Gramsci, Antonio
Scrittore, studioso di lettere e filosofia (Ales, Cagliari, 1891 - Roma 1937).
Teorico marxista, uomo politico, studioso dei problemi della cultura e della letteratura italiana, il G. ha lasciato in tutti i settori l'impronta di un pensiero che si veniva staccando dalla tradizione neo-idealistica italiana, considerata come uno svolgimento limitativo e riduttivo dell'esperienza hegeliana, e che stava tentando di penetrare nei grandi problemi posti dal filosofo tedesco, soprattutto nella sua dialettica, dalla riforma marxiana trasferita dal piano delle idee al piano della realtà.
Al nuovo concetto di realtà, che, superando il diaframma crociano tra pensiero e azione, il G. identifica con lo svolgimento dei fatti concreti e con l'azione di tutti gli uomini, si riconduce la nuova metodologia letteraria e critica fissata nei ‛ quaderni ' e nelle lettere. Nella confutazione del soggettivismo estetico, dell'arte intesa come intuizione, del canone poesia e non poesia, col quale la produzione estetica si poneva fuori della storia e della società, G. elabora una problematica storico-speculativa che ricerca nella poesia il carattere di un relazionarsi fantastico alla realtà entro la sfera di consapevoli scelte culturali e intellettuali storicamente determinate. È la prospettiva da cui egli imposta in maniera nuova i maggiori problemi della nostra produzione letteraria e revisiona la maggior parte dei giudizi dominanti, riallacciandosi alle tesi storicistiche desanctisiane al di fuori della loro interpretazione idealistico-crociana e riproponendo il concetto di arte come trasfigurazione di un contenuto morale-sociale.
In quest'ambito rientra anche il discorso su D.; l'interesse per il quale egli ha appreso dalle lezioni del suo maestro U. Cosmo, del quale solleciterà sempre il giudizio sulle sue ipotesi critiche intorno alla Commedia. Tentando più volte l'approccio critico al canto di Farinata, il G. ci ha lasciato una serie di appunti, dove, nel criterio di fondere i molteplici elementi della vita morale, intellettuale, politica, religiosa dell'autore nel motivo generatore dell'opera, la struttura della Commedia - che la lezione crociana aveva distinto dalla poesia del poema - rientra nel processo di ricreazione fantastica, in quanto non più estraneo ai motivi poetici dell'opera, ma sorgente e condizione dei medesimi, come prospettiva da cui il poeta dispone i propri miti fantastici. Nella lettera a Tatiana del 20 settembre 1931 definendo " il modo di espressione " della Commedia, afferma: " senza la struttura non ci sarebbe poesia e quindi anche la struttura ha valore di poesia " (Lettere dal carcere). È il principio ermeneutico che il critico applica quando interpreta l'apparente digressione didascalica e dottrinaria di Farinata sulla veggenza dei dannati come uno degli elementi essenziali della situazione drammatica dell'episodio. Essa infatti, chiarendo razionalmente la condizione della pena, rappresentata in atto nei dannati, alla critica, fino allora concorde nel leggere il canto come il canto di Farinata, rivela l'ampia dimensione del dramma di Cavalcante, che si proietta sullo sfondo del sistema morale ultra-mondano, retto dall'inflessibile giustizia divina, e carica di più complesse ragioni lo stupore del protagonista riconducendolo alla condanna dell'epicureo (Il canto X dell'Inferno).
È una scoperta dotata delle possibilità di ulteriori sviluppi, perché come la digressione strutturale di Farinata così tutte le numerose digressioni e spiegazioni dantesche non vanno viste nella loro autonomia e nella loro sufficienza, ma vanno prospettate nel loro riscontro con le figure esemplari della Commedia e soprattuto disposte nella situazione morale ultraterrena.
Nell'avvertire il valore suggestivo e funzionale della pausa ragionativa di Farinata e la dimensione che da essa scaturisce, G. fornisce feconde indicazioni metodologiche sulla via e il modo di risolvere l'astratta contrapposizione di ultramondo e mondo, di sentimento e dottrina nell'unitaria considerazione della pena dalla prospettiva della sfera etico-speculativa.
Contributi alla definizione dell'opera dantesca il G. offre anche nelle note sulle teorie linguistiche di D. (Letteratura e vita nazionale).
Scritti danteschi: Il canto X dell'Inferno, in Letteratura e vita nazionale, Torino 1950; Lettera a Tatiana, cit., in Lettere dal carcere, ibid. 1947; D. e la sua epoca, in Il Risorgimento, ibid. 1949; D. e la questione del volgare, in Letteratura e vita nazionale, cit.; La lingua di D., ibid.
Bibl. -C. Garboli, Struttura e poesia nella critica dantesca contemporanea, in " Società " VIII (1952) 1; N. Sapegno, La critica dantesca dal 1921 ad oggi, in Atti del Congresso Internaz. di Studi danteschi, Firenze 1965; L. Martinelli, Dante. Storia della critica, Palermo 1966; N. Stipčevic, Gramši o Danten, Belgrado 1968; B. Anglani, La revisione gramsciana del Croce e il concetto di ‛ struttura ' nelle note sul canto decimo dell'Inferno, in G. e la cultura contemporanea [di autori vari], Roma 1970, II 339-346.