GAMBELLO, Antonio. - Non si conosce l'anno di nascita - collocabile comunque nella prima metà del XV secolo - di questo scalpellino veneziano, figlio di Marco di Piero. Dal Paoletti - al quale, ove non diversamente indicato, si rimanda per le notizie sul G
sappiamo che anche suo zio Martino, detto Zancheta, era uno scalpellino veneziano (I, pp. 72, 95 doc. 38; II, p. 132 doc. 192).
Il G. visse e operò a Venezia (nel 1479 risiedeva nel confinio di S. Lio; della moglie si conosce il nome, Orsa) come anche i suoi figli, tra cui Marco, il gioielliere Briamonte, residente nel confinio di S. Angelo, l'orafo Ruggiero, abitante in quello di S. Croce, e Vittore; rispettivamente nel 1480 e nel 1481, Marco e Briamonte furono estratti «ballottini» nel Maggior Consiglio, una carica riservata ai cittadini originari di età inferiore ai quindici anni.
Dal 1458 e fino alla morte il G. lavorò come protomaestro presso il convento delle benedettine di S. Zaccaria, con l'incarico di costruire la nuova chiesa, di adattare la vecchia a coro per le monache e di restaurare gli edifici del convento. Questo è il primo esempio documentato a Venezia in cui la direzione di un lavoro complesso veniva affidato a un soprintendente professionista. Anche se era responsabile della fornitura delle misure e dei disegni, dell'acquisto delle pietre e del controllo di tutti gli operai in cantiere, il G. non subappaltava il lavoro; persino i contratti con i muratori alle sue dipendenze erano di competenza diretta del convento (Connell, 1993, pp. 64 s., cui si rimanda per tempi e modi dell'intervento del G. in S. Zaccaria).
Il G. assunse l'incarico l'8 maggio 1458, ricevendo come compenso un salario di 100 ducati all'anno e l'usufrutto di una casa, e iniziò a lavorare una settimana più tardi. Erano stati realizzati uno o più modelli di legno, probabilmente sulla base di suoi disegni; il materiale per le fondamenta era stato approntato nell'aprile dello stesso anno, e queste vennero poste nei mesi seguenti. La navata di sinistra della chiesa preesistente, che era contigua alla nuova, venne incorporata nelle fondamenta del nuovo edificio come navata destra (Puppi - Olivato Puppi, p. 191). Il G. si recò in Istria nelle estati del 1459 e del 1460 e nel 1461 per occuparsi dell'estrazione, del digrossamento e del trasporto delle pietre. Nel giugno e nel luglio del 1462 vennero alzati muri in mattone nella vecchia chiesa. Essendo stato realizzato un altro modello di legno, il 1° febbr. 1466 fu stilato un nuovo accordo con il Gambello. Nel 1476 e nel 1477 vennero scolpiti i capitelli delle colonne della navata e dell'ambulacro, come anche gli archi dell'abside con il loro traforo. Nel giugno e ne/luglio del 1477 vennero innalzate la seconda colonna dell'abside e la prima colonna, presumibilmente, della navata (Paoletti, I, p. 71; II, p. 109 doc. 87). Un documento del 12 apr. 1477 attesta che il G. stava per essere mandato in Oriente (ibid., I, pp. 71 s.); per tale motivo doveva lasciare un sostituto per il lavoro a S. Zaccaria, ma al suo ritorno avrebbe riavuto il suo posto. In ogni modo i lavori della chiesa si interruppero effettivamente alla metà del 1478 e ripresero solo quando, nel 1483, M. Codussi venne nominato protomaestro.
Alla morte del G. la facciata di S. Zaccaria era stata rivestita sino al primo piano, a esclusione del portale e dei rilievi di sinistra. I muri perimetrali della chiesa erano stati eretti e le cappelle dell'ambulacro erano state completate; mancavano però totalmente le volte.
In pianta, la chiesa presenta una navata a tre campate, con navate laterali ma senza transetto; intorno all'abside a cinque Iati c'è un ambulacro poligonale dal quale partono a raggiera cappelle semicircolari. Ambulacri come questo erano molto comuni nelle chiese gotiche francesi ma rari in Italia e, sino a quel momento, sconosciuti a Venezia; la presenza di un tale ambulacro è ricollegabile all'esistenza al centro dell'abside di un modello del Santo Sepolcro, che era la meta dell'annuale processione pasquale del doge e della Signoria (Dellwing, pp. 228-232). Dal disegno di S. Zaccaria è evidente che l'apprendistato di scalpellino aveva insegnato al G. a pensare ai dettagli concreti piuttosto che al progetto astratto e complessivo. Nessun edificio veneziano illustra meglio di questo la fragile ed effimera fusione degli ideali architettonici gotici e rinascimentali.
