MAGLIABECHI, Antonio
Nacque a Firenze il 28 ott. 1633 da Marco d'Antonio, cuoiaio, e da Ginevra di Iacopo Baldoriotti; il fratello Iacopo fu un celebre avvocato.
Rimasto orfano del padre quando non aveva ancora sette anni, il M. ricevette per volere della madre i primi rudimenti di latino e nel 1649 fu introdotto come garzone nella rinomata bottega dei gioiellieri Guidi e Comparini; ma la sua vocazione era già tutta per i libri e presto abbandonò il lavoro per dedicarsi solo agli studi. Strinse la sua prima amicizia importante con Michele Ermini (bibliotecario del cardinale Leopoldo de' Medici), sotto la cui direzione si esercitò in latino; grazie a Ermini conobbe Andrea Cavalcanti, Lorenzo Panciatichi, Lorenzo Pucci e Carlo Dati. Studiò anche greco ed ebraico e, per le notevoli capacità e le vastissime conoscenze acquisite nei vari campi del sapere, divenne bibliotecario dei granduchi di Toscana: dapprima di Ferdinando II, poi di Cosimo III, che dal 1673 gli affidò la custodia della Biblioteca Medicea Palatina, a palazzo Pitti. In un vasto ambiente di questa reggia Cosimo aveva riunito i libri già sparsi in diversi locali del palazzo e nelle ville medicee, e incaricò il M. di sistemarli e redigerne il catalogo. Il M. fu anche bibliotecario del cardinale Leopoldo e del principe Francesco Maria de' Medici. Per la biblioteca di Leopoldo stese un catalogo, probabilmente su ordine della commissione nominata da Cosimo per conoscere l'esatta consistenza della Leopoldina dopo la morte, nel 1711, di Francesco Maria, che ne era stato legatario. Si occupò inoltre della raccolta libraria del principe Ferdinando, formatasi alla fine del Seicento.
La sua più grande passione furono i libri: acquistati, ricevuti in dono, studiati giorno e notte. Per accumularne in numero sempre maggiore era disposto a sostenere qualsiasi sacrificio conducendo un'esistenza solitaria e frugale (sordida e miserabile a parere di alcuni), vivendo senza servitù, vestendo in modo trasandato. Non risulta neppure che si sia mai sposato e che abbia avuto dei figli.
La raccolta accumulata presso la sua abitazione in via della Scala, costituita con acquisti o doni degli autori o di stampatori e librai, anche dall'estero, divenne rapidamente famosa per la qualità e la quantità dei manoscritti e delle opere a stampa che conteneva. La memoria prodigiosa, il sapere enciclopedico, le ampie conoscenze bibliografiche su ogni argomento, gli procurarono larga fama: padre Angelo Finardi anagrammò la forma latina del suo nome come "is unus bibliotheca magna" e Jean Mabillon lo definì "ipse museum inambulans et viva quaedam bibliotheca" (Iter Italicum, Lutetiae Parisiorum 1724, p. 157).
Abitò sempre a Firenze, diviso tra la cure per la propria biblioteca, la Medicea Palatina e le altre biblioteche della casa regnante. L'attività di bibliotecario presso la corte medicea consentì al M. di creare una fitta rete di corrispondenze con numerosi letterati e scienziati europei e con importanti editori-librai. Tra i suoi maggiori fornitori di libri su scala europea vanno ricordati i Combi-La Noù di Venezia, i Blaeu di Amsterdam e gli Anisson-Posuel, i Borde-Arnaud e gli Huguetan di Lione. In tal modo il M. poté svolgere un'importante e autorevole funzione di mediatore nel commercio librario e nello scambio culturale tra Firenze, il resto della penisola e l'Europa, favorendo la circolazione di nuove idee e nuovi libri e contribuendo a far conoscere la cultura e le novità editoriali italiane in Europa.
