GARBI, Antonio Maria
Nacque a Tuoro sul Trasimeno il 21 maggio 1718 da Domenico e Nocenza (Perari, pp. 65, 69; Perugia, Archivio arcivescovile, Parrocchia di S. Maria Maddalena di Tuoro, Stato delle anime, 1731-45). Attivo principalmente in Umbria, secondo quanto riportato dai biografi e dalle fonti (Orsini, p. 86; Lupattelli), il G. si formò a Roma presso la bottega di Placido Costanzi; di questo soggiorno romano, circoscrivibile in base ai documenti al 1732-44 (Perari, p. 66 n. 5), non restano testimonianze figurative ed è probabile che l'artista abbia svolto in prevalenza attività di copista (Orsini, p. 87).
Tornato in Umbria, il G. cominciò a operare autonomamente. La sua prima opera certa, databile intorno al 1750, è l'affresco, di livello qualitativo piuttosto modesto, con la Gloria della Croce al centro della volta dell'oratorio del Crocefisso in S. Maria Nuova a Perugia; nella resa dello scorcio prospettico delle goffe figure degli angeli, l'artista mostra, secondo Perari (p. 66), scarsa abilità nel misurarsi con la tecnica della pittura su muro. Al contrario, nei dipinti su tela le capacità del G. sembrano essere superiori, come si può vedere nella Madonna col Bambino della Galleria nazionale dell'Umbria (Perugia), in cui l'intera composizione appare dominata dalla figura del Bambino sostenuto con grazia e deferenza dalla Vergine. In quest'opera, riconducibile al settimo decennio del Settecento (Perari, p. 67), evidente appare l'influsso della pittura di Sebastiano Conca che resterà costante in tutta la produzione artistica del Garbi. Nella tela, di datazione incerta, raffigurante S. Giuseppe con il Bambino conservata nella chiesa di S. Teresa degli Scalzi a Perugia, per esempio, l'artista riprende puntualmente le medesime figure (s. Giuseppe con il Bambino e un angelo) poste al centro della Sacra Famiglia del Conca in S. Filippo a Spoleto, adattandole, non proprio felicemente, a una composizione più raccolta e intimista. Per la stessa chiesa il G. eseguì anche S. Maria Maddalena con s. Luigi Gonzaga e una Deposizione dalla Croce, ispirata all'analoga composizione di Annibale Carracci (Mancini - Casagrande, p. 68). Sul tema iconografico del s. Giuseppe il G. tornerà ancora, sempre in data ignota, nel dipinto per la chiesa della Compagnia della Morte a Perugia. Tali opere non sembrerebbero, cronologicamente, troppo lontane dalle due tele, purtroppo assai danneggiate, della chiesa di S. Biagio della Valle vicino a Perugia con la Madonna del Carmine e S. Antonio da Padova e le anime purganti, databili, in base ai documenti, tra il 1764 e il 1765. A questi stessi anni (1764-67) va ricondotto il Battesimo di Cristo nella chiesa di S. Niccolò di Spina presso Perugia, anch'esso di difficile valutazione a causa del cattivo stato di conservazione (Perari, p. 67).
Il G. lavorò molto anche ad Assisi e nel suo territorio. Una delle prime opere realizzate in questa zona sembra essere la tela per il monastero di S. Andrea ad Assisi, raffigurante la Trinità e i ss. Luigi Gonzaga e Teresa, utilizzata con ogni probabilità come modello per la successiva pala con S. Maria Maddalena e s. Luigi Gonzaga in S. Teresa degli Scalzi a Perugia (Pittura del '600…, p. 388). Sempre ad Assisi il G. realizzò per S. Maria sopra Minerva la Morte di s. Andrea Avellino, ove al chierichetto, che sostiene dal basso il santo morente, fa da contrappunto l'angelo che lo abbraccia dall'alto indicando il cielo. Alla mano del G. va forse assegnato anche lo stendardo a due facce (ibid., p. 399) conservato ad Assisi nell'oratorio di S. Paolo in S. Rufino che presenta da un lato S. Rufino, s. Chiara e s. Francesco, in una composizione a schema triangolare tipica del pittore e non troppo felice nella resa dei personaggi, e dall'altro una Deposizione di fattura più gradevole, basata su di un gioco piuttosto complesso di linee compositive. Nel 1773, come si evince dalla scritta posta sul dipinto, il G. affrescò la cappella di S. Antonio Abate nella basilica di S. Maria degli Angeli con una scena raffigurante il Santo nell'atto di guarire un fanciullo caratterizzata da un certo equilibrio formale e da un tono intimista creato dall'inserimento nella composizione di diversi animali domestici. Per la medesima chiesa, e probabilmente nello stesso periodo, l'artista affrescò anche la volta della cappella di S. Biagio con le figure allegoriche della Carità, Castità, Povertà e Ubbidienza e la Gloria di s. Diego. Un altro affresco, presente sempre nella cappella di S. Antonio Abate, venne sostituito nell'Ottocento (Perari, p. 68 n. 12).
