maddalena Sammartini (o San Martini), gentildonna di antica e benestante famiglia bellunese.
Non si possiedono notizie d'archivio riguardo alla formazione pittorica del G., peraltro tradizionalmente collegata al raffinato Flaminio Grappinelli. Il catalogo delle opere, costituito da circa quaranta tele, permette tuttavia di cogliere, con sufficiente chiarezza, i riferimenti artistici cui fece capo la pittura del G., probabilmente autodidatta. Si tratta in particolare dell'arte dei conterranei dal Grappinelli a Gaspare Diziani e, seppure solo in parte, a Sebastiano Ricci. È indubbio inoltre che il G. rimase affascinato dall'opera di Giannantonio Guardi e dal registro luminoso di Giovanni Battista Piazzetta, conosciuto quasi certamente tramite gli esempi diffusi in provincia da Egidio Dall'Oglio.
Non di rado stilisticamente discontinuo, il G. esercitò una notevole attività sia nella provincia di Belluno sia nel confinante territorio trevigiano godendo di considerazione da parte dell'aristocrazia e del clero locali dai quali ricevette numerose commissioni. A testimonianza di ciò, in un'epoca in cui a Belluno la concorrenza in campo pittorico doveva essere senza dubbio notevole, l'11 dic. 1735 venne liquidato al G. il compenso per aver dipinto un S. Sebastiano (oggi disperso) commissionatogli dal Nobile Consiglio cittadino per ornare la cappella privata del palazzo dei Rettori in Belluno. Datata 1742 è la pala della parrocchiale di Bribano, attribuita al G. dal Valcanover (1960).
Ricca di consonanze figurative con la produzione di F. e di G. Guardi, alla composizione va riconosciuta una certa dignità considerando in particolare il personalissimo modo con il quale il G. interpreta l'esperienza della poetica rococò.
Intorno al quarto decennio del Settecento è possibile ipotizzare un soggiorno del G. a Venezia, dove poté conoscere de visu alcuni episodi della grande cultura artistica lagunare del momento: tali suggestioni riaffiorano più o meno esplicitamente in gran parte della sua produzione.
La grande tela con la Vergine Immacolata e i santi patroni (Belluno, Museo civico), eseguita nel 1748 per la sala consiliare del palazzo dei Nobili a Belluno, costituisce un'ulteriore testimonianza dell'inclinazione del pittore verso la grammatica guardesca non disgiunta da citazioni di Sebastiano Ricci, quali si possono notare ad esempio nella figura della Vergine.
Come giustamente notato dal Lucco (1983), in quest'opera il G. riprende quasi specularmente i modi della pala dipinta dal Ricci, attorno al 1730, per la chiesa di S. Vitale a Venezia. L'effetto d'insieme, di spiccato gusto scenografico con qualche forzatura nell'impostazione retorica delle immagini, si impone per l'uso sbrigliato della pennellata e per l'accorta regia della scintillante materia cromatica.
Al medesimo lasso di tempo appartiene, con ogni probabilità, anche la piccola pala dipinta dal G. per la chiesa di S. Tiziano a Frontin di Trichiana, raffigurante la Vergine con il Bimbo tra i ss. Giovanni Battista e Apollonia (Mies, 1992), non esente da suggestioni tiepolesche nella figura di Maria e da influenze piazzettesche nell'abile dosaggio delle luci.
Al catalogo del G. è stato assegnato anche un nutrito numero di paliotti dipinti su tela o cuoio per gli altari di molte chiese del territorio bellunese: quali S. Martino di Sopracroda, S. Giacomo di Mussoi, S. Lucia di Cet, S. Michele di Orzes, S. Quirico di Cavarzano (Vizzutti, 1982; 1984).
Sono generalmente lavori di tono decorativo caratterizzati sempre da un medaglione centrale con la figura del santo titolare del tempio contornato da esuberanti intrecci floreali ove risalta la cromia festosa di gusto schiettamente rococò.
Da alcuni documenti d'archivio risulta che dal 1758 al 1788 il G. ricoprì l'incarico di gastaldo della Scola di S. Rocco a Belluno. Il 27 luglio 1766 è ricordato per aver dipinto un ovale con il Sacro Cuore di Gesù, esposto prima delle soppressioni di età napoleonica sull'altare dei Ss. Martiri nella chiesa bellunese dei gesuiti.
Creduta dispersa, l'opera è stata rinvenuta nei depositi della basilica cattedrale di Belluno insieme con un'altra piccola tela, raffigurante S. Antonio da Padova, anch'essa riconducibile ai modi del G. (Vizzutti, 1995).
