GUALDI, Antonio
Nacque a Guastalla il 30 ag. 1796 da Vincenzo e da Margherita Conti. Nel 1816 interruppe gli studi, cui era stato avviato dalla famiglia, e passò all'Accademia di belle arti di Firenze. Qui frequentò i corsi di disegno e di pittura di Pietro Benvenuti, ottenendo numerosi riconoscimenti per il disegno di elementi in figura e per la pittura d'invenzione (1817, 1820-21). In quegli stessi anni strinse amicizia con Giuseppe Bezzuoli e con Emilio Santarelli (al quale avrebbe donato l'Autoritratto del 1838 ora a Firenze nella Galleria degli Uffizi). Nel 1823 espose all'Accademia di belle arti di Parma un Priamo che chiede ad Achille il corpo di Ettore (Reggio Emilia, collezione privata), "scopertamente debitore del neoclassicismo di Benvenuti" (Modelli d'arte…, p. 264), e presentò alla duchessa Maria Luisa una Carità romana, che si conserva nella Galleria nazionale di Parma. Trasferitosi a Roma nel 1824, per due anni si dedicò al disegno e allo studio dei monumenti antichi, eseguendo altresì per la cattedrale di Guastalla (dov'è collocata tuttora) una pala raffigurante La vocazione degli apostoli Andrea e Pietro, la quale per la sua luminosità testimonia di una convinta partecipazione dell'autore ai "modi" propri dell'ambiente romano (Gualdi Tosato).
La morte del padre costrinse il G. a tornare a Guastalla per occuparsi della famiglia lasciata in difficili condizioni economiche. Nella città natale sarebbe rimasto dieci anni a riordinare i dissestati affari domestici, riducendosi a eseguire principalmente ritratti di congiunti e amici (Cornali), quali quelli di Vincenzo Pavesi (1828), di Antonio Besacchi e della Signora Minelli (1833), tutti conservati a Guastalla nella Biblioteca Maldotti insieme con l'Autoritratto accanto all'amico musicista Cornali (1833). Nel 1833 eseguì un S. Francesco Solano per la parrocchiale di Reggiolo e un S. Antonio Abate per la pieve di Guastalla. Del 1836 è il ritratto di Adelaide Gualdi (Parma, collezione privata). In quello stesso anno si trasferì a Milano, dove prese dimora al n. 251 di corso Monforte, nella casa che era stata di Andrea Appiani. In breve tempo e quasi senza nessun impaccio, il G. seppe adeguarsi alla maniera e ai temi della pittura romantica di scuola lombarda. Dal 1837 partecipò regolarmente alle esposizioni dell'Accademia di Brera; ma non fu bene accolto.
La Biblioteca italiana ne criticò a più riprese la secchezza dei colori, l'angustia degli spazi in cui si costringevano le figure e la scarsa attenzione alla vera natura dei soggetti precelti (XXII [1837], 85, p. 428; XXIII [1838], 91, p. 101).
Nel 1838 espose Il conte Ugolino nella torre della fame (ora nel palazzo comunale di Guastalla), che risentiva fortemente dell'influenza dell'Ugolino di Giuseppe Diotti (1832), e l'Autoritratto conservato a Reggio Emilia in collezione privata. Finalmente con la Medora in attesa del corsaro il G. ebbe dalla Biblioteca italiana (XXIV [1839], 93, p. 277) la qualifica di "pittore provetto". Nel 1841 presentò un Mosè affidato alle acque del Nilo, che dichiarava tutta la sua dipendenza dall'opera di Francesco Hayez. Il quadro, esposto nuovamente alla Promotrice di Torino del 1845, fu acquistato da Pelagio Palagi ed è attualmente custodito a Bologna nella Galleria nazionale di arte moderna. Allo stile di Hayez e di Bezzuoli rimandava, invece, la tela con Bonifacio de' Geremei e Imelda Lambertazzi, firmata e datata 1842 (ma esposta a Brera soltanto nel 1850), già in collezione privata a Firenze, comparsa a Londra sul mercato antiquario nel 1977. Nel 1844 espose a Brera una grande pala con S. Luigi dei Francesi e altri santi, che sarebbe stata posta nella cappella di S. Vittoria in S. Maria di Campagna a Piacenza e per il preziosismo dei particolari rimandava immediatamente alle opere di Carlo Arienti (Modelli d'arte…, pp. 11 s.). Sono del 1846 il Pellegrino della Biblioteca Maldotti e la Testa di vecchio conservata a Roma in collezione privata (Gualdi Tosato, pp. 12, 15).
