MARCHESI (Marchese, Marchissi, Marchixi), Antonio
Nacque a Settignano (ora Firenze) il 17 maggio 1451 dal mastro muratore Giorgio di Francesco, detto Giorgio Fiorentino e da Dianora. Come i fratelli Checco e Giuliano partecipò inizialmente all'impresa edile paterna: a Forlì dal 1471; dal 2 marzo 1480 è documentato con il padre al cantiere della rocca di Imola (Mancini, 1979, II, p. 152) per conto del signore di Imola e Forlì Girolamo Riario.
Qui i due maestri terminarono la costruzione di due rivellini, eressero dalle fondamenta le torri a sudest e a sudovest, trasformarono i torrioni da quadrati in circolari, forse costruirono il palazzo del Paradiso nel cortile (ibid.), conferendo alla rocca il carattere di una fortezza d'impronta rinascimentale, moderna sia nell'aspetto sia nei sistemi di difesa (ibid., p. 197).
Nel 1481, inviati da Girolamo Riario, i due tornarono a Forlì per fortificare la cittadella, e dopo due anni erano al lavoro sulla vicina rocca. Con il fratello Checco, il M. costruì nel 1482 la rocca di Piancaldoli e a Imola la porta del Piolo munita di rivellino, opere progettate entrambe da G.L. Menghi (ibid., pp. 153 s.).
L'impronta stilistica che caratterizza le opere militari della famiglia Marchesi sembra riscontrabile anche sulle rocche di Dozza e di Bagnara (Maselli Campagna, 2001, pp. 72-91), anch'esse oggetto di interventi di ammodernamento voluti dalla famiglia Della Rovere-Riario.
Per i palazzi Della Volpe, Machirelli e Calderini, realizzati a Imola negli anni Ottanta del Quattrocento, le ipotesi di una possibile partecipazione dei Marchesi sono legate a una certa "toscanità" degli elementi architettonici e a generici riferimenti riportati dalle cronache coeve.
Vasari (IV, p. 476) attesta che il M. fu architetto del convento di S. Giusto alle Mura, commissionato dai frati gesuati a Firenze forse intorno al 1487 e demolito nel 1529 in previsione dell'assedio minacciato da Filiberto d'Orange (Milanesi, in Vasari, III, p. 570 n. 2). Molto dubbia e non confermata da documenti è invece l'attività romana del M., attestata in una cronaca contemporanea (Pirri, 1921, p. 95).
Ancora nel 1487 il M. si occupò del progetto e dell'esecuzione della chiesa della Madonna delle Lagrime a Trevi, dall'impianto a croce latina costituito dall'accostamento di cellule voltate a crociera e con cappelle laterali. Fu suo collaboratore Francesco da Pietrasanta, lapicida (Maselli Campagna, 2003, p. 221 n. 30) attivo anche nella chiesa di S. Maria del Massaccio a Spoleto, eseguita su progetto del M. e per la quale egli sottoscrisse nel 1488 il contratto d'appalto, dove si specifica che l'architetto aveva l'onere di preparare, costruire e abbellire sin dalle fondamenta l'edificio "secundum designum factum per ipsum conducente" (ibid., pp. 217-228). Il 27 nov. 1487, il M. si impegnò a costruire la rocca di Cascia con Francesco da Pietrasanta, al quale presto affidò la direzione dei lavori (Cordella, 1997, p. 60).
Nel 1489 il M. si trovava nel Regno di Napoli: in quell'anno progettò e diresse i lavori di consolidamento della rocca di Gaeta (Filangieri, 1891, p. 102) e, dal successivo gennaio, intraprese un viaggio al fianco di Alfonso, duca di Calabria, per definire il riassetto delle strutture difensive sulle coste calabresi, dal Tirreno allo Ionio. Il lungo itinerario è riportato nelle Effemeridi di Giampietro Leostello da Volterra, il quale riferisce che il M. era "homo subtile circa de fare forteze e roche" (Id., 1883, p. 195).