Il M. divenne uno dei capi indiscussi della repubblica letteraria: gli studiosi si rivolgevano a lui per indicazioni bibliografiche su ogni argomento, aggiornamenti sulle pubblicazioni o consigli su quali libri comprare, su come condurre ricerche erudite o impostare un dibattito. La sua influenza fu tale che poteva raccomandare membri alle accademie e professori alle università, proteggere studiosi di dubbia ortodossia, aggirare i controlli dell'Inquisizione e far circolare libri proibiti. Conobbe i padri bollandisti Daniel Papenbroeck e Gottfried Henschen quando giunsero a Firenze il 13 ott. 1661 e li aiutò a raccogliere materiale per gli Acta sanctorum; mise i suoi volumi al servizio di Giovanni Cinelli Calvoli per la pubblicazione delle Scansie della sua Biblioteca volante, uscita a Firenze dal 1677; svolse un ruolo importante nella formazione della raccolta di Angelico Aprosio (la Biblioteca Aprosiana a sua volta contribuì alla fondazione della Biblioteca universitaria di Genova) e nell'incremento della biblioteca dello Studio pisano (di cui era rettore l'amico Federico Nomi); rese disponibile la propria raccolta per i maurini Jean Mabillon e Michel Germain - in Italia tra l'aprile del 1685 e il luglio del 1686 per le ricerche dell'Iter Italicum - e permise loro di accedere a biblioteche, archivi e collezioni di Firenze; lo stesso aiuto diede al benedettino Bernard de Montfaucon durante la sua permanenza in Italia per le indagini sfociate nel Diarium Italicum (Parigi 1702). Nel 1689 a Firenze conobbe G.W. Leibniz, con cui rimase in rapporti epistolari; prese le parti del filosofo tedesco quando nel 1692 scoppiò una disputa di argomento matematico tra questo e Vincenzo Viviani.
Della corrispondenza del M. rimane un'immensa mole di epistole in gran parte inedite e relative soprattutto agli anni successivi al 1659. In queste lettere prevale su tutte la funzione informativa: il carteggio Magliabechi fu spesso l'equivalente di una gazzetta e svolse la funzione di un vero notiziario bibliografico, tanto più importante se si considera che - diversamente da altri centri della penisola - solo nel 1740 Firenze ebbe un vero periodico, le Novelle letterarie di Giovanni Lami. Tra gli eruditi italiani e stranieri che carteggiarono con il M., oltre i nomi già citati, si ricordano Leone Allacci, Hendrik Brenkmann, Pietro Canneti, Vincenzio Capponi, Gisbert Cuper, Charles du Fresne Du Cange, Giusto Fontanini, Andries Fries, Michel Germain, Johan Georg Graevius, Jacob Gronov, Lucas Holsten, Gregorio Leti, Francesco Marucelli, Ludovico Antonio Muratori, Pasquier Quesnel, Francesco Redi, Emmanuel Schelstrate, Apostolo Zeno. Rilevante nel circuito magliabechiano fu anche la presenza degli intellettuali del Regno di Napoli: Antonio Bulifon, Giuseppe Valletta, Lorenzo Crasso, Giovanni Alfonso Borelli, Giambattista Vico. Molte notizie importanti per la storia culturale del Seicento italiano sono naturalmente nelle lettere scambiate con gli esponenti della casa regnante di Toscana - Cosimo III, Leopoldo e Francesco Maria de' Medici - e con numerosi stampatori e librai italiani e stranieri.
Nonostante l'eclettismo e la vastissima competenza di bibliotecario, il M. non portò contributi originali in nessuna disciplina: pur essendo uno dei principali mediatori e organizzatori della cultura in Italia e in Europa, segretario perpetuo dell'Accademia Fiorentina e dal 1698 membro dell'Arcadia (con il nome di Diotimo Oeio), non ebbe la statura di protagonista della vita intellettuale del proprio tempo. Il suo intento principale fu di informare, far conoscere le opinioni dei diversi studiosi, metterli a confronto e alimentare i dibattiti e le dispute, a volte anche attraverso atteggiamenti spregiudicati o frutto di calcolo. Nonostante l'ammirazione e la stima di cui era circondato, questa attitudine gli procurò non pochi nemici, che lo accusarono di ipocrisia, maldicenza, e addirittura di delazione.
