BONONCINI (Buononcini), Antonio Maria (erratamente Marco Antonio)
Nacque a Modena il 18 giugno 1677 da Giovanni Maria e da Anna Maria Prezii. Rimasto orfano di madre pochi giorni dopo la nascita, fu allevato, insieme con il fratello maggiore Giovanni, dalla matrigna Barbara Agnese Tosatti. Studiò musica probabilmente con G. P. Colonna o con altri maestri bolognesi coevi, forse anche con lo stesso fratello, in compagnia del quale - secondo la Montalto - si recò a Roma nel 1689 come giovanissimo violinista nell'orchestra di palazzo del cardinale B. Pamphilj fino al 1696.
La notizia, in realtà, sembrerebbe poco attendibile, ove si consideri che il B. aveva appena dodici anni. Nel 1690, inoltre, secondo il Roncaglia, egli non si era allontanato ancora da Modena, dove viveva con la matrigna e il fratellastro Giovanni Maria detto Angelo, tutti evidentemente a carico di Giovanni, se questi era costretto a chiedere al duca Francesco II d'Este un aiuto finanziario in una lettera da Bologna del 6 apr. 1690 (Roncaglia, 1933, pp. 298 s.). È quindi più probabile che il B. raggiungesse a Roma il fratello qualche anno più tardi.
Il 26 dic. 1696 il B. esordì come operista al Teatro San Bartolomeo di Napoli con Il trionfo di Camilla reginade' Volsci (libretto di S. Stampiglia), opera che ottenne "uno dei maggiori successi registrati dal teatro musicale a cavallo dei due secoli (Zanetti), ripresa a lungo sui principali teatri in Italia anche come La fede in cimento,Amore per amore e Camilla trionfante. Nelgiugno 1697 venne rappresentata a Vienna, al Teatro della Nuova Favorita, e il 30 apr. 1706 al Teatro Drury Lane di Londra (libretto tradotto da O. Mac Swiney, con prologo di Mainwaring), dove fu replicata negli anni successivi numerosissime volte e dove furono stampati, dagli editori J. Walsh e I. Hare, i FavouriteSongs, le ariette, i duetti, le sinfonie e le parti strumentali fino al 1730 circa. Nel 1702-1703 il B. fu violinista a Berlino della regina Sofia Carlotta di Prussia e dal 1704 passò, sempre come violinista, a Vienna, alla corte di Giuseppe I, poi imperatore. Qui trascorse lunghi anni, insieme con il fratello Giovanni, e fece rappresentare con successo buona parte delle sue opere teatrali, delle cantate, e i suoi oratori.
Nel 1713 il B. tentò di entrare al servizio del duca Rinaldo d'Este a Modena in qualità di maestro di cappella, come testimonia una lettera scritta dal marchese Olivazzi, in data 8 ott. 1713, allo stesso duca al fine di ottenere per lui il desiderato posto a corte (Valdrighi, p. 66). Alla domanda era unito un memoriale che il B. aveva affidato all'imperatrice Guglielmina Amalia, mediatrice presso il duca: da esso si apprende che il musicista (erroneamente detto figlio di Francesco) aveva già servito in casa d'Este e che ora, essendo rimasto senza impiego in Austria per la morte dell'imperatore Giuseppe I (1711), avrebbe voluto far ritorno a Modena. Ma il B. non ottenne che promesse. Nel 1714 era di nuovo a Roma, dove G. H. Stölzel, che forse fa suo allievo, lo trovò stimato come uno dei più celebri compositori della città. Nel 1716 si stabilì definitivamente a Modena, avendo ricevuto l'incarico di violinista e direttore d'orchestra al Teatro Molza fino al 1721. Con molta probabilità si recò a Venezia nel 1718, per mettere in scena al Teatro San Giovanni Grisostomo la replica della sua opera Astianatte (primaesecuzione: Firenze, villa di Pratolino, 1701); forse in quell'occasione (o forse prima) conobbe B. Marcello, come ricordava il B. stesso in una lettera di ringraziamento da Modena (10 dic. 1723) al patrizio veneziano, che gli aveva inviato alcuni dei suoi Salmi di prossima pubblicazione (la lettera fu inserita nel secondo volume dell'Estro poetico-armonico. Parafrasi sopra li primiventicinque salmi..., Venezia 1724, del Marcello). Nell'estate 1720 diresse anche al Teatro Rangoni l'opera Nino, di cui aveva musicato il terzo atto, e fece rappresentare al Teatro di corte una sua pastorale, Il trionfo dell'aquila e del giglio, composta per le nozze del principe ereditario Francesco d'Este con la principessa Carlotta Aglae d'Orléans.
