MANNO, Antonio
Nacque a Palermo nel 1739 da Girolamo e da Petronilla Salsella (o Sabella). A un primo apprendistato presso A. Gambino, un "pittore di mediocre condizione" che "tenea un negozio di coloraro" (Gallo, p. 187), dal 1755 seguì una più fertile formazione nella bottega di V. D'Anna, quando il maestro, da qualche anno tornato da Roma, introduceva nei palazzi dell'aristocrazia palermitana soluzioni vicine ai modi di C. Giaquinto aggiornate alla conoscenza della corrente marattesca romana.
Dell'adesione ai modi del maestro testimonia la Madonna che consegna la bandiera a Ruggero vincitore dei mori per la chiesa di S. Maria della Vittoria a Palermo (Palermo, Museo diocesano), ritenuta dai contemporanei opera di D'Anna; agli echi della pittura di F. Solimena in questa tela il M. sovrappone evidenti influenze della scuola accademica romana. Precedentemente attribuita al suo maestro e oggi ritenuta frutto di collaborazione con il M. (Siracusano, 1989; 1994) è la Madonna che dona l'abito carmelitano a s. Simone Stock (Ragusa Ibla, S. Tommaso), databile intorno al 1763 e caratterizzata da un'evidente ripresa di moduli compositivi di derivazione marattesca, ispirati alle proposte di S. Conca, artista al quale il M. si avvicinò proprio negli anni di maggiore diffusione del modello rappresentato dalla sua pittura in Sicilia e che copiò nella propria vasta attività grafica: ne è testimone un disegno in cui riprodusse la giovanile Madonna del Rosario inviata da Conca a Catania (Siracusano, 1981).
Perduti ma ricordati dalle fonti sono una serie di tele per chiese di Catania, Trapani, Agrigento e Palermo, e l'affresco della volta del salone del presidente di Giustizia a Palermo, prima sua opera autonoma (Gallo).
Dopo la morte di D'Anna (1769), il M. gestì una bottega a conduzione familiare tra le più attive nella seconda metà del secolo in Sicilia, con la collaborazione dei fratelli minori Vincenzo (1750 circa - 1821), Francesco e Salvatore. Attivo per la più alta committenza aristocratica ed ecclesiastica siciliana, il M. ispirò la sua produzione alle istanze classiciste di ascendenza romana (riferibili in particolare a C. Maratta), accostate al richiamo, diffuso tra i pittori siciliani del periodo, ai modelli napoletani.
La stretta collaborazione con D'Anna e le affinità di soluzioni formali evidenti nelle prime opere procurarono varie richieste al M., tra cui le decorazioni del chiostro di villa Filippina a Palermo. I lavori, avviati da D'Anna, furono affidati da don Giovanni Castelli dei principi di Torremuzza al M., il "più eccellente dei suoi discepoli" (in Vullo, p. 23), che entro il 1771 realizzò dieci Episodi del Vangelo in cui accentua gli elementi classicisti presenti nelle ultime opere del suo maestro, rende più esplicite le influenze della scuola marattesca e, secondo alcuni studiosi, mostra di fare propri anche alcuni modi di P. Batoni (Siracusano, 1986).
Nella Gloria della famiglia per il barone di Baucina Salvatore Calderone (affresco firmato e datato 1771) nel salone da ballo dell'attuale palazzo Fatta a Palermo, l'adesione ai modi di D'Anna - espressione della linea classica del barocchetto della grande decorazione palermitana - è ancora molto evidente, così come nelle sette tele inviate nello stesso anno alla cattedrale di Mistretta, di cui solo quattro sono state rintracciate: in esse prevale il consueto modello conchiano al quale il M. conferisce una decisa monumentalità, la stessa che informa gli affreschi sottoscritti e datati 1774 con l'Assunzione della Vergine e il Trionfo della mensa eucaristica nella chiesa del collegio di S. Maria del Carmine a Palermo. Istanze classiciste, di ascendenza romana, caratterizzano anche i due quadroni a olio realizzati per la chiesa di S. Orsola con la Probatica piscina e la Discesa di Cristo al limbo, precedentemente attribuiti al fratello Vincenzo (Sgadari di Lo Monaco, p. 79). Realizzate nel 1774 e consegnate l'anno successivo sono due tele in S. Maria la Nuova, con una Madonna di Monserrato in cui il M. non sembra comunque abbandonare schemi solimeneschi.
I numerosi affreschi nei palazzi della nobiltà palermitana, di cui testimoniano le fonti (Gallo), sono perduti e ne rimangono una documentazione fotografica e alcuni disegni relativi a quelli in palazzo Valdina, datati 1776, con il Ritorno della famiglia Papè dalle Fiandre, che mostrano evidenti richiami a D'Anna e alle soluzioni già adottate dal M. in palazzo Fatta (Galleria regionale della Sicilia, Collezione Sgadari di Lo Monaco).
