GRIZIOTTI, Antonio
Nacque a Pavia il 2 genn. 1847 da Antonio, cancelliere capo presso il tribunale di Corteolona e poi di Pavia, e da Giovanna Beretta, sposata in seconde nozze. La figura del fratello Giacomo, di molti anni maggiore, che aveva fama di cospiratore e di audace ufficiale garibaldino, influenzò profondamente la sua formazione. Appena tredicenne avrebbe voluto partire volontario per la Sicilia, ma ne fu impedito proprio da Giacomo. Tuttavia, tale era l'impazienza di seguire Garibaldi che ottenne la maturità classica con un anno di anticipo per essere libero da impegni scolastici al momento di un eventuale appello di arruolamento. Iscritto nel 1863 alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Pavia, dove si laureò nel 1868, fu coinvolto nelle iniziative delle associazioni studentesche, per tradizione assai attive politicamente e per lo più orientate in senso repubblicano.
L'8 maggio 1866, come segretario del comitato di ateneo per la formazione di una legione studentesca di volontari, il G. firmò un appello agli universitari di Parma affinché si affiancassero ai pavesi e ai perugini che già si erano messi "a disposizione del Generale" (Pavia, Archivio privato Griziotti). Il 28 maggio, con il fratello Marcello, si arruolò a Como nel corpo dei volontari italiani, nel quale il fratello Giacomo aveva il grado di tenente colonnello. Inquadrato nel 1° reggimento, il 3 luglio prese parte alla battaglia per la riconquista di monte Suello e fu ferito al piede sinistro. Mentre si trovava convalescente a Pavia venne messo a parte del movimento che si andava organizzando tra mazziniani e garibaldini, peraltro tutt'altro che concordi tra di loro, per suscitare un moto insurrezionale a Roma. Nonostante fosse ancora claudicante, nell'ottobre 1867 attraversò con un passaporto falso il confine dello Stato pontificio per unirsi ai volontari che si andavano concentrando nell'Agro romano. Turbato profondamente dalla notizia di villa Glori, dove il 23 ottobre erano caduti, l'uno colpito a morte e l'altro gravemente ferito, i suoi amici fraterni e concittadini E. e G. Cairoli, tre giorni dopo partecipò alla presa di Monterotondo. Dall'alba sino al tramonto del 3 novembre, mentre a Mentana si consumava la disfatta dei garibaldini per opera delle truppe papaline e francesi, il G. tenne la posizione su un'altura prospiciente il teatro della battaglia insieme con la sua compagnia, formata per lo più da pavesi. Per questa azione la giunta provvisoria di governo della capitale lo insignì nel 1872 della medaglia "ai benemeriti della liberazione di Roma". Segretario nel 1868 a Pavia dell'Associazione tra i reduci dalle patrie battaglie, presieduta dal fratello Giacomo, nel 1870 fece parte del comitato di provvedimento preposto alla raccolta di fondi per la campagna dei Vosgi, che vide per l'ultima volta Garibaldi porsi al comando di una compagine di volontari.
Finito il tempo dei complotti, delle iniziative armate, delle guerre e aperta la stagione della politica dentro la cornice dello Stato unitario, il G. interpretò il suo impegno politico e civile in una duplice prospettiva: da un lato si dedicò, nel ruolo del testimone-protagonista, a preservare e tramandare la memoria del Risorgimento secondo un'ottica democratica, come dimostra per esempio il racconto di una visita resa a Garibaldi a Caprera nella primavera del 1880; dall'altro, facendo perno proprio sulla tradizione della Sinistra risorgimentale, si spese per assicurare alla sua parte politica una identità forte e una posizione di egemonia nella società e nella vita amministrativa pavese. Le sottoscrizioni per monumenti o lapidi dedicate a eroi mazziniani o garibaldini, le occasioni simboliche per valorizzare la tradizione laica, democratica e popolare del Risorgimento trovarono il G. sempre schierato in prima linea.
Fu attivo nel campo pubblicistico, collaborando a fogli locali come La Libertà (1867) e La Provincia pavese (1879) e operò nel terreno mutualistico e associativo; contribuì, assieme a C. Mantovani, a smussare le posizioni dei mazziniani più intransigenti, avvicinandoli alla prospettiva elezionista; salutò con soddisfazione l'ascesa di B. Cairoli alla presidenza del Consiglio (1878) e fu tra gli animatori del comitato pavese della Lega della libertà di A. Mario e F. Cavallotti (1879). Parte di rilievo ebbe nel 1882 nella nascita, sul ceppo della preesistente Associazione, della Società democratica dei reduci dalle patrie battaglie che divenne il nucleo germinante del partito radicale, destinato a occupare lo spazio politico maggiore a Pavia fino alla grande guerra. Il suo nome figurò tra i dignitari della loggia massonica L. Pedotti, istituita in città nel 1886.
