GARBASSO, Antonio
Nacque a Vercelli il 16 apr. 1871 da Luigi e Rosa Gabba (sulla professione dei genitori non si hanno notizie, la madre è definita "benestante"). Fece gli studi classici nel reale liceo Cavour di Torino. Sempre a Torino studiò fisica, avendo per maestro Andrea Naccari, e si laureò in fisica sperimentale nel 1892. L'anno successivo si recò in Germania per approfondire la sua preparazione scientifica, compiendo ricerche nell'ambito dei fondamenti sperimentali della teoria elettromagnetica della luce. Trascorse un primo semestre a Bonn, lavorando nell'istituto diretto da H. Hertz, e un secondo semestre, dal gennaio 1894, a Berlino, seguendo l'insegnamento di H.L. von Helmholtz.
Con il lavoro di tesi, basato sulla misura della polarizzazione rotatoria del cloruro di bismuto, che confermava l'interpretazione del fenomeno data da A. Righi nel 1878 (cfr. Sulla luce polarizzata circolare e particolarmente sulla sua velocità nei mezzi dotati di potere rotatorio magnetico, Torino 1892), iniziò le ricerche sull'analogia tra fenomeni ottici ed elettromagnetici. Proseguì queste ricerche in Germania (l'importanza dell'incontro con H. Hertz, a tale riguardo, è ben sottolineata dal G. stesso nel Necrologio del professore Enrico Rodolfo Hertz, in Il Nuovo Cimento, s. 3, XXXV [1894], pp. 3-11), e successivamente in Italia, a Torino. A questo periodo appartengono le sue esperienze sulla risonanza multipla (Sopra il fenomeno della risonanza multipla, in Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, XXVIII [1893], pp. 470-475; Sur le phénomène de la résonance multiple, in Journal de physique, s. 3, II [1893], pp. 259-265) e l'assorbimento selettivo, che mettevano in evidenza come un reticolo (costituito da tavolette coibenti coperte da strisce metalliche uguali fra loro) fosse equivalente a una serie di risonatori, e in esso le onde elettromagnetiche dessero luogo a fenomeni analoghi a quelli dell'assorbimento selettivo e della riflessione dei raggi luminosi sui corpi colorati.
A Berlino il G. lavorò con E. Aschkinass sulla dispersione "dei raggi di forza elettrica", eseguita per mezzo di un prisma di risonatori elettromagnetici (E. Aschkinass - A. Garbasso, Über Brechung und Dispersion der Strahlen elektrischer Kraft, in Ann. der Physik und Chemie, n.s., LIII [1894], pp. 534-541). Sempre in quegli anni lavorò al fenomeno della doppia rifrazione "dei raggi di forza elettrici" nella selenite. Queste ricerche, preludio ai successivi studi sulla risonanza ottica, avrebbero portato ai lavori di H. Rubens e E. Nichols, del 1896, che dimostravano per la prima volta in modo diretto la natura elettromagnetica delle onde termiche oscure, e a quelli di R.W. Wood, del 1902, che davano gli stessi risultati per le onde nello spettro visibile.
Tornato in Italia, conseguì la libera docenza in fisica sperimentale presso l'Università di Torino, dove tenne vari corsi liberi, tra i quali uno dal titolo Sulla luce considerata come fenomeno elettromagnetico. Conseguita poi la libera docenza anche in fisica matematica, gli venne affidato l'incarico dell'insegnamento di questa disciplina presso l'Università di Pisa, incarico che mantenne dal 1895 al '97.
