Gramsci, Antonio
Politico e pensatore (Ales 1891 - Roma 1937). Membro del PSI e fondatore de «L’Ordine Nuovo» (1919), fece parte dell’esecutivo dell’Internazionale comunista (1923). Divenuto segretario del Partito comunista d’Italia (PCD’I) e deputato (1924), affrontò la questione meridionale indirizzando la politica dei comunisti verso l’unione con i socialisti massimalisti. Nel 1924 fondò il quotidiano politico «l’Unità», organo del PCD’I. Per la sua attività e per le sue idee fu condannato a 20 anni di carcere (1928). Il suo pensiero politico, espresso anche nei numerosi scritti, si articolò in una rilettura globale dei fenomeni sociali e politici internazionali dal Risorgimento in poi, che lo portò a criticare per la prima volta lo stalinismo, a teorizzare il passaggio dalla ‘guerra di movimento’ alla ‘guerra di posizione’, a formulare i concetti di egemonia e di rivoluzione passiva. Per la statura del suo impegno intellettuale e politico è considerato una tra le maggiori figure della prima metà del Novecento italiano. Tra i suoi scritti si ricordano: le Lettere dal carcere (1945) e i Quaderni del carcere (1948-51).