LOMBARDI, Antonio
Nacque a Modena il 22 sett. 1768 da Venerio e da Barbara Zerbini. Laureatosi nell'Università cittadina in matematica, ottenne il titolo di perito ingegnere ed esercitò per breve tempo la professione. Fornito di una buona educazione umanistica, ancora ragazzo si avvicinò a G. Tiraboschi, che gli propose di lavorare alla Biblioteca Estense, di cui nel 1790 fu nominato sottobibliotecario. Dopo la morte di Tiraboschi nel 1794 (del maestro fu esecutore testamentario e ne tessé l'Elogio, Modena 1796), il L. mantenne quel ruolo sotto le direzioni di P. Pozzetti e C. Ciocchi: soprattutto a quest'ultimo dovette i principali insegnamenti in materia bibliografica. Nel 1807 divenne primo bibliotecario e lo rimase sino alla morte.
Nel maggio 1815, restaurato il Ducato, il L. fu inviato a Parigi da Francesco IV d'Austria-Este (insieme con A. Boccolari, vicedirettore della Scuola di belle arti) per recuperare 70 codici manoscritti, 24 incunaboli e altri testi rari sottratti nel 1796 durante l'occupazione francese. Assolse la missione con discreto successo, dato che all'appello mancarono alla fine solo tre codici e un incunabolo (ma risultarono perdute sessantasei edizioni di pregio). A documentare queste e altre vicende il L. scrisse una Storia della Biblioteca Estense (Modena, Biblioteca Estense universitaria, Mss. it., 1433), nonché un'ampia Cronaca di Modena dal 6 maggio 1796 al 29 ag. 1802 (Mss. it., 1222-1224), concepita da un punto di vista legittimista: pagine rimaste per la maggior parte inedite. Altri codici sottratti dai Francesi nel 1799 rientrarono a Modena, attraverso Vienna, nel 1831: tra questi la celebre Bibbia di Borso d'Este. Nella lunga stagione trascorsa alla guida della Biblioteca il L. proseguì la politica di acquisizioni di Tiraboschi: nel 1817 entrò all'Estense la grande raccolta (già possesso di Ercole III) di Tommaso Obizzi del Catajo, con preziosissimi codici miniati (latini, italiani, arabi e greci); successivamente, grazie al lascito di Massimiliano Francesco d'Asburgo, figlio di Maria Teresa, la Biblioteca accolse una ricca serie di manoscritti musicali settecenteschi italiani e tedeschi. Ancora da Vienna (dalla collezione del bibliofilo A.M. Pannocchieschi d'Elci) arrivarono incunaboli di inestimabile valore (fra gli altri un Lattanzio del 1465, la più antica opera a stampa italiana che si conservi). Al L. va inoltre il merito di essersi adoperato con successo nel 1811 per salvare, grazie anche all'interessamento di funzionari francesi, i manoscritti di B. Bacchini, che rischiavano di andare dispersi dopo la chiusura dei monasteri benedettini; negli stessi anni partecipò al censimento delle edizioni rare dei conventi soppressi da destinare alla biblioteca milanese di Brera.
Nel corso di un cinquantennio compì un imponente lavoro di riorganizzazione della Biblioteca Estense e di inventario dei fondi librari: tra i risultati un grande "Catalogo ragionato dei libri di matematica" in undici volumi in folio (Modena, Biblioteca Estense universitaria, Mss. it., 2214), preziosa fonte per gli studi di storia della matematica, e un "Catalogo storico delle edizioni aldine". Fu uno dei censori dei libri nel Ducato di Modena: di questa attività resta traccia in un analitico Indice di libri proibiti manoscritto, del 1838.
Sin dal 1801 il L. fu vicesegretario amministratore della Società italiana delle scienze (che aveva sede a Modena); ne divenne segretario nel 1819, con il compito, fra l'altro, di curare la pubblicazione degli annali e delle memorie.
