CORBETTA, Antonio Maria
Nacque a Bologna, come attesta egli stesso in un documento del 1621 (Annali..., V, 1881, p. 115). Operoso come architetto in Lombardia nella prima metà del sec. XVII, dovette giungervi assai giovane perché la tradizione (Mongeri, 1886) lo dice scolaro di Martino Bassi, morto nel 1591.
La prima opera di cui si ha notizia è il progetto del duomo di Voghera (Manfredi, 1808; Giulietti, 1907; Maragliano, 1930), i cui lavori vennero intrapresi nel 1605 sull'area dell'antica chiesa di S. Lorenzo.
L'edificio, a pianta quadrata, con abside sporgente e cupola su quattro robusti sostegni centrali, con il quale l'architetto si mantiene nel corso della tradizione costruttiva tardocinquecentesca, venne successivamente modificato con l'allungamento del prospetto occidentale e la facciata ottocentesca del Maciachini (Grassi, 1966).
Ingegnere collegiato della città di Milano (Mezzanotte, 1960), il C. subentrò ad A. Trezzi nella fabbrica del duomo il 20 febbr. 1606 (Annali..., 1883, p. 34).
Gli anni compresi fra il 1606 e il 1610 sono di intensa attività all'interno della. rinnovata fabbrica, che si andava arricchendo di progetti e discussioni sul completamento della parte anteriore (Mezzanotte 1957; Grassi, 1966; Ferrari da Passano, 1973), a cui il C. partecipò attivamente.
Da documenti della raccolta Ferrari (Il duomo di Milano..., 1969, II, p. 233) risulterebbero suoi i pareri espressi nel 1607 sui lavori di sistemazione della pericolante guglia centrale del duomo e sullo sterro attorno al sepolcro di s. Carlo; analoga attività di consulente aveva già svolto nel 1602 a proposito dei progetti presentati da vari architetti per il tabernacolo dell'altare maggiore di S. Maria presso S. Celso (Canetta, 1884). Al 1607 è datato uno scritto (Boito, 1889; Grassi, 1966) conservato all'Ambrosiana: Risposta alla opinione dello Ingegnere Pietro Antonio Barca fatto sopra la facciata del Duomo di Milano che, pur essendo pubblicato senza data né luogo di edizione, viene ritenuto pertinente al dibattito apertosi lo stesso anno fra il Barca ed il Richino, allora capomastro del duomo, sul modo di strutturare ed ornare la fronte dell'edificio (Annali..., 1881, pp. 48-52).
Nel 1608, infatti, a dimostrazione delle sue proposte, il C. presentò un disegno, seguito da un modellino in legno fatto a sue spese, "per imporsi maggiormente" (Mongeri, 1886), in cui veniva rispettato nella parte inferiore il progetto del Pellegrini e si risolveva quella superiore "in aliam, formam, partim modernani et partim Theutonicam" (Annali..., 1881, p. 59; Mezzanotte-Bescapé, 1948). Non avendo l'architetto ottenuto l'approvazione di Federico Borromeo, che espresse il fermo proposito di voler rispettare il progetto pellegriniano, fu costretto a dimettersi, il 31 ag. 1609.
Il contrasto si accentuò l'anno successivo, quando, essendosi smarrito il disegno del Pellegrini, si sospettò.che se ne fosse impadronito il C. per rendere indispensabile la propria soluzione, ma, benché diffidato e minacciato di scomunica (Mongeri, 1886; Boito, 1889; Rocco, 1939), egli negò sempre ogni responsabilità.
Non cessò per questo la sua attività in Milano, ché, anzi, lo troviamo operante nel distrutto monastero di S. Giovanni in Conca negli anni tra il 1612 ed il 1645 (Canetta, 1884; Grassi, 1966). Eseguì, in epoca imprecisata, ma certo prima del 1619, anno di edizione del Morigi che dà la notizia, i progetti della distrutta chiesa di S. Stefano di Nosiggia, fra via degli Omenoni e via S. Paolo, a navata unica con tre cappelle, e dì quella di S. Nicolò, citata solo dal Latuada (1738) e non certo identificabile con il S. Nicolao di Porta Vercellina, comunemente attribuita al Quadrio e conclusa dal Paggi.
Nel 1621 fu ancora richiesto dalla Fabbrica del duomo per esprimere una stima delle opere rimaste incompiute dello scultore M. A. Prestinari.
Firmatario nel 1634 con G. Barca, A. Trezzi e G. A. Crivelli degli Ordines et Statuta del Collegio degli ingegneri di Milano, non ha lasciato di sé, dopo questa data, alcun riferimento sicuro. Solamente la Grassi (1966) gli attribuisce un Discorso sopra lafacciata del Duomo che si va eseguendo, che con la tarda datazione, 1656, ci offrirebbe un termine'ante quem per la morte, avvenuta in epoca e circostanza imprecisate, ma tale Discorso non è attualmente recuperabile.
Fonti e Bibl.: G. Borsieri, Ilsupplem. della nobiltà di Milano, inP. Morigi, La nobiltà di Milano, Milano 1619, pp. 61 s.; S. Latuada, Descriz. di Milano, V, Milano 1738, p. 396;G. Manfredi, Storia di Voghera, Voghera 1808, p. 28;P. Zani, Enc. metodica... delle Belle Arti, I, 7, Parma 1821, p. 39; S. Ticozzi, Diz. d. architetti, scultori, pittori, Milano 1835, I, p. 359; Annali della Fabbrica del duomo, V, Milano 1883, pp. 34, 48-52, 59, 63, 113, 115; P. Canetta, La chiesa e la torre di S. Giovanni in Conca, in Arch. stor. lomb., XI (1884), p. 131;G. Mongeri, La facciata del duomo di Milano ed i suoi disegni antichi e moderni, ibid. XIII (1886), pp. 315 s., 319; C. Boito, ilduomo di Milano e i disegni Per la suafacciata, Milano 1889, p. 263; C. Giulietti, Notizie stor. di Voghera, Voghera 1907, p. 90; A. Maragliano, Voghera vecchia, Voghera 1930, p. 178; G. Rocco, P. Pellegrini e le sue opere nel duomo di Milano, Milano 1939, pp. 183, 220;C. Baroni, Docum. per la storia dell'architettura lombarda nel Rinascimento e nel barocco, Firenze 1940, p. 45; P. Mezzanotte-G. Bescapé, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 186, 425;P. Mezzanotte, L'archit. milanese dalla fine della signoria sforzesca alla metà del Seicento, in Storia di Milano, X, Milano 1957, p. 633; Id., Storia del Collegio degli ingegneri di Milano, Milano s. d. [1960], pp. 26s.; L. Grassi, Province del barocco e del rococò, Milano 1966, pp. 155, 157; Il duomo di Milano, Atti del Congresso internaz., a cura di M. L. Gatti Perer, Milano 1969, I, pp. 158, 170, 187; II, pp. 233, 245;C. Ferrari da Passano, Storia della veneranda Fabbrica, in Ilduomo di Milano, Milano 1973, I, pp. 52, 90;A. M. Romanini, Architettura, ibid., II, pp. 193, 229.