Proprio nell'anno in cui il G. veniva chiamato a Pisa, W.C. Röntgen pubblicava il suo celebre lavoro Über eine neue Art von Strahlen sulla scoperta dei raggi X. Il G., abbandonate le ricerche condotte fino a quel momento (riprese più tardi in alcuni lavori sulla polarizzazione rotatoria), iniziò con A. Battelli - allora direttore dell'istituto di fisica dello Studio pisano e de Il Nuovo Cimento - una serie di esperienze sui raggi X e le scariche nei gas (cfr. A. Battelli - A. Garbasso, Sopra i raggi Röntgen, in Il Nuovo Cimento, s. 4, III [1896], pp. 40-61; Id. - Id., Raggi catodici e raggi X, ibid., pp. 289-299; Id. - Id., Azione dei raggi catodici sopra i conduttori isolati, ibid., IV [1896], pp. 129-133), sviluppate in seguito da solo (A. Garbasso, Su la scarica elettrica nei gas, ibid., s. 5, I [1901], pp. 321-341).
Queste ricerche si segnalano più per la loro tempestività, in relazione alla scoperta di Röntgen, che per le conclusioni raggiunte: in esse, infatti, si escludeva l'ipotesi che i raggi X fossero assimilabili alla radiazione elettromagnetica: si trattava, pertanto, "non di ondulazioni, di qualunque specie esse [fossero], ma piuttosto di proiezione di sostanza esilissima, capace di attraversare gli spazi intermolecolari dei corpi", cioè "i Raggi X come raggi catodici diselettrizzanti". Queste conclusioni si dimostrarono, tuttavia, del tutto errate.
Parallelamente proseguì l'attività del G. nell'ambito dell'insegnamento teorico e nella diffusione delle nuove idee (15 lezioni sperimentali su la luce considerata come fenomeno elettromagnetico, Milano 1897). Da Pisa tornò a Torino nel 1898, con lo stesso incarico e, il 10 ott. 1900, sposò a Vercelli Bianca Ventura. A Torino rimase fino al 1902, quando, vinti contemporaneamente due concorsi, uno di fisica sperimentale e uno di fisica matematica, venne chiamato, quale professore straordinario di fisica sperimentale, all'Università di Genova. A Genova restò dal 1903 al '13, anno in cui fu chiamato a succedere ad A. Roiti nella cattedra di fisica sperimentale dell'Istituto di studi superiori di Firenze, incarico che mantenne fino alla morte.
Dal 1897 al 1905, il G. orientò le sue ricerche verso l'elettrodinamica, con ampio utilizzo di modelli meccanici, seguendo l'esempio di J.C. Maxwell (Su le correnti di scarica dei condensatori secondo due circuiti derivati, in Mem. della R. Acc. delle scienze di Torino, s. 2, LII [1902], pp. 145-169; Sopra il valore massimo e il significato fisico della funzione Tme di Maxwell, in Il Nuovo Cimento, s. 5, I [1901], pp. 401-444). Le ricerche di elettrodinamica lo spinsero verso la spettroscopia, che in quel periodo stava ricevendo grande impulso; proprio ai problemi della spettroscopia teorica dedicò gran parte delle sue ricerche finché rimase a Genova, e anche in seguito quando andò a Firenze (Teoria elettromagnetica dell'emissione della luce, in Mem. della R. Acc. delle scienze di Torino, LIII [1903], pp. 127-158; La struttura degli atomi materiali, in Il Nuovo Cimento, XVII [1909], pp. 117-143; Vorlesungen über theoretische Spektroskopie, Leipzig 1906). A differenza del laboratorio genovese, inadeguato allo svolgimento dei lavori sperimentali che lo interessavano, il laboratorio organizzato da A. Roiti era sufficientemente attrezzato, e in esso il G. partecipò ad alcune ricerche sperimentali in ambito di spettroscopia (seguì in particolare le indagini sulla separazione delle righe dell'idrogeno sotto l'azione di un campo elettrico, svolte da A. Lo Surdo, approfondendo alcuni aspetti di quello che oggi è noto come "effetto Stark", scoperto da J. Stark proprio negli stessi anni). Sempre a questo periodo appartengono i suoi lavori teorici in particolare sul miraggio (Il miraggio, in Mem. della R. Acc. delle scienze di Torino, LVIII [1906], pp. 1-57) e in generale sulla propagazione della luce nei mezzi isotropi non omogenei (Traiettorie e onde luminose in un mezzo isotropo qualunque, in Rend. della R. Acc. dei Lincei, s. 5, XVI [1907], pp. 957-962; Sopra il problema più generale dell'ottica, in Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, XLIV [1908], pp. 159-170, in collab. con G. Fubini).