Tra i contributi originali che pubblicò nelle Memorie di matematica e di fisica della Società italiana delle scienze, spiccano scritti di topografia e di idraulica: Sopra una macchina per facilitare il movimento dello scopo delle aste di livellazione (IX [1802], pp. 44-48); Sulla miglior forma da darsi ai ripari che si costruiscono ne' fiumi (X [1803], 2, pp. 640-648); Riflessioni sui principj d'idraulica del signor Bernard (XVI [1813], 1, pp. 1-50: in difesa delle tesi di D. Guglielmini, impugnate da P.-J. Bernard, sulla velocità della corrente nei fiumi e nei canali). Il L. fu assiduo soprattutto nel redigere gli elogi-necrologi dei soci, sorta di cronaca continuata in forma di ritratti della scienza italiana coeva: V. Malacarne, T.M. Bonatti, V. Brunacci (XIX [1821-23]); G. Fabbroni, G. Saladini, F. Pezzi, F. Re, V. Dandolo (XX [1828-30]); G.M. Racagni (XXI [1836]); G. Calandrelli, P. Ferroni, G. Paradisi (XXII [1839-41]); D. Morichini, V.L. Brera, P. Mascagni (XXIII [1844]).
Socio dal 1792 dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena, ne diresse la sezione di scienze: vi pronunciò varie relazioni, prevalentemente di argomento tecnico, che non giunsero alle stampe (farà eccezione l'Elogio del marchese L. Rangoni del 1842, apparso postumo con aggiunte di G. Riccardi in Memorie della R. Accademia discienze, lettere ed arti di Modena, XX [1882], t. 3).
Altri inediti del L. restano nella Biblioteca Estense: Mss. it., 1478: Studi su Guarino veronese; 1484: Vita del p. F.A. Zaccaria; 1485: traduzioni dalla Histoire des mathématiques di J.-E. Montucla; 1556: Estratti dal carteggio di B. Bacchini; 1776: Promemoria autobiografico; Cenni storici sulla Società Italiana delle scienze; 1781: Memorie accademiche; 1783-1784: Studi su W. Hamilton e su P. Ruffini.
L'opera maggiore del L. è la Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII (Modena 1827-30, in quattro tomi, ristampata a Venezia nel 1852), dichiaratamente pensata come continuazione della grande Storia della letteratura italiana di Tiraboschi che, come è noto, aveva deciso di arrestarsi all'anno 1700; nella disposizione della materia e nella scansione dei capitoli e dei paragrafi conserva lo schema tiraboschiano. Solo la rubrica relativa ai viaggiatori è omessa: l'epoca delle grandi esplorazioni poteva dirsi virtualmente conclusa.
Nella Prefazione il L. avvertiva di volersi ancorare a "sicuri ed imparziali giudizii", in esplicita polemica con il "così detto Romanticismo, che ha invaso l'impero delle lettere, e lo stesso ardentissimo studio dell'italiana favella, di Dante e degli autori del trecento" (I, p. IX); ma tale professione di imparzialità finiva con il tradursi in volontarie omissioni: "Siccome questa mia storia contiene quel periodo di anni in cui l'Italia provò i terribili effetti della rivoluzione e dello spirito di partito, così avverrà talvolta che, volendo tracciare il carattere morale di alcuni scrittori vissuti in quest'epoca, si corra pericolo di non poter dire il vero"; di qui la scelta controversa: "procurerò, se non avrò potuto accertarmi da qual parte realmente penda la bilancia del vero, o di tacere o di esporre l'una e l'altra sentenza, lasciando ai lettori il giudizio della cosa" (pp. XI s.). Entro limiti così francamente confessati, l'opera non manca ancora oggi di utilità.