Con la prima guerra d'indipendenza s'interruppe la serie delle esposizioni di Brera; ma alla ripresa nel 1850 il G. era già pronto a ripresentarvi Bonifazio e Imelda insieme con nuovi dipinti, fra i quali la Beata Vergine identificata con quella conservata a Dosolo in collezione privata (Cantù). Nel 1852 inviò a Brera il Battesimo di Gesù, destinato alla cattedrale di Guastalla; e nel 1854, la Cia degli Umbertini acquistata due anni dopo dall'Accademia Atestina di Modena. Conservata a Parma in collezione privata è, invece, la tela con Filippo Lippi e Lucrezia Buti esposta nel 1855, la quale, seppure risente ancor una volta dell'influenza di Hayez, si lascia più semplicemente accostare per la severità della composizione alla produzione di Diotti (Maria Luigia…, p. 22). La vena del G. cominciava intanto a esaurirsi. I dipinti inviati all'esposizione del 1857 non piacquero; e l'autore fu quasi perentoriamente invitato a cambiare la "sua perpetua intonazione roseo-paonazza": i visitatori sarebbero stati disposti "ad un'intonazione peggiore" pur di respirare un'aria diversa (Rovani). Del resto, una grave infezione oftalmica gli impediva oramai di dipingere. Decideva, così, di tornare a Guastalla. Inutili furono i tentativi di stabilirsi nuovamente a Firenze e a Milano. Nel 1859, su proposta di Adeodato Malatesta, venne nominato professore onorario dell'Accademia Atestina.
Il G. morì a Guastalla l'11 ott. 1865.
Fonti e Bibl.: I. Cantù, Alcune fra le migliori opere di pittura e scultura…, in Album, XII (1850), p. 115; G. Rovani, Esposizione di belle arti nelle sale di Brera, in Gazzetta privilegiata di Milano, 25 sett. 1857, pp. 917 s.; P. Cornali, Cenni biografici sulla vita e le opere di A. G., pittore guastallese, Piacenza 1872 (con elenco delle opere); G.B. Jannelli, Diz. biogr. dei parmigiani illustri…, Genova 1877, pp. 80 s., e Seconda Appendice…, Parma 1884, pp. 30 s.; C. Ricci, La Regia Galleria di Parma, Parma 1896, p. 258; A. Gualdi Tosato, La pittura neoclassica e romantica: A. G., in Annuario della Regia Scuola complementare "Regina Elena", 1927, pp. 3-16; Catalogo della mostra dell'Accademia parmense…, a cura di G. Allegri Tassoni, Parma 1952, p. 59; G. Copertini, La pittura parmense dell'Ottocento, a cura di G. Allegri Tassoni, Parma 1971, p. 682; Romanticismo storico (catal.), a cura di S. Pinto, Firenze 1974, pp. 37, 44, 49, 53, 64, 66, 100, 109; Maria Luigia donna e sovrana… (catal., Colorno), Parma 1992, pp. 21 s.; Pelagio Palagi pittore… (catal., Bologna), a cura di C. Poppi, Milano 1996, p. 206; Modelli d'arte e di devozione. Adeodato Malatesta… (catal., Modena-Reggio Emilia), Milano 1998, pp. 211 s., 264-267 (con ulteriore bibliografia); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 162; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori e incisori…, II, Milano 1962, pp. 191 s.; Diz. encicl. Bolaffi…, V, pp. 191 s.