È nota la biografia denigratoria in latino contro il M. e Giovanni Cinelli Calvoli, pubblicata anonima (Io. Cinelli et A. Magliabechi vitae, Fori Vibiorum 1684). Probabile autore del libello fu il medico di corte Giovanni Moniglia, che circa due anni prima era stato protagonista di una controversia medico-letteraria proprio con il M.; secondo altre testimonianze il libello sarebbe da attribuire a Niccolò Francesco da Barga. Per rispondere alle invettive di Moniglia, il M. chiese a letterati, uomini di cultura e soprattutto religiosi di sua conoscenza lettere elogiative e testimonianze scritte riguardo la propria rispettabilità, poi raccolte dallo stesso M. in un grande volume (Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., IX.41).
Animato da una forte ansia di ampliamento delle raccolte librarie alle quali sovrintendeva, il M. favorì anche la diffusione di testi non ortodossi, suscitando vivaci polemiche. Svolse per esempio un ruolo non secondario nella vicenda editoriale dell'Epistola ad Caesarium monachum contra Apollinaristas attribuita a Giovanni Crisostomo, che nel 1680 fu scoperta e data alle stampe da Emeric Bigot, suscitando grave disappunto presso i cattolici. Nonostante l'apertura verso le idee moderne, talvolta il M. difese concezioni più tradizionaliste: per esempio si adoperò per divulgare e dare alle stampe lo Specimen libri De momentis gravium, dedicato al M., del gesuita Giovanni Francesco Vanni (Romae 1684; Acta eruditorum, Lipsiae 1684), che sosteneva una tesi antigalileiana sul movimento dei gravi. La posizione di Vanni sollevò la condanna quasi unanime degli uomini di scienza, tra cui Leibniz. Questo orientamento conservatore del M. fu più evidente negli anni Novanta, quando la politica culturale di Cosimo III fu segnata da un evidente ripiegamento e nell'Università di Pisa fu proibito l'insegnamento delle dottrine atomistiche e democritee.
Nel dicembre 1703 i Mémoires de Trévoux diedero in Francia la falsa notizia della morte del M., smentita il gennaio successivo. Quando nel 1707 il M. si ammalò davvero, il principe Ferdinando de' Medici insistette perché il M. cambiasse stile di vita e si trasferisse dalla sua casa di via della Scala in un appartamento del palazzo Vecchio, dove avrebbe potuto collocare la sua biblioteca nella prospettiva di renderla un giorno pubblica.
Dopo varie incertezze, il M. si sistemò nella nuova dimora il 9 maggio 1708, ma quando era già iniziato il trasloco dei volumi, bloccò con varie motivazioni il trasferimento del materiale rimanente e, dopo quattro mesi trascorsi nella nuova residenza, il 30 sett. 1708 decise di tornare nella vecchia abitazione, lasciando a palazzo Vecchio i libri già lì collocati.
Nell'inverno del 1714 il M. fu ricoverato per alcuni mesi presso l'infermeria del convento di S. Maria Novella, vicino alla propria casa. Ormai vecchio, malato e senza eredi, il 26 maggio 1714 dettò al notaio Giovanni Evangelista Miccinesi le ultime volontà riguardo la destinazione pubblica della sua eccezionale biblioteca. Come auspicato anche da Cosimo III e da Ferdinando de' Medici, il M. lasciò i suoi volumi ai concittadini più poveri e nominò esecutori testamentari il fedele amico e confidente Anton Francesco Marmi e il nipote Lorenzo Comparini (figlio di un cugino di parte materna).
Il M. morì il 4 luglio 1714 nel luogo del suo ricovero; il corpo fu esposto il giorno seguente a S. Maria Novella e qui sepolto presso la cappella Comparini.
Anton Maria Salvini tenne nell'Accademia Fiorentina l'orazione funebre, che fu subito consegnata alla stampa (Delle lodi di A. M., Firenze 1715), mentre l'elogio di suo fratello Salvino Salvini fu pubblicato nel primo volume delle Notizie istoriche degli Àrcadi morti (a cura di G.M. Crescimbeni, Roma 1720, pp. 263-268). Marmi compose un'ampia biografia del M., in parte ancora inedita (Magl., IX.37) e in parte pubblicata nel 1721 nel Giornale de' letterati d'Italia di Venezia (XXXIII, pt. I [1721], pp. 1-74).