Nel primo tomo la storia generale del secolo diciottesimo precede i capitoli dedicati agli studi sacri, alla matematica e alla filosofia. Ponderato il giudizio sulla parabola dell'Arcadia: "dopo di aver figurato assai, questa istituzione andò poi dopo la metà del secolo passato languendo, e quantunque sussista anche di presente, tuttavia poco o niun influsso ha esercitato ed esercita attualmente sulle amene discipline" (I, p. 54). Di valore diseguale i profili di filosofi e matematici: il capitolo su Vico è ancora fermo, in un'età che vede rinascere la fortuna del filosofo napoletano, al medaglione delle Vitae Italorum di A. Fabroni (la serie di Fabroni è del resto fonte costante in tutta la Storia); meglio calibrate le pagine sul matematico G. Torelli (qui la guida è I. Pindemonte), su L. Mascheroni e P. Ruffini, il grande matematico e medico di cui il L. aveva sposato la sorella e del quale scrisse la biografia (Notizie sulla vita e su gli scritti di P. Ruffini, Modena 1824).
Il secondo tomo allinea biologi, medici, chimici e infine giuristi: soddisfacenti appaiono, tra gli altri, i ritratti di A. Vallisneri, A.L. Moro, L. Spallanzani; sfocate le pagine sui giuristi, in particolare sui riformatori di fine secolo: il capolavoro di C. Beccaria è criticato per lo stile ("il libro […] pecca di oscurità, ma artificiale e voluta dall'autore, che temeva di spiegarsi troppo chiaramente", II, p. 340), ma soprattutto per il radicalismo filosofico: Dei delitti e delle pene gli pare ispirato da "una filosofia troppo spinta e perciò sovente pericolosa" (ibid., p. 344; già nel primo tomo IlCaffè era citato, sbrigativamente e impropriamente, come "foglio settimanale satirico"). Il terzo tomo è interamente consacrato alle "belle lettere". La parte sull'erudizione storica ha naturalmente il centro in L.A. Muratori, del quale è esaltato l'animus di innovatore della cultura italiana: i muratoriani Primi disegnidella repubblica letteraria sono definiti una sorta di filosofica "burla" attraverso cui "si aprì il nostro Modonese la via onde far accogliere con avidità somma le sue riflessioni" (III, p. 7); largo il credito concesso a G. Fontanini e C. Denina (delle cui Rivoluzioni d'Italia si lodano, senza esitazioni, "la veracità dei racconti, la profondità e la giustezza del ragionare", ibid., p. 28), mentre dell'opera di Tiraboschi è indicata la misura già classica ("sa sollevarsi e rendersi animato quanto basta e si esigge in uno storico letterario che non deve sfoggiare come un oratore", ibid., p. 126). La letteratura di invenzione è rievocata secondo un disegno tradizionale: il rinato "buon gusto" dei rimatori della prima Arcadia è associato senz'altro alle prove degli improvvisatori (su tutti, B. Perfetti); ampio risalto ha la più tarda maniera eroica di C.I. Frugoni: "egli segnò nuove orme ed aggiunse tal pregio alla lirica italiana, che poté questa vantarsi di aver per opera di lui riportati nuovi allori e nuovi trionfi" (ibid., p. 231). Tipiche la sopravvalutazione delle Visioni di A. Varano e la sottolineatura della valenza critica nei confronti di Rousseau in un minore della "scuola bolognese", C. Zampieri. Lo scrittore cui è concesso più credito (e spazio) è S. Bettinelli, in virtù anche del suo "influsso particolare" nelle "varie vicende della nostra letteratura" (ibid., p. 274); tra i maggiori, G. Parini merita espressioni rispettose (sono lodati gli "eleganti versi" e la "fina ironia" del Giorno, ibid., p. 353), ma subisce, al solito, gli strali ideologici (anche con involontario umorismo: "allorché scoppiò la terribile rivoluzione francese, [Parini] si riscaldò", scrive il L., al punto che "la continua lettura dei giornali gli cagionò una cateratta all'occhio destro", ibid., p. 350). Nel tomo IV torna l'analisi dell'erudizione, sul fronte particolare della grammatica, eloquenza e antiquaria (incisivi, tra gli altri, i ritratti di S. Maffei e di A. Zeno). L'opera si chiude con un capitolo dedicato alle "arti liberali": pittura, scultura, architettura e musica (quest'ultima, appena presente nel disegno tiraboschiano, è trattata con una certa larghezza).