Nel 1721 il B. venne finalmente nominato maestro di cappella presso il duca di Modena, ma trovandosi egli a Napoli per la preparazione di due opere (la pastorale Endimione, rappresentata al Teatro San Bartolomeo nel maggio, e il melodramma Rosiclea in Dania, rappr. al Teatro del pal. reale il 1º ottobre), il cardinale W. de Schrattembrech, con una lettera al duca del 6 sett. 1721, gli ottenne una dilazione fino ai primi di novembre (Valdrighi, p. 67). Il 1º dicembre il B. prese servizio alla corte modenese, succedendo come maestro di cappella al defunto A. Giannettini, con lo stipendio di duecento lire al mese; mantenne tale ufficio fino alla morte. S'ignora in quale anno avesse sposato Eleonora Suterin, dalla quale ebbe cinque figli, di cui nessuno fu musicista.
Il B. morì a Modena l'8 luglio 1726.
A differenza del padre e del fratello Giovanni - con i quali spesso venne confuso, a cominciare dal La Borde -, il B. non compose opere strumentali, né diede alcuna delle sue composizioni alle stampe: questo, secondo il Roncaglia (1958), contribuì a far scomparire col tempo - anche se ingiustamente - il suo nome dalla pratica viva delle esecuzioni. Buon operista del tardo barocco, ma già abituato "ad aggiungere al basso cifrato lo sviluppo completo delle parti d'archi" (Roncaglia, 1935, p. 230), fece rappresentare almeno una quindicina di opere (forse ne scrisse anche dipiù di quante oggi si conoscano). Di alcune di esse, tuttavia, l'assegnazione al B. o al fratello Giovanni è incerta, sia perché vennero attribuite al fratello dalla maggiore fama opere in realtà composte da lui, sia perché, talvolta a breve intervallo, entrambi musicarono gli stessi libretti (Astianatte,Endimione,Etearco e Griselda). Di sicuramente sue si ricordano qui, oltre a quelle già citate, le seguenti opere, rappresentate tutte al Teatro della Nuova Favorita a Vienna: Teraspo ovvero l'innocenza giustificata (15 nov. 1704), Arminio (26 luglio 1706), La conquista delle Spagne di Scipione Africano il giovane (4 nov. 1707), La presa di Tebe (1º ott. 1708)e Tigrane re d'Armenia (27 luglio1710);e gli oratori, sempre eseguiti a Vienna: Il trionfo della grazia (1707), La decollazione di s. Giovanni Battista (1709)e l'Interciso (1711), dei quali lo Schering, prima del Wellesz, notava l'importanza (per l'elenco completo delle opere teatrali e della musica vocale del B., si vedano il Valdrighi, l'Eitner, il Manferrari e la Zanetti, sebbene non esatti del tutto). La Cantata da recitarsi nel Palazzo Apostolico la notte del ss. Natale 1729 non è, invece, da attribuirsi né all'uno né all'altro dei Bononcini, poiché autore della composizione è il romano Antonio Bencini.
