TRIVULZIO, Antonio iuniore. –
Nacque nel 1514 a Milano da Girolamo di Fermo, del ramo dei conti Trivulzio di Melzo (il testamento del 25 novembre 1524 è conservato a Milano, Fondazione Trivulzio, Eredità, b. 2, f. 25), e da Antonia da Barbiano dei conti di Belgioioso. Terzo di nove figli, era fratello maggiore di Scaramuccia, futuro abate di S. Stefano del Corno, cugino del cardinale Agostino e nipote dei cardinali Scaramuccia e Antonio (v. le voci in questo Dizionario).
Studiò legge nella sua città natale, ma si orientò ben presto verso la carriera ecclesiastica. Ascritto ai chierici milanesi, divenne abate commendatario dell’abbazia degli umiliati di Mirasole sita nell’arcidiocesi di Milano; alla fine degli anni Venti si trasferì a Roma alla corte di Clemente VII, che lo introdusse nella cerchia dei prelati domestici. Il 7 giugno 1535 divenne amministratore del vescovato di Tolone per resignazione da parte dello zio Agostino Trivulzio; Paolo III Farnese lo nominò referendario per il tribunale della Segnatura nel 1539, il 13 febbraio 1543 gli affidò il governo del monastero di Lodi Vecchio (Milano, Fondazione Trivulzio, Araldica Trivulzio, b. 7, c. 194) e successivamente fu vicelegato ad Avignone, incarico che ricoprì dal 1544 al 1547.
In questi anni egli si oppose fermamente alla presenza dei protestanti nel Comtat del Venaissin e, con l’aiuto del re di Francia Francesco I, ne favorì l’espulsione da Cabrières e Merindol, dove si erano stabilite le comunità più numerose, tra cui anche alcuni gruppi valdesi (Santarelli, 2010, p. 15). Dal 26 aprile 1549 al giugno 1550 fu vicelegato di Perugia e, a partire dal 25 aprile 1550, nunzio straordinario in Francia; dall’8 giugno 1554 poteva inoltre contare sulla pensione proveniente dal priorato di Nostra Signora di Aix-en-Provence, ratificata dal Parlamento di Parigi (Milano, Fondazione Trivulzio, Araldica Trivulzio, b. 12, c. 304). Di orientamento filofrancese come altri esponenti della famiglia (tra cui il cugino Antonio Trivulzio), egli avrebbe dovuto convincere Enrico II ad appoggiare la riapertura del concilio, come richiesto a gran voce da Carlo V al neoeletto Giulio III Del Monte.
Munito di un’istruzione redatta il 20 giugno 1550, Trivulzio lasciò Roma il 5 luglio alla volta di Parigi. In un primo tempo il sovrano si mostrò abbastanza favorevole alle proposte del papa; tuttavia, il contemporaneo scoppio delle ostilità tra il papa e Ottavio Farnese per il possesso di Parma, contribuì a irrigidire la posizione di Enrico II, vicino ai Farnese anche per ragioni di parentela (il fratello minore di Ottavio, Orazio, aveva sposato Diana, figlia naturale del sovrano). Poiché nel mese di giugno le truppe francofarnesiane erano penetrate nel territorio di Bologna, il papa tentò ancora una volta, senza successo, di evitare la rottura con la Francia. Enrico II richiamò infatti in patria il suo ambasciatore a Roma e ordinò a cardinali e prelati di lasciare la città papale, mentre il 4 agosto 1551 Trivulzio fu bruscamente allontanato dalla corte francese.
Nel maggio del 1556 Paolo IV Carafa gli affidò la nunziatura di Venezia; nel concistoro del 15 marzo 1557 lo nominò cardinale, l’unico insieme con Lorenzo Strozzi a essere scelto tra i candidati graditi a Enrico II. Il 18 maggio fu nominato legato a latere a Venezia, scelta che scatenò vivaci proteste da parte delle autorità della Serenissima, preoccupate per le prerogative che un cardinale legato avrebbe potuto rivendicare; già a giugno il pontefice decise quindi di revocare tale nomina, confermandogli tuttavia la nunziatura (Milano, Fondazione Trivulzio, Araldica Trivulzio, b. 12, c. 307). L’11 ottobre di quell’anno egli ricevette il cappello cardinalizio e il titolo di Ss. Giovanni e Paolo.
I dispacci inviati a Roma da Trivulzio tra il 1556 e il 1557 durante la nunziatura a Venezia consentono di ricostruire i difficili rapporti tra la Serenissima e il Papato guidato da Paolo IV. In virtù dell’appoggio della Francia, quest’ultimo voleva infatti convincere i governanti veneziani a unirsi nella lega antispagnola, mentre costoro auspicavano il raggiungimento di un’intesa che ponesse fine alle ostilità, iniziate nel settembre del 1556 con l’arrivo di truppe spagnole decise a riconquistare i feudi dei Colonna, scomunicati e privati dal pontefice dei loro possedimenti perché fedeli agli Asburgo. L’incarico di Trivulzio si presentava quindi piuttosto difficile e, nonostante gli sforzi, non sortì gli effetti sperati: soltanto il precipitare della campagna militare nell’estate del 1557, con la sconfitta delle truppe francesi per opera di quelle spagnole a Paliano (27 luglio 1557), indusse il pontefice alla firma della Pace di Cave, allo scioglimento della lega antiasburgica e alla revoca dei provvedimenti contro i Colonna (14 settembre).