Contemporaneamente al lavoro di S. Zaccaria, al G. furono commissionati altri incarichi. Infatti, dal 1467 al 1468 lavorò alle fondamenta del Castel Nuovo del Lido, dove introdusse alcune modifiche al sistema dei casseri subacquei. Il 19 luglio 1470, insieme con altri esperti, il G. fu chiamato a esprimere la sua opinione sul restauro della volta sopra la «croxe» di S. Marco. Inoltre, il nome del G. appare nel codicillo del 29 ott. 1471 al testamento del doge Cristoforo Moro ed è legato al completamento della nuova chiesa di S. Giobbe, iniziata nel 1451 (Cicogna, VI, p. 732 doc. 5): con questo documento il doge ordinava che l'ampliamento della chiesa e la costruzione delle cappelle dovessero essere finite «per maistro antonio tajapiera de s. zacharia over per quelo de s. severo », personaggio identificato da Paoletti (Il, p. 171) con Lorenzo di Giovanni Francesco; la chiesa riflette l'arte di Pietro Lombardo, al quale viene comunemente attribuita: se il G. fu coinvolto in quest' opera lo fu solo in qualità di esecutore subordinato.
A metà del 1473 il G. venne consultato per la nuova fortificazione di San Servolo, in Istria (ora Socerb, Croazia), da poco riconquistata da Venezia; era intenzione del Senato mandare il G. sul luogo per sovrintendere alla sua fortificazione. Da documenti del 1473 e del 1474 sappiamo che il G. era coinvolto nella ricostruzione del convento e della chiesa di S. Chiara a Murano: ricevette pagamenti per «do fenestre grande che va ala facia de rietro de la ghiexia» e, tra le altre opere, per una figura di Cristo e per un'iscrizione per il portale maggiore (Paoletti, I, pp. 92 S. doc. 28). Nell'aprile del 1477 si ha notizia di una sua imminente partenza per l'Oriente (ibid., pp. 71 s.): sembra che, grazie alla sua abilità come ingegnere militare, il G. sia stato nuovamente impiegato dalla Signoria veneziana nella guerra contro i Turchi. Il 20 sett. 1479 viene citato come testimone a un testamento.
li G. mori prima del 26 febbr. 1481 al servizio dello Stato ma in circostanze sconosciute.
Non ci sono prove che confennino la proposta di Hill (I, n. 410) di attribuire al G. la medaglia siglata «A N» del doge Francesco Foscari. Infatti è molto improbabile che egli, ripetutamente identificato come «taiapiera» o «lapizida», abbia esercitato un mestiere diverso da questo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Arch. norarile, Testamenti, B. 879, n. 209; E.A. Cicogna, Delle incrizioni veneziane, II, Venezia 1827, p. 106; VI, ibid. 1853, pp. 732 doc. 5, 759; B. Cecchetti, Documenti per la storia ... di S. Marco ..., in La basilica di S. Marco in Venezia, VII, Venezia 1886, pp. 213 s. doc. 849; P. Paoletti, L'architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, I-Il, Venezia 1893, ad indicem; H. Thode, Neue archivalische Forschungen uber venezianische Kunst, in Repertorium fur Kunstwissenschaft, XVIII (1895), pp. 188 s.; G. Lorenzetti, Venezia e Il suo estuario, Venezia 1926, pp. 77, 280 s., 423 s.; G.F. Hill, A corpus of ltalian medals of che Renaissance before Cellini, London 1930, I, p. 108; G. Mariacher, in Arte e artisti dei laghi lombardi, a cura di E. Arslan, I, Corno 1959, pp. 194 s.; H. Dellwing, Die Kirche S. Zaccaria in Venedig. Eine ikonologische Studio, in Zeitschrift fur Kunstgeschichte, XXXVII (1974), pp. 228-232; E. Hubala, Venedig, BremaVillen, Chioggia, Murano, Torcello, Stuttgart 1974, ad indicem; U. Franzoi - D. Di Stefano, Le chiese di Venezia, Venezia 1975, pp. 108, 396-398; L. Puppi L. Olivato Puppi, Mauro Codussi, Milano 1977, ad indicem; J. McAndrew, Venetian architecture of che early Renaissance, Cambridge, MA-London 1980, pp. 17, 134 s., 268-275; S. Connell, The employmem of sculptors and stonemasons in Venice in the fifteen century, New York-London 1988, pp. 83, 98 s., 131 s., 162 s., 165, 172-178, 193 s.; Id., Dal Medioevo al tardo Rinascimento: ricerche di storia del costruire a Venezia, in Ricerche venero, II (1993), 2, pp. 34, 52 s., 57 s., 61 s., 64 s., 73-78, 91; E. Concina, Storia dell'architettura di Venezia dal VII al XX secolo, Milano 1995, pp. 128 s.; U. Thieme - F. Becker, Kunstlerlexikon, XIII, p. 140; The Dictionary of art, XII, p. 31.