Nello stesso 1490 il M. iniziò la costruzione della rocca di Cittareale (Arch. di Stato di Napoli, Dipendenze della Sommaria, fascio 195/1, parte I, cc. 1r-3r), e non di Civita Ducale (come in Mazzoleni, 1952, p. 140), moderna struttura di difesa alle frontiere settentrionali del Regno.
Dal 1491, con il titolo di ingegnere reale, si stabilì a Napoli (Strazzullo, 1969, p. 220), e il 30 ag. 1494 ricevette 72 ducati per aver mandato guastatori contro la rocca di Ostia su incarico del re Alfonso II d'Aragona, alleato dell'esercito di Alessandro VI, per riconquistarla dai seguaci dei Colonna (Maselli Campagna, 2001, pp. 181 s.). Alla fine dello stesso anno sostituì Baccio Pontelli nella direzione dei lavori del castello di Reggio Calabria (Barone, 1889, p. 398).
Nel 1495, con Francesco di Giorgio Martini (di Martino), il M. fece brillare la mina sotto il muraglione frontale della cittadella di Castel Nuovo in Napoli, dirigendo lo scavo della "cava", ossia della galleria dove fu posta la mina. Grazie a questa esplosione furono cacciate le truppe di Carlo VIII, ponendo fine al dominio francese a Napoli (Filangieri di Candida, 1931, p. 476).
Il 12 marzo 1497, dopo che Francesco di Giorgio aveva lasciato Napoli, il M. fu nominato dal re Federico d'Aragona direttore delle regie opere, con una provvigione annua di 200 ducati. Aveva una casa in affitto, in attesa che gli venisse concessa un'abitazione dove poter vivere con la moglie Fioretta di Giovanni Cioli e i figli che egli stesso sarebbe andato a prendere a Firenze (Ceci, 1900, p. 84).
Nel 1498 ebbe in feudo Origliano e il mulino di Mortella con terre adiacenti; e fu forse anche questo a consentirgli di costruire una casa a Firenze, in via dei Pilastri, mentre a Settignano risultava proprietario di tre case, di un frantoio e di un podere (Mancini, 1979, II, p. 185).
Negli anni successivi, sempre a Napoli, il M. avviò la costruzione della cinta bastionata di Castel Nuovo (Filangieri di Candida, 1934, pp. 227 s., 270); e, come responsabile delle mura cittadine, vide il suo compenso accresciuto, nel 1500, di 40 moggi di terra ad Acerra e 0ttenne la cittadinanza napoletana per sé e per i suoi familiari (Bresciano, 1927, p. 374).
Nel 1506 realizzò gli apparati effimeri per l'entrata in Napoli di Ferdinando II il Cattolico (Capasso, 1881, p. 535) e, tra il 1501 e il 1514, dovette occuparsi della costruzione di parte del convento di S. Caterina a Formello (Cilento, 1996, pp. 86, 117-125; Canonico, 1996, pp. 101-113, 126-141), della cui chiesa, portata avanti da Romolo Balsimelli, potrebbe aver dato il disegno (Ghisetti Giavarina, 2002, p. 471).
Solo recentemente si è giunti a un chiarimento riguardo a queste opere a causa della presenza sui cantieri di un muratore di nome Fiorentino, di Cava dei Tirreni, spesso confuso con il M. (chiamato anche Antonio Fiorentino, ma detto "della Cava" per lo scavo della galleria della mina di Castel Nuovo).
Non è chiaro invece il contributo fornito dal M. al giardino della distrutta villa di Poggioreale, attestato nel 1524 dall'umanista Pietro Summonte (Pane, 1975, I, p. 70).
Nel 1517 il M., con altri esperti di architettura militare, partecipò a una commissione voluta da papa Leone X per valutare il disegno di un baluardo pentagonale proposto da Antonio Cordini (Antonio da Sangallo il Giovane) per le difese di Civitavecchia (Vasari, V, pp. 453 s.).
Nell'anno successivo il M. lasciò Napoli, su richiesta degli Otto di pratica di Firenze, per ispezionare alcune delle principali fortezze toscane. Nel mese di maggio 1518, con il provveditore dei capitani di Parte Daniello de Ricci, fu inviato a Pisa, Livorno, Borgo Sansepolcro, Arezzo, Montepulciano e Foiano in Val di Chiana (Arch. di Stato di Firenze, Otto di pratica, 11, cc. 175, 178r), e nel mese di agosto fu chiamato anche a Valiano in Val di Chiana.