Grazie al decisivo intervento del G., e seguendo in larga parte le sue indicazioni, venne realizzato, tra il 1914 e il '20, l'istituto di fisica di Arcetri, a lui poi intitolato.
Partì per la guerra nel maggio del 1915, volontario, con il grado di sottotenente del genio. Durante la guerra organizzò, impiegando apparecchi e impianti da lui stesso progettati, il servizio di fonotelemetria su tutta la linea di guerra dell'esercito italiano, guadagnandosi così "per meriti eccezionali" il grado di maggiore del genio. A Roma, il 22 giugno 1918, nasceva il figlio Giorgio. Al suo ritorno a Firenze, alla fine della guerra, inaugurò, il 24 nov. 1918, il Laboratorio di ottica pratica e meccanica di precisione, la cui istituzione si doveva anche al suo fondamentale impegno. Questo Laboratorio divenne, in seguito, nel corso degli anni Venti ente morale, sotto gli auspici del Consiglio nazionale delle ricerche (di cui il G. presiedeva all'epoca il comitato di astronomia, matematica e fisica), prendendo il nome - che ancora oggi conserva - di Istituto nazionale di ottica.
Con la fine della guerra la sua attività si spostò dall'impegno diretto nella ricerca scientifica, all'impegno politico, sociale e culturale. Dal 1918 si erano alternate al Comune di Firenze numerose gestioni straordinarie di commissari regi e prefettizi, fino a quando, nel 1920, il Blocco nazionale vinse le elezioni amministrative, e il G. fu eletto sindaco di Firenze. Egli mantenne la carica di sindaco dal 1920 al '27 (salvo un breve intervallo di poco più di due mesi, dall'aprile a metà giugno 1923, in cui governò il commissario prefettizio B. Fornaciari), e fu poi podestà fino al 1928. Nel 1923 il G. si iscrisse al partito fascista, diventando quindi il primo sindaco fascista di Firenze. Nel settembre del 1924, inoltre, fu nominato senatore del Regno. Nello stesso anno, durante la crisi Matteotti, il G. svolse un ruolo importante nell'allineare al governo fascista larga parte dei liberali fiorentini: mentre la sezione locale del partito liberale assumeva una chiara posizione antifascista, denunciando il comportamento dell'on. G. Sarrocchi, il G. riuniva gli assessori e i consiglieri comunali liberali e li convinceva a emettere un comunicato in cui, insieme con la sconfessione della posizione assunta dalla sezione del partito liberale, si rinnovava la fiducia dell'amministrazione comunale al governo. B. Mussolini in persona inviò un telegramma al G. in cui lodava l'opera di mediazione svolta. Il problema più assillante dell'amministrazione comunale del periodo era il risanamento della finanza: la politica di risanamento del G. fu diretta a una drastica riduzione degli investimenti nei settori dell'edilizia pubblica, dell'istruzione, dell'igiene e della sanità.