Gli anni Ottanta sono nella produzione del M. una fase di più palese richiamo alle opere di Batoni: all'apertura del decennio la tela con Cristo che appare a s. Gaudenzia nella chiesa di S. Giorgio a Ragusa Ibla, firmata e datata 1782 (Barbera), ma 1780 secondo Siracusano (1986), mostra strette affinità con le figure di impostazione monumentale del Batoni soprattutto nella santa ammantata in primo piano, che il M. avrebbe replicato nella s. Flavia della Madonna con i ss. Placido e Flavia nella cappella arcivescovile di Monreale (Bongiovanni).
Attribuito al M. è anche un Cristo alla colonna nella sagrestia della chiesa ragusana di S. Giorgio, affine per l'accentuato contrasto chiaroscurale a un'opera maltese del fratello Vincenzo (Cristo reggicroce, S. Maria della Vittoria a l'Isla), la quale, più che riprendere modelli michelangioleschi (Siracusano, 1977), copia un identico soggetto di G. Reni a Malta (La Valletta, National Museum of fine arts).
Il M. continuava intanto a lavorare a Palermo con le due tele per la chiesa di S. Mamiliano in S. Cita (Il b. Pietro Geremia risuscita una meretrice uccisa dal marito) e per la cattedrale (Il b. Pietro Geremia profetizza al Senato di Palermo la fine della carestia, forse con interventi del fratello Vincenzo) realizzate tra il 1785 e il 1786.
La collaborazione con Vincenzo diventò più intensa in questo decennio ed è documentata dal 1780 quando questi firmava "Vincentius Manno P. P. Anno D.M.I. 1780" gli affreschi nella chiesa madre di Santo Stefano Quisquina (nell'attuale provincia di Agrigento), realizzati sulla base di disegni preparatori forniti dal M. e replicati, grazie al riuso dei cartoni (secondo una pratica alquanto diffusa presso le botteghe siciliane del periodo), in S. Lorenzo a Trapani nel 1800 e nella chiesa madre di S. Martino a Erice nel 1801, legittimando le accuse di ripetitività mosse alla produzione della bottega. Per la stessa chiesa di Erice fu realizzata una serie di pale (Discesa al limbo, La buona morte, Madonna con Bambino e santi, S. Antonio da Padova con s. Francesco e santi, Madonna con Bambino tra i ss. Domenico e Pietro, detta Madonna della Provvidenza), attribuite al M. (Siracusano, 1986) ma ricondotte già dalle fonti locali (Castronovo) e poi dalla storiografia più recente (Malignaggi, 1974, che le colloca nel nono decennio; Guttilla, 1993, che le ritiene coeve agli affreschi) al fratello Vincenzo il quale, nella consueta ripresa di moduli maratteschi e conchiani, vi replicava anche opere precedenti del Manno.
Documentata è la collaborazione con l'altro fratello, il più noto Francesco, che anche dopo il trasferimento a Roma nel 1786 continuò a inviare i suoi lavori in Sicilia: la Madonna col Bambino e santi domenicani (Palermo, S. Teresa), richiesta al M. nel 1786 dalla priora del monastero della Pietà per la chiesa di quel monastero ma firmata e datata 1787 da Francesco, testimonia di una certa interscambiabilità all'interno della bottega che genera in molti casi problemi attributivi, come accade per la Trinità, la Madonna con il Cristo morto, santi, profeti e apostoli che intercedono per le anime purganti nella chiesa del Purgatorio di Ragusa Ibla (Siracusano, 1991).
I rapporti con la scuola romana, rinvigoriti dalla lunga dimora romana del fratello Francesco che faceva pervenire a Palermo non solo le sue opere ma anche copie e bozzetti di artisti attivi nella capitale, si ufficializzarono con l'elezione del M. ad accademico di S. Luca il 9 sett. 1788 dopo l'invio di "un quadro d'idea di una volta dipinta in un palazzo di Palermo" (Id., 1977, p. 8) oggi non rintracciabile nella raccolta dell'Accademia, ma di cui recentemente sono state rinvenute notizie in un inventario del 1807 conservato nell'archivio dell'Accademia di S. Luca. Nell'inventario è menzionata una "Allegoria per un soffitto di palazzo a Palermo" ricondotta al M., donata dall'autore nel 1788 (Cipriani - De Marchi). Custodito invece nella galleria dell'Accademia è "l'aggiornato ritratto" (Susinno) inviato dal M. l'anno successivo, datato 1789.