Dai documenti si deduce che fu accompagnato, nel suo ritorno in Toscana, anche dalla famiglia, per la quale chiese il rimborso delle spese (ibid., 12, c. 5r).
Il 27 genn. 1519 era nuovamente a Napoli, presumibilmente al cantiere del baluardo del Parco, ma il 7 maggio era probabilmente già tornato in Toscana, come testimonierebbero pagamenti di 200 ducati alla settimana relativi alle fortificazioni di Pisa e di Livorno (Arch. di Stato di Firenze, Otto di pratica, Missive, 35, c. 47).
Il 10 maggio il M. istituì erede Giorgio, suo figlio naturale, con un testamento che sostituiva quello fatto nel 1493, in cui erede universale era nominato il figlio Ottaviano sostituito, in caso di morte, dalle sorelle Zeffira, moglie di Andrea Ferrucci da Fiesole, e Ginevra (Milanesi, in Vasari, IV, pp. 476 s. n. 4). Non si ha menzione dell'ultimo figlio, Annibale.
Il 14 maggio 1519 il M., in compagnia di Baccio Bigio, ovvero Bartolomeo di Giovanni Lippi, fu inviato a Livorno, dove avrebbe incontrato il genero Andrea Ferrucci da Fiesole, scultore e architetto venuto da Pietrasanta (Arch. di Stato di Firenze, Otto di pratica, Missive, 35, c. 48v).
Nel 1520 per l'ultima volta il M. tornava a Napoli, ancora per i lavori del baluardo del parco di Castel Nuovo.
Morì a Firenze o a Settignano il 1° sett. 1522 (Milanesi, in Vasari, IV, p. 476 n. 4).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Reg., Catasto, 1077, Popolo di Settignano, a. 1480, c. 258; Otto di pratica, Missive, 35, cc. 47, 48v; 11, c. 175, 178r; 12, c. 5r; Arch. di Stato di Napoli, Dipendenze della Sommaria, fascio 195/1, parte I, cc. 1r-3r; G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, p. 570; IV, ibid. 1879, pp. 476 s.; V, ibid. 1880, pp. 453 s.; P. Bonoli, Historia della città di Forlì…, Forlì 1661, pp. 240, 247; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, Firenze 1754-62, pp. 100 s.; Carteggio inedito d'artisti dei secoli XIV-XV-XVI…, a cura di G. Gaye, I, Firenze 1839, p. 556; B. De Dominici, Vite dei pittori… napoletani, II, Napoli 1843, pp. 164 s.; M. Gualandi, Nuova raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura…, III, Bologna 1844, pp. 341-343; C.N. Sasso, Storia de' monumenti di Napoli e degli architetti che gli edificavano, I, Napoli 1856, p. 221; G.B. Uccelli, Il convento di S. Giusto alle Mura e i gesuati, Firenze 1865, ad nomen; B. Capasso, Appunti per la storia delle arti in Napoli, in Arch. stor. per le provincie napoletane, VI (1881), p. 535; G. Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle provincie napoletane, I, Napoli 1883, p. 195; VI, ibid. 1891, pp. 102 s., 321; E. Müntz, Histoire de l'art pendant la Renaissance, I, Paris 1888, p. 116; II, ibid. 1893, pp. 252, 254; N. Barone, Notizie storiche raccolte dai Registri Curiae della Cancelleria aragonese, in Arch. stor. per le provincie napoletane, XIV (1889), p. 398; Cronache forlivesi di A. Bernardi dal 1476 al 1517, a cura di G. Mazzatinti, in Dei monumenti istorici pertinenti alle province della Romagna, s. 3, III (1895-97), pp. IX-XV, 57 s.; E. Müntz, Les arts à la cour des papes, Paris 1898, pp. 48, 164; L. Baldisseri, La rocca di Bubano, Imola 1898; Id., Il castello di Dozza, Imola 1900; G. 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