GREGORI, Antonio (Antonio di Taddeo)
Pittore e miniatore nato a Siena da "cittadinesca famiglia" nel 1583 (Ugurgieri Azzolini). Non abbiamo notizie della sua prima formazione artistica. Sulla base delle sue poche pitture e molte miniature, fu ritenuto "scolaro" del pittore senese Vincenzo Rustici (Romagnoli, 1835, p. 89); ma si è anche ipotizzato un suo discepolato presso il pittore fiammingo, attivo nella città toscana, Bernardo Rantwyck (Padovani, p. 232). Sappiamo altresì che accanto alla produzione pittorica il G. si dedicò alla realizzazione di apparati effimeri, tanto da fargli attribuire anche la qualifica di "plastico" (Ugurgieri Azzolini).
Se accettiamo l'ipotesi di Borghini (p. 184), il G. realizzò il suo primo lavoro nel palazzo pubblico di Siena nel 1601. Si tratta dell'affresco raffigurante La partenza di Maria de' Medici quale promessa sposa di Enrico IV di Francia, situato al pianterreno nella cosiddetta "bilanceria di Biccherna", oggi ufficio del sindaco. Il G. sarà chiamato nuovamente nel corso degli anni a intervenire nella decorazione di due altri ambienti del palazzo. Dipinse infatti nel 1612 - oppure nel 1607 (Bagnoli, 1980, p. 92) - e nel 1618, nella cosiddetta saletta del Capitano, le due lunette con La scena di torneo in piazza del Campo e con La traslazione della Madonna di Provenzano nella nuova chiesa, entrambe firmate. Intorno al 1633, questa volta però nella sala del Capitano, firmò sul soffitto "una delle sue rarissime realizzazioni in grande" (Borghini, p. 322), che è costituita dalla decorazione a grisaille dell'intero ambiente.
Nel 1604 il G. abitava nella parrocchia di S. Donato e a questa data doveva essere già sposato, poiché sappiamo che gli morì un figlio di nome Taddeo (Romagnoli, 1835, p. 91).
Nello stesso anno cominciò la decorazione del Libro dei leoni (Arch. di Stato di Siena, Archivio del Concistoro, mss. 2333-48).
Si designava così la raccolta di libri in cui la suprema magistratura senese era solita registrare i nomi dei capitani del Popolo e dei membri del Concistoro, che venivano eletti ogni due mesi. Inizialmente questi registri erano decorati solo in minima parte; ma, a partire dal 1581 e fino al 1675, si usò abbellirli con miniature più complesse e con vere e proprie scene riguardanti la vita politica e religiosa della città. Al G. fu affidato l'incarico di eseguire le miniature cominciando dal IX libro; ma quelle da lui firmate o a lui attribuite proseguono anche nei libri X e XI. La prima - il S. Michele Arcangelo - risale al settembre-ottobre 1604; per gli anni a seguire, fino al 1634, la decorazione fu quasi interamente realizzata dal G., rappresentando la parte più corposa del suo catalogo. Poi la sua presenza si fa più sporadica; e l'ultima miniatura riconducibile alla sua mano, l'Assunta e due putti, data al bimestre novembre-dicembre 1644.
Al 1606 risale la realizzazione del fregio (perduto) dove era trascritta la bolla dell'indulgenza, accordata da Paolo V alla cattedrale senese per la festa della Pentecoste, che si affiggeva ogni anno all'interno della chiesa (Romagnoli, 1835, p. 92).
Intorno allo stesso anno, essendo rimasto vedovo, il G. sposò Elisabetta figlia del pittore Vincenzo Rustici e sorella del più noto Francesco, detto il Rustichino, dalla quale ebbe molti figli (ibid., p. 95).
Al 1610 si data un quadretto (Arch. di Stato di Siena, Le sale della mostra e il Museo delle tavolette dipinte [catal.], Roma 1956, p. 148 n. 84), attribuito al G., che illustra Il ritorno della Compagnia di S. Bernardino dall'Aquila.
Dopo il 1611 l'artista dipinse l'olio su tela raffigurante la Traslazione e la processione della sacra immagine della Madonna di Provenzano (Romagnoli, 1835, pp. 97 s.), oggi conservato nella sagrestia della chiesa senese di S. Maria di Provenzano.
Nel 1624 il pittore diventò sindaco della Compagnia di S. Lucia e ottenne per il cognato Francesco Rustici la commissione delle pitture del cataletto, che vennero però in seguito realizzate da Rutilio Manetti (Bagnoli, 1980, p. 187).
In occasione della pubblicazione della biografia o apologia dedicata da Fulgenzio Gemma a Caterina de' Medici duchessa di Mantova - di cui Gemma era il confessore personale - il G. fornì il disegno per il frontespizio dell'opera, inciso poi da Claude Mellan e stampato a Siena da Ercole Govi nel 1630.
Nel 1643, il pittore viene citato in vari libri di conti della Biccherna, affiancato da Giovanni Antonio di Santi Brigantini, da Gabriello Gabrielli, e da Carlo Poreti, suoi scolari (Romagnoli, 1835, pp. 117 s.). L'anno successivo morì Donato, figlio del G., l'unico che aveva continuato la professione paterna.
Il G. morì a Siena nel luglio del 1646 e venne sepolto nella tomba della sua famiglia, nella chiesa del Carmine (ibid., pp. 119 s.).
Fonti e Bibl.: I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, II, Pistoia 1649, p. 387; E. Romagnoli, Biografia cronologica de' bellartisti senesi 1200-1800 (1835), X, Firenze 1976, pp. 87-122; Id., Cenni storico-artistici di Siena e dei suoi suburbii, Siena 1852, pp. 55 s.; E. Carli, Le tavolette di Biccherna, Firenze 1950, p. 101; A. Bagnoli, Rutilio Manetti 1571-1639, Firenze 1978, p. 104; Id., L'arte a Siena sotto i Medici 1555-1609, Siena 1980, pp. 89, 92, 187, 203; M.A. Pavone - V. Pacelli, Iconografia, in Enc. Bernardiniana, II, L'Aquila 1981, p. 29; S. Padovani, La donazione del vescovo Francesco Maria Piccolomini e la vicenda senese di Bernardo Rantwyck, in Arte cristiana, 1983, n. 697, pp. 231-233; G. Borghini, La decorazione, in Palazzo pubblico di Siena. Vicende costruttive e decorazione, a cura di C. Brandi, Siena 1983, pp. 184, 266, 306, 310, 313, 322, 349; Le Biccherne, a cura di L. Borgia, Roma 1984, pp. 29, 300, 302; Il Libro dei leoni. La nobiltà di Siena in età medicea (1557-1737), a cura di M. Ascheri, Siena 1996, pp. 255, 289, 291 s., 294, 366-368, 374-384; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, pp. 576 s.