In questi anni, pur continuando l'attività didattica e di direzione della ricerca, il suo impegno maggiore venne speso nella militanza convinta nel movimento fascista. Questo lo portò a ricoprire ruoli di responsabilità politica, in particolare in settori in cui si organizzava e indirizzava la ricerca scientifica. Fu, tra l'altro, presidente della Società italiana di fisica dal 1921 al '25 (carica già da lui ricoperta dal 1912 al '14), presidente del Comitato di astronomia, matematica e fisica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), presidente del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di ottica, presidente della classe di scienze della R. Accademia nazionale dei Lincei. Grazie al prestigio di cui godeva, sia tra i fisici sia tra i politici dell'epoca, il G. fu sicuramente il personaggio che, insieme con O.M. Corbino, contribuì di più alla profonda ristrutturazione dell'organizzazione della ricerca fisica italiana negli anni Venti. Il suo ruolo di cerniera fra il mondo della fisica e quello politico e imprenditoriale gli permise di sostenere una campagna per l'aumento dei finanziamenti per la costruzione di laboratori attrezzati, all'altezza di quelli di altri paesi avanzati. Come Corbino, il G. fu convinto assertore dell'importanza dell'aggiornamento e della qualificazione dei giovani ricercatori italiani mediante l'istituzione di borse di studio, che permettessero soggiorni nei più avanzati centri di ricerca esteri, e in questo senso lavorò come presidente del Comitato di astronomia, matematica e fisica del CNR. A differenza di Corbino - che era fautore di una concentrazione dei finanziamenti nel settore della fisica nucleare, ritenendolo il campo fondamentale in cui si sarebbero scoperti fenomeni veramente nuovi-, il G., non senza una certa lungimiranza, giudicava importante continuare a finanziare anche le ricerche nei campi tradizionali, a suo avviso ancora forieri di nuovi filoni di ricerca. Tali divergenze, in realtà, non nascevano solo da diverse valutazioni degli sviluppi della fisica, ma anche dalla necessità di fare i conti con le risorse finanziarie disponibili, e quindi dalla necessità di scegliere tra uno schema di finanziamento selettivo, che scommetteva su alcuni settori di punta, e uno schema di finanziamenti "a pioggia" che, non compromettendosi con scelte a priori, poteva però risolversi in un'insufficienza di risorse per lo sviluppo di ricerche veramente all'avanguardia.
Certo è che fu proprio grazie all'influenza politica del G. che la fisica dei raggi cosmici vide l'Italia all'avanguardia. Dal 1926, E. Persico, che era stato assistente di Corbino, ricopriva la cattedra di fisica teorica presso l'Università di Firenze. Nel 1928 Persico fece nominare suo assistente G. Bernardini; sempre in quell'anno B. Rossi, proveniente da Bologna, veniva nominato assistente del Garbasso. Intorno a loro e a G. Abetti, direttore dell'osservatorio astronomico di Arcetri, si raccolsero alcuni studenti, tra cui G. Occhialini, D. Bocciarelli, G. Righini, L.E. Capodilista, B. Crinò. Sono questi, essenzialmente, i ricercatori che dettero vita al gruppo di Arcetri, che avrebbe sviluppato e diretto le ricerche italiane sulla radiazione cosmica. Non a caso B. Rossi fu uno dei primi giovani ricercatori a usufruire, grazie all'appoggio del G., di una borsa di studio del CNR. Quanto l'influenza del G. fosse importante è testimoniato dal fatto che la sua morte, avvenuta proprio in un momento cruciale della erogazione dei fondi per il finanziamento della spedizione in Eritrea (dove avrebbe dovuto tenersi un esperimento fondamentale per definire la natura dei raggi cosmici, verificando l'influenza su di essi del campo magnetico terrestre), fece probabilmente ritardare la messa a punto del progetto, realizzato con maggiore tempestività da un gruppo statunitense (T.H. Johnson, W.F.G. Swann, L.W. Alvarez, A.H. Compton).
Pur avendo abbandonato la ricerca scientifica in prima persona, il G. continuò a dedicarsi alla storia della scienza, e in questo campo si sforzò di stabilire, a partire da Galilei, il primato italiano del metodo sperimentale, con intenti spesso propagandistici (cfr. gli scritti raccolti nel libro postumo: Scienza e poesia, a cura di J. De Blasi, prefaz. di B. Mussolini, Firenze 1934). Il G., anche in qualità di direttore del Museo degli strumenti antichi, progettò e organizzò, a partire dal 1927, insieme con il conte Piero Ginori Conti, la prima Esposizione nazionale di storia della scienza, allestita a Firenze con l'obiettivo di divulgare, fra gli Italiani, la cultura e la mentalità scientifica, le quali, secondo lui, dovevano avere un valore etico, collegando la grandezza della tradizione scientifica alla rinata dignità morale del paese. L'Esposizione si aprì alla presenza del re nel maggio del 1929, mentre Mussolini presenziò, nel marzo del 1930, all'inaugurazione dell'Istituto nazionale di storia della scienza, nella sede di palazzo Castellani dove ancora oggi risiede. Uno degli effetti positivi prodotti dall'Esposizione fu la fondazione dell'Istituto e Museo di storia della scienza, cui venne affidata un'importante collezione di strumenti scientifici.
