LAZZARINI, Antonio
Figlio di Lazaro e di Vittoria (della quale non è noto il cognome), nacque a Belluno, dove fu battezzato nella cattedrale il 26 giugno 1672.
Se indubbia risulta la nascita bellunese del L., maggiori interrogativi riguardano la provenienza della famiglia, forse originaria dell'Agordino o dello Zoldano. È ancora irrisolto inoltre il problema della formazione del pittore; tuttavia, alla luce di convincenti confronti, è ipotizzabile che il L. frequentasse la bottega bellunese di A. Ridolfi, valente interprete locale della corrente dei tenebrosi e della lezione barocca, maestro dal quale il L. sembra attingere costantemente nel corso della sua attività. Probabile anche l'influenza di M. Gremsl, pittore austriaco che il L. conobbe certamente a Revine Lago, dove entrambi lavorarono per l'Oratorio di S. Francesco di Paola e dove il L. realizzò la sua prima opera documentata, i due ovali con S. Domenico e S. Giovanni Battista (Vittorio Veneto, Museo diocesano), di impronta ridolfiana, citati nella nota di spese redatta dal parroco committente G.D. Cumano e databili tra 1700 e 1702.
Vicine agli stilemi secenteschi di Ridolfi, al luminismo chiaroscurato di Gremsl e, in parte, alla tradizione di F. Frigimelica, importante esponente della pittura postridentina tra Cinque e Seicento, le successive opere documentate del L., come pure quelle a lui attribuite, descrivono un artista dal linguaggio conservatore: così la pala di Caralte per la chiesa di S. Michele, databile tra 1702 e 1706 e documentata dai pagamenti; la Sacra Famiglia con monache e clarisse in S. Maria di Loreto a Belluno, della fine del primo decennio del Settecento, documentata da un disegno firmato (Lucco, 1989); la pala con i Ss. Antonio Abate e Francesco di La Valle Agordina, parrocchiale di S. Michele Arcangelo, testimoniata dal vescovo G.F. Bembo negli atti della visita pastorale del 1708 ad Agordo; l'attribuito paliotto della parrocchiale di Caston, 1709 circa, con Anime purganti.
Il 3 apr. 1708 il L. sposò Orsola Casotto di Belluno, e il 26 ott. 1712 nacque Giovanni Battista, che sarebbe stato anch'egli pittore. Nel frattempo, il L. continuò a lavorare perseguendo un gusto poco interessato ai cambiamenti e alle suggestioni esterne, che pure ci furono allorquando, ai primi del Settecento, a Belluno fece ritorno, da Vienna, S. Ricci.
La presenza di un maestro di respiro internazionale, già "settecentesco" per le soluzioni compositive e luministiche, contribuì certamente a una maturazione dello stile del L., favorendone la spinta innovatrice delle successive scelte; tuttavia, non si trattò mai di una svolta definitiva, forse anche per esplicita volontà dei committenti, laici ed ecclesiastici delle aree del Bellunese, Agordino, Cadore, Cenedese; in questo senso, Ricci condizionò piuttosto la pittura dell'unico discepolo noto del L., G. Diziani, che divenne presto modello per il suo stesso maestro.
Tra i lavori del secondo decennio, in bilico tra la memoria ridolfiana e le novità riccesche, si ricordano: l'Entrata a Gerusalemme, documentata da un disegno firmato, e l'Andata al Calvario, entrambe in collezione privata e di provenienza ignota (Lucco, 1990), forse parte di un ampio ciclo; le opere più citate dalle fonti, ovverosia le due lunette della chiesa di S. Stefano a Belluno, raffiguranti la Deposizione dalla Croce, con firma e data frammentaria (ma 1716) e l'Andata al Calvario, e l'Adorazione dei magi del duomo di Serravalle, 1717 circa, ritenuta suo capolavoro per la piena adozione dei moduli ricceschi.
Da questo momento, il L. seguì con maggiore convinzione la corrente di Ricci e di Diziani, come si evince dalle sue ultime opere.
Queste sono: la pala di Gera, firmata, per la cappella Vettori; due tele firmate e datate per la chiesa di S. Martino a Valle di Cadore, la Crocifissione del 1721, per conto dei nobili Barnabò, accompagnata da un disegno preparatorio a sua volta firmato e datato 1720 (Lucco, 1990), e la Morte di s. Giuseppe del 1722; il Battesimo di Cristo in S. Giovanni Battista a Libano, documentato negli atti della visita pastorale del 1723 del vescovo V. Rota; la Madonna col Bambino e santi della parrocchiale di Sedico, ma proveniente dalla cappella privata della famiglia Fulcis, firmata e datata 1723; infine, il documentato S. Pellegrino Laziosi guarito da un crocifisso, in S. Stefano a Belluno (1725).
Il L. morì a Belluno il 16 apr. 1732, e fu sepolto presso la chiesa di S. Stefano.
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