La presenza del G. nel territorio trevigiano risale al 1764, anno in cui è registrato nel "Libro delle spese della Confraternita della B. Vergine del Rosario di Roncadelle" un pagamento per una "pittura fatta" (Mies, 1992).
Allo stesso anno risale un piccolo ex voto a olio nella parrocchiale di Visome, raffigurante l'Addolorata tra i ss. Antonio, Giuseppe e Osvaldo, nel quale la pennellata inquieta che sfalda i volumi richiama suggestioni guardesche. Alla medesima chiesa appartiene un'altra tela, con l'Immacolata, il Bimbo e s. Antonio, nella quale il G. sembra incline verso un tipo di sensibilità figurativa collegabile all'arte di Gaspare Diziani.
Secondo le fonti bellunesi del tempo (Le memorie… [1760-1808], 1931), nel 1772 il G. eseguì una tela raffigurante la Vergine Maria per la chiesa suburbana di S. Daniele di Pedeserva (non più esistente in loco). Al settimo decennio del secolo vanno probabilmente ascritte le tele con gli apostoli Filippo, Simone, Giacomo Minore, Tommaso, Paolo e Pietro, che insieme con altre del Grappinelli ornano le navate della basilica cattedrale di Belluno.
Ascrivibile alla tarda attività del pittore è la pala con la Madonna del Rosario e santi ad Arfanta presso Treviso (Mies, 1992). Dopo il 1776, anno in cui è datata la modesta tela nella chiesetta di Nostra Signora del Parè di Limana (Lucco, 1989), vanno collocate le stazioni della Via Crucis per la parrocchiale di Cusighe nelle quali, accanto al substrato guardesco, si ravvisano echi di matrice tiepolesca.
Il G. morì a Belluno il 12 genn. 1789.
Fonti e Bibl.: F. Pellegrini, Catalogo dei pittori bellunesi dal sec. XIV in poi, in Nozze Monti-Crocini, Belluno 1892, p. 10; Le memorie di don Flaminio Sergnano [1760-1808], a cura di L. Alpago Novello, in Arch. storico di Belluno, Feltre e Cadore, III (1931), p. 236; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, p. 94; R. Pallucchini, La pittura veneta del Settecento, Venezia-Roma 1960, p. 154; F. Valcanover, Indice fotografico delle opere d'arte della città e provincia di Belluno, Venezia 1960, p. 36; A. da Borso, Pittori bellunesi, in Arch. storico di Belluno, Feltre e Cadore, XXXIX (1968), p. 10; Guida alla cattedrale di Belluno e alle chiese di S. Pietro, della B. Vergine della Salute, del Battistero…, Belluno 1973, p. 24; F. Vizzutti, Catalogo delle tavolette votive del Museo civico di Belluno, in Tavolette votive bellunesi (catal., Belluno), Brescia 1979, p. 110; Id., Inediti dei pittori Domenico Falce e A. G., in Arch. storico di Belluno Feltre e Cadore, LII (1981), pp. 50 ss.; Id., Appunti per un catalogo di A. G. pittore bellunese del Settecento, ibid., LIII (1982), pp. 41 ss.; M. Lucco, Belluno e Feltre, in Itinerari per il Veneto, Roma 1983, p. 349; Id., Catalogo del Museo civico di Belluno. I dipinti, Vicenza 1983, p. 33; L. Bentivoglio, Sedico e la sua storia, Belluno 1984, p. 48; F. Vizzutti, Arte, in Belluno: storia architettura arte, Belluno 1984, passim; Id., A. G.: un seguace provinciale dei Guardi, in Arte veneta, XL (1986), pp. 200 ss.; Id., Breve storia della pittura bellunese dal secolo XV al XIX secolo, Belluno 1986, pp. 37 s.; Id., Una memoria di A. Occofer sui pittori bellunesi, in Arch. storico di Belluno, Feltre e Cadore, LVIII (1987), p. 29; M. Lucco, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1989, pp. 721 s.; G. Mies, Arte del '700 nel Veneto orientale, Pordenone 1992, pp. 108 ss.; F. Vizzutti, Per il settecentesco A. G., in Arch. storico di Belluno, Feltre e Cadore, LXIV (1993), p. 124; Id., La cattedrale di Belluno. Catal. del patrimonio storico-artistico, Belluno 1995, pp. 142 ss.; Id., Le chiese della forania di Zoldo. Documenti di storia e d'arte, Belluno 1995, p. 520.