Nell’autunno del 1557 Trivulzio fu richiamato a Roma, dove ricevette l’incarico di legato straordinario presso Filippo II, con l’obiettivo di favorire un accordo tra quest’ultimo ed Enrico II, che fu in effetti siglato il 20 settembre 1557 (Santarelli, 2010, p. 15). Lo stesso giorno fu nuovamente designato come legato in Francia; ne ebbe notizia il 5 ottobre, mentre stava rientrando a Roma al termine della nunziatura veneziana (Milano, Fondazione Trivulzio, Araldica Trivulzio, b. 12, c. 308). Il 16 ottobre 1557 divenne prefetto del tribunale della Segnatura. Trivulzio lasciò la città papale il 27 novembre e, dopo alcune soste a Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Lione, il 30 dicembre giunse a Parigi munito di generiche istruzioni volte a favorire la pace tra Enrico II e Filippo II (ibid., c. 308), e la ripresa della lotta contro le eresie del regno (Correspondance des nonces, 1977, pp. 28 ss., 95 ss.). Le trattative proseguirono stancamente nei mesi successivi, fino all’accordo siglato tra i due sovrani il 28 marzo 1559, di cui il legato diede pronta notizia (p. 193).
Trivulzio morì per un attacco apoplettico tra il 24 e il 25 giugno 1559 nel castello di Saint-Martin, nei pressi di Parigi; fu sepolto nella cappella del castello. Alcune fonti ritengono che egli si sia spento il giorno seguente, il 26 giugno, mentre era già in viaggio verso l’Italia (p. 209; Berton, 1857, col. 1591).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Archivio della Nunziatura di Venezia, sez. II, regg. 15-16 («Actorum»), 318 («Testium examinatorum depositiones»), 550 («Commissionum aut procurationum ad causas»), 570 («Relationum citationum oretenus factarum per nuntios in curia relatarum»); Città del Vaticano, Archivio apostolico Vaticano, Principi, 11, cc. 347, 349, 357 s., 365, 371, 373 s., 377, 385 s., 392 s., 400-402, 407, 418 s., 424-426, 430 s., 440 s., 443 s., 446-448, 452, 462 s., 468, 470 s., 475, 479-482, 486-488; Miscellanea, Arm. II, 79, cc. 149-152, 161; Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat., 5712, sub data; 5713, cc. 55, 57 (edite in Santarelli, 2010), 61, 67, 75, 77, 79, 83, 86-88, 90, 92-97, 99, 101-103, 105 s., 108-112, 114-116, 118-123, 124, 126 s., 129, 131-135, 137-141, 143, 146, 148, 150-154; Ott. lat., cc. 312r-314v (edita in Santarelli, 2008, pp. 235 s.), 320r-322v, 331rv; Milano, Fondazione Trivulzio, Araldica Trivulzio, b. 12, f. 308; Eredità, b. 2, f. 25, b. 12, ff. 295, 304, 306, 307, 308.
C. Berton, Dictionnaire des cardinaux..., Paris 1857, col. 1591; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae a Martino V ad Clementem IX et Praelati Signaturae Supplicationum a Martino V ad Leonem XIII, Città del Vaticano 1931, pp. 103, 111, 113, 115, 120; K. Eubel - G. van Gulik, Hierarchia Catholica..., III, Padova 1960, pp. 35, 315; Correspondance des nonces en France Dandino, Della Torre et Trivultio (1546-1551), a cura di J. Lestocquoy, Roma-Paris 1960, ad ind.; G. Beltrami, Notizie su prefetti e referendari della Segnatura Apostolica desunte dai brevi di nomina, Città del Vaticano 1972, p. 2; H. Jedin, Storia del concilio di Trento, III, Brescia 1973, pp. 317-320, 351-353, 355, 361, 424; P. Sarpi, Istoria del concilio tridentino, a cura di C. Vivanti, Torino 1974, pp. 497-499; Correspondance des nonces en France Lenzi et Gualterio, légation du cardinal Trivultio (1557-1561), a cura di J. Lestocquoy, Roma-Paris 1977, pp. 18, 23, 28-30, 95-97, 209, 213 s., 258; C. Weber, Legati e governatori dello Stato Pontificio: 1550-1809, Roma 1994, pp. 132, 326, 952 s.; T., a cura di P. Hamon, in A. Jouanna et al., La France de la Renaissance. Histoire et dictionnaire, Paris 2001, pp. 1108 s.; D. Santarelli, Il papato di Paolo IV nella crisi politico-religiosa del Cinquecento. Le relazioni con la Repubblica di Venezia e l’atteggiamento nei confronti di Carlo V e Filippo II, Roma 2008, pp. 235 s.; Id., La nunziatura di Venezia sotto il papato di Paolo IV. La corrispondenza di Filippo Archinto e A. T. (1555-1557), Roma 2010.
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