LA PENNA, Antonio
Filologo classico, nato a Bisaccia (Avellino) il 9 gennaio 1925. Dopo gli studi universitari alla Scuola Normale Superiore di Pisa (1941-45), è stato borsista a Parigi (1947), lettore di italiano a Rennes (1949-50). Docente per cinque anni nei licei, ha poi insegnato nelle università di Firenze (1955-63) e Pisa (1963-67), quindi ancora a Firenze, dov'è attualmente titolare della cattedra di Letteratura latina. Dal 1964 ha l'incarico di Filologia latina alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha ricevuto nel 1987 il premio Antonio Feltrinelli per la storia e critica della letteratura.
Il magistero filologico di G. Pasquali si è unito in lui a una formazione culturale d'impronta idealistica: ambedue le tendenze sono presenti e in certo modo giustapposte nel suo primo libro, Properzio. Saggio critico seguito da due ricerche filologiche (1951), in seguito ripudiato nell'impostazione generale, ma non in molte analisi particolari (L'integrazione difficile. Un profilo di Properzio, 1977). Ancora da Pasquali proviene la sua concezione della filologia come disciplina storica che non prescinde da un saldo possesso dei mezzi tecnici. Oltre a studi sulla tradizione manoscritta di Macrobio (1950) vanno soprattutto ricordate l'edizione dell'Ibis di Ovidio (con commento, 1957), quella, notevole anche per il metodo, degli Scoli all'Ibis (1959) e infine quella dei Mythiambi Aesopei di Babrio, in collaborazione con M. J. Luzzatto (1986).
La vocazione storica e l'adesione al marxismo, non senza riserve sul piano del metodo critico, portano La P. ad approfondire i rapporti fra letterato e società, con una particolare sensibilità per la storia politica. Fondamentali in questo senso gli studi su Sallustio (Sallustio e la rivoluzione romana, 1968), Orazio (Orazio e l'ideologia del principato, 1963; Orazio e la morale mondana europea, 1969) e Virgilio (Virgilio e la crisi del mondo antico, 1967; Il canto, il lavoro, il potere, 1983). In essi la ricostruzione a volte puntigliosa di ambienti e momenti storici, movimenti e tradizioni culturali è utilizzata per comprendere appieno la personalità degli autori, mai massificati. Questa posizione critica, unita all'esplicito richiamo (specie in anni recenti) alla ''lezione'' di F. De Sanctis, spiega le diffidenze (e le polemiche) nei confronti di analisi strutturali o comunque formali del fatto letterario; ma la fine sensibilità stilistica permette a La P. sia felici caratterizzazioni dello stile di un autore (per es. Sallustio), sia studi esaurienti su singoli fenomeni stilistici: fra i più recenti quelli sulla collocazione poetica del vocativo fra due termini in stretta connessione (Cum flore, Maecenas, rosarum, 1989) e su Priamel e catalogo in Marziale (1992). La P. ha dedicato poi (a partire dal 1961) particolare attenzione alla favola greca e latina, in quanto marxianamente interpretata come forma espressiva di materialismo delle classi subalterne; non sono tuttavia tralasciate né la dimensione filologica (edizione di Babrio) né quella letteraria (profilo di Fedro, 1968), né indagini su fonti orientali della favolistica classica.
Tra gli aspetti della tematica storica sono da un lato lo studio dei modelli etici nella società romana, indagati attraverso le testimonianze letterarie in vari articoli dell'ultimo quindicennio; dall'altro i numerosi interventi sulla storia degli studi classici, dall'esame dell'influenza della filologia tedesca su quella italiana dopo l'unità (1983) fino ad acuti profili di contemporanei come R. Bianchi Bandinelli (1962, ora in Fra teatro..., 1979) o G. Pasquali (1951; 1986). Notevoli l'equilibrio e la partecipazione con cui La P. ha tratteggiato figure di studiosi molto diversi da lui per formazione e metodo, come C. Marchesi (1980; 1981; 1985) e F. Arnaldi (1991).
La vastità imponente delle letture, anche di letterature moderne (in particolare italiana e francese), consente a La P. di rintracciare presenze classiche e di notare rapporti intertestuali che vanno oltre l'osservazione del dato, e lo radicano nella cultura dell'autore e nella società di cui fa parte. Esemplare il contributo su Tacito nella riflessione politica di Diderot (1979); o la ricostruzione di Roma (e dell'Italia) ai primi dell'Ottocento attraverso l'epistolario di Niebuhr (1991); o ancora l'indagine sulla presenza crescente di Virgilio e decrescente di Orazio nel pensiero e nella poesia di Leopardi (Leopardi fra Virgilio e Orazio); o le efficaci precisazioni su aspetti e limiti della cultura classica del 'classicista' Carducci (Note alle ''Primavere elleniche''; Una polemica tibulliana dell'Ottocento): ora, insieme ad altri contributi, in Tersite censurato, e altri studi di letteratura fra antico e moderno (1991). Numerosi inoltre i suoi interventi su questioni di didattica, sia scolastica che universitaria.
Tra le altre opere si ricordano: Aspetti del pensiero storico latino (con due scritti sulla scuola classica) (1978); Fra teatro, poesia e politica romana (con due scritti sulla cultura classica di oggi) (1979); Persio e le vie nuove della satira latina (1979); Lettura della terza Bucolica (1981); Lettura del libro nono dell'Eneide (1983); Gli ''scritti filologici'' di Giorgio Pasquali (1986); L'elegia di Tibullo come meditazione lirica (1986); Cesare secondo Plutarco (1987); Legittimazione del lusso privato da Ennio a Vitruvio (1989); L'intellettuale emarginato nell'antichità (1990); Il giudizio sulla poesia del primo periodo augusteo e sul mecenatismo in Germania e in Italia fra Ottocento e Novecento (1989); voci dell'Enciclopedia Virgiliana, 1984-90. Ampie sintesi di storia letteraria in Storia di Roma (Einaudi) iv, 1989 e ii, 3, 1992. Da ricordare un suo commento scolastico a Orazio (antologico), più volte ristampato.
Bibl.: Un'ampia selezione della produzione di La P. fino al 1987 in Premi ''Antonio Feltrinelli'' 1987, Roma 1987, pp. 27-32; per gli studi virgiliani v. voce La Penna, Antonio, in Enciclopedia Virgiliana iii, Roma 1987, pp. 119-21.