Insieme con il titolo di accademico, che era per molti artisti siciliani un riconoscimento ufficiale più che il risultato di una effettiva pratica didattica, il M. ottenne il titolo di conte palatino e cavaliere dello Speron d'oro (Gallo), attribuito a molti pittori del periodo tra cui lo stesso D'Anna nel 1756 o, successivamente, Francesco Manno.
Tra il 1789 e il 1790 il M. eseguì la decorazione della chiesa di S. Ignazio all'Olivella a Palermo con Episodi delle Sacre Scritture, dove la direzione dell'architetto G.V. Marvuglia, del quale il M. dovette seguire il "modello" (Vullo, p. 136) e perfino l'indicazione di un ostentatamente neoclassico sfondo azzurro, generò un sostenuto classicismo che avrebbe costituito uno dei momenti di avvio per gli artisti neoclassici siciliani.
Una prima collaborazione con l'architetto neoclassico si data in realtà al 1781 quando G.E. Ventimiglia principe di Belmonte affidò al M. la decorazione a fresco, perduta, del suo nuovo palazzo inaugurato nel 1784, dove l'ingerenza di Marvuglia, che selezionava i suoi collaboratori tra gli artisti più vicini alle correnti classicheggianti, e i gusti classicisti del committente dovettero orientare le scelte del Manno.
Tra l'ottavo e il nono decennio è collocabile anche la tela con i Ss. Matteo e Mattia nella chiesa di S. Matteo a Palermo (XV Catalogo di opere d'arte restaurate…). Proseguiva intanto la collaborazione con il fratello Vincenzo al quale il M. fornì numerosi disegni e bozzetti preparatori anche per la decorazione a fresco della cattedrale di Mdina a Malta realizzata tra il 1790 e il 1794, oggi conservati tra Palermo (Galleria regionale della Sicilia) e Malta (cattedrale di Mdina), riutilizzati da Vincenzo in S. Lorenzo a Trapani nel 1800, dove pedissequamente ripropose anche alcune soluzioni del M. per la chiesa dell'Olivella.
In questa fase si colloca la Presentazione al tempio di S. Maria dell'Arco a Noto, la cui datazione al 1797 è documentata dall'iscrizione emersa dopo il restauro della tela, che mostra, oltre a suggestioni batoniane, posizioni più accademizzanti accostate a spunti di realismo seicentesco (Opere d'arte restaurate… III).
Al 1799 risalgono gli affreschi con i Quattro dottori della Chiesa nel coro della chiesa di S. Giuseppe a Palermo, di impostazione rigorosamente classica nella monumentalità delle figure e nell'ampiezza dei panneggi, dove il fratello Vincenzo realizzava la serie degli Apostoli nella navata, su cartoni del M. (Galleria regionale della Sicilia, Collezione Sgadari di Lo Monaco).
Forse nello stesso anno il M. realizzò una composizione piuttosto complessa, recentemente rintracciata (Pisani), con Ferdinando di Borbone che riceve lo scettro (Napoli, collezione privata); l'opera rivela istanze neoclassiche nei ritratti della famiglia reale ed è stato ipotizzato un suo legame con la riconquista del Regno di Napoli da parte dei Borbone nel 1799, dopo che il sovrano era stato brevemente a Palermo.
Da poco restaurata e collocata nel sito originario è la pala d'altare con la Crocifissione per l'oratorio dei Bianchi a Palermo firmata e datata 1800 in cui il M., come nella precedente Presentazione di Noto, coniuga istanze naturalistiche e intensa emotività con un'impostazione contenuta entro schemi classicheggianti ai quali accosta recuperi dalla pittura seicentesca, di "ascendenza romano-bolognese" (Guttilla, 2005, p. 21), con qualche richiamo agli esiti, ben noti in Sicilia, della produzione di A. Van Dyck.
Al 1810 risalgono gli affreschi della cattedrale di Nicosia con Episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento, che il M. firmò e datò insieme con il fratello Vincenzo; si trattò dell'unica occasione in cui, secondo il biografo A. Gallo (p. 196), il M., "retroso, e timido d'uscire le porte" della città (p. 197), avrebbe lasciato Palermo.
Il M. morì il 13 genn. 1810 (Siracusano, 1986; il 1° gennaio, secondo Gallo) e non, come spesso erroneamente riportato, nel 1831. Poté dunque condurre solo "sino alla metà" i lavori completati dal fratello, ancora una volta pronto a riproporre soluzioni adottate in precedenti decorazioni attraverso la pratica del riuso dei cartoni.
Nel 1780 aveva sposato Maria Paola Sapienza (Vullo, pp. 71-76).