Dal 1928, il G. fu presidente della Cassa nazionale delle assicurazioni sociali.
Il G. morì a Firenze il 14 marzo 1933; fervente cattolico, fu sepolto nel santuario francescano della Verna, la cui giurisdizione, nel 1927, era stata rivista proprio grazie al suo intervento nella veste di sindaco (v. La Verna e il Comune di Firenze, in A. Garbasso, Scienza e poesia, cit., pp. 331-335).
Fonti e Bibl.: Necr. di L. Puccianti, Commemorazione del presidente dell'Accademia A. G., in Rend. dell'Acc. nazionale dei Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e nat., s. 6, IX (1933), pp. 988-995; A. Amerio, In memoria del prof. A. G., in Rend. dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, LXVI (1933), pp. 335-337; G. Abetti, A. G., in Firenze. Rassegna mensile del Comune, II (1933), pp. 65-68; G. Bernardini, A. G., in La Ricerca scientifica ed il progresso tecnico nell'economia nazionale, I (1933), pp. 441-446. Particolarmente documentato, con un'ampia bibliografia delle opere scientifiche, è l'intervento di R. Brunetti, A. G.: la vita, il pensiero e l'opera scientifica, in Il Nuovo Cimento, n.s., X (1933), pp. 128-152. Per un quadro storico della scienza in Italia fra le due guerre: R. Maiocchi, Il ruolo delle scienze nello sviluppo industriale italiano, in Storia d'Italia (Einaudi), Annali, II, Torino 1980, pp. 908 s., 930, 946 s.; G. Cavallo - A. Messina, Caratteri, ambienti e sviluppo dell'indagine fisica nel Novecento e la politica della ricerca, ibid., pp. 1126 s.; P. Redondi, Cultura e scienza dall'illuminismo al positivismo, ibid., p. 681. Sul ruolo svolto nella nascita della fisica dei raggi cosmici e nella organizzazione del gruppo di Arcetri: S. D'Agostino, Alcune considerazioni sull'opera di Bruno Rossi e della scuola fiorentina nelle ricerche sui raggi cosmici, in Annali dell'Istituto e Museo della scienza di Firenze, IX (1984), 2, pp. 68-88; B. Rossi, Momenti nella vita di uno scienziato, Bologna 1987, passim. Sul ruolo del G. come sindaco e podestà di Firenze e sul suo impegno nel partito fascista: M. Palla, Firenze nel regime fascista, Firenze 1978, pp. 93 ss., 247; A. Marcolin, Firenze in camicia nera, Firenze 1993, passim. Per alcuni cenni relativi alla nascita del Laboratorio di ottica e meccanica di precisione, poi divenuto Istituto nazionale di ottica: V. Ronchi, Ottica e costruzione di strumenti astronomici, in Un secolo di progresso scientifico italiano, 1839-1939, Roma 1939, I, pp. 530 ss. Sulla Prima Esposizione nazionale di storia della scienza e sulla nascita dell'Istituto e Museo di storia della scienza: Guida della prima Esposizione nazionale di storia della scienza, Firenze 1929; G. Abetti, Il Museo nazionale di storia della scienza, in Firenze. Rassegna mensile del Comune, IX (1940), p. 3; P. Galluzzi, La storia della scienza nell'E 42, in Utopia e scenario del regime, Padova 1988, I, pp. 55 s.