LANZIROTTI, Antonio Giovanni (Antonio, Giovanni Antonio)
Figlio del nobile Giuseppe, guardia reale alla corte partenopea, e di Giacinta Felix di Civitella del Tronto, nacque verosimilmente a Napoli il 9 maggio 1830.
Compì gli studi a Palermo, dedicandosi sin dagli inizi alla pratica della scultura (Stopiti); ma la sua formazione si interruppe bruscamente nel 1848, quando decise di prendere parte attiva all'insurrezione siciliana, arruolandosi nelle truppe al comando del generale I. Ribotti. Fallito il moto insurrezionale, fu fatto prigioniero e condotto nelle carceri di Castel Sant'Elmo a Napoli. Condannato a morte, ottenne la grazia. Esiliato dal Regno delle Due Sicilie, si recò a Torino per arruolarsi nel 1° reggimento dei granatieri, prestandovi servizio per un solo anno.
Si trasferì quindi a Parigi dove riprese la sua formazione artistica presso lo studio dello scultore J.-M.-A. Pollet; e fu proprio nella capitale francese che, nel 1855, presentò con successo la sua prima opera, l'Educazione di Bacco, all'Esposizione mondiale di belle arti. Nel 1858 il L. ideò il Progetto di un gruppo allegorico in onore di s.m. l'imperatore Napoleone III, del quale inviò una riproduzione e una descrizione allo stesso imperatore, auspicandone la realizzazione per la corte imperiale.
Il monumento, mai compiuto, che avrebbe dovuto avere dimensioni colossali, doveva raffigurare una personificazione della Francia stanca, ma non vinta, appoggiata fiduciosamente alla spalla del "genio napoleonico", posto alla sua destra. Il carattere celebrativo, e non scevro di retorica, sarebbe risultato ancor più evidente nei quattro rilievi previsti per lo zoccolo, nei quali sarebbero stati rappresentati gli avvenimenti salienti del regno di Napoleone III (Sculptures des jardins…).
Il L. fece ritorno in Italia nel 1860 per partecipare alla seconda spedizione garibaldina sotto il comando del generale G. Medici. L'impresa si concluse con la cattura della nave sulla quale egli si trovava a Capo Corso e con il suo imprigionamento per due mesi a Gaeta.
Nel 1863, a Torino, il L. ricevette l'incarico da Vittorio Emanuele II di realizzare le statue del Conte Verde e di Vittorio Amedeo I per il palazzo reale, dove sono tuttora conservate.
Di nuovo a Parigi, riprese con fortuna la sua attività di scultore, come testimonia il moltiplicarsi delle commissioni ricevute. Egli seppe allora rinnovare il proprio linguaggio, ingentilendo le forme e abbandonando la staticità, ancora di matrice neoclassica, degli esordi. Della sua produzione si ricordano, tra le opere più note: la Pensierosa; l'Amore punito; Il piacere; La follia; La schiava, donata dal governo francese al Museo di Nizza (Stopiti); La bagnante, acquistata dal duca di Camposelice (ibid.); il Mausoleo del conte Tyszkiewicz, esposto al Salon del 1878. Numerosi furono anche i busti e i ritratti realizzati: "Le Lilas" (collezione privata: ripr. in Panzetta); il busto di Beaumarchais per l'atrio del Figaro a Parigi (Ojetti, p. 172); una medaglia con il Ritratto di un ufficiale francese caduto nel 1870 (Parigi, Père-Lachaise: Tedesco Zammarano, p. 177); i busti di Cassagnac, di M. Girardin, del dottor Trousseau e del Re Umberto I commissionatogli per l'ospedale Mauriziano di Torino (Stopiti).
Sposatosi dapprima con la principessa Marie de la Tour (Tedesco Zammarano, p. 177), nel 1866 il L. si unì in seconde nozze con Maria Pichenot di Saulieu, dalla quale ebbe tre figlie: le prime due nate a Parigi rispettivamente nel 1867 e nel 1877 (Annuario della nobiltà italiana), la terza, Matilde, morta di tisi in tenera età, della quale il L. scolpì un ritratto (collezione Lanzirotti: Tedesco Zammarano, p. 177).
Tornato definitivamente in Italia nel 1882 si stabilì a Roma (Diz. del Risorgimento…), dove ricoprì incarichi pubblici, fra cui quello di ispettore generale della guardia d'onore al Pantheon (Grottanelli, p. 196), fino a che, nominato tra i regi conservatori delle Gallerie e Musei del Regno d'Italia, intraprese la sua carriera nella pubblica amministrazione. Fu dapprima regio conservatore nel palazzo ducale di Urbino; dall'agosto del 1886 al febbraio del 1890 fu alla certosa di Pavia; seguirono gli incarichi di conservatore agli Uffizi di Firenze, al Museo nazionale di Siracusa (1893-94) e al Museo nazionale di Palermo, dove concluse la sua carriera nel 1908.
Fu insignito dei titoli di commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia e dell'Ordine d'Isabella la Cattolica, e cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Ricoprì inoltre la carica di vicepresidente del Comitato regionale dei veterani di Palermo (Grottanelli, p. 196).
Il L. morì a Palermo il 28 febbr. 1911.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Arch. della Direzione generale delle Antichità e belle arti: Certosa di Pavia. Dimissioni del soprintendente. Missione del comm. L. per la parte monumentale…, 1886-87, I vers., b. 516, f. 693.9; Ministero della Pubblica Istruzione. Direzione generale delle Antichità e belle arti: musei, gallerie e pinacoteche. Firenze. Gallerie. Consegna di mobilia e di materiale artistico al comm. L., II vers., I serie, b. 76, f. 1356; Monumenti ed oggetti d'arte, II vers., II serie, b. 267, f. 2875; Annuario ufficiale del ministero della Pubblica Istruzione, Roma 1892, p. 294; 1893, p. 324; 1894, p. 318; 1897, p. 306; 1898, pp. 342, 515; 1900, pp. 400, 574; 1901, pp. 417, 613; 1908, p. 516; Ministero della Pubblica Istruzione. Ruoli di anzianità…, Roma 1903, p. 384; 1904, p. 380; G. Stopiti, L. comm. e barone G., in Galleria biografica d'Italia, Roma s.d. (ma 1883 circa); Annuario della nobiltà italiana, IX (1887), p. 419; U. Grottanelli, Il libro d'oro del patriottismo italiano (Biografie e ritratti dei combattenti dal 1848 al 1870), I, Roma 1902, pp. 194-196; U. Ojetti, Ritratti d'artisti italiani, Milano 1948, pp. 171 s.; Sculptures des jardins du Louvre, du Carrousel et des Tuileries (II), a cura di G. Bresc-Bautier - A. Pingeot, Paris 1986, p. 250 n. 214; I. Tedesco Zammarano, in L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, III, Palermo 1994, pp. 176 s.; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1906, pp. 255 s.; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 66; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, pp. 366 s.; P.A. Corna, Diz. della storia dell'arte in Italia, II, Piacenza 1930, p. 580; Diz. del Risorgimento nazionale, III, p. 341; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, Torino 1994, I, pp. 162 s.; II, p. 107 tav. 460; V. Vicario, Gli scultori italiani. Dal neoclassicismo al liberty, II, Lodi 1994, pp. 598 s.