Posteriore al 1777 (ibid., n. 15) è il dipinto con S. Martino che risana un fanciullo in S. Ercolano a Perugia: in quest'opera l'artista sembra raggiungere l'apice delle proprie capacità figurative, nell'armonica composizione tutta giocata sulla figura centrale del santo e sull'equilibrato uso della luce. Una ripresa iconografica di questo soggetto appare nel dipinto con S. Martino che resuscita un defunto, eseguito dal G. per la chiesa di S. Martino a Velletri intorno al 1778 (Mortari).
Intorno al 1789 il G. eseguì la Madonna col Bambino e i ss. Giovanni Battista e Rocco per la Madonna dei Tre Fossi a Santa Maria di Lignano presso Assisi, assegnata alla sua mano in base a strette analogie con la Madonna della Galleria nazionale di Perugia (Pittura del '600…, p. 416); rispetto a quest'opera, tuttavia, la realizzazione appare più impacciata. Del 1793 è il dipinto con S. Anna, la Vergine e s. Gioacchino in S. Anna dei Francolini a Perugia (Perari, p. 69). A tale composizione, gradevole e ben equilibrata, si ricollega una tela di soggetto analogo (collezione privata: Perari, fig. 56), forse uno studio preparatorio, che sembrerebbe essere di poco precedente. Sempre nella stessa chiesa, è stata attribuita alla mano del G. (Pittura del Seicento…, p. 397) anche la tela con il Crocifisso e la Maddalena. Di poco successivi dovrebbero essere gli affreschi con dieci Scene della vita di s. Egidio dipinti dal G. per la chiesa di S. Egidio a Perugia, di cui rimangono pochi frammenti.
Altri dipinti attribuiti dalla critica al G., in base a confronti con le sue opere note, sono il Salvatore e santi in S. Michele Arcangelo a Cave presso Foligno, la Visione di s. Bonaventura in S. Francesco a Foligno restaurata nel 1979, un'Assunta ripresa da G. Reni a Montefalco (Pinacoteca comunale). L'artista (secondo quanto indicato da Mancini - Casagrande, p. 116), fece anche parte del gruppo di pittori che decorarono, intorno alla metà del secolo, palazzo Donini a Perugia.
Negli ultimi anni della vita il G. smise di dipingere forse a causa dei problemi alla vista di cui parla l'Orsini (p. 87).
Morì a Perugia il 20 maggio 1797.
Raccolse l'eredità pittorica del G. il figlio Domenico - di cui non sono le date di nascita e di morte - che fu anche miniatore. Artista discreto e vivace ritrattista, realizzò nel 1797 una tela con la Comunione degli apostoli, s. Michele Arcangelo e s. Giuseppe nella chiesa di S. Matteo a Cannara, in cui, accanto a reminiscenze delle opere paterne, emergono elementi nuovi legati alla contemporanea pittura neoclassica romana (Pittura del '600…, pp. 425 s.). Delle sue capacità di ritrattista testimoniano il ritratto della contessa V. Narboni del 1796 (proprietà della famiglia Guardabassi: Perari, fig. 59), e quello di Annibale Mariotti, nell'omonimo liceo classico di Perugia, di poco successivo (ibid., fig. 60). A lui si devono anche una copia della pala dei Decemviri del Perugino (Perugia, Galleria nazionale dell'Umbria, depositi), collocabile secondo Siepi (p. 900) al 1797 e una tela, del 1800 circa, con S. Michele che schiaccia Satana e gloria della Vergine (Perugia, S. Angelo in Porta Eburnea). Nel 1812 succedette a B. Orsini (morto nel 1810) sulla cattedra di pittura nella locale Accademia (Thieme - Becker).
Fonti e Bibl.: B. Orsini, Memorie dei pittori perugini del sec. XVIII, Perugia 1806, pp. 85-87; S. Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, pp. 195, 274, 840, 897, 900; A. Lupattelli, Storia della pittura in Perugia e delle arti ad essa affini dal Rinascimento sino ai nostri giorni, Foligno 1895, p. 80; L. Mortari, Velletri, S. Martino, A.M. G.: Miracolo di s. Martino, in Bollettino d'arte, L (1965), p. 130; M.E. Perari, A.M. e Domenico Garbi, in Esercizi, arte, musica, spettacolo, II (1979), pp. 65-71; Pittura del '600 e '700. Ricerche in Umbria, II, Treviso 1980, ad indicem; F.F. Mancini - G. Casagrande, Perugia guida storico-artistica, Bologna 1982, pp. 54, 66-68, 85, 116, 127, 129; A.M. Rybko, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, p. 731; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 169; Diz. enciclopedico Bolaffi…, V, p. 271.