FERRABOSCHI, Antonio Maria
là tuttora incerto l'anno di nascita del F., figlio di Martino, "oriundus loci Layni [cioè Laino in Val d'Intelvi] episcopatus comensis", variamente riferito al 1663 e al 1672-74. Il Riccomini indicava il 1674 (Riccomini, 1972, p. 54), ma questa data potrebbe essere anticipata al 1672 se si volesse prestare fede ad un registro degli stati d'anime del 1688 della piacentina chiesa di S. Maria degli Speroni, nel quale il F. a quell'epoca risultava avere 16 anni (Arisi, 1976).
Sono questi gli anni dei grandi lavori a fresco e a stucco condotti all'interno del palazzo Farnese di Piacenza, la residenza voluta da Margherita d'Austria, moglie di Ottavio Farnese (la costruzione era stata iniziata nel 1559). In particolare, i lavori per l'ornato plastico furono diretti dal lainese Paolo Frisoni (1685), che con le sue maestranze andava realizzando le decorazioni a stucco nell'appartamento della duchessa, su disegni approntati dal bolognese Andrea Seghizzi. Gli ornati furono conclusi dopo il 1688, anno in cui il Frisoni risulta ancora attivo nel palazzo con il Ferraboschi.
Comasco di Laino (sono noti vari Ferrabosco) come i Reti e il Barberini, il F. appartiene a quella schiera di stuccatori largamente attivi nel Ducato farnesiano dall'inizio del XVII secolo e di cui si conservano testimonianze qualitativamente interessanti, a Parma, negli edifici di promozione farnesiana quali il teatro Farnese, la chiesa della Ss. Annunziata e l'oratorio dei Rossi, o in episodi circoscritti come quello che vide impegnati Leonardo e Domenico Reti in una "delle più imponenti imprese plastiche della Parma seicentesca", la cappella della Madonna di Costantinopoli nella chiesa di S. Vitale (1666-1669). Committente di questo "gran teatro", come ha definito Riccomini la magniloquente invenzione decorativa in stucco opaco con sedici grandi figure, putti, racemi e cartigli, fu il conte Carlo Beccaria, appartenente all'antico patriziato pavese e tesoriere di Ranuccio II Farnese, duca dal 1646 al 1694.
L'attività svolta a Parma e a Piacenza da G. Battista Barberini e dai Reti, Luca e i nipoti Leonardo e Domenico, incontrastati protagonisti della scultura sotto il ducato di Ranuccio I I, è stata in parte ricostruita e ne sono stati individuati anche i riflessi sull'attività del F., ultima espressione della scultura barocca a Parma ove, con l'arrivo dei Borbone, la cultura intraprende ben altra rotta.
Dell'opera del F. non si hanno a tutt'oggi notizie sicure, se si escludono alcuni degli apparati ornamentali conservati in chiese di Parma e del Ducato estense. Il riferimento è sia alla coppia di statue poste ai due altari della soppressa chiesa di S. Francesco a Reggio Emilia ricordata nelle memorie manoscritte del Sogari (citato in Campori, 1855), sia alla decorazione dell'altare di S. Antonio e della cupola della chiesa di S. Pietro a Parma, completamente rinnovata a partire dal 1709. Le ricerche del Guerra hanno reso noti i nomi delle maestranze, in larga parte lombarde, che concorsero alla decorazione della chiesa parmense (Ghidiglia Quintavalle-Guerra, 1948), in cui il F. eseguì intorno al 1714 putti nei pennacchi della cupola e l'intera ornamentazione dell'altare di S. Antonio con due Virtù poste ai lati e angeli.
Numerosi infine furono gli interventi decorativi condotti nelle chiese del territorio. Al F. si devono infatti la raffinata decorazione a stucco della chiesa dei gesuiti di Fidenza, costruita verso il 1710 su progetto del Brameri (1707), gli stucchi delle tribune dell'oratorio di S. Luigi a San Secondo Parmense, eseguiti intorno al terzo decennio del Settecento. e quelli della chiesa di S. Maria Assunta di Sissa (1730-1740; Cirillo-Godi, I, 1984, pp. 187 s.).