Fonti e Bibl.: Erice, Biblioteca comunale, Mss., 1814: G. Castronovo, Erice sacra, cc. 22 s., 27; A. Gallo, Parte seconda delle notizie di pittori e mosaicisti siciliani ed esteri che operarono in Sicilia (sec. XIX), a cura di A. Mazzé, Palermo 2005, pp. 184-200; S. Vullo, Antonino M. pittore siciliano del secolo XVIII con 70 documenti inediti, Palermo 1938; P. Sgadari di Lo Monaco, Pittori e scultori siciliani dal Seicento al primo Ottocento, Palermo 1940, pp. 77-79; I. Nifosì, Pittori del '700. Vito D'Anna, Giuseppe Tresca e i fratelli Manno, Ragusa 1949, pp. 25-31; D. Malignaggi, in IX Mostra di opere d'arte restaurate, Palermo 1974, pp. 169-174, schede 59-63; S. Susinno, I ritratti degli accademici, in L'Accademia nazionale di S. Luca, Roma 1974, p. 263; C. Siracusano, Profilo di Francesco Manno, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medievale e moderna della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Messina, 1975, n. 1, pp. 45, 50; Id., Gli affreschi della cattedrale di Mdina e l'opera dei fratelli Manno a Malta, ibid., 1976, n. 2, pp. 53-64; Id., A. M., Palermo 1977; La pittura del Settecento a Palermo, a cura di D. Malignaggi, Palermo 1979, p. 35; G. Mazzola, Profilo della decorazione barocca nelle volte delle chiese palermitane, in Storia dell'arte, 1979, nn. 36-37, pp. 246 s., scheda n. 67; G. Bellafiore, Palermo: guida della città e dei dintorni, Palermo 1980, p. 60; C. Siracusano, in Sebastiano Conca (1680-1764) (catal.), Gaeta 1981, p. 104, scheda n. 10; D. Malignaggi, in XII Catalogo di opere d'arte restaurate (1978-81), Palermo 1984, pp. 213-217, scheda n. 47; C. Siracusano, La pittura del Settecento in Sicilia, Roma 1986, pp. 345-358; D. Malignaggi, Le arti figurative del Settecento in Sicilia, in La Sicilia nel Settecento. Atti del Convegno… 1981, Messina 1986, pp. 732 s.; G. Bongiovanni, Settecento pittorico: sembiante barocca e ragione classica, in L'anno di Guglielmo, 1189-1989, Palermo 1989, p. 307; C. Siracusano, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1989, pp. 779 s.; Id., in Opere d'arte restaurate nelle province di Siracusa e Ragusa, I, (1987-88), a cura di G. Barbera, Siracusa 1989, pp. 67-69, scheda n. 18; Id., ibid., II, (1989), a cura di G. Barbera, ibid. 1991, pp. 102-105, scheda n. 25; A. Cipriani - G. De Marchi, Appunti per la storia dell'Accademia di S. Luca: la collezione dei dipinti nei secoli XVII e XVIII, in An architectural progress in the Renaissance and Baroque sojourns in and out of Italy…, a cura di H.A. Millon - S. Scott Munshower, University Park, PA, 1992, p. 706; M. Guttilla, in L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, II, Pittura, a cura di M.A. Spadaro, Palermo 1993, pp. 324-326, 328-330 (per Vincenzo Manno); G. Davì, in Opere d'arte restaurate nelle province di Siracusa e Ragusa, III (1990-1992), a cura di G. Barbera, Siracusa 1994, pp. 94 s., scheda n. 24; Id., in XV Catalogo di opere d'arte restaurate (1986-1990), Palermo 1994, pp. 173 s., scheda n. 37; C. Siracusano, La diffusione dei modelli solimeneschi nella pittura siciliana, in Angelo e Francesco Solimena: due culture a confronto. Atti del Convegno…, Nocera Inferiore… 1990, a cura di V. de Martini - A. Braca, Napoli 1994, pp. 260 s.; M. Pisani, Precisazioni e un'aggiunta per A. M.: un problema di iconografia borbonica, in Storia dell'arte, 1997, n. 89, pp. 126-130; G. Barbera, in Restauri & Ricerche: opere d'arte nelle province di Siracusa e Ragusa (catal., Siracusa-Ragusa), a cura di G. Barbera, Palermo-Siracusa 1999, pp. 67 s., scheda n. 14; M. Guttilla, La Crocifissione fra le Marie e s. Giovanni di A. M., in V. Abbate - M. Guttilla - V. Sola, La Crocifissione di A. M. all'oratorio dei Bianchi e tre sculture restaurate, Palermo 2005, pp. 19-24; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 25; The Dictionary of art, XX, p. 283.