Apprezzato dai contemporanei per la delicata ispirazione e per la solida tecnica, il giudizio sul B. può riassumersi nelle parole del padre G. B. Martini, che nelle sue composizioni rilevava "uno stile così elevato, così vivace, così artificioso e dilettevole che si rese distinto dalla maggior parte dei maestri di musica del principio del 18ºsecolo" (citato da Roncaglia, 1958, p. 121). Nei giudizi posteriori il B. continuò, comunque, a rimanere incluso nell'orbita del fratello, fino ad esserne identificato dal Dent, che rapporta all'influenza di un solo Bononcini quei risentimenti ritmici e formali riscontrabili da una certa epoca in poi nelle produzioni di A. Scarlatti e di Haendel.
Come compositore di musica sacra, invece, non soltantoil B. si differenzia da Giovanni (basilare a questo proposito è lo studio del Wellesz), ma risulta forse a lui superiore per sapienza ed elevatezza di stile. Di particolare rilievo sono, fra le composizioni religiose rimaste, una Messa in sol minore, a cinque voci concertata con violini e ripieni, e il bellissimo Stabat Mater, a quattro voci, archi e basso continuo per l'organo (attribuito nel secolo scorso ad A. M. Pacchioni), giudicato dal Roncaglia un vero capolavoro. La composizione (eseguita a Siena per la XV Settimana musicale, 14-21 sett. 1958) è formata da tredici brani, nei quali la polifonia è sempre ariosa, il canto spiegato, i contrappunti semplici, procedenti per gradi congiunti epiccoli intervalli: è opera religiosa sincera, la cui ispirazione e invenzione melodica sono continue eanche il suggestivo cromatismo è pur sempre un cromatismo levigato e raccolto.
Nel brano Eja Mater per contralto solo, archi e basso continuo, un violino spiega la sua melodia sopra il contralto, mentre nel Fac me vere tecum flere ilcontralto è accompagnato dalle sole viole e basso continuo; questo particolare strumentale sembra intravedere un colore - come nota il Roncaglia (1958) - chemezzo secolo più tardi sarà quello del Miserere di Donizetti e del movimento iniziale del Requiem tedesco di Brahms. Il finale, Quando corpus, a quattro voci, archi e basso continuo, è intonatoomofonicamente, e la fuga del Paradisi gloria conclude questa composizione che, nel suo genere, il Catelani (citato dal Roncaglia, 1958) riteneva non avere riscontro fino allo Stabat di Rossini. La Messa è un'ulteriore testimonianza del magistero e della grazia del B.: anche qui la polifonia è arieggiata, le linee melodiche sempre di nobile fattura; è da notare il magnifico Crucifixus, nel quale i due contralti svolgono canonicamente la mesta melodia, accompagnata dal solo organo.
Fratellastro del B. fu Giovanni Maria detto Angelo, nato a Modena il 19 dic. 1678 da Giovanni Maria (morto un'ora prima della nascita) e da Barbara Agnese Tosatti, sua seconda moglie. Fu musicista anche egli; non si conoscono i nomi dei suoi maestri, ma non è difficile supporre che i primi insegnamenti musicali gli siano stati impartiti in casa e che poi abbia completato gli studi forse con gli stessi insegnanti bolognesi dei fratellastri Giovanni e Antonio.