L'opera fu in generale accolta freddamente; duro il giudizio della Biblioteca italiana, di solito su posizioni moderate (t. LIV, maggio 1829, pp. 185-199; t. LVII, gennaio 1830, pp. 26-37; t. LX, ottobre 1830, pp. 24-27): della Storia l'anonimo recensore (forse il vecchio giacobino G. Compagnoni) rilevò, con qualche pedanteria, errori e fraintendimenti, ma stigmatizzò soprattutto la curvatura antilluministica evidente nelle pagine sui riformatori lombardi e l'occasionale unzione clericale (l'oratoria civile omessa a beneficio della sacra).
Il L. fu insignito della medaglia d'oro austriaca per meriti letterari. Ammalatosi di pleurite, morì a Modena il 29 apr. 1847.
Lettere del L. si trovano in Modena, Biblioteca Estense universitaria, Fondo M.A. Parenti, 6/10, 16/50, 23/6; Mss. it., 1845, 1850 (lettere al L. di corrispondenti, tra cui S. Assemani, S. Bettinelli, G.B. Dall'Olio, A. Mazza, G.B. Venturi, G. Venturoli, G. Vernazza di Freney).
Fonti e Bibl.: Necr., in Memorie di matematica e di fisica della Società italiana delle scienze, XXIV (1850), 2, pp. 1-3 (G. Bianchi); Biografie autografe ed inedite di illustri italiani di questo secolo, a cura di D. Diamilla Müller, Torino 1853, pp. 212-215 (con due lettere del L. a C.E. Muzzarelli); L. Carbonieri, Cenni storici della R. Biblioteca Estense in Modena, Modena 1873, pp. IV-XVIII, XXXIII-XXXV; D. Fava, La Biblioteca Estense nel suo sviluppo storico, Modena 1925, pp. 202-214; Id., Catalogo degli incunabuli della R. Biblioteca Estense di Modena, Firenze 1928, pp. 9-11; G. Cavazzuti, I duecentosettantacinque anni dell'Accademia di scienze, lettere e arti di Modena, Modena 1958, pp. 177-179; A. Barbieri, Modenesi da ricordare. Letterati, II, Modena 1971, pp. 67 s.; E. Milano, Profilo storico, in Biblioteca Estense, Firenze 1987, pp. 38-41; Materiali per la storia delle matematiche nelle raccolte delle Biblioteche Estense e universitaria di Modena (catal.), a cura di F. Barbieri - A.R. Venturi, Modena 1987, pp. 35, 46; F. Cattelani Degani, Su alcuni carteggi matematici della Biblioteca Estense di Modena, in Pietro Riccardi (1828-1898) e la storiografia delle matematiche in Italia, a cura di F. Barbieri - F. Cattelani Degani, Modena 1987, pp. 75-77; M. Pedrazzi, A. L., storico delle matematiche, ibid., pp. 81-86; C. Farinella, L'Accademia repubblicana. La Società dei Quaranta e A.M. Lorgna, Milano 1993, pp. 205, 292; F. Danelon, Dal libro da indice al manuale, Alessandria 1994, pp. 50 s., 87-90; A.R. Venturi Barbolini, Percorsi della cultura, in Gli Estensi, II, La corte di Modena, a cura di M. Bini, Modena 1999, p. 217; F. Barbieri - M. Zuccoli, Bibliotecari scienziati alla Biblioteca Estense di Modena, in Atti dell'Acc. nazionale di scienze, lettere e arti di Modena, s. 8, III (1999-2000), pp. 490 s.