MARASCO, Antonio
Nacque a Nicastro, ora frazione di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, l'11 maggio 1896. Nel 1906 si trasferì con la famiglia a Firenze, dove intraprese gli studi tecnici, interrotti nel 1912 per iscriversi al liceo artistico e seguire così la sua vocazione alla pittura, espressa sin dal 1909 in alcuni disegni a carboncino e matita di orientamento espressionista (Scappini, p. 687). Terminato il liceo, si iscrisse all'Accademia di belle arti di Firenze, dove fu allievo di G. Chini e nel contempo, fin dal 1913, iniziò a frequentare l'ambiente futurista cittadino, frequentato da P. Conti, N. Nannetti, O. Rosai, E. Pettoruti, E. Settimelli, T. Taubler, I. Tavolaro.
In quel periodo la ricerca del M. appare ancora in un'evidente fase di transizione, come si può cogliere dal confronto tra due opere databili al 1913: la figurativa All'osteria (Sicoli, 1989, p. 221), di matrice espressionista, e il futurista Paesaggio toscano (o Espansione di forze plastiche in un villaggio: ibid., p. 222), incentrato sulla risoluzione in termini plastici e dinamici del dato naturale e sulla scomposizione e riduzione dei volumi a piani di colore e rette di luce.
Nel 1914, durante un viaggio in Germania, incontrò a Berlino F.T. Marinetti, conosciuto a Milano nel 1911, diretto in Russia per un ciclo di conferenze sul futurismo, che lo invitò a seguirlo nel viaggio.
Fu per il giovane M. un'ottima occasione di crescita professionale, sia perché poté stringere significativi rapporti con l'avanguardia artistica e letteraria russa, e in particolare con K.S. Malevič, I. Puni, V. Tatlin e V. Majakovskij, sia perché fu molto apprezzato per il suo talento, tanto che un suo dipinto fu acquistato dal collezionista I. Morosov.
Tornato a Firenze, nel 1914 conobbe U. Boccioni in occasione di una sua personale alla libreria Gonnelli e partecipò all'organizzazione delle serate futuriste al salone Materazzi. L'anno seguente aderì al futurismo in qualità di "futurista di transito" (Sicoli, 1995, p. 27) e dopo l'entrata in guerra dell'Italia si arruolò volontario nelle file del genio zappatori. Nel 1918, a causa delle esalazioni di gas iprite, fu costretto a tornare a Firenze e, durante un soggiorno a Roma, conobbe G. Balla e A.G. Bragaglia. Sempre nel 1918 aderì ai Fasci politici futuristi, espressione del partito politico futurista, che confluirono, l'anno seguente, nei mussoliniani Fasci di combattimento. Nel 1919, durante una mostra all'Accademia di belle arti di Firenze distrusse ventisette tele nel corso di un'azione di protesta contro il "passatismo" in arte; questo gesto, oltre all'espulsione da tutte le accademie d'Italia, gli valse l'epiteto di "mistico dell'azione", coniato da Marinetti. La pittura di quegli anni, definita dal M. in un'intervista con A. Leonardi del 1968 "dinamismo plastico e suoi sviluppi", è caratterizzata da compenetrazioni plastico-dinamiche con esiti boccioniani come in Omaggio plastico a Boccioni e Ritratto futurista del 1919 (Id., 1989, pp. 231 s.). All'inizio degli anni Venti furono numerosi i contatti con l'ambiente berlinese e in particolare con R. Vasari, direttore del periodico Der Futurismus e della casa d'arte futurista cittadina dove nel 1921 il M. tenne un'importante personale, e con H. Walden. A Berlino il M. ebbe modo inoltre di entrare in contatto con I. Puni e con O. Zadkine. Sempre nel 1921 il M. partecipò all'Esposizione internazionale futurista di Berlino, a quella del Winter Club di Torino e alla Mostra internazionale di Düsseldorf. Nel 1923 collaborò come scenografo alla compagnia stabile sarda di Bragaglia e di E. Bert. Nello stesso anno iniziò la sua collaborazione, durata fino al 1925, alla rivista diretta da E. Prampolini Noi, che nel 1923 aveva pubblicato il manifesto Diritti artistici, propugnati dai futuristi italiani. Manifesto al governo fascista, di cui il M. era stato uno dei promotori.
Le opere degli anni 1923-25, che fanno parte della fase del cosiddetto "dinamismo costruito" (Leonardi, p. 8), sono volte a "l'eliminazione di tutte le istanze polemiche" e al recupero "di una nuova realtà astratto-concreta" (ibid.) e palesano una vicinanza con le esperienze cubo-futuriste, evidente in Composizione del 1923 e Ambiente periferico del 1925 (per entrambe Sicoli, 1989, p. 234). Nel 1924 espose nell'ambito di una collettiva alla Casa d'arte Bragaglia di Roma; e nel 1925, alla III Biennale di Roma e alla Mostra futurista dei sindacati artistici di Torino. Nel 1927 la sua attività espositiva proseguì con la partecipazione alla Mostra d'arte futurista nazionale a Palermo e alla Mostra di trentaquattro pittori futuristi alla galleria Pesaro di Milano; l'anno seguente con la partecipazione alla XVI Biennale di Venezia, dove espose nella sala dei futuristi italiani "Aeroplani".