Nel quadro delle scarsissime notizie biografiche che abbiamo (alcune lettere da Venezia, nel 1694, e da Roma, negli anni 1705-1715, a T. Vitali e a A. M. Pacchioni, ex allievo del padre, citate dal Valdrighi, p. 34) si può ora porre quella di una documentata attività di violinista a Roma, nell'orchestra di corte del cardinale B. Pamphilj, chiamatovi forse dai suoi fratellastri. Nell'orchestra del cardinale suonò per la prima volta nel 1693; in seguito partecipò anche alle cantate che per la festa annuale del Collegio Clementino, l'Assunta (15 agosto), vi venivano eseguite con musica dei più noti musicisti, al servizio o no del Pamphilj, cardinale protettore. Nel 1705 musicò - secondo la Montalto -, in collaborazione con A. Scarlatti e C. F. Cesarini, il pasticcio La pastorella per il teatro delle marionette, assai in voga a quel tempo (la Zanetti attribuisce a Giovanni la musica di questo pasticcio, rappresentato al palazzo Venezia in Roma, mentre l'aria Pastorella,spera,spera è inserita nelle 36Arie italiane di 36 diversi autori dei secc. XVII e XVIII per canto e pianoforte, con revisione ed elaborazione di M. Zanon, Milano 1959 [pp. 54 s.] sotto il nome di Antonio). Negli anni uccessivi, Angelo è presente come suonatore in diverse esecuzioni, dal 1707 al 1725, al Clementino, all'Arcadia e in casa del cardinale, dell'oratorio Il trionfo del tempo sulla bellezza ravveduta, musicato dal Cesarini su testo del Pamphilj. Ancora nel 1730 riceve, insieme con Cesarini, S. Penna e B. de Angelis, la solita ricompensa per l'esecuzione effettuata, nel teatro del cardinale, dell'opera Alessandro nell'Indie, composta da L. Vinci su libretto del Metastasio e rappresentata al Teatro delle Dame in Roma il 29 dic. 1729.
Dopo questa data non si trovano altri riferimenti alla vita e all'attività di Angelo, che forse morì a Roma verso la seconda metà del sec. XVIII.
Bibl.: B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, III, Paris 1780, pp. 170 s.; J. Hawkins, A general History of the Science and Practice of Music, II, London 1853, pp. 661 s., 810; L. F. Valdrighi, (Musicisti modenesi). I Bononcini..., in Atti e memorie delle RR. Deputaz. di storia patria per le provincie dell'Emilia, n.s., VII (1882), parte 2, pp. 33, 53-57, 66 s.; S. Fassini, Il melodramma ital. a Londra nella prima metà del Settecento, Torino 1914, pp. 7 s., 15, 22; A. Schering, Gesch. des Oratoriums, Leipzig 1911, pp. 178, 196, 204, 209 s.; E. Wellesz, Die Opern und Oratorien in Wien von 1660-1708, in Studien zur Musikwissenschaft, VI (1919), pp. 75 ss.; G. Roncaglia, Di insigni musicisti modenesi. Su la famiglia dei B., in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le provincie modenesi, s. 7, VI (1930), pp. 14 s., 16 (per Angelo); Id., Ludovico Antonio Muratori,la musica e ilmaggior compositore modenese del suo tempo,ibid., s. 7, VIII (1933), pp. 287 s., 299 s., 304; Id., Il melodioso Settecento italiano, Milano 1935, pp. 230, 370 s.; L. Montalto, Corelli e l'Accademia dei Pamphilj, in La Scala. Rivista dell'opera, ottobre 1953, p. 18; O. E. Deutsch, Handel. A documentary biography, London 1955, ad Indicem;G. Roncaglia, A. M. B. e il suo "Stabat Mater", in Accad. musicale Chigiana. Musicisti lombardi ed emiliani, a cura di A. Damerini e G. Roncaglia, Siena 1958, pp. 117-125; E. J. Dent, A. Scarlatti: his life and works, London 1960 (con pref. e note aggiuntive di F. Walker), p. 65 n.; O. E. Deutsch, Das Repert. der Höfischen Oper,der Hofund der Staatsoper, in Österreich. Musikzeitschrift, XXIV (1969), 7, pp. 384-386; L. E. Gerber, Neues historich-biograph. Lex. der Tonkünstler, I, Leipzig 1812, coll. 567-569; R. Eitner, Quellen Lex. der Musiker, II, p. 125; C. Schmidl, Diz. univers. dei Musicisti, I, p. 220; Suppl., pp. 111 s.; U. Manferrari, Diz. univers. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, pp. 149 s.; W. Bollert, B., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, II, Kassel-Basel 1952, coll. 121, 123; E. Zanetti, A. M. B., in Enc. dello Spett., II, Roma 1954, col. 788.
Per Angelo, v. L. Montalto, Un mecenate in Roma barocca. Il card. B. Pamphilj, Firenze 1955, pp. 112, 332, 335, 338.