Il M. lasciò un'eredità di circa 30.000 volumi (manoscritti e a stampa), parte presso la sua abitazione in via della Scala e parte in palazzo Vecchio. Grazie a questa donazione Firenze ebbe la sua prima biblioteca pubblica, nucleo originario dell'attuale Biblioteca nazionale centrale. Per sistemare i volumi, gli esecutori testamentari Marmi e Comparini, che furono i primi bibliotecari della raccolta, provvidero a prendere in affitto presso gli Uffizi l'antico teatro degli Istrioni, proprietà della Dogana di Firenze. Per l'allestimento della Biblioteca e la sua preparazione in vista dell'apertura al pubblico, ebbe un ruolo determinante l'intervento del granduca Gian Gastone, con i suoi finanziamenti e con il motu proprio del 25 dic. 1736, con cui si univa alla Biblioteca la raccolta del defunto Marmi, secondo le sue ultime volontà, e si istituiva a favore della Magliabechiana il diritto di stampa con il deposito legale dei libri da parte di tutti i tipografi di Firenze. Finalmente il primo martedì del 1747 - regnante Francesco I Stefano di Lorena - la Biblioteca Magliabechiana fu aperta al pubblico, e poco dopo seguì l'apertura della Marucelliana. Nel corso degli anni il patrimonio librario della Biblioteca si accrebbe notevolmente grazie agli acquisti granducali, i doni e i lasciti di privati, la presa di possesso di raccolte monastiche in seguito all'abolizione di ordini religiosi. Nel 1771 il granduca Pietro Leopoldo fece confluire nella Magliabechiana gran parte della Biblioteca Medicea Palatina Lotaringia (cioè la Biblioteca Medicea Palatina cui era stata unita la raccolta che Francesco I Stefano di Lorena aveva portato in Italia). Nel 1861, in seguito all'unione con la Biblioteca Palatina Lorenese (iniziata da Ferdinando III nel 1790 a palazzo Pitti) con decreto del 22 dicembre firmato da Francesco De Sanctis, la Magliabechiana divenne Biblioteca nazionale e nel 1885 Nazionale centrale. Nel 1935 i volumi appartenuti alla Magliabechiana furono trasferiti nella nuova sede della Biblioteca nazionale centrale di Firenze in piazza Cavalleggeri, mentre dal 16 dic. 1998 nel salone Magliabechiano (presso la vecchia sede ricavata dal teatro degli Istrioni) è ospitata la Biblioteca degli Uffizi.
Il Carteggio Magliabechi (cioè le lettere inviate dai corrispondenti al M.) si conserva in gran parte presso la Biblioteca nazionale di Firenze, in codici miscellanei: ventisette volumi si trovano nella classe VIII del Fondo Magliabechiano (circa 20.000 lettere), dodici si conservano nel Fondo nazionale e uno - contenente le lettere di Leibniz - nel Galileiano: si tratta in gran parte di materiale inedito (unico strumento per orientarvisi è il catalogo presso la sala manoscritti della Biblioteca). Altre lettere e scritti si trovano nelle raccolte dei Carteggi vari e degli Autografi palatini. Se abbiamo un numero sterminato di lettere dirette al M., sono invece giunte solo pochissime sue epistole autografe inviate ai corrispondenti (forse perché questi ultimi erano invitati dal M. a distruggere le lettere dopo averle lette): alcune si trovano a Firenze presso la Nazionale, la Medicea Laurenziana e l'Archivio di Stato; altre sono in altre biblioteche, anche fuori d'Italia: le lettere indirizzate a corrispondenti francesi presso la Bibliothèque nationale di Parigi sono in parte edite da M. Valéry (Correspondance inédite de Mabillon et Montfaucon avec l'Italie, I-III, Paris 1847, ad ind.); per le 76 epistole a Leibniz ora nella Biblioteca di Hannover cfr. Waquet, p. 188. Il M. non pubblicò proprie opere: mettendo a disposizione le sue conoscenze e i suoi libri o facilitando l'accesso degli studiosi alle varie raccolte fiorentine, permise