Alla Biennale tornò nel 1932 con due opere, Aeropittura I e Aeropittura II; nel 1942, quando espose nel padiglione del futurismo italiano, partecipò alla Biennale con un gruppo di opere, tra cui Omaggio plastico a Boccioni (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna); e nel 1960, in occasione della Mostra storica del futurismo (curata da G. Ballo) alla XXX Biennale di Venezia, partecipò con due dipinti del 1916, Dietro il cancello (catal., tav. 27) e Strada di paese di sera.
Dello stesso periodo furono i contatti con i pittori costruttivisti T. Ciolina, A. Lindegger, M. R. Mühlenen e H. Seiler, membri del gruppo "Der Schritt weiter" di Berna, fondamentali per la sua nuova fase di ricerca, detta del "predominio della pittura assoluta sulle istanze intellettive scientifico-positiviste" (Leonardi) e incentrata sulla geometrizzazione del dato reale e sulla rappresentazione di paesaggi fantastici dal sapore metafisico, come in Gli intonarumori del 1929 e Il vento del 1931 (Crispolti - Sicoli, pp. 36 s.). Nel 1929 partecipò all'esposizione "Peintres futuristes italiens" alla Galerie 23 di Parigi e nel 1931 prese parte alla Mostra di aeropittura alla galleria Pesaro di Milano e alla I Quadriennale di Roma, dove tornò nel 1951 con Vele ad Amalfi. Nel 1932, in polemica con Marinetti fondò i Gruppi futuristi di iniziative, promotori di attività svincolate dal gruppo originario, e l'anno seguente pubblicò il Manifesto dei gruppi futuristi indipendenti e l'unico numero della rivista Supremazia futurista.
In quel periodo fu piuttosto aspra la polemica con M. Somenzi, di orientamento filomarinettiano, nelle pagine del foglio milanese Nuovo futurismo dove il M., nel 1934, tenne per cinque numeri la rubrica Il passo oltre, quindicinale del movimento dei futuristi indipendenti.
Contemporaneamente continuò la sua attività espositiva, culminata nel 1943 nella Rassegna nazionale di arti figurative alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma.
Dopo l'8 sett. 1943 il M. aderì alla Repubblica sociale italiana e combatté come ufficiale di milizia (F. Grisi, L'avventura, in Corriere della sera, 31 maggio 1995). Alla caduta della Repubblica sociale si consegnò a un comando partigiano e, scampato alla fucilazione, fu comunque processato e condannato per collaborazionismo (M. Calabrese, M. il sopravvissuto, in Il Borghese, 31 ott. 1993).
Le opere della prima metà degli anni Quaranta segnano il ritorno alla pittura figurativa e descrittiva con accenti espressionisti, come in Maschere antiche (Crispolti - Sicoli, p. 39, ill. 45); ma già dal 1946 si avverte nella sua pittura il ritorno a una matrice costruttivista, seppure ancora legata a esiti di natura figurativa, come in Scherzi di pavoncelle del 1947 (Sicoli, 1989, pp. 246 s.) o Ritratto di Ruggero Vasari del 1955 (ibid., p. 258), affiancata da opere astratte come Rapporto massa-struttura del 1950 (ibid., p. 253), dalle quali si svilupperà la sua successiva fase di ricerca degli anni Sessanta e Settanta, in cui sarà frequente l'utilizzo della tecnica del collage, come in Ritratto di famiglia del 1964 (ibid., p. 281).
Nel 1949 il M. si trasferì a Roma, dove tenne un'ampia attività espositiva, in particolare al palazzo delle Esposizioni, nel 1953, alla Mostra dell'arte nella vita del Mezzogiorno d'Italia, nel 1955 alla Mostra internazionale di arte contemporanea e nel 1957 al premio nazionale di pittura Enrico Toti. Nel 1958 partecipò alla Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, dove fu presente ancora nel 1961 e nel 1962. Nel 1964 tenne altre due importanti antologiche, alla galleria Minima di Milano "A. Marasco protagonista del futurismo e precursore del concretismo italiano" e alla galleria Scorpio di Roma "A. Marasco. Dal futurismo al concretismo". L'anno seguente partecipò al premio Michetti e nel 1968 alla VI Biennale romana. Numerose in quegli anni furono le personali in Italia e all'estero, tra le quali quelle alla galleria Roma di Chicago e alla galleria Il Bilico di Roma (nel 1966), alla Galerie Krugier di Ginevra (nel 1971), alla galleria Canova di Roma e alla galleria La Bussola di Cosenza (nel 1972), dove presentò anche Astratto-Concreto del 1969 (ripr. in Scrivo).
Il M. morì a Firenze l'8 apr. 1975.
Fonti e Bibl.: C. Belloli, A. M. protagonista del futurismo e precursore del concretismo italiano (catal., galleria Minima), Milano 1964; A. Leonardi, Intervista con A. M., in AL2. Mensile di arte, cultura, attualità, dicembre 1968 - gennaio 1969, pp. 7-9; L. Scrivo, I cicli evolutivi di A. M., in Il Picchio verde, 2 maggio 1972; A. Jacona De Caridi, Il neofuturismo o futurismo della seconda fase: A. M., in Brutium, luglio - settembre 1983, pp. 17-19; T. Sicoli, A. M. futurista, Catanzaro 1989; M.: anni Dieci-Settanta dal futurismo al concretismo (catal., Rende), a cura di E. Crispolti - T. Sicoli, Milano 1995; A. Scappini, in Diz. del futurismo, a cura di E. Godoli, II, Firenze 2001, pp. 687-689; Futuristi calabresi. Boccioni, M., Benedetto, a cura di L. Talarico, Crotone 2003, pp. 13 s., 61-111, 137 s.