Nel G. la visione profondamente laica della vita, individuale e collettiva, prese spesso una forma manifestamente anticlericale. Il G. appartenne a pieno titolo a quella élite radicalmassonica, cui successivamente si aggiunse anche la componente socialista riformista, che amministrò il Comune di Pavia per lunghi periodi (1883-93, 1899-1908). Il G. non ambì mai a cariche di rappresentanza politica, né in Parlamento né a livello locale, ma fu sempre presente nelle numerose istituzioni e associazioni che scaturirono da quell'ambiente politico-culturale: nella Banca operaia cooperativa, dove operò come direttore-cassiere, nella Società di cremazione, dove figurò tra i membri fondatori (1881), nel ricreatorio laico, che parimenti contribuì a istituire (1887). Sedette come rappresentante del Municipio nel consiglio d'amministrazione dell'ospedale S. Matteo, nel Consorzio universitario, nella commissione istitutiva del Civico Museo del Risorgimento. Un ruolo poco visibile, ma di rilevante importanza, gli toccò nelle scadenze elettorali, quando ebbe voce sia nella scelta dei candidati sia nelle modalità di organizzazione delle campagne elettorali, tanto da essere per tutti gli anni Settanta uno dei referenti di B. Cairoli nel collegio di Pavia. Nel 1873 fu il principale artefice dell'ingresso di F. Cavallotti in Parlamento, non soltanto imponendone la candidatura ai comitati democratici del collegio di Corteolona, ma anche garantendo la vittoria elettorale grazie alla legittimazione sollecitata e ottenuta da parte di Garibaldi che, in un telegramma indirizzato allo stesso G., definì il Cavallotti "onore italiano, religione del vero e dignità umana" (Romano, p. 322). Il cavallottismo divenne la nota dominante della posizione politica del G. che nel 1880, percepite le pressioni esercitate dal prefetto per impedire la rielezione di Cavallotti, arrivò quasi al punto di rompere ogni relazione con il Cairoli, allora presidente del Consiglio.
Nominato presidente della Società di cremazione di Pavia (1889), il G. ottenne, dopo anni di violenta polemica con gli ambienti cattolici, tanto l'inaugurazione del tempio crematorio (1901) quanto la concessione del decreto che trasformava la società in ente morale (1903).
Il G. morì a Pavia il 23 giugno 1904.
Fonti e Bibl.: Le carte del G., quasi del tutto inedite, sono conservate dagli eredi a Pavia. Sue lettere si trovano nell'Archivio storico civico di Pavia, Fondo Cairoli (cart. XV, b. 675) e presso la Fondazione G.G. Feltrinelli di Milano, per cui cfr. Inventario del Fondo Cavallotti, in L'Italia radicale. Carteggi di Felice Cavallotti: 1867-1898, a cura di L. Dalle Nogare - S. Merli, Milano 1959, p. 385. Il diario relativo alla visita a Garibaldi a Caprera (5-8 apr. 1880), pubblicato parzialmente a cura dello stesso G. (Impressioni e reminiscenze di una gita a Caprera, in Boll. della Società pavese di storia patria, VII [1907], 3, pp. 357-360), è stato proposto integralmente da M. Milani, Il "pellegrinaggio" di un garibaldino pavese a Caprera nel 1880, in Annali di storia pavese, II (1981), 6-7, pp. 175-181. Alcune lettere si trovano in E. Romano, Lettere di Garibaldi a cittadini pavesi, in Boll. della Società pavese di storia patria, VII (1907), 3, pp. 322-355. Per notizie sulla vita cfr. C. Montini, Evocazioni patriottiche. Pagine di storia pavese, Pavia 1911, pp. 153-155; B. Griziotti, Nel centocinquantenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. "Ricordi di famiglia", in Il Chilowattora, VI (1957), 19, pp. 1-10; Vicende di A. G., in Un cognome, due famiglie, un patriottismo: dalle imprese garibaldine alla seconda guerra mondiale, a cura di A. Griziotti, Pavia 1987, pp. 25 s.; Pietà pei defunti. Storia della cremazione a Pavia tra Otto e Novecento, a cura di G. De Martini - S. Negruzzo, Pavia 2000, pp. 164, 211-213, 231; M. Tesoro, Politica e amministrazione nell'età liberale, in Storia di Pavia, V, L'età moderna e contemporanea, Pavia 2000, p. 100.