Il diario carpigiano di Giulio Cesare Benetti registra "l'adornamento in scagliola" (1724) di una cappella dei duomo di Carpi (citato in Campori, 1855). Risale a quell'anno in effetti l'ancona di S. Valeriano, realizzata in stucco e scagliola a finto marmo, con dorature in rilievo, della cattedrale carpigiana dell'Assunta Pelloni, 1990, p. 155).
A Barnaba Solieri, meglio noto come fra' Stefano da Carpì, plasticatore attivo anche come pittore, spettano i due angeli laterali sulle nubi (1775). Committente era stato il Comune di Carpi che voleva collocarvi il reliquiario argenteo di S. Valeriano, protettore dei raccolti, e comprotettore della città.
Questa scenografica "macchina liturgica" esibisce i caratteri propri dello stile del F., al quale si deve anche l'ornamentazione a stucco dell'altare della chiesa di S. Maria della Porta a Guastalla. Al F. si assegna per ragioni di stile l'esecuzione delle grandi figure di putti e di angeli le cui forme palesano strette affinità con quelle ideate per la chiesa di S. Pietro, a Parma. Il F. è attivo nella chiesa di S. Maria della Porta nel 1701, documentato con lo stuccatore Michele Costa per l'ornamentazione degli altari di S. Antonio di Padova, di S. Francesco di Paola e del ciborio dell'altare maggiore.
Fonti e Bibl.: Parma, Soprintendenza ai Beni artistici e storici, E. Scarabelli Zunti, Docum. e memorie di belle arti parmigiane, VII, Ms. 107 (1701-1750), s. v.; G. Campori, Gliartisti ital. e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, p. 200; P. Malaspina, Nuova guida di Parma, Parma 1871, p. 172; G. Coperfini, In difesa della chiesa di S. Pietro Apostolo e dell'oratorio di S. Quirino in Parma, in Parma per l'arte, I (1951), 1, pp. I-VIII; G. Martinola, Lettere dai paesi transalpini degli artisti di Meride e dei villaggi vicini (XVII-XIX), Roma 1963, p. 171; A. Ghidiglia Quintavalle-E. Guerra, La chiesa di S. Pietro Apostolo in Parma nella storia e nell'arte, Parma 1948, pp. 26, 38; E. Riccomini, Ordine e vaghezza. La scultura in Emilia nell'età barocca, Bologna 1972, pp. 13, 54 s.; F. Arisi, Quadreria e arredamento del palazzo Farnese di Piacenza, Piacenza 1976, p. 18 n. 6; E. Riccomini, Vaghezza e furore. La scultura del Settecento in Emilia e Romagna, Bologna 1977, p. 19; R. Arisi, La Madonna della Porta di Guastalla, Reggiolo 1978, pp. 125 s.; R. Arisi Riccardi, Scultori in legno, in Società e cultura nella Piacenza del Settecento (catal.), I, Piacenza 1979, p. 137; G. Cirillo-G. Godi, Guida artistica del Parmense, I, Parma 1984, pp. 38, 178, 187 s.; II, ibid. 1986, pp. 1 18, 146, 311; M. Mussini, La cultura artistica nella Guastalla dei Gonzaga, in Iltempo dei Gonzaga, Guastalla 1985, p. 207; A. Garuti, Un percorso per immagini, in A. Garuti-D. Colli-R. Pelloni, Un tempio degno di Roma. La cattedrale di Carpi, Modena 1987, pp. 68 ss.; R. Pelloni, Un segreto da svelare: l'arte della scagliola, in La scagliola carpigiana e l'illusione barocca, Modena 1990, pp. 154 s.; A. Garuti, Proposte per un ideale itinerario di visita, ibid., p. 199.