MARESCOTTI, Antonio.
– Medaglista attivo a Ferrara, nacque presumibilmente entro il terzo decennio del XV secolo.
Le prime notizie sulla famiglia risalgono a un Marescotti console del Comune di Bologna nel 1179 e al figlio Pietro, podestà di Siena. La casata, documentata sin dal secolo XII, acquistò fama nel secolo XV con Ludovico Marescotti de’ Calvi. Si divise poi nei tre rami di Bologna, di Roma e di Francia e si estinse nel 1892 con il conte Carlo Cesare.
Il M. fu per gran parte della sua vita al servizio di Borso d’Este. Il suo stile severo e un po’ aspro ben si confà agli illustri personaggi da lui ritratti nelle medaglie, in particolare religiosi, dei quali seppe esprimere levatura e dignità, senza rinunciare al realismo della fisionomia.
La prima medaglia firmata e datata 1444 è di forma rettangolare e raffigura S. Bernardino da Siena (Hill).
Bernardino aveva dato un preciso significato agli elementi del trigramma: il Sole centrale per Cristo, i raggi per gli apostoli, la fascia che circonda il Sole per la felicità dei beati che non ha termine, il celeste sullo sfondo per la fede e l’oro per l’amore. Di questa medaglia esistono altri due esemplari autografi, ma di forma circolare: uno al British Museum di Londra e uno proveniente dalla Samuel H. Kress Collection di New York, oggi alla National Gallery di Washington, eseguiti con ogni probabilità in un periodo compreso tra la morte di Bernardino, nel 1444, e il 1450.
Nel 1446 eseguì la medaglia firmata che ritrae di profilo il Beato Giovanni Tavelli da Tossignano (ne esistono vari esemplari di cui uno al British Museum; Hill), il cui operato e il cui amore per i poveri è ricordato nell’iscrizione.
Sul verso Giovanni è ritratto in ginocchio mentre, mani giunte e occhi al cielo, si prostra alla grazia celeste che discende su di lui, ai piedi sandali e mantello, sulla testa un albero di olivo. Il M. seppe interpretare l’alta considerazione in cui lo tenevano i contemporanei, come attesta una cronaca della sua concittadina Caterina Vigri, religiosa del monastero del Corpo di Cristo a Ferrara (Heiss, p. 22 n. 2).
È datata 1448 la medaglia con Autoritratto in cui il M. sembra avere circa vent’anni, ciò che può indurre a porre la data di nascita intorno al 1428; mentre il motto sul verso, che fa ipotizzare una persona morta, potrebbe essere stato aggiunto successivamente (Hill, p. 23).
Tra le medaglie autografe non datate la migliore è certamente quella di Galeazzo Marescotti (ibid., p. 24).
Il personaggio ritratto appartiene al ramo di Bologna, i Marescotti de’ Calvi. Copricapo piatto e ricco abbigliamento, al momento dell’esecuzione della medaglia Galeazzo non aveva più di quarant’anni e, poiché era nato nel 1407, l’opera si può datare immediatamente prima del 1450. Sul verso, in una treccia di capelli, una colonna spezzata dalla tempesta e l’incisione «MAI PIU» che si riferiscono alla morte di Camilla Malvezzi, descritta da Galeazzo in una poesia quale «la valorosa donna che di mia vita fu ferma colonna» (ibid.).
Nel 1457 il M. eseguì una medaglia con il ritratto di Galeazzo Maria Sforza (un esemplare al British Museum), figlio di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, che all’epoca aveva tredici anni ed è ricordato con il titolo di duca di Pavia. Sul verso si trova la rappresentazione del Sole. A una prima versione non datata, citata da Gruyer (p. 606), segue la versione di attribuzione certa (Hill, p. 23) che si presenta arricchita dalle iscrizioni.
Nel 1460 realizzò una medaglia raffigurante il duca Borso d’Este, di cui un esemplare si conserva al British Museum.
Il protagonista indossa un copricapo che scende sui lunghi capelli; l’eleganza dell’abito tradisce il gusto per il lusso. Sul verso, sullo sfondo di una palma, compare l’unicorno che ricorre nell’emblema di Borso. Simbolo di prudenza e di purezza, l’animale è ritratto nel gesto di purificare una sorgente, credenza nota e diffusa nella tradizione popolare. L’occasione della medaglia potrebbe riferirsi alla visita di Pio II, che nel 1460 passò per la seconda volta a Ferrara, dove otto mesi prima aveva dimorato per dodici giorni mentre si recava a Mantova, per la riunione dei principi cristiani in lotta contro i Turchi.
Nel 1462 il M. realizzò la medaglia di Fra’ Paolo Alberti detto fra’ Paolo Veneziano, predicatore dell’Ordine dei serviti, che vi appare con il capo coperto da un cappuccio e un’espressione grave del v0lto. Firmata e datata, l’opera riporta sul verso fra’ Paolo che medita sulla morte e la caducità della vita terrena, con ai piedi un teschio. L’ultima medaglia di consolidata attribuzione, sebbene non datata, ritrae Vittore Pavoni, cancelliere ducale, attivo a Ferrara nel 1463, con sua moglie Taddea (ibid., p. 25).
Altre medaglie non datate provengono dalla Samuel H. Kress Collection di New York e sono oggi alla National Gallery di Washington.
La prima di queste ritrae Pisanello (Antonio di Puccio Pisano), come conferma l’iscrizione «PISANUS PICTOR»; il pittore indossa un vestito di broccato e un copricapo delicatamente sgualcito che ricorda quello dell’autoritratto del M. del 1448. La seconda è dedicata a Giulio Cesare Varano, signore di Camerino. Sul recto il personaggio è raffigurato con copricapo e lunghi capelli. Questa medaglia si collega a una seconda versione rettangolare (ibid., pp. 24 s.) non datata, in cui qualche dettaglio appare alterato. Del gruppo fa parte anche la medaglia di Ginevra Sforza, moglie di Giovanni II Bentivoglio.
Baruffaldi definì il M. non solo medaglista, ma anche scultore, come attesterebbe l’attribuzione del busto di terracotta del Beato Giovanni Tavelli da Tossignano (Ferrara, arcispedale S. Anna).
Non è nota la data di morte del M., che dovette avvenire dopo il 1463, come attestano le date riportate nelle medaglie di attribuzione certa.
Fonti e Bibl.: G. Baruffaldi, Vite de’ pittori e scultori ferraresi (sec. XVIII), I, Ferrara 1844-46, pp. 96-101 (Indice ragionato delle vite de’ pittori e scultori ferraresi, a cura di A. Mezzetti - E. Mattaliano, III, Ferrara 1983, pp. 62 s.); J. Friedländer, Die italienischen Schaumünzen des fünfzehnten Jahrhunderts, Berlin 1882, pp. 54 s.; A. Heiss, Les medailleurs de la Renaissance, III, Paris 1883, pp. 21 s.; G. Gruyer, L’art ferrarais à l’époque des princes d’Este, I, Paris 1897, pp. 601-608; G. Habich, Die Medaillen der italienischen Renaissance, Stuttgart-Berlin 1924, ad ind.; G.F. Hill, A corpus of Italian medals of the Renaissance before Cellini, London 1930, I, pp. 22-25; II, figg. 75-87; Renaissance medals from the Samuel H. Kress Collection at the National Gallery of art…, a cura di G. Pollard, Washington 1967, pp. 11 s.; L. Forrer, Biographical Dictionary of medallists…, III, London 1907, pp. 569-571; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 87.