la pubblicazione di alcuni testi latini medievali, tra cui l'Hodoeporicon di Ambrogio Traversari (Firenze e Lucca 1681), il dialogo De praestantia virorum sui aevi di Benedetto Accolti (Parma 1689) e l'Elegia de diversitate fortunae et philosophiae consolatione di Arrigo da Settimello (a cura di C. Daum, Kemnitz 1660; un esemplare con correzioni e postille autografe del M. a Firenze, Bibl. nazionale, 22.A.5.I). Un catalogo dei manoscritti ebraici, arabi, turchi e persiani della Biblioteca Laurenziana da lui compilato fu pubblicato molto dopo la sua morte, nel tomo III delle Amoenitates literariae di J.G. Schelhorn, Francoforte-Lipsia 1730). L'Indice Targioni Tozzetti dei manoscritti della Magliabechiana, consultabile presso la Biblioteca nazionale (sala manoscritti, Cataloghi, 45, c. 134r), registra gli scritti autografi del M. nel Fondo Magliabechiano: si tratta in prevalenza di cataloghi, inventari, bibliografie, elenchi e note su scambi e acquisti di libri, excerpta, notizie su varie biblioteche fiorentine. Vanno però ricordati: Adnotata varia ad historiam litterariam (IX.103), Adnotata varia de Erasmo Roterodamo (IX.702), Catalogo dei capitani del popolo del Comune di Firenze dal 1429 al 1484 (XXVI.57), Istoria dell'Accademia della Crusca (IX.50, ins. 21), Notizie di scrittori fiorentini (IX.104-105), Notizie di storia letteraria fiorentina (IX.6-15), Osservazioni sopra diversi libri (VIII.1340), Parere sopra l'autore dei Cantici fidenziani (VIII.14), Schedae miscellaneae (VIII.58-59), Testimonia de Joanni Casa ex variis auctoribus collecta (IX.50, ins. 14). L'Autografo Palatino Magliabechiano 157, della Biblioteca nazionale, contiene un elenco di libri steso dal M. per la biblioteca di Francesco Maria de' Medici nella villa di Lappeggi (alcune carte riprodotte in Totaro, 1993, pp. 560-570).
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, Archivio Magliabechiano (tutto l'archivio è fondamentale sul M. e sulla biblioteca; la filza I è relativa alla famiglia; copia del testamento del M. è in F.III, II, cc. 8r-15v, edito in Mannelli Goggioli, pp. 174-182; alle pp. 183 s. un codicillo post testamentum in data 23 giugno 1714); Arch. di Stato di Firenze, Notarile moderno, 20602, n. 3, cc. 8v-12v (testamento del M., notaio G.E. Miccinesi); Lettere e carte Magliabechi. Regesto, I-II, a cura di M. Doni Garfagnini, Roma 1981; Regesto del carteggio Magliabechi: dimensioni dell'impresa e sue prospettive di realizzazione, a cura di M. Doni Garfagnini, in Critica storica, XIX (1982), pp. 107-123; Lettere e carte Magliabechi. Inventario cronologico, a cura di M. Doni Garfagnini, Roma 1988; G. Targioni Tozzetti, Clarorum Belgarum, Germanorum, Venetorum epistolae ad Antonium Magliabechium nonnullosque alios epistolae ex autographis in Bibliotheca Magliabechiana adservatis descriptae, I-V, Florentiae 1745-46; P. Galluzzi, Lettere di G.A. Borelli ad A. M., in Physis, XII (1970), pp. 267-298; M. Fardella, Lettere ad A. M. (1691-1709), a cura di S. Femiano, Cassino 1978; J.-A.-G. Tans, Un bibliothécaire dans la république des lettres. Correspondance d'A. M. et de Pasquier Quesnel, in Uit Bibliotheektuin en informatieveld, a cura di H.F. Hofmann et al., Utrecht 1978, pp. 75-95; Lettere dal Regno ad A. M., a cura di A. Quondam - M. Rak, Napoli 1978-79; Carteggio Magliabechi. Lettere di Borde, Arnaud e associati lionesi ad A. M. (1661-1700), a cura di S. Ussia, Firenze 1980; S. De Rosa, Tre lettere inedite di Francesco Bindi "stampatore archiepiscopale" in Pisa ad A. M., in La Bibliofilia, LXXXVI (1984), pp. 235-243; R. De Magistris, Il